Lingua vandalica
Vandalico † | |
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Parlato in | Galizia e Portogallo settentrionale, Andalusia, Nordafrica, Sicilia e Sardegna |
Periodo | Fino al VI secolo |
Locutori | |
Classifica | estinta |
Tassonomia | |
Filogenesi | Indoeurepeo Germanico Germanico orientale |
Codici di classificazione | |
ISO 639-3 | xvn (EN)
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Linguist List | xvn (EN)
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Glottolog | vand1245 (EN)
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La lingua vandalica o vandala fu una lingua germanica, un probabile parente stretto della lingua gotica. Vandali, Asdingi e Silingi si stabilirono in Galizia (Portogallo settentrionale e Galizia) ed in Spagna meridionale, seguendo altri popoli germanici e non germanici (Visigoti, Alani e Suebi), prima di spostarsi in Nordafrica nel 429.
Si conosce molto poco della loro lingua a parte il fatto che si trattava di una lingua germanica orientale, parente stretto della lingua gotica. In Spagna si conoscono pochi nomi propri di origine vandalica.
Testimonianze del vandalico[modifica | modifica wikitesto]
Non esistono documenti scritti in vandalico, ma soltanto scarse testimonianze sparse nelle fonti classiche e nelle epigrafi:
- la testimonianza più nota e più sicura è l'espressione froia arme ("Signore, pietà"), contenuta nella Collatio beati Augustini cum Pascentio ariano;
- altra testimonianza è il primo verso dell'epigramma 285 (De conviviis barbaris) contenuto nell'Anthologia Latina, contenente cinque parole un tempo ritenute gotiche e oggi vandaliche. Il verso recita: inter eils goticum scapia matzia ia drincan;
- altre scarse parole si incontrano sempre nell'Anthologia latina: baudus ("signore, padrone"), vandalirice ("re dei Vandali") e forse l'aggettivo abra ("forte"); ritenuti vandalici in passato anche troulous (più probabilmente di derivazione greco-bizantina) e gardingos (in realtà errata lettura di Asdingos);
- più consistente il patrimonio onomastico derivato da fonti scritte tradizionali ed epigrafi: tre etnonimi (Vandali, Hasdingi, Silingi) e circa 140 nomi di persona.[1]
Vocali[modifica | modifica wikitesto]
- Le vocali brevi germaniche tendono a mantenersi tali in vandalico, tranne la "e":
- Anche le vocali lunghe germaniche tendono generalmente a mantenersi tali in vandalico:
- Dittonghi:
- /ai/ rimane tale solo nelle attestazioni più antiche (es. Gaisericus), ma generalmente tende a passare a ei (eils) e addirittura a e (es. Gelimer).
- /au/ passa a o (es. froia), raramente in u (es. Ustriut).
- /eu/ rimane tale, reso graficamente in -eu- (es. Theudo-) o -eo- (es. Theodoricus).
- /-ew-/ rimane tale, reso graficamente in -eu- (es. Sigisteus) o -eo- (es. Oulitheos).[2]
Consonanti[modifica | modifica wikitesto]
Le consonanti germaniche si mantengono immutate nel vandalico, tranne alcune:
- /b/ rimane tale (es. Gibalus), ma nella grafia greca Gibamoundos la b potrebbe rappresentare una v, mentre nel nome tardo Sifila l'originaria /b/ germanica è passata a f.
- /k/ nella scrittura latina è resa graficamente con c, cc o k mentre nella scrittura greca è resa con kh.
- /d/ rimane tale (es. drincan); eccezioni sono Thrasamuns invece di Thrasamundus (su una moneta) e Hastingoi invece di Hasdingi.
- /f/ rimane tale (es. froia), ma in un caso (il nome Raptos) il nesso -ft- viene reso in greco -pt-.
- /g/ rimane tale (es. Agisild).
- /h/ a volte rimane tale (es. Hasdingi), a volte scompare (es. eils).
- /j/ è reso graficamente con i (es. scapia).
- /l/ rimane tale (es. eils).
- /m/ rimane tale (es. matzia).
- /n/ rimane tale (es. drincan), ma in certi casi cade (es. scapia).
- /p/ rimane tale (es. scapia).
- /r/ rimane tale (es. Raginari).
- /s/ rimane tale (es. Godagis).
- /t/ rimane tale (es. Anduit), ma nel termine matzia l'originario nesso germanico -tj- è diventato -tz-.
- /θ/ spesso diventa t (es. Tanca) o d (es. Gunda), più raramente rimane tale (es. Thrasamundus).
- /ð/ spesso diventa t se si trova alla fine di una parola (es. Beremut) e d se si trova all'interno (es. Beremuda), talvolta è resa con th (es. Gamuth).
- /w/ spesso passa a v (es. Vandali) o è reso in greco con la b (es. Bandiloi), a volte si mantiene trascritta come w (in Wandali), u (in Sindiuult), ou (in Trioua), ob (in Obadus), a volte è trascritta con gu (es. Guandalorum).
- /wu-/ forse passa a u (se il nome Usclu deriva da wunsk-ila).
- /z/ rimane tale (es. Gaisericus).[3]
Note[modifica | modifica wikitesto]
- ^ * Nicoletta Francovich Onesti, I Vandali. Lingua e storia, Roma, Carocci, 2002, pp.133-137. ISBN 88-430-2237-7.
- ^ * Nicoletta Francovich Onesti, I Vandali. Lingua e storia, Roma, Carocci, 2002, pp.195-197. ISBN 88-430-2237-7.
- ^ * Nicoletta Francovich Onesti, I Vandali. Lingua e storia, Roma, Carocci, 2002, pp.197-200. ISBN 88-430-2237-7.
Bibliografia[modifica | modifica wikitesto]
- Nicoletta Francovich Onesti, I Vandali. Lingua e storia, Roma, Carocci, 2002. ISBN 88-430-2237-7.
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