Lusia
Lusia comune | |
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Localizzazione | |
Stato | ![]() |
Regione | ![]() |
Provincia | Rovigo |
Amministrazione | |
Sindaco | Luca Prando (lista civica) dal 2012 (3º mandato dal 2022) |
Territorio | |
Coordinate | 45°06′N 11°40′E / 45.1°N 11.666667°E |
Altitudine | 10 m s.l.m. |
Superficie | 17,68 km² |
Abitanti | 3 340[2] (30-6-2022) |
Densità | 188,91 ab./km² |
Frazioni | Bornio, Ca' Morosini, Ca' Zen, Cavazzana[1] |
Comuni confinanti | Barbona (PD), Lendinara, Rovigo, Sant'Urbano (PD), Villanova del Ghebbo |
Altre informazioni | |
Cod. postale | 45020 |
Prefisso | 0425 |
Fuso orario | UTC+1 |
Codice ISTAT | 029031 |
Cod. catastale | E761 |
Targa | RO |
Cl. sismica | zona 3 (sismicità bassa)[3] |
Cl. climatica | zona E, 2 410 GG[4] |
Nome abitanti | lusiani |
Cartografia | |
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Sito istituzionale | |
Lusia (Lusia in veneto) è un comune italiano di 3 340 abitanti della provincia di Rovigo in Veneto.
Geografia fisica[modifica | modifica wikitesto]
Lusia è situata nella parte medio-occidentale del Polesine ed è lambita a nord dal fiume Adige che divide il suo territorio dalla provincia di Padova.
Storia[modifica | modifica wikitesto]
Lusia prende il nome dalla Gens Luxia, strettamente imparentata con Caio Mario, il console vittorioso sui Cimbri nella Battaglia dei Campi Raudii. La stessa figlia del console, Maria Terzia, visse nei possedimenti di famiglia nell'odierna Lusia, territori che vennero distribuiti ai veterani e in parte occupati da Mario, che fece installare qui fattorie per lo sfruttamento agricolo della fertile regione. I ritrovamenti archeologici confermano che il territorio fosse già colonizzato in età romana i cui insediamenti sono ricordati nel gonfalone, conferito alla cittadina polesana nel 1952[5], il quale raffigura l'ossuario, ovvero il contenitore dei resti, di Quinto Bebio Cardilliaco marito di Maria Terzia.
Con la fine dell'Impero Romano seguì un periodo di forte instabilità idraulica e di spopolamento.
Divenne feudo della nobile e potente famiglia dei Giocoli di Ferrara che con Raticherio I figlio del duca Federico, fu il fondatore del ramo cadetto detto dei Giocoli de' Ratichieri di Lusia. Nel 1244 fu eletto podestà di Ferrara con la suprema autorità[6]. Fu padre di Graumonte detto de' Ratichieri di Lusia[7], che ne divenne Signore. Graumonte detto de' Ratichieri di Lusia nel 1244 venne eletto podestà di Ferrara con la suprema autorità. Figlio di Ratichiero e nipote di Roffredo fu il capostipite della casata del ramo cadetto dei Giocoli Graumonte[8], che governarono Lusia.
Il mattino del 20 aprile 1945 Lusia fu sottoposta ad uno dei più terribili bombardamenti d'Italia e la città venne praticamente rasa al suolo: il municipio, gli uffici pubblici, la chiesa arcipretale, la villa Morosini vennero distrutti. Ebbe in seguito luogo un'opera di ricostruzione che vide risorgere Lusia a circa 300 metri dall'Adige[9].
Simboli[modifica | modifica wikitesto]
Uno stemma civico venne approvato con regio decreto del 2 giugno 1889. L'emblema attualmente in uso dal Comune di Lusia è stato concesso con decreto del presidente della Repubblica del 24 marzo 2000.[5]
«Troncato: nel primo, di azzurro, alla fenice d'oro, sulla sua immortalità di rosso; nel secondo, d'oro, al cippo cilindrico di marmo bianco-grigio al naturale, caricato della scritta in quattro righe in lettere maiuscole di nero, la prima riga, Q. BAEBI C.F., la seconda riga, CARDILIACI, la terza riga, MARIA C.F., la quarta riga, TERTIA UXOR. Ornamenti esteriori da Comune.» |
Vi è raffigurata una fenice a simboleggiare la rinascita del paese dalle ceneri della vecchia Lusia. Nella parte inferiore dello scudo è rappresentato il sepolcro di Quinto Bebio Cardilliaco.
Monumenti e luoghi d'interesse[modifica | modifica wikitesto]
Architetture religiose[modifica | modifica wikitesto]

- Chiesa dei Santi Vito e Modesto (XX secolo), inaugurata nel 1958, dell'architetto Orlando Veronese.[10][11]
- Ruderi della Chiesa dei Santi Vito e Modesto. Della chiesa, che venne abbattuta dal bombardamento che subì la cittadina durante la seconda guerra mondiale, rimangono le fondamenta e la base del campanile trasformato in cappella votiva, integrati nel parco in via 25 aprile.
- Chiesa di San Lorenzo Diacono e Martire, chiesa parrocchiale sita nella frazione di Cavazzana. Ricostruita, su progetto del presbitero Francesco Antonio Baccari, nel XVIII secolo sul sito della preesistente chiesa risalente al XII secolo, in un recente restauro conservativo dell'edificio ha portato alla luce scheletri di persone lì inumate, i più antichi risalenti al XV secolo.[12]
Architetture civili[modifica | modifica wikitesto]

- Torre Morosini. Unica parte rimasta della Villa Morosini, anch'essa abbattuta dal bombardamento che subì durante la seconda guerra mondiale, era la torre di sinistra.
- Colonna annodata a quattro fusti, posta davanti alla nuova parrocchiale ma originariamente sita, secondo la tradizione popolare, davanti alla Villa Morosini.
Società[modifica | modifica wikitesto]
Evoluzione demografica[modifica | modifica wikitesto]
Abitanti censiti[13]

Economia[modifica | modifica wikitesto]
L'economia del territorio è basata principalmente sull'agricoltura e sui prodotti tipici come l'"insalata di Lusia IGP" e l'"Aglio Bianco Polesano DOP"[14].
Il comune è sede di un mercato ortofrutticolo all'ingrosso, realizzato nel 1955 su iniziativa della Camera di Commercio di Rovigo con il nome di Centrale Ortofrutticola. Il mercato, che oggi copre una superficie di 45.000 metri quadri e tratta i prodotti del territorio, prevalentemente orticoli, dal 1972 è parte dell'Azienda Speciale per i Mercati Ortofrutticoli di Lusia e Rosolina.
Infrastrutture e trasporti[modifica | modifica wikitesto]
Strade[modifica | modifica wikitesto]
L'abitato è raggiungibile a sud dall'incrocio con la strada regionale SR 88, che attraversa il territorio a sud attraverso Via Marasso e che prende il nome dall'omonima località, congiungendola a nord con Barbona attraverso il ponte sul fiume Adige.
Mobilità urbana[modifica | modifica wikitesto]
Il sistema del trasporto pubblico della cittadina è servito da una linea extraurbana gestita da Busitalia che la collega con il capoluogo Rovigo e con le principali località sulla direttiva ovest-est, da una parte verso Lendinara, Badia Polesine e la bassa veronese, dall'altra verso Adria ed il delta del Po.
Amministrazione[modifica | modifica wikitesto]
Note[modifica | modifica wikitesto]
- ^ Comune di Lusia - Statuto.
- ^ Bilancio demografico mensile anno 2022 (dati provvisori), su demo.istat.it, ISTAT.
- ^ Classificazione sismica (XLS), su rischi.protezionecivile.gov.it.
- ^ Tabella dei gradi/giorno dei Comuni italiani raggruppati per Regione e Provincia (PDF), in Legge 26 agosto 1993, n. 412, allegato A, Agenzia nazionale per le nuove tecnologie, l'energia e lo sviluppo economico sostenibile, 1º marzo 2011, p. 151. URL consultato il 25 aprile 2012 (archiviato dall'url originale il 1º gennaio 2017).
- ^ a b Lusia, concessione di stemma e gonfalone, su dati.acs.beniculturali.it, Archivio Centrale dello Stato, Ufficio araldico, Fascicoli comunali, busta 011, fascicolo 1722.
- ^ Marcantonio Guarini, Compendio historico dell'origine, accrescimento, e prerogatiue delle chiese, e luoghi pij della città e diocesi di Ferrara, Eredi Baldini, 1621,(testo on line) p. 381
- ^ Marcantonio Guarini, Compendio historico dell'origine, accrescimento, e prerogatiue delle chiese, e luoghi pij della città e diocesi di Ferrara, Eredi Baldini, 1621 p. 369 (testo on line)
- ^ Marcantonio Guarini, Compendio historico dell'origine, accrescimento, e prerogatiue delle chiese, e luoghi pij della città e diocesi di Ferrara, Eredi Baldini, 1621 p. 369 (testo on line)
- ^ Comune di Lusia, Storia del Comune, su comune.lusia.ro.it. URL consultato il 23 febbraio 2021.
- ^ Lusia, Chiese e luoghi di culto, su ilpolesine.com.
- ^ Campane di Lusia (RO). URL consultato il 25 gennaio 2023.
- ^ Incredibile scoperta: in chiesa quattro antiche tombe, con altrettanti scheletri, su polesine24.it, 12 febbraio 2021. URL consultato il 1º novembre 2021.
- ^ Statistiche I.Stat - ISTAT; URL consultato in data 28-12-2012.
- ^ L'insalata di Lusia igp Archiviato il 26 settembre 2013 in Internet Archive.
Bibliografia[modifica | modifica wikitesto]
- AA.VV., Il Veneto paese per paese, Firenze, Bonechi, 2000, ISBN 88-476-0006-5.
Altri progetti[modifica | modifica wikitesto]
Wikimedia Commons contiene immagini o altri file su Lusia
Collegamenti esterni[modifica | modifica wikitesto]
- Sito ufficiale, su comune.lusia.ro.it.
- Lusia, su Portale Ufficiale del Turismo della Provincia di Rovigo, polesineterratraduefiumi.it. URL consultato il 22 settembre 2013.