Magaza Masanči

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Magaza Masanči
NascitaVernyj, 1886
Morte1937
Dati militari
Paese servitoBandiera dell'Unione Sovietica Unione Sovietica
UnitàReggimento di Cavalleria Dungano
GuerreGuerra civile russa
Comandante diReggimento di Cavalleria Dungano
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Magaza Masanči, o Magaza Masančin, noto anche come Ma Sanqi (in russo Магаза Масанчи?; in dungano: Магәзы Масанчын; Vernyj, 18861937), è stato un militare, rivoluzionario e politico russo e sovietico di etnia dungana[1]. Partecipò alla rivoluzione russa al fianco dei bolscevichi. Karakunuz, in Kazakistan, venne rinominata Masanči in suo onore. È stato una delle vittima delle grandi purghe volute da Iosif Stalin.

Carriera[modifica | modifica wikitesto]

Masanči nacque nel 1886 a Vernyj da padre contadino.[2][3]

Durante la guerra civile russa i comunisti iniziarono a cercare il supporto delle popolazioni non russe dell'Asia centrale, invitando i Dungani ad unirsi all'Armata rossa.[4]

I Dungani residenti nella città si unirono all'Armata rossa dopo aver servito nelle forze zariste al ritorno da Biškek, combattendo per i Sovietici nel Semireč'e. Tuttavia, i contadini dungani erano indifferenti riguardo entrambe le fazioni della guerra civile, ma è stato riportato che i bolscevichi avrebbero commesso delle atrocità contro gli abitanti indigeni dell'Asia centrale. Dalla parte dell'Armata bianca vi erano i Dungani più abbienti e i membri del clero islamico.[5]

Masanči aveva partecipato inizialmente alla prima guerra mondiale come membro dell'esercito imperiale russo. Dopo la deposizione dello Zar, si era ritirato a Tashkent.[3]

Masanči comandò il reggimento di cavalleria dungano dell'Armata rossa e si distinse per la sua lotta contro i controrivoluzionari in Kazakistan.[6][7] Magaza Masanči combatté per l'Unione Sovietica con Dmitrij Furmanov.[8] Dopo la guerra civile, divenne un ufficiale in Uzbekistan e Kazakistan.[9]

Dopo aver partecipato al III Congresso dell'Internazionale Comunista nel 1921, Masanči fronteggiò la rivolta dei Basmachi. È stato anche un membro della polizia segreta sovietica.[10]

Tuttavia, Masanči rimase vittima delle grandi purghe staliniste,[2] venendo riabilitato successivamente.[11]

Note[modifica | modifica wikitesto]

  1. ^ Joseph L. Wieczynski, The Modern encyclopedia of Russian and Soviet history, Volume 21, Academic International Press, 1994, p. 125, ISBN 0-87569-064-5. URL consultato il 1º gennaio 2011.
  2. ^ a b Borys Lewytzkyj, The Stalinist terror in the thirties: documentation from the Soviet press, Hoover Institution Press, 1974, p. 493, ISBN 0-8179-1261-4. URL consultato il 1º gennaio 2011.
  3. ^ a b Joseph L. Wieczynski, The Modern encyclopedia of Russian and Soviet history, Volume 21, Academic International Press, 1994, p. 125, ISBN 0-87569-064-5. URL consultato il 1º gennaio 2011.
  4. ^ Central Asian Research Centre (London, England), St. Antony's College (University of Oxford). Soviet Affairs Study Group, Situating Central Asian review, Volume 16, Published by the Central Asian Research Centre in association with the Soviet Affairs Study Group, St. Antony's College, Oxford, 1968, p. 251. URL consultato il 1º gennaio 2011.CS1 maint: Multiple names: authors list
  5. ^ Central Asian Research Centre (London, England), St. Antony's College (University of Oxford). Soviet Affairs Study Group, Situating Central Asian review, Volume 16, Published by the Central Asian Research Centre in association with the Soviet Affairs Study Group, St. Antony's College, Oxford, 1968, p. 251. URL consultato il 1º gennaio 2011.CS1 maint: Multiple names: authors list
  6. ^ Central Asian Research Centre (London, England), St. Antony's College (University of Oxford). Soviet Affairs Study Group, Situating Central Asian review, Volume 16, Published by the Central Asian Research Centre in association with the Soviet Affairs Study Group, St. Antony's College, Oxford, 1968, p. 250. URL consultato il 1º gennaio 2011.CS1 maint: Multiple names: authors list
  7. ^ Rais Abdulkhakovich Tuzmukhamedov, How the national question was solved in Soviet Central Asia (a reply to falsifiers), Progress Publishers, 1973, p. 74. URL consultato il 1º gennaio 2011.
  8. ^ Joint Committee on Slavic Studies, American Council of Learned Societies, Social Science Research Council (U.S.), American Association for the Advancement of Slavic Studies, The Current digest of the Soviet press, Volume 20, American Association for the Advancement of Slavic Studies, 1968, p. 35. URL consultato il 1º gennaio 2011.CS1 maint: Multiple names: authors list
  9. ^ Central Asian Research Centre (London, England), St. Antony's College (University of Oxford). Soviet Affairs Study Group, Situating Central Asian review, Volume 16, Published by the Central Asian Research Centre in association with the Soviet Affairs Study Group, St. Antony's College, Oxford, 1968, p. 250. URL consultato il 1º gennaio 2011.CS1 maint: Multiple names: authors list
  10. ^ Joseph L. Wieczynski, The Modern encyclopedia of Russian and Soviet history, Volume 21, Academic International Press, 1994, p. 125, ISBN 0-87569-064-5. URL consultato il 1º gennaio 2011.
  11. ^ Central Asian Research Centre (London, England), St. Antony's College (University of Oxford). Soviet Affairs Study Group, Situating Central Asian review, Volume 16, Published by the Central Asian Research Centre in association with the Soviet Affairs Study Group, St. Antony's College, Oxford, 1968, p. 250. URL consultato il 1º gennaio 2011.
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