Liudolfo di Sassonia
Liudolfo di Sassonia | |
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Conte dell'Ostfalia[1] | |
In carica | 852 – 12 marzo 864 o 866 |
Predecessore | Banzleibs |
Successore | Bruno |
Nascita | 805/820 circa |
Morte | 12 marzo 864 o 866 |
Luogo di sepoltura | Abbazia di Gandersheim |
Dinastia | Liudolfingi (Ottoni) |
Padre | Bruno o Brunhart, conte o margravio del Sacro Romano Impero |
Madre | Gisla di Verla |
Coniuge | Oda Billung |
Figli | Bruno di Sassonia Ottone l'Illustre Tankmaro Liutgarda Enda Hathumoda Gerberga I Cristina Friderada (forse) Oda di Sassonia (forse) un'altra figlia e due o tre figli che morirono giovani |
Liudolfo di Sassonia (805/820 circa – 12 marzo 864 o 866), fu un conte o margravio sassone.
Biografia[modifica | modifica wikitesto]
Egli è citato come duca dei Sassoni orientali (dux Orientalium Saxonum) nella Vita Hathumodae[2][3] di Agio di Corvey. Egli era però conte (o duca) della sola Ostfalia (tra il Wesser e il Leine), e solo i suoi due figli e successori Bruno ed Ottone controllarono tutta la Sassonia[4]. L'attribuzione di "duca di Sassonia" avvenne probabilmente a posteriori, nel momento in cui i liudolfingi ascesero al trono imperiale, i quali dunque applicarono retroattivamente il titolo ducale al loro fondatore della dinastia[3]: infatti Vitichindo di Corvey, nei suoi Res Gestae Saxonicae[5], non parla mai del rango di Liudolfo[6].
Liudolfo era figlio del conte Bruno[7] e di Gisla di Verla. I suoi zii, secondo Albert Karl Hömberg, erano Ecberto e Ida[8]. La moderna ricerca storica lo vuole discendente della dinastia degli Ecbertini.
Liudolfo estese i suoi possedimenti nella bassa Sassonia. Partecipò alle guerre di Ludovico II il Germanico contro i normanni e gli slavi. Da lui prese nome la dinastia dei Liudolfingi, divenuta, poi, con il nipote Ottone degli Ottoni. Nell'845, assieme alla consorte e con la benedizione del sovrano Ludovico, si recò in pellegrinaggio a Roma per chiedere a papa Sergio II il permesso di edificare il monastero di Gandersheim (i cui lavori iniziarono nell'852, i quali durarono vent'anni e vennero completati dopo la morte di Liudolfo[9]) e alcune reliquie da porvi: egli ricevette dunque, oltre al permesso, le reliquie dei papi Innocenzo I e Anastasio I, che divennero conseguentemente i patroni del neonato ente religioso; a capo di esso venne posta la figlia di Liudolfo, Hathumoda[10]. Liudolfo vi venne sepolto alla sua morte, nell'864 o 866.
Matrimonio e figli[modifica | modifica wikitesto]
Sposò, prima dell'830, Oda, figlia di un principe sassone chiamato Billung. Oda morì il 17 maggio 913[11], alla veneranda età di 107 anni, dopo essersi ritirata nel convento da lei fondato assieme al marito[10]. Nell'845/846, Liudolfo e sua moglie si recarono a Roma per chiedere a papa Sergio II il permesso di fondare delle abbazie.
Dalla loro unione nacquero i seguenti figli[12]:
- Bruno, duca di Sassonia;
- Ottone l'Illustre, padre di Enrico l'Uccellatore;
- Tankmaro († 878), dall'877 abate di Corvey;
- Liutgarda, sposò nell'874 Ludovico III il Giovane[13];
- Enda, che sposò un uomo dal nome sconosciuto;
- Hathumoda († 874[10]), che divenne la prima badessa dell'abbazia di Gandersheim;
- Gerberga († 896[10]), che divenne la seconda badessa dell'abbazia di Gandersheim;
- Cristina († 919[10]), che divenne la terza badessa dell'abbazia di Gandersheim[14];
- un'altra figlia e due o tre figli che morirono giovani.
Egli inoltre potrebbe essere stato il padre o il nonno di Friderada e forse il padre di Oda di Sassonia, che sposò Lotario I di Stade, il quale perì nella battaglia della landa di Luneburgo assieme al (possibile) cognato Bruno di Sassonia.
Note[modifica | modifica wikitesto]
- ^ Il titolo di Liudolfo era alternativamente conte o margravio dei Sassoni Orientali, e posteriormente venne indicato come duca.
- ^ Capitolo 2
- ^ a b Carla del Zotto, Rosvita. La poetessa degli imperatori sassoni, Milano, Jaca Book, p. 109, ISBN 978-88-16-43522-3.
- ^ Carla del Zotto, Rosvita. La poetessa degli imperatori sassoni, Milano, Jaca Book, p. 26, ISBN 978-88-16-43522-3.
- ^ Widukind di Corvey, Libro I, XVI, in Le imprese dei Sassoni, traduzione di Paolo Rossi, Pisa, Pisa University Press, 2021, p. 164, ISBN 978-88-3339-512-8.
- ^ Carla del Zotto, Rosvita. La poetessa degli imperatori sassoni, Milano, Jaca Book, p. 109 (l'autrice, erroneamente, cita I, 6 e non I, 16), ISBN 978-88-16-43522-3.
- ^ The Encyclopaedia Britannica, Vol 24, Ed. Hugh Chisholm, (1911), 268.
- ^ Albert K. Hömberg: Geschichte der Comitate des Werler Grafenhauses. in: Westfälische Zeitschrift, Zeitschrift für vaterländische Geschichte und Altertumskunde, 100, 1950 S. 9–134, hier S. 122; zuvor bereits Georg Waitz: Jahrbücher des Deutschen Reichs unter König Heinrich I. Duncker & Humblot, Berlin 1863, auch 1963 im Nachdruck der Ausgabe von 1885, S. 192.
- ^ Carla del Zotto, Rosvita. La poetessa degli imperatori sassoni, Milano, Jaca Book, p. 112, ISBN 978-88-16-43522-3.
- ^ a b c d e Carla del Zotto, Rosvita. La poetessa degli imperatori sassoni, Milano, Jaca Book, pp. 23-24, ISBN 978-88-16-43522-3.
- ^ Saint Odilo (Abbot of Cluny), Queenship and sanctity: The lives of Mathilda and The epitaph of Adelheid, translated by Sean Gilsdorf, (Catholic University of America Press, 2004), 24.
- ^ Althoff, Gerd, Christopher Carroll, Family, friends and followers: political and social bonds in medieval Europe, (Cambridge University Press, 2004), 38.
- ^ The rise of the medieval world, 500-1300: a biographical dictionary, Ed. Jana K. Schulman, (Greenwood Press, 2002), 271.
- ^ The rise of the medieval world, 500-1300: a biographical dictionary, 271.
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