Lista di fatwā

Da Wikipedia, l'enciclopedia libera.
(Reindirizzamento da Lista di fatāwā)
Vai alla navigazione Vai alla ricerca

In questa pagina sono elencate le fatwā, risposte fornite a un qāḍī, giudice musulmano, da un giurisperito (faqīh) su un quesito presentatogli per sapere se una data fattispecie sia regolamentata dalla Sharīʿa e quali siano le modalità per applicarne il disposto. In questo caso il faqīh viene detto Muftī.

Fatwā sulla teologia[modifica | modifica wikitesto]

"Il fiqh giafarita è la scuola giuridica cui si riferisce lo Sciismo, così come quella hanafita, malikita, sciafeita e hanbalita sono i madhhab cui si riferiscono i sunniti.

Fatwā contro produzione, stoccaggio ed uso di armi nucleari[modifica | modifica wikitesto]

Il 9 agosto 2005 l'Ayatollah Ali Khamenei ha emesso una fatwā che vieta la produzione, lo stoccaggio e l'uso di armi nucleari. Il testo fu pubblicato come dichiarazione ufficiale dell'incontro dell'Agenzia internazionale per l'energia atomica (IAEA) in Vienna.[1]

Fatwā che istigano alla violenza contro singoli individui[modifica | modifica wikitesto]

Diverse sono le fatwā emesse contro individui.

Hashem Aghajari[modifica | modifica wikitesto]

Hashem Aghajari, storico, accademico e giornalista iraniano è colpito da una fatwā a causa di un discorso pronunciato il 19 giugno 2002 in cui espresse idee fortemente critiche verso il clero sciita del suo paese ed il fondamentalismo islamico: attraverso il pensiero di Shari'ati auspicava una riforma dell'Islam sul modello del protestantesimo cristiano e che i religiosi non ricoprissero più il ruolo di mediatori tra Dio e i suoi fedeli. Condannato alla pena capitale il 6 novembre 2002, per le proteste di solidarietà espresse da più parti la pena è commutata in otto anni di carcere duro (era la pena accessoria) che poi viene annullata il 31 luglio 2004 in sede di revisione processuale. [2].

Isioma Daniel[modifica | modifica wikitesto]

Mamuda Aliyu Shinkafi, governatore dello Stato nigeriano di Zamfara proclamò una fatwā nel novembre 2002 per condannare a morte la giornalista Isioma Daniel, rea a suo giudizio di aver suggerito che Maometto avrebbe potuto scegliere la moglie dalla gara per Miss Mondo[3]. Altre autorità musulmane hanno contestato la validità della fatwa[4].

Jerry Falwell[modifica | modifica wikitesto]

In una intervista il pastore protestante statunitense Jerry Falwell affermò

(EN)

«I think Muhammad was a terrorist. I read enough by both Muslims and non-Muslims, [to decide] that he was a violent man, a man of war.»

(IT)

«Credo che Maometto fosse un terrorista. Ho letto a sufficienza sia autori musulmani e non musulmani [per decidere] che era un uomo violento, un uomo di guerra»

Il venerdì successivo Mohammad Mojtahed Shabestari, portavoce dell'Ayatollah Ali Khamenei proclamò una fatwa in cui affermava che Falwell è

«un mercenario e deve essere ucciso ... La morte di quell'uomo è un dovere religioso, ma il suo caso non deve essere collegato alla comunità cristiana»

Taslima Nasreen[modifica | modifica wikitesto]

Nel 1993 fondamentalisti del Bangladesh hanno proclamato una fatwa simile a quella di Rushdie contro Taslima Nasreen per una serie di articoli giornalistici in cui Taslima criticava il trattamento riservato alle donne dall'Islam. L'anno successivo scrisse Lajja (Vergogna) in cui descrive gli abusi verso donne e minoranze. Furono avanzate richieste di condanne a morte contro la sua persona ed ebbe il passaporto confiscato. Temendo una pena detentiva, con il rischio di essere uccisa in carcere, riuscì a fuggire dal suo paese e, passando per Calcutta, si rifugiò in Svezia dove le fu riconosciuto il diritto di asilo. Oggi vive a Parigi.

Ali Reza Payam Sistany e Sayed Mir Hussein Mahdavi[modifica | modifica wikitesto]

Il consiglio degli Ulema in Afghanistan il 17 luglio 2003 ha pronunciato una fatwā di condanna a morte per Ali Reza Payam Sistany e Sayed Mir Hussein Mahdavi dopo la pubblicazione di un loro articolo su un periodico afgano intitolato Il santo fascismo fortemente critico verso l'Islam[5].

Sayed Perwiz Kambakhsh[modifica | modifica wikitesto]

Sayed Perwiz Kambakhsh, ventitreenne giornalista afgano, il 23 gennaio 2008 è stato condannato a morte da un tribunale del suo paese per oltraggio all'Islam per aver diffuso un articolo scaricato da Web dove si afferma che il profeta Maometto ignorava i diritti delle donne.[6]

Salman Rushdie[modifica | modifica wikitesto]

Una delle più note fatwā è stata proclamata per radio il 14 febbraio 1989 dall'Ayatollah Ruhollah Khomeini ai danni di Salman Rushdie, colpevole di aver scritto il libro I versi satanici, una storia fantastica ma chiaramente allusiva nei confronti della figura di Maometto, che fu giudicata nondimeno blasfema. In realtà, anche se ricordata come tale, il pronunciamento contro Rushdie non aveva gli aspetti formali che permettono di classificarlo come fatwā (fu Olivier Roy, tre giorni dopo, su Le Monde, a utilizzare il termine, che poi si affermò impropriamente nel lessico giornalistico). Il 24 settembre 1998, come precondizione per avviare relazioni diplomatiche con il Regno Unito, l'Iran dichiarò che non stava più perseguendo la morte di Rushdie.[7].

I più intransigenti in Iran hanno però sempre continuato a confermarla[8] ed all'inizio del 2005 l'Ayatollah Ali Khamenei, leader spirituale dell'Iran, l'ha anche ribadita in occasione di un pellegrinaggio alla Mecca.[9] Inoltre i Pasdaran hanno dichiarato che la condanna a morte è ancora valida.[10] L'Iran, dal canto suo, ha ignorato ogni richiesta di ritiro della fatwā perché solo chi l'ha emessa può ritirarla.[9]

Diverse manifestazioni di violenza sono riconducibili direttamente a questa fatwā:

  • Nel 1991 il traduttore giapponese di Rushdie, Hitoshi Igarashi, fu pugnalato a morte a Tokyo, quello italiano malmenato e pugnalato a Milano.
  • Nel 1993 William Nygaard, l'editore norvegese di Rushdie, è stato gravemente ferito a colpi di armi da fuoco nel corso di un attentato davanti alla sua casa di Oslo.
  • Trentasette ospiti di un hotel di Sivas (Turchia) morirono carbonizzati a causa di un incendio appiccato da dimostranti che manifestavano contro Aziz Nesin, traduttore turco di Rushdie.

Rafiq Tağı e Samir Sadagatoglu[modifica | modifica wikitesto]

Il Grande Ayatollah Muhammad Fazel Lankarani il 24 novembre 2006 pronunciò una fatwā[11] di condanna a morte del giornalista azero Rafiq Tağı autore di un articolo critico sulla rivista Senet in cui si afferma che l'Europa e la Cristianità sono superiori in ogni aspetto al Vicino Oriente e all'Islam. Stessa sorte era chiesta anche per il redattore Samir Sadagatoglu. Tağı, riconosciuto colpevole di vilipendio a Maometto ed all'Islam, è stato condannato a 4 anni di prigione.

Basant Rishad[modifica | modifica wikitesto]

Basant Rishad, giornalista egiziana nel febbraio 2008 è stata raggiunta da una fatwā come autrice del libro Amore e sesso nella vita di Maometto dove ridimensiona la vita sessuale del profeta dell'Islam mettendo in dubbio quanto tramandato dall'Imam Bukhari, tra i principali autori di ḥadīth[12].

Fatwā sul terrorismo[modifica | modifica wikitesto]

Fatwā di Osama bin Laden che istiga alla violenza[modifica | modifica wikitesto]

Nel 1998 Osama bin Laden ed Ayman al-Zawahiri dall'Afghanistan proclamarono una fatwā in nome di al-Qā‘ida affermando che

«L'ordine di uccidere gli americani ed i loro alleati (sia civili sia militari) è un dovere individuale di ciascun musulmano che deve attenervisi in ogni paese in cui è in grado di eseguirlo, per liberare la Moschea al-Aqsa e la Sacra moschea dal loro controllo, e per scacciare i loro eserciti dalle terre dell'Islam, sconfiggerli e impedir loro di nuocere a qualunque musulmano. Questo è in accordo con le parole di Dio Onnipotente, 'e combattere i pagani tutti uniti così come loro combattono te tutti uniti, e 'combatterli finché non c'è più tumulto o oppressione e prevalga la giustizia e la fede in Dio'»

Fatwā contro il terrorismo[modifica | modifica wikitesto]

Il 18 luglio 2005 il British Muslim Forum, con l'appoggio di oltre 500 personalità musulmane britanniche, ricordando che

«chiunque uccida un essere umano senza che questo ne abbia ucciso un altro o portato la corruzione sulla terra, è come se uccidesse tutta l'umanità; e chiunque salvi una vita umana e come se salvasse l'intera umanità»

proclamarono una ferma condanna contro ogni atto terroristico[13]

Fatwā di condanna degli atti terroristici in Spagna[modifica | modifica wikitesto]

Nel marzo 2005 i musulmani spagnoli hanno proclamato una fatwā contro Bin Laden[14] in cui affermano che ha abbandonato la religione e chiedono agli altri musulmani ad associarsi al loro proclama. Il loro appello è stato raccolto nel luglio del 2005 dal Fiqh Council of North America, un consiglio di governo che proclamò una fatwā contro i fiancheggiatori dei gruppi terroristici (Istihlal).

Altre fatwā[modifica | modifica wikitesto]

Fatwā sulla circoncisione e le mutilazioni genitali femminili[modifica | modifica wikitesto]

Nel 1949, 1951 e 1981 l'Università Al-Azhar del Cairo ha emesso e reiterato fatwā favorevoli all'escissione del clitoride.[15]

Nel 1994 anche il Muftī egiziano lo sceicco Jadd al-Haqq Ali Jadd al-Haqq ha promulgato una fatwā che affermava: "La circoncisione è obbligatoria per uomini e donne. Se gli abitanti di un qualsiasi villaggio decidessero di abbandonarla, il [suo] imam dovrà opporsi come se non ascoltassero più l'invocazione alla preghiera.[16]

Nel marzo 2005 Ahmed Talib, Presidente della facoltà di Shari'a sempre all'Università al-Azhar, ha invece affermato: "Tutte le forme di circoncisione e mutilazione femminili sono crimini e non hanno niente a che vedere con l'Islam. Sia che essa preveda la rimozione della pelle o il taglio della carne degli organi genitali femminili [...] non è un obbligo nell'Islam.[17]

Note[modifica | modifica wikitesto]

  1. ^ Iran issues anti-nuke fatwa, su World War 4 Report. URL consultato il 24 giugno 2006 (archiviato dall'url originale il 14 marzo 2013).
  2. ^ Hashem Aghajari, chronology of a crisis, su AFP. URL consultato il 22 luglio 20072 (archiviato dall'url originale il 28 giugno 2007).
  3. ^ Fatwa is issued on Nigerian journalist, su The Guardian. URL consultato il 24 giugno 2006.
  4. ^ Controversy over Nigerian fatwa, su BBC news. URL consultato il 24 giugno 2006.
  5. ^ articolo di Reporter sans Frontier (archiviato dall'url originale il 26 giugno 2007). sul caso di Ali Reza Payam Sistany e Sayed Mir Hussein Mahdavi
  6. ^ * Condannato a morte giornalista afghano: colpevole di oltraggio all'Islam, su RaiNews24 del 23/01/2008. URL consultato il 24 gennaio 2008 (archiviato dall'url originale il 24 gennaio 2008).
  7. ^ 26 December 1990: Iranian leader upholds Rushdie fatwa, su news.bbc.co.uk, BBC News: On This Day. URL consultato il 10 ottobre 2006.
  8. ^ Rubin, Michael, Can Iran Be Trusted?, su meforum.org, The Middle East Forum: Promoting American Interests, 1º settembre 2006. URL consultato il 10 ottobre 2006.
  9. ^ a b Webster, Philip, Ben Hoyle and Ramita Navai, Ayatollah revives the death fatwa on Salman Rushdie, su timesonline.co.uk, The Times Online, 20 gennaio 2005. URL consultato il 10 ottobre 2006.
  10. ^ Iran adamant over Rushdie fatwa, su news.bbc.co.uk, BBC News, 12 febbraio 2005. URL consultato il 10 ottobre 2006.
  11. ^ testo originale della fatwā (archiviato dall'url originale il 27 settembre 2007). contro Rafiq Tağı e Samir Sadagatoglu
  12. ^
  13. ^ BBC NEWS.
  14. ^ testo della fatwā proclamata contro Osama Bin Laden da "La Comisión Islámica de España", su culturekitchen.com. URL consultato il 24 giugno 2006 (archiviato dall'url originale il 27 luglio 2005).
  15. ^ Aldeeb, Sami, To mutilate in the name of Jehovah or Allah: legitimization of male and female circumcision, in Med Law, vol. 13, n. 7-8, 1994, pp. 575-622, PMID 7731348.
  16. ^ Kandela, Peter, Egypt sees U turn on female circumcision, in BMJ, vol. 310, n. 12, 7 gennaio 1995, p. 6971, PMID 7827544. URL consultato il 25 dicembre 2006.
  17. ^ Menka, Eunice, Islam does not support female circumcision - Expert, GhanaHomePage, 16 marzo 2005. URL consultato il 25 dicembre 2006.

Collegamenti esterni[modifica | modifica wikitesto]