Maestri comacini

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Dettaglio scultoreo della basilica di Sant'Abbondio (Como)

I Maestri comacini (Magistri comacini o commacini o comaceni[1]) erano dei costruttori, muratori, stuccatori ed artisti, raggruppati in una corporazione di imprese edili itineranti composte da professionisti specializzati, attive fin dal VII-VIII secolo nella zona tra il Comasco, il Canton Ticino e in generale la Lombardia.

Il primo documento che cita il Magister Commacinus è l'Editto di Rotari del 22 novembre 643. Anche l'Editto di Liutprando del 28 febbraio 713 riporta in appendice un memoratorium de mercedibus commacinorum, un vero e proprio tariffario tecnico.

Probabilmente il nome di Comacini deriva da Como, terra d'origine di questi maestri. Tuttavia già all'inizio del XX secolo il professor Ugo Monneret de Villard ha contestato questa etimologia sostenendo che l'aggettivo che deriva da Como è comasco o comense e preferendo l'origine da cum machinis o cum macinis riferendosi alle impalcature ed argani che questi artigiani utilizzavano nella costruzione delle loro opere. Si ricorda che già l'Itinerario Antonino riporta questo aggettivo riferendosi al Lago di Como. Questo dibattito è tutt'ora aperto: alcuni autori preferiscono l'etimologia geografica [2] mentre altri stanno rivalutando la teoria del professor Ugo Monneret de Villard [3][4].

Duomo di Massa Marittima, vasca battesimale di Giroldo da Arogno, 1267.

Gli anonimi appartenenti alla corporazione erano anche decoratori e scultori, e furono tra i primi maestri del romanico lombardo. Questi scultori si spostavano molto e la loro opera è documentata su tutte le Prealpi, nella Pianura Padana, nel Canton Ticino, nel Lazio agli inizi del IX secolo, ed alcuni di loro si spinsero a lavorare fino in Germania, Danimarca e Svezia.

Tra le migliori opere di questa scuola ci sono la decorazione esterna della basilica di Sant'Abbondio a Como, oppure il coro della chiesa di San Fedele, sempre a Como, con figure zoomorfe, mostri, grifoni, etc.

In queste rappresentazioni, le figure umane sono rare e caratterizzate da un aspetto tozzo e poco realistico. Maggiore è la loro maestria nel raffigurare figure animali e complessi intrecci vegetali: ciò è forse dovuto al fatto che questi manovali poterono contare su modelli di stoffe e altri oggetti orientali. Il rilievo è piatto e stilizzato, ed ampio è il ricorso al trapano per creare un netto distacco con lo sfondo, di profondità fissa, e per dare effetti di chiaroscuro.

Note

  1. ^ Tutti i documenti medievali concordano nell'utilizzo di questi aggettivi (con la "o"). Solo l'Itinerario Antonino del IV secolo utilizza cumacenus (con la "u") riferendosi al Lago di Como. Anche alcuni autori moderni preferiscono la dicitura Magistri cumacini.
  2. ^ Tra tutti: Gian Piero Bognetti, I capitoli 144 e 145 di Rotari ed il rapporto tra Como ed i maestri comacini, 1963.
  3. ^ AA.VV: (a cura di G. Sergi e E. Castelnuovo), Arti e storia nel medioevo. IV voll., Torino, Einaudi, 2002-2004.
  4. ^ Il dibattito è ben sintetizzato in: A. Cuna, Com(m)àncini vs comacìni, su web.uniud.it. URL consultato il 28-09-2008.

Bibliografia

  • Gerolamo Luigi Calvi, Notizie sulla vita e sulle opere dei principali architetti scultori e pittori che fiorirono in Milano durante il governo dei Visconti e degli Sforza, Milano 1859, I, 39-40.
  • Giuseppe Merzario, I maestri Comacini. Storia artistica di mille duecento anni (600-1800), Milano 1893, I, 135-136.
  • Adolfo Venturi, Storia dell'arte italiana, Milano 1936.
  • E. Lavagnino, Storia dell'arte medioevale italiana, Torino 1936.
  • Pietro Toesca, Storia dell'arte italiana, Torino 1951.
  • C. Ricci, Manuale di storia dell'arte, Bergamo 1957.
  • Eva Tea, Medio Evo, Torino 1957.
  • TCI, L'arte nel Medio Evo vol I e II, Milano 1964 e 1965.
  • AA. VV., a cura di Santo Della Torre, Tiziano Mannoni, Vittoria Pracchi, Magistri d'Europa: eventi, relazioni, strutture della migrazione di artisti e costruttori dei laghi lombardi. Atti del convegno, Como 23-26.10.1996, Nodo libri, Como 1997.

Voci correlate

Collegamenti esterni


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