Liscivia

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La liscìvia, chiamata anticamente liscìa (termine usato anche su base regionale, in Sardegna, Sicilia e Veneto) o ranno (termine usato soprattutto in Toscana),[1] è una soluzione alcalina contenente, di solito, idrossido di sodio (soda caustica) oppure idrossido di potassio (potassa caustica) intorno al 33% (più tecnicamente detta liscivia caustica, o liscivia dei saponi). Può essere ottenuta anche come miscela di carbonato di sodio (soda) e sapone (che a volte può anche mancare), con eventuale aggiunta di perborato di sodio o perossido di sodio (liscivia detersiva o da bucato, o semplicemente liscivia).[2]

Nell'uso comune, con liscivia si può indicare un detergente per panni, usato prima della diffusione delle lavatrici e dei moderni detersivi, realizzato trattando con acqua bollente la cenere di legno o di carbone di legna, che contiene grandi quantità di carbonato di sodio e di potassio.[2]

Storia[modifica | modifica wikitesto]

I primi saponi sono stati ottenuti con l'azione della liscivia sui grassi come olio d'oliva o sego; tale processo è conosciuto come saponificazione. L'abitudine all'uso della liscivia per la pulizia è molto antica,[3] essendo documentata fino dai tempi degli Assiri (2500 a.C.), e si è conservata per tutto il Medioevo, il Rinascimento e, nelle zone rurali, fino all'inizio del XX secolo. Dai paesi del medio oriente viene poi l'uso di aggiungere olio d'oliva o grasso animale alla liscivia calda per ottenere il sapone.

Fabbricazione con metodo a caldo[modifica | modifica wikitesto]

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La liscivia è prodotta setacciando della cenere per eliminare grumi o parti parzialmente incombuste. Disposta in una pentola, comunemente usata per questo solo scopo e non di alluminio, la cenere viene mescolata con cinque parti d'acqua (rapporto in volume). Portato ad ebollizione, a fuoco lento e mescolando con frequenza, il composto viene prima stabilizzato, controllandone l'ebollizione e poi lasciato cuocere per circa 2 ore. Una bollitura prolungata ne causerà un eccessivo aumento di forza, rendendola troppo aggressiva.

Lasciata prima decantare e raffreddare, la liscivia viene filtrata con un panno di cotone, prestando attenzione che il sedimento formatosi nel recipiente di bollitura non si sommuova. Si otterrà così un liquido abbastanza limpido, facile da conservare, per lunghi periodi, in recipienti di vetro o plastica.

Fabbricazione con metodo a freddo[modifica | modifica wikitesto]

Un metodo alternativo è quello a freddo. La cenere e l'acqua vengono lasciati per un periodo di almeno 3 settimane (in estate) o 6 settimane (in inverno)[4] in un contenitore di plastica (generalmente un secchio) mescolando almeno un paio di volte al giorno (più la miscela viene mescolata più la liscivia acquisirà forza). L'acqua si trasformerà pian piano in liscivia assorbendo i sali caustici dalla cenere. Trascorso il periodo (più tempo si lascia più la liscivia sarà caustica) lasciar riposare per 1 giorno in modo che la cenere si depositi tutta sul fondo, e prelevare delicatamente con un mestolo la liscivia, versandola direttamente in bottiglie di plastica o di vetro tramite un imbuto. La forza della liscivia così ottenuta sarà leggermente inferiore rispetto a quella ottenuta con il metodo a caldo, ma il tempo di lavoro richiesto e l'impatto ambientale saranno praticamente nulli.

Uso[modifica | modifica wikitesto]

Usata molto in passato come sbiancante, sgrassante, disinfettante o prodotto per le pulizie domestiche, era anche usata, in forma estremamente diluita, per l'igiene personale. Il suo potere detergente è accompagnato da una blanda azione corrosiva; è giusto considerare quest'aspetto in quanto, anche se naturale, la liscivia è di per sé un prodotto non privo di controindicazioni.

Come detersivo per il bucato è apprezzato non solo per le sue proprietà pulenti ecologiche ma anche per il costo ridotto.

Può essere usata per sgrassare padelle e altre stoviglie molto grasse, versandola sulla superficie da trattare e strofinando con una pezzetta. In caso di stoviglie molto unte, il procedimento va ripetuto, dopodiché è sufficiente un veloce risciacquo in acqua. Mentre si effettua questo procedimento si vedrà formarsi una soluzione acquosa giallognola data dalla reazione tra liscivia e grasso, ovvero l'inizio di un processo di saponificazione.

Oltre alla liscivia, nel suo processo di produzione, si ottiene una pasta di cenere che risulta altrettanto efficace per la pulizia delle stoviglie (anche come fase propedeutica alla cosiddetta stagionatura delle pentole). Oggi la liscivia può essere abbinata anche ad altri detergenti, come il più semplice sapone di Marsiglia, quando si è in presenza di sporco resistente. Si ricorda, però, che essendo la liscivia un prodotto alcalino, non deve essere mescolata con sostanze acide, pena l'azzeramento di qualsiasi effetto detergente in quanto darebbe origine a dei sali neutri.

Note[modifica | modifica wikitesto]

  1. ^ ranno, in Treccani.it – Vocabolario Treccani on line, Istituto dell'Enciclopedia Italiana.
  2. ^ a b liscivia, in Treccani.it – Vocabolario Treccani on line, Istituto dell'Enciclopedia Italiana.
  3. ^ Malachia, 3, 1-4
  4. ^ Progetto Evoluzione Silenziosa, su silentevolution.net.

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