Linea di contatto dell'Artsakh

Da Wikipedia, l'enciclopedia libera.
Vai alla navigazione Vai alla ricerca
In rosso la linea di contatto dell'Artsakh

La linea di contatto dell'Artsakh (o linea di contatto del Nagorno-Karabakh) in armeno շփման գիծ?, shp'man gits, in azero təmas xətti) descrive la linea di separazione tra le forze armene (ovvero l'esercito di difesa dell'Artsakh) e le forze armate azere nell'ambito del conflitto del Nagorno-Karabakh. La linea è stata creata all'indomani dell'Accordo di Biškek del maggio 1994 che pose fine alla prima guerra del Nagorno Karabakh (1988-1994). La catena montuosa del Murov è la parte settentrionale della linea di contatto e rappresenta essenzialmente un confine naturale tra le due aree[1][2] La lunghezza della linea di contatto è compresa tra i 180 chilometri (110 mi)[3] e i 200 chilometri (120 mi).[4] Dopo la seconda guerra del Nagorno Karabakh, la linea di contatto è stata eliminata. La separazione tra territorio occupato dagli armeni e territorio occupato dagli azeri viene garantita dalla forza di interposizione russa così come previsto dall'accordo di tregua del 9 novembre 2020.

Terminologia[modifica | modifica wikitesto]

Il termine "Linea di contatto" è ampiamente utilizzato nei documenti e nelle dichiarazioni ufficiali, compreso il Gruppo OSCE di Minsk.[5]

Alcuni analisti armeni, tra cui Ara Papian, hanno incoraggiato la parte armena a evitare il termine "linea di contatto", definendolo invece un "confine di stato" tra l'Artsakh e l'Azerbaigian.[6][7] Il giornalista e scrittore indipendente Tatul Hakobyan ne ha parlato come un confine di stato tra l'Azerbaigian e l'Artsakh notando che nel lessico internazionale è chiamata "linea di contatto".[8]

In Azerbaigian, la "linea di contatto" viene spesso definita "linea di occupazione" in conformità all'indicazione del Nagorno-Karabakh come territorio occupato.[9]

Descrizione[modifica | modifica wikitesto]

La linea di contatto era, immediatamente dopo il cessate il fuoco, una "zona relativamente tranquilla con filo spinato e soldati leggermente armati seduti nelle trincee". Presentava inoltre una terra di nessuno relativamente ampia, che in alcuni punti era larga diversi chilometri. Essa è stata ridotta a poche centinaia di metri nella maggior parte delle aree della linea di contatto a causa del riposizionamento azero nella ex zona neutra.[10] Nel 2016 vi erano circa 20.000 uomini su ogni lato della linea di contatto che risultava quindi fortemente militarizzata.[11] Thomas De Waal l'ha definita come la "zona più militarizzata nell'Europa allargata"[12] e una delle tre zone più militarizzate del mondo (insieme al Kashmir e alla Corea).[4] Le trincee lungo la linea di contatto sono state ampiamente paragonate a quelle della prima guerra mondiale.[13][14]

La linea di contatto è stata regolarmente monitorata da un gruppo di sei osservatori OSCE, guidati dal polacco Andrzej Kasprzyk.[15] Ci sono stati scambi di fuoco praticamente su base giornaliera.[16] Ci sono state violazioni significative del cessate il fuoco in varie occasioni,[17] solitamente caratterizzate da combattimenti a bassa intensità.[18] Si sono verificati scontri significativi nell'aprile 2016[19] quando per la prima volta dal cessate il fuoco la linea di contatto è stata spostata, anche se non in modo significativo.[20] Secondo Laurence Broers di Chatham House, "sebbene frammenti di territorio siano passati di mano per la prima volta dal 1994, sembra che poco del suo significato strategico sia cambiato sul terreno".[21] Gli scontri del 2016 hanno anche segnato per la prima volta dal cessate il fuoco del 1994 l'utilizzo dell'artiglieria pesante,[22] mentre il conflitto del Nagorno-Karabakh del 2020 ha visto l'uso di artiglieria pesante, guerra corazzata e guerra con droni. Il 9 ottobre 2020, quando il presidente Ilham Aliyev si è rivolto alla nazione, ha affermato: "Non c'è lo status quo. Non c'è linea di contatto. L'abbiamo distrutta".[23]

Note[modifica | modifica wikitesto]

  1. ^ (EN) DAVID SIMONYAN : SURRENDER OF TERRITORIES TO AZERBAIJAN: STRATEGIC CONSEQUENCES FOR ARMENIA AND NAGORNO-KARABAKH, su noravank.am. URL consultato il 20 novembre 2020.
  2. ^ (HY) Արցախի տարածքն անբաժանելի է, su web.archive.org, 28 novembre 2019. URL consultato il 20 novembre 2020 (archiviato dall'url originale il 28 novembre 2019).
  3. ^ Sabine Freizer, Twenty years after the Nagorny Karabakh ceasefire: an opportunity to move towards more inclusive conflict resolution, in Caucasus Survey, vol. 1, n. 2, 2014, p. 2, DOI:10.1080/23761199.2014.11417295.
  4. ^ a b Thomas de Waal, The Two NKs, in Carnegie Moscow Center, 24 luglio 2013 (archiviato dall'url originale il 28 novembre 2019).
  5. ^ (EN) Statement by the Co-Chairs of the OSCE Minsk Group on the Twentieth Anniversary of the Ceasefire Agreement, su osce.org.
    «...the perpetual threat of escalating violence along the international border and the Line of Contact...»
  6. ^ (HY) Ոչ թե շփման գիծ, այլ սահման, in a1plus, 9 marzo 2011.
  7. ^ (HY) Davit Jamalyan, Ոչ թե շփման գիծ, այլ՝ պետական սահման, in Hayastani Hanrapetutyun, 26 luglio 2012.
  8. ^ (HY) Հայաստան-Ադրբեջան սահմաններն ու «սահմանադռները», su CivilNet. URL consultato il 20 novembre 2020 (archiviato dall'url originale il 2 settembre 2018).
  9. ^ (EN) Results of the Armenian aggression, su ccla.lu. URL consultato il 20 novembre 2020 (archiviato dall'url originale il 26 agosto 2019).
  10. ^ Tatul Hakobyan, Emil Sanamyan: Nakhichevan Remains the Quietest Stretch of Armenian-Azerbaijani Frontline, in civilnet.am, 24 marzo 2018 (archiviato dall'url originale il 28 novembre 2019).
  11. ^ Thomas de Waal, Dangerous Days in Karabakh, 2 aprile 2016 (archiviato dall'url originale il 28 novembre 2019).
  12. ^ Thomas de Waal, Nagorno-Karabakh's cocktail of conflict explodes again, 3 aprile 2016 (archiviato dall'url originale il 28 marzo 2019).
  13. ^ Gerard Toal e John O'Loughlin, Here are the 5 things you need to know about the deadly fighting in Nagorno Karabakh, in The Washington Post, 6 aprile 2016.
  14. ^ Dov Lynch, Frozen Conflicts, in The World Today, vol. 57, n. 8/9, 2001, pp. 36–38.
    «The 'line of contact' between Azeri and Armenian forces is a trench system reminiscent of World War One.»
  15. ^ Joshua Kucera, Nagorno-Karabakh: Trying to Separate Fact from Fiction, 8 aprile 2016 (archiviato dall'url originale l'8 febbraio 2019).
  16. ^ Roxana Cristescu e Amanda Paul, EU and Nagorno-Karabakh: a 'better than nothing' approach, 15 marzo 2011.
  17. ^ Dov Lynch, Engaging Eurasia's Separatist States: Unresolved Conflicts and de Facto States, United States Institute of Peace, 2004, ISBN 9781929223541.
    «The line of contact between Azerbaijani and Armenian forces is a well-defined trench system, which experiences only occasional violations of the cease-fire regime.»
  18. ^ The conflict in Nagorno-Karabakh, in The Economist, 15 aprile 2016.
    «But despite the ceasefire, low-scale fighting continued along the line of contact.»
  19. ^ Nagorno-Karabakh violence: Worst clashes in decades kill dozens, in BBC News, 3 aprile 2016 (archiviato dall'url originale il 25 ottobre 2019).
  20. ^ Licínia Simão, The Nagorno-Karabakh redux (PDF), European Union Institute for Security Studies, giugno 2016, p. 2, DOI:10.2815/58373, ISSN 2315-1129 (WC · ACNP).
    «For the first time since the 1990s, Azerbaijani forces managed to regain control of small parts of the territory surrounding Karabakh – the first time the Line of Contact has shifted. Although these changes do not significantly alter the parties’ military predicament on the ground...»
  21. ^ (EN) The Nagorny Karabakh Conflict Defaulting to War (PDF), su chathamhouse.org.
  22. ^ Andrew E. Kramer, Fighting Between Azerbaijan and Armenia Flares Up in Nagorno-Karabakh, in The New York Times, 2 aprile 2016.
    «The separatist government of Nagorno-Karabakh, whose principal backers are Armenia and Armenian diaspora groups in Southern California and elsewhere, characterized the fighting as the first time since 1994 that all types of heavy weaponry were being used along the front line.»
  23. ^ (EN) President Ilham Aliyev addressed the nation VIDEO, su azertag.az. URL consultato il 20 novembre 2020.

Voci correlate[modifica | modifica wikitesto]