Macaron del frèt

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Macaron del frèt
Origini
Altri nomimacaron 'd la gùgia, macaron cun l'agugia
Luogo d'origineBandiera dell'Italia Italia
RegionePiemonte
DiffusioneAlta Langa
Zona di produzioneAlta Langa
Dettagli
Categoriaprimo piatto
Ingredienti principali
  • farina
  • uova
  • olio
  • acqua
Variantifusilli napoletani

I macaron del frèt ("maccheroni del ferretto"), anche conosciuti come macaron 'd la gùgia[1] e ("maccheroni dell'ago") e macaron cun l'agugia ("maccheroni con l'ago"),[2] sono un tipo di pasta tradizionale delle Langhe, in Piemonte (Italia).[3]

Storia[modifica | modifica wikitesto]

I macaron del frèt derivano dai fusilli napoletani, ricetta che venne probabilmente importata in Piemonte nel diciottesimo secolo grazie a qualche cuoco meridionale giunto sul posto o forse grazie a dei militari di origine napoletana al servizio dell'esercito napoleonico.[1] Altri, fra cui Beppe Lodi, ipotizzarono che la ricetta venne invece fatta conoscere in Piemonte grazie ai vetrai di Altare che, dopo aver scoperto la ricetta a Napoli, fecero conoscere i "fusilli" in Piemonte. Lo stesso Lodi asserì che la tecnica per fare i macaron piemontesi fosse simile a quella usata per "far girare il grosso ferro cui è attaccato il vetro fuso da lavorare".[1] Dal momento che le galline producono meno uova durante l'inverno, i macaròn del frèt venivano preparati durante tale stagione al posto dei tajarin, per i quali erano invece richieste un maggior numero di uova. Inoltre, i macaron erano preparati durante la stagione invernale in quanto le donne potevano dedicare più tempo in cucina.[1] Oggi i macaron sono molto rari e vengono consumati in pochi comuni dell'Alta Langa come Monesiglio,[1] Mombarcaro[1] e Bergolo.[4]

Caratteristiche e preparazione[modifica | modifica wikitesto]

I macaron del frèt sono maccheroncini bucati lunghi circa cinque centimetri, e sono il corrispettivo piemontese delle molte paste fresche lavorate al ferretto che si trovano nel meridione.[3] Li si prepara utilizzando rettangoli di pasta che vengono arrotolati intorno a un ago o un ferro da calze. Dopo essere stati allungati il più possibile intorno al ferro, esso viene sfilato.[1] I macaron sono ideali da consumare con del sugo di salsiccia sfumato con il vino o altri condimenti regionali, e da accompagnare con il Barbera d'Asti.[3][5][6]

Note[modifica | modifica wikitesto]

  1. ^ a b c d e f g Sandro Doglio, L'inventore della bagna caoda, Daumerie, 1993, pp. 161-2.
  2. ^ Dizionario delle cucine regionali italiane; pag. 371
  3. ^ a b c Dizionario delle cucine regionali italiane; pag. 416
  4. ^ Bergolo (CN), su paesiarancioni.net. URL consultato il 29 agosto 2020 (archiviato dall'url originale il 21 settembre 2020).
  5. ^ MACARON DEL FRET, su perrone.it. URL consultato il 29 agosto 2020.
  6. ^ Trattorie d'Italia, Touring, 2005, p. 17.

Bibliografia[modifica | modifica wikitesto]

  • autori vari, Dizionario delle cucine regionali italiane, Slow Food, 2010.

Voci correlate[modifica | modifica wikitesto]