Linobambaki

Da Wikipedia, l'enciclopedia libera.
Vai alla navigazione Vai alla ricerca

I Linobambaki erano una comunità che viveva a Cipro.[1] Oggi, fanno parte dei turco-ciprioti.[2][3]

Etimologia[modifica | modifica wikitesto]

La parola Linobambaki deriva dalla combinazione in greco delle parole λινο (lino), “lino” e βάμβακοι (vamvaki), “cotone”.[4] Il termine veniva utilizzato come metafora per dimostrare che nonostante avessero origini Latine Cattoliche, essi scelsero di apparire come Musulmani.[5]

Storia[modifica | modifica wikitesto]

Hassan Pouli (Hasan Bulli), una figura storica del folclore cipriota

La quarta guerra turco-veneziana dal 1570 al 1573 si concluse con ciò che rimaneva di Cipro sotto il dominio Ottomano, e immediatamente dopo la guerra, vennero messe in atto delle sanzioni ai danni della popolazione Latini nell'isola.[6] Con la rivalità turco-veneziana al suo picco, gli ottomani temevano i rischi alla sicurezza posti dai Cattolici Latini di Cipro, e in particolare il fatto che avrebbero incitato il ritorno dei veneziani. Come risultato, la tolleranza ottomana verso la comunità cattolica fu molto minore rispetto a quella verso la comunità Greco Ortodossa.[7] Oltre alla pressione politica e religiosa, era presente una pressione economica che includeva la rimozione dei loro diritti di proprietà. Gli abitanti cattolici colpiti da questi atti erano Latini, Veneziani, Genovesi, Maroniti e Armeni che si erano convertiti all'Islam per poter evitare la schiavitù, l'oppressione, o la morte e alla fine da questo derivò il nome Linobambaki.[8]

I Linobambaki non praticavano o dimostravano apertamente il loro credo religioso, a causa della loro falsa conversione. Perciò nella loro vita quotidiana, sceglievano di avere un nome sia Cristiano che Musulmano, un nome comune che si poteva trovare in entrambe le fedi come Ibrahim (Abraham), Yusuf (Giuseppe) o Musa (Mose).[9] Durante la coscrizione annuale venivano spesso reclutati nell'esercito ottomano,[10] e evitavano di pagare le tasse riservate ai non musulmani. Linobambaki non si convertirono interamente alla vita musulmana tradizionale, e dimostrarono solo pratiche e credi religiosi in grado di portare loro vantaggi riservati ai soli musulmani. Ad esempio, consumavano frequentemente alcol e maiale,[11] e non partecipavano alle funzioni religiose; tradizioni simili che continuano oggi nella cultura turco-cipriota. Molti dei villaggi Linobambaki hanno nomi di santi cristiani, iniziando quindi con άγιος (ayios, "Santo" in greco), in modo da sottolineare le loro origini cattoliche latine. Le radici culturali dei Linobambaki e la loro storia si possono trovare lungo tutta la vita e la letteratura Turco-Cipriota. Ad esempio, due dei personaggi più prominenti del folclore cipriota sono “Gavur Imam” e “Hasan Bulli”.[12] I Linobambaki furono parte attiva di tutte le sommosse e le rivolte contro l'impero ottomano, e contro le istituzioni locali dell'isola.[13]

Insediamenti[modifica | modifica wikitesto]

Molti dei villaggi e delle zone confinanti accettate come località turco-cipriote, le quali erano in precedenza centri di attività Linobambaki. Tali centri includono:

Storia recente[modifica | modifica wikitesto]

Dimostrante dell'organizzazione Linobambaki durante le Proteste a Cipro del Nord del 2011

Il sistema del Millet dell'Impero Ottomano venne abolito durante l'amministrazione britannica. Durante questo periodo, il popolo di Cipro fu diviso in due gruppi principali nei censimenti e öer quanto riguardava le tasse locali.[25] A causa della politica di polarizzazione fra i due gruppi etnici seguita dell'amministrazione britannica, i Linobambaki furono integrati nella comunità turco-cipriota.[26]

Dopo il 1974, a causa della politica della Turchia verso la società turco-cipriota e degli insediamenti di massa di turchi dell'Anatolia nel Nord dell'isola, la disobbedienza civile ha portato ad un aumento della tensione tra il popolo turco-cipriota e i turchi.[27] In risposta ai conflitti si è verificato un risveglio alle radici Linobambaki da parte della società turco-cipriota che ha portato alla formazione di vari gruppi e organizzazioni.[28] Attualmente esiste un'organizzazione non governativa chiamata "LINOBAMBAKI" a Cipro.[28]

Note[modifica | modifica wikitesto]

  1. ^ Selim Deringil, Conversion and Apostasy in the Late Ottoman Empire, Cambridge University Press, 2012, p. 112, ISBN 978-1-107-00455-9.
  2. ^ Chrysostomos Pericleous, Cyprus Referendum: A Divided Island and the Challenge of the Annan Plan, I.B.Tauris, 2009, p. 131, ISBN 978-0-85771-193-9.
  3. ^ Hadjidemetriou, Οι κρυπτοχριστιανοί της Κύπρου, su Church of Cyprus, 23 marzo 2010. URL consultato il 10 maggio 2014 (archiviato dall'url originale il 27 luglio 2014).
  4. ^ Pinar Senisik, The Transformation of Ottoman Crete: Revolts, Politics and Identity in the Late Nineteenth Century, I.B.Tauris, 2011, p. 64, ISBN 978-0-85772-056-6.
  5. ^ Idesbald Goddeeris, De Europese periferie, Leuven University Press, 2004, p. 275, ISBN 978-90-5867-359-6.
  6. ^ Servet Sami Dedeçay, Kıbrıslı Türk kadınının eğitim aracılığı sayesinde dinsel mutaassıplıktan sıyrılıp çağdaş hak ve özgürlük kuralllarını kabullenişi, Lefkoşa Özel Türk Üniversitesi, 2008, p. 297.
  7. ^ James Knowles, The Twentieth Century and After, Spottiswoode, 1908, p. 753.
  8. ^ Captain A. R. Savile, Cyprus, H.M. Stationery Office, 1878, p. 130.
  9. ^ Luigi Palma di Cesnola, Charles William King e Alexander Stuart Murray, Cyprus: Its Ancient Cities, Tombs, and Temples : a Narrative of Researches and Excavations During Ten Years' Residence in that Island, Harper & Brothers, 1878, p. 185.
  10. ^ Frederic Henry Fisher, Cyprus, our new colony, and what we know about it, George Routledge and Sons, 1878, p. 42.
  11. ^ a b Tassos A. Mikropoulos, Linovamvaki, in Elevating and Safeguarding Culture Using Tools of the Information Society: Dusty traces of the Muslim culture, Livanis, 2008, p. 93, ISBN 978-960-233-187-3.
  12. ^ (TR) Celâl Erdönmez, Linobambakiler (PDF), in Şer'iyye Sicillere Göre Kıbrıs'ta Toplum Yapısı (1839-1856), Süleyman Demirel Üniversitesi, 2004, p. 44. URL consultato il 10 giugno 2014 (archiviato dall'url originale il 24 dicembre 2012).
  13. ^ Costas P. Kyrris, Ανατομία του Οθωμανικού Καθεστώτος Στην Κύπρο 1570-1878, Nicosia, Dimos Lefkosias, 1984, pp. 64-66.
  14. ^ a b c d Jan Asmussen, "Wir waren wie Brüder": Zusammenleben und Konfliktentstehung in ethnisch gemischten Dörfern auf Zypern, LIT Verlag Münster, 2001, pp. 78–79, ISBN 978-3-8258-5403-4.
  15. ^ a b c d Alexander-Michael Hadjilyra, The Armenians of Cyprus, Kalaydjian Foundation, 2009, p. 13.
  16. ^ Ian Robertson, Cyprus, Benn, 1981, p. 85, ISBN 978-0-510-01633-3.
  17. ^ a b Marc Dubin, Cyprus, Rough Guides, 2002, p. 412, ISBN 978-1-85828-863-5.
  18. ^ (TR) Esat Mustafa, Kıbrıs Tarihinde Yağmuralan (Vroişa), Lefkoşa, Ateş Matbaacılık, 2013, p. 39.
  19. ^ (TR) Tuncer Bağışkan, Kaleburnu köyüne bir yolculuk (1), in YeniDüzen Gazetesi, Lefkoşa, United Media Group, 15 marzo 2014. URL consultato il 10 giugno 2014.
  20. ^ Kiamran Halil, The Rape of Cyprus, Prosperity Publications, 1983, p. 19, ISBN 978-0-905506-07-4.
  21. ^ a b Louis Mas Latrie, L'île de Chypre: sa situation présente et ses souvenirs du moyen-âge, Firmin-Didot et cio, 1879, p. 43.
  22. ^ Mahmut Islamoglu e Sevket Oznur, Linobambaki: The Christian-Muslim Cypriots, 2013, p. 5.
  23. ^ Andrekos Varnava, Nicholas Coureas e Marina Elia, The minorities of Cyprus: development patterns and the identity of the internal-exclusion, Cambridge Scholars, 2009, p. 204, ISBN 978-1-4438-0052-5.
  24. ^ (TR) Arif Hasan Tahsin, Yeter ki Tohum Çürük Olmasın [collegamento interrotto], in Yeniçağ Gazetesi, Lefkoşa, 3 settembre 2004. URL consultato il 10 giugno 2014.
  25. ^ Samson Opondo e Michael J. Shapiro, The New Violent Cartography: Geo-Analysis after the Aesthetic Turn, Routledge, 2012, p. 205, ISBN 978-1-136-34508-1.
  26. ^ Tassos A. Mikropoulos, Linovamvaki, in Elevating and Safeguarding Culture Using Tools of the Information Society: Dusty traces of the Muslim culture, Livanis, 2008, p. 94, ISBN 978-960-233-187-3.
  27. ^ Yiannis Papadakis, Nicos Peristianis e Gisela Welz, De-ethnicizing the Ethnography of Cyprus: Political and Social Conflict between Turkish Cypriots and Settlers from Turkey, in Divided Cyprus: Modernity, History, and an Island in Conflict, Indiana University Press, 2006, pp. 84–99, ISBN 0-253-11191-9.
  28. ^ a b (EN) Olena Kagui, Patriots Punished in Northern Cyprus: A Modern Day Political Occupation, in The Huffington Post, New York, 3 aprile 2015. URL consultato l'8 aprile 2015.

Voci correlate[modifica | modifica wikitesto]