Lundu

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Uno spartito di musica lundu documentato da Von Martius in Brasile, 1817-1820. Ascolta (1)Ascolta (2).

Il lundu (scritto anche landu o landum) è uno stile di musica e danza afro-brasiliana[1] che affonda le sue origini nei bantu africani e nella popolazione portoghese.

Storia[modifica | modifica wikitesto]

L'interconnessione dei paesi lusofoni risale alla tratta atlantica di schiavi tra Portogallo, Brasile e regioni dell'Africa.[2] Nel XV secolo, i portoghesi erano i principali esportatori di schiavi africani verso le Americhe, e con gli schiavi arrivarono le loro tradizioni musicali.[3] Per tutto il XVII e il XVIII secolo, c'era una massiccia presenza brasiliana in Angola, consentendo uno scambio culturale tra le due colonie portoghesi.[3] Questo scambio permise sottili fusioni di stili musicali tra Angola, Brasile e altri paesi africani al centro del traffico di schiavi.[3] La nascita di una popolazione creola in Brasile portò a ulteriori sviluppi culturali nella lingua, nella religione e nell'arte.[4]

Diffusione[modifica | modifica wikitesto]

Documenti dell'Inquisizione del XVIII secolo rivelano che gli europei inizialmente consideravano la gandu e la lundu come stregoneria.[1] Molti schiavisti europei in Brasile tolleravano le danze nel tentativo di evitare la ribellione degli schiavi.[1] Fino alla fine, lo stile esercitò la sua attrazione nei confronti degli europei in Brasile per le sue caratteristiche sensuali e la sua millantata efficacia nel neutralizzare la stregoneria.[1] De Mattos era contrariato dall'indebolimento dei confini tra razze e culture in Brasile, provocato dalla danza e dalla musica.[5]

A poco a poco, la popolarità dello stile lundu crebbe all'interno della popolazione d'élite del Brasile.[6] Nel 1749, il musicista brasiliano Manuel de Almeida Botelho emigrò a Lisbona, portando con sé gli stili musicali modinha e lundu.[7] Nel XIX secolo, il lundu era diventato il genere musicale preferito della borghesia luso-brasiliana.[6] Gli storici hanno definito lo stile «... il [genere di] danza e canto più caratteristico della fine del XVIII secolo in Portogallo e Brasile».[6]

Una performance di lundu nel XVIII secolo, raffigurata in una stampa dell'artista Rugendas.

Stile[modifica | modifica wikitesto]

Il lundu è caratterizzato da una struttura variabile, dall'interazione fra armonie toniche dominanti e accordi strimpellati sovrapposti su un ritmo sincopato che ricorda la musica tradizionale dell'Africa occidentale.[1] È disponibile un numero limitato di registrazioni dello stile lundu tradizionale. Di solito è assimilabile a un rituale di corteggiamento svolto come danza di coppia, accompagnato da una chitarra, o talvolta un pianoforte o una batteria; il lundu è legato al fandango spagnolo e ad altri balli del Nuovo mondo come la zamba argentina, la zamacueca peruviana e il bolero cubano, tutti i quali prevedono, in una certa misura, l'uso di fazzoletti e di nacchere, nonché il tenere le braccia sopra la testa. Nel XIX secolo, il lundu fu una delle fonti del choro, del maxixe e della samba.

Note[modifica | modifica wikitesto]

  1. ^ a b c d e Rogério Budasz, Black guitar-players and early African-Iberian music in Portugal and Brazil, in Early Music, vol. 35, n. 1, February 2007, p. 12, DOI:10.1093/em/cal117.
  2. ^ Fernando Arenas, Lusophone Africa: Beyond Independence, Minneapolis, MN, University of Minnesota Press, 2011, pp. 1–43.
  3. ^ a b c Rogério Budasz, Black guitar-players and early African-Iberian music in Portugal and Brazil, in Early Music, vol. 35, n. 1, February 2007, p. 4, DOI:10.1093/em/cal117.
  4. ^ John Thorton, Africa and Africans in the Making of the Atlantic World, 1400-1800, Cambridge, UK, Cambridge University Press, 1998, pp. 183-205.
  5. ^ Rogério Budasz, Black guitar-players and early African-Iberian music in Portugal and Brazil, in Early Music, vol. 35, n. 1, February 2007, p. 13, DOI:10.1093/em/cal117.
  6. ^ a b c Rogério Budasz, Black guitar-players and early African-Iberian music in Portugal and Brazil, in Early Music, vol. 35, n. 1, February 2007, p. 20, DOI:10.1093/em/cal117.
  7. ^ Rogério Budasz, Black guitar-players and early African-Iberian music in Portugal and Brazil, in Early Music, vol. 35, n. 1, February 2007, p. 19, DOI:10.1093/em/cal117.

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