Luigi Piglione

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Luigi Piglione
NascitaCorsione, 28 ottobre 1866
MorteMonte Kukla, 10 maggio 1916
Luogo di sepolturacimitero di Chiusa di Pesio
Dati militari
Paese servitoBandiera dell'Italia Italia
Forza armataRegio Esercito
ArmaFanteria
CorpoAlpini
Anni di servizio1898-1916
GradoTenente colonnello
GuerrePrima guerra mondiale
Comandante diBattaglione alpini "Saluzzo", 2º Reggimento alpini
Decorazionivedi qui
Studi militariRegia Accademia Militare di Modena
Frase celebreRagazzi avanti, per l'Italia!
dati tratti da I quaderni dell'Associazione Nazionale Alpini. Il Labaro[1]
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Luigi Piglione (Corsione, 28 ottobre 1866Monte Kukla, 10 maggio 1916) è stato un militare italiano, che con il grado di tenente colonnello del Corpo degli alpini, fu decorato di Medaglia d'oro al valor militare alla memoria nel cordo della prima guerra mondiale.

Biografia[modifica | modifica wikitesto]

Nacque a Corsione, provincia di Asti,il 28 ottobre 1866,[2] figlio di Emiliano e Matilde Barrovero,[1] e compì studi liceali ad Asti, al termine dei quali si per arruolò nel Regio Esercito.[2] Iniziò a frequentare la Regia Accademia Militare di Modena, al termine della quale, con il grado di sottotenente, venne assegnato al 5º Reggimento alpini.[1] Tenente nel 1893, ricoprì per sei anni il ruolo di aiutante maggiore di battaglione.[1] Nel 1899 sposò la signorina Linda Arimondi,[3] originaria di Chiusa di Pesio. Promosso capitano nel 1905, fu trasferito al 2º Reggimento alpini di base a Cuneo, fu nominato aiutante in prima e si laureò in giurisprudenza presso l’Università di Torino.[2] Si distinse anche come profondo conoscitore della lingua latina,[4] di strategia e delle tecnica militare, raccogliendo i suoi pensieri nel volume "La guerra in montagna" in cui esprimeva i suoi dubbi sull'efficacia della guerra di posizione, strategia che fu poi adottata sulle Alpi Carniche tra il 1915 ed il 1918.[3]

Promosso maggiore[2] nell’aprile 1915, assunse il comando del Battaglione alpini "Saluzzo",[4] e con l’entrata in guerra del Regno d’Italia,[2] avvenuta il 24 maggio successivo, iniziò subito ad operare in Carnia, sul Pal Piccolo e Pal Grande.[2] Nel marzo 1916 divenne tenente colonnello, e alla testa del suo reparto passò ad operare nella conca di Plezzo. Nel mese di aprile gli fu affidato il compito di riconquistare il monte Kukla,[4] che il nemico aveva occupato nel mese di febbraio, distinguendosi per coraggio e lealtà[5]. In seguito ai lavori di approccio, tra il 7 e il 9 aprile[2] il battaglione si portò a 50 metri dalla vetta, e il 10 maggio[N 1] lanciò l’attacco a sorpresa sul rovescio della posizione tenuta dagli avversari,[2] preceduto da un breve, ma intenso fuoco d’artiglieria.[2] Nel momento in cui le sue truppe occupavano la posizione, una pallottola di una raffica di mitragliatrice lo colpì alla spalla,[3] seguita da una seconda che lo prese nel petto, e una terza in piena fronte uccidendolo suo colpo.[3]

Con Decreto Luogotenenziale del 9 luglio 1916 S.M. il Re Vittorio Emanuele III gli conferì, "motu proprio", la Medaglia d'oro al valore militare alla memoria[6]. Il 4 novembre 1923 le spoglie mortali vennero traslate dal cimitero di Caporetto a quello di Cuneo, e infine nel 1932 presso il cimitero di Chiusa di Pesio.[3]

Riconoscimenti[modifica | modifica wikitesto]

La città di Cuneo ospita in via Bongioanni una caserma a lui dedicata, che fu sede del distretto militare.[3] Corsione e Asti gli hanno dedicato una via.[3]

Onorificenze[modifica | modifica wikitesto]

Medaglia d'oro al valor militare - nastrino per uniforme ordinaria
«Il 4 maggio, dopo aver sostenuto violento fuoco d’artiglieria avversaria, ricacciava con brillante contrattacco il nemico che, in forze, si era gettato sulle fosti posizioni infliggendogli gravissime perdite e catturando prigionieri. Il 10 maggio slanciatosi con mirabile ardimento, alla testa del suo battaglione, all’attacco di impervia posizione nemica, fortemente difesa da trinceramenti, e giuntovi uno dei primi, coronava con una morte gloriosa l’opera attiva, intelligente ed entusiastica dedicata, con invitto valore, alla Patria. Monte Cukla, 4 e 10 maggio 1916.[7]
— Decreto Luogotenenziale del 9 luglio 1916.

Note[modifica | modifica wikitesto]

Annotazioni[modifica | modifica wikitesto]

  1. ^ Il giorno 5 aveva respinto con successo un attacco austro-ungarico, catturando quaranta prigionieri.

Fonti[modifica | modifica wikitesto]

  1. ^ a b c d Bianchi, Cattaneo 2011, p. 106.
  2. ^ a b c d e f g h i Combattenti Liberazione.
  3. ^ a b c d e f g Canavese 2012, p. 3.
  4. ^ a b c Bianchi, Cattaneo 2011, p. 107.
  5. ^ Storia del Battaglione Alpini Saluzzo Archiviato il 7 dicembre 2019 in Internet Archive. da Sito Vecio.it
  6. ^ Sito dell'Esercito Italiano Archiviato il 29 luglio 2010 in Internet Archive., 2º reggimento Alpini
  7. ^ Scheda di Luigi Piglione dal sito del Quirinale

Bibliografia[modifica | modifica wikitesto]

  • Andrea Bianchi, Mariolina Cattaneo, I quaderni dell'Associazione Nazionale Alpini. Il Labaro, Associazione Nazionale Alpini, 2011, ISBN 978-88-902153-1-5.
  • Paolo Pallavicini, La guerra italo-austriaca 1915-1918, New York, Società Libraria Italiana, 1919.

Periodici[modifica | modifica wikitesto]

  • Rino Canavese, Fieri soldati della montagna, in Chiusa Antica, n. 21, Chiusa di Pesio, Associazione di informazione storico-culturale, giugno 2012, p. 3.

Collegamenti esterni[modifica | modifica wikitesto]

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