Lech Kaczyński

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Lech Kaczyński

Presidente della Polonia
Durata mandato23 dicembre 2005 –
10 aprile 2010
Capo del governoKazimierz Marcinkiewicz
Jarosław Kaczyński
Donald Tusk
PredecessoreAleksander Kwaśniewski
SuccessoreBronisław Komorowski (ad interim)

Presidente dell'Ufficio supremo di controllo della Polonia
Durata mandato14 febbraio 1992 –
8 giugno 1995
PresidenteLech Wałęsa
PredecessoreWalerian Pańko
SuccessoreJanusz Wojciechowski

Sindaco di Varsavia
Durata mandato18 novembre 2002 –
22 dicembre 2005
PredecessoreWojciech Kozak
SuccessoreMirosław Kochalski
(ad interim)

Presidente di Diritto e Giustizia
Durata mandato13 giugno 2001 –
18 gennaio 2003
Predecessorecarica istituita
SuccessoreJarosław Kaczyński

Ministro della giustizia della Polonia
Durata mandato12 giugno 2000 –
4 luglio 2001
Capo del governoJerzy Buzek
PredecessoreHanna Suchocka
SuccessoreStanisław Iwanicki

Dati generali
Partito politicoSolidarność
(prima del 1991)
Accordo di Centro
(1991-1997)
Azione Elettorale Solidarność
(1997-2001)
Diritto e Giustizia
(2001-2005)
Indipendente
(2005-2010)
Titolo di studioabilitazione
UniversitàUniversità di Varsavia
FirmaFirma di Lech Kaczyński

Lech Aleksander Kaczyński (Varsavia, 18 giugno 1949Smolensk, 10 aprile 2010) è stato un politico polacco, morto mentre ricopriva la carica di presidente della Repubblica, nell'incidente aereo del 10 aprile 2010 a bordo di un Tupolev Tu-154 che tentava di atterrare alla base aerea di Smolensk in Russia, dove si stava recando per commemorare l'anniversario del massacro di Katyn'.

Militava nel partito conservatore Diritto e Giustizia (Prawo i Sprawiedliwość, PiS). Era presidente della Repubblica di Polonia dal 2005 e aveva precedentemente ricoperto l'incarico di presidente (sindaco) di Varsavia dal 2002 fino al 22 dicembre 2005.

Era fratello gemello di Jarosław Kaczyński, politico ed ex Primo ministro.

Biografia[modifica | modifica wikitesto]

Gioventù[modifica | modifica wikitesto]

Kaczyński nacque a Żoliborz, Varsavia, figlio di Rajmund (1922-2005, ingegnere, che fu anche soldato dell'Armia Krajowa nella Seconda guerra mondiale e veterano della Rivolta di Varsavia[1]) e di Jadwiga (1926-2013[2], filologa presso l'Accademia polacca delle scienze)[3]. Da bambino recitò in un film polacco del 1962, I due che rubarono la luna (in lingua polacca O dwóch takich, co ukradli księżyc) insieme al fratello gemello Jarosław.

Lech Kaczyński si laureò in legge e amministrazione all'Università di Varsavia. Nel 1980 ottenne il dottorato di ricerca all'Università di Danzica. Nel 1990 ottenne l'abilitazione in diritto del lavoro. Assunse poi la posizione di professore all'Università di Danzica e all'Università Cardinale Stefan Wyszyński di Varsavia.

Opposizione al comunismo[modifica | modifica wikitesto]

Negli anni settanta Lech Kaczyński fu un attivista all'interno del movimento democratico anticomunista polacco, il Comitato di difesa degli operai, e nel movimento sindacale indipendente. Nell'agosto 1980 divenne consigliere del Comitato per lo sciopero delle fabbriche nel cantiere navale di Danzica e del movimento Solidarność. Durante il periodo della legge marziale, introdotta dal governo polacco nel dicembre 1981, fu internato come elemento anti-socialista. Dopo essere uscito di prigione tornò alle attività sindacali, divenendo membro di Solidarność, ridotta a movimento segreto.

Quando Solidarność tornò ad essere legale, alla fine degli anni ottanta, Lech Kaczyński divenne consigliere di Lech Wałęsa e del suo Comitato dei Cittadini Solidarność nel 1988. Dal febbraio all'aprile 1989 partecipò alle trattative della Tavola rotonda polacca.

Come presidente della repubblica, Lech Kaczyński il 27/11/2009 firmò l'emendamento (approvato all'unanimità, dal Parlamento polacco il 25 settembre dello stesso anno) che introduceva il reato di apologia del comunismo, vietando e perseguendo penalmente "produzione, diffusione (anche tramite internet) e possesso di simboli, propaganda e idee legate al comunismo"; la pena per chi viene colto in flagrante può arrivare a 2 anni di reclusione.

Porozumienie Centrum[modifica | modifica wikitesto]

Kaczyński fu eletto senatore alle elezioni parlamentari del 1989 e divenne vicepresidente del sindacato NSZZ Solidarność. Alle elezioni parlamentari del 1991 fu eletto al Parlamento come membro di nessun partito; fu tuttavia sostenuto dal comitato elettorale Alleanza Civica di Centro, strettamente legata, ma non identica, al partito politico Porozumienie Centrum (Accordo di Centro), guidato dal fratello.

Fu inoltre il principale consigliere e sostenitore di Lech Wałęsa quando questo fu eletto Presidente della Polonia nel dicembre 1990. Lech Wałęsa nominò Kaczyński Ministro della Sicurezza nella Cancelleria Presidenziale, ma lo licenziò poi nel 1992 a causa di un conflitto riguardante il governo di Jan Olszewski.

Lech Kaczyński fu Presidente della Suprema Camera di Controllo (Najwyższa Izba Kontroli, NIK) dal febbraio 1992 al maggio 1995 e poi Ministro della Giustizia e Procuratore Generale della Repubblica nel governo di Jerzy Buzek dal giugno 2000 al luglio 2001. In questo periodo fu molto popolare, a causa della sua forte campagna contro la corruzione.

Diritto e Giustizia[modifica | modifica wikitesto]

Nel 2001 fondò il partito politico conservatore Diritto e Giustizia (Prawo i Sprawiedliwość – PiS) insieme al fratello Jarosław. Lech Kaczyński fu Presidente del partito dal 2001 al 2003; il fratello Jarosław è l'attuale Presidente.

Sindaco di Varsavia[modifica | modifica wikitesto]

Nel 2002 Lech Kaczyński fu eletto sindaco di Varsavia con una grande maggioranza. Iniziò il mandato dichiarando guerra alla corruzione; sostenne poi la costruzione del Museo della Rivolta di Varsavia, e nel 2004 nominò un gruppo di storici che stimasse le perdite materiali inflitte alla città dalla Germania durante la seconda guerra mondiale (circa l'85% della città fu distrutta durante la Rivolta di Varsavia), come risposta diretta alle rimostranze provenienti dai tedeschi espulsi dalla Polonia. Il gruppo di esperti stimò le perdite in circa 45,3 miliardi di euro, al valore attuale. Kaczyński promosse anche il Museo Ebraico a Varsavia, attualmente in costruzione, donando una parte del terreno cittadino per il progetto.

Interferenza con eventi LGBT[modifica | modifica wikitesto]

Kaczyński impedì per due volte la parata del gay pride a Varsavia nel 2004 e nel 2005, localmente nota come Parada Równości, affermando che la richiesta di autorizzazione da parte degli organizzatori non era stata correttamente inoltrata[4], e dicendo anche che non rispettava il diritto degli omosessuali a manifestare, affermando che "Rispetto il vostro diritto a dimostrare come cittadini. Ma non come omosessuali".[4] Inoltre, egli temeva che la parata potesse promuovere uno "stile di vita omosessuale" e si lamentò con la polizia, che non usò forze sufficienti per interromperla, dicendo: "Perché non è stata usata la forza per sopprimere una manifestazione illegale?".[4][5] Nel 2004 i suoi oppositori definirono incostituzionali le sue azioni, e fu ripetutamente criticato dall'amministrazione del Voivodato della Masovia, che supervisiona ufficialmente l'operato del Sindaco di Varsavia.

Nel 2007 la Polonia, rappresentata da Lech Kaczyński, fu giudicata colpevole dalla Corte europea dei diritti dell'uomo per violazione della libertà di associazione, secondo quanto stabilito dall'Articolo 11 della Convenzione europea per i diritti dell'uomo.[6][7][8]

Presidenza[modifica | modifica wikitesto]

Il 19 marzo 2005, Lech Kaczyński dichiarò formalmente la propria intenzione di concorrere alle elezioni presidenziali del 2005. Fu eletto al secondo turno, sconfiggendo lo sfidante Donald Tusk con il 54,04% dei voti; Kaczyński assunse i poteri il 23 dicembre 2005, prestando giuramento dinnanzi all'Assemblea nazionale della Polonia.

Nel suo primo discorso pubblico come Presidente eletto, Kaczyński affermò che la sua presidenza avrebbe avuto il compito fondamentale di miglioramento della Repubblica, sostenendo che questo sarebbe consistito nell'"eliminare varie patologie dalla nostra vita, e in particolare il crimine (...), la corruzione criminale, che cerca di ottenere ingiustificati arricchimenti, e che sta avvelenando la società, [e impedendo allo stato di assicurare] la sicurezza sociale di base, la sicurezza sanitaria, le condizioni di partenza per lo sviluppo della famiglia [e] la sicurezza dei commerci e dello sviluppo economico.[9]

Incontro con Benedetto XVI

Durante la sua inaugurazione, elencò i diversi obiettivi che intendeva perseguire durante il mandato. Tra quelli che riguardavano gli affari interni, vi erano: l'aumento della solidarietà sociale in Polonia, assicurare alla giustizia coloro che erano stati responsabili o collusi a crimini comunisti durante la Repubblica Popolare Polacca, combattendo la corruzione, assicurando serenità all'economia, e sicurezza per lo sviluppo della famiglia. Kaczyński affermò anche che avrebbe cercato di abolire le differenze tra le religioni. In questo discorso, enfatizzò anche l'unione tra modernizzazione e tradizione, ricordando gli insegnamenti di Papa Giovanni Paolo II.

Tra il 2005 ed il 2007, secondo l'articolo 133 della Costituzione della Polonia, Kaczyński graziò 77 persone e rifiutò la grazia a 550 persone. Il 21 dicembre 2008 Lech Kaczyński divenne il primo Capo di Stato polacco a visitare una sinagoga polacca per una funzione religiosa. La cerimonia coincise con la prima notte di Chanukkah.[10]

Morte[modifica | modifica wikitesto]

Lo stesso argomento in dettaglio: Incidente dell'aereo presidenziale polacco.
La camera ardente di Lech Kaczyński allestita al Palazzo Presidenziale a Varsavia

Il 10 aprile 2010 il Tupolev Tu-154 sul quale il presidente viaggiava con la moglie e il suo staff si schiantò al suolo in fase di atterraggio nella base aerea russa di Smolensk. Kaczyński si stava recando ad una cerimonia di commemorazione delle vittime del massacro di Katyn'. Si presume che le cause dell'incidente siano state la fitta nebbia e una manovra errata del pilota.[11]

Nell'incidente persero la vita, oltre a Lech Kaczyński, la moglie del presidente Maria e altre 94 persone, di cui 86 erano esponenti di primo piano della vita politica, economica e militare polacca. A bordo dell'aereo vi erano, infatti, tra l'altro, il capo di stato maggiore polacco, Franciszek Gagor, il viceministro degli esteri, il governatore della banca centrale, l'ultimo Presidente della Repubblica di Polonia in esilio, Ryszard Kaczorowski, alcuni parlamentari di Camera dei deputati e Senato, il candidato conservatore alle successive elezioni presidenziali, Przemyslaw Gosiewski, e diversi esponenti di primo piano dell'esercito polacco.

Le autorità polacche pubblicarono il testo del discorso che Lech Kaczyński avrebbe dovuto leggere. Il presidente avrebbe voluto ringraziare le famiglie delle vittime dell'eccidio come difensori della memoria nazionale, i russi per gli ultimi passi compiuti per scoprire la verità ed avrebbe lanciato un invito ai due popoli a cicatrizzare quella ferita che li aveva divisi per anni.[12]

La camera mortuaria di Lech Kaczyński e della moglie venne allestita al Palazzo Presidenziale a Varsavia.[13] Vennero seppelliti nella cattedrale del Wawel a Cracovia, dopo i funerali di stato celebrati nella basilica di Santa Maria il 18 aprile 2010, sempre a Cracovia.[14][15] Questa decisione sollevò molte controversie in Polonia, dato che la cattedrale del Wawel e la cripta di San Leonardo sono il luogo di sepoltura di diversi sovrani di Polonia e di eroi nazionali. Perciò molti, pur considerando che Lech Kaczyński sia stato un'importante figura nella storia polacca, hanno ritenuto che dovesse essere sepolto in un luogo degno, ma non nel Wawel.[16]

Molte autorità mondiali, tra cui Barack Obama, Nicolas Sarkozy e il Principe di Galles, non poterono presenziare al funerale a causa dell'eruzione del vulcano Eyjafjallajökull, in Islanda, che ostacolò per qualche giorno gli spostamenti aerei in Europa.

Onorificenze[modifica | modifica wikitesto]

Onorificenze polacche[modifica | modifica wikitesto]

Gran Maestro dell'Ordine dell'Aquila Bianca - nastrino per uniforme ordinaria
Gran Maestro e Gran Croce dell'Ordine della Polonia Restituta - nastrino per uniforme ordinaria
Gran Maestro dell'Ordine della Croce Militare - nastrino per uniforme ordinaria
Gran Maestro dell'Ordine al Merito della Repubblica di Polonia - nastrino per uniforme ordinaria

Onorificenze straniere[modifica | modifica wikitesto]

Collare dell'Ordine pro merito Melitensi (SMOM) - nastrino per uniforme ordinaria
Collare dell'Ordine del Re Abd al-Aziz (Arabia Saudita) - nastrino per uniforme ordinaria
Cavaliere di Gran Croce del Grand'Ordine del Re Tomislavo (Croazia) - nastrino per uniforme ordinaria
«Per l'eccezionale contributo alla promozione dell'amicizia e della cooperazione allo sviluppo tra la Repubblica di Croazia e la Repubblica di Polonia.»
— Zagabria, 21 marzo 2008[17]
Ordine di San Giorgio della Vittoria (Georgia) - nastrino per uniforme ordinaria
Ordine di Jaroslav il Saggio di I Classe (Ucraina) - nastrino per uniforme ordinaria
Collare dell'Ordine Nazionale al Merito (Malta) - nastrino per uniforme ordinaria
Membro di I Classe dell'Ordine della Doppia Croce Bianca (Slovacchia) - nastrino per uniforme ordinaria
Gran Collare dell'Ordine dell'Infante Dom Henrique (Portogallo) - nastrino per uniforme ordinaria
Gran Croce con Collare dell'Ordine al Merito della Repubblica ungherese (Ungheria) - nastrino per uniforme ordinaria
Cavaliere di Gran Croce dell'Ordine di Vytautas il Grande (Lituania) - nastrino per uniforme ordinaria
Ordine di Heydər Əliyev (Azerbaigian) - nastrino per uniforme ordinaria
Collare dell'Ordine della Stella di Romania (Romania) - nastrino per uniforme ordinaria
Collare dell'Ordine del Leone Bianco (Repubblica Ceca) - nastrino per uniforme ordinaria
Eroe Nazionale della Georgia (Georgia) - nastrino per uniforme ordinaria

Note[modifica | modifica wikitesto]

  1. ^ (PL) Rajmund Kaczyñski h. Pomian: genealogia (Potomkowie Sejmu Wielkiego), su sejm-wielki.pl, 14 dicembre 2004. URL consultato il 12 maggio 2010.
  2. ^ (PL) Zmarła Jadwiga Kaczyńska, in Radio Maryja, 17 gennaio 2013. URL consultato il 17 gennaio 2013.
  3. ^ (PL) Jadwiga Jasiewicz h. Rawicz: genealogia (Potomkowie Sejmu Wielkiego), su sejm-wielki.pl. URL consultato il 12 maggio 2010.
  4. ^ a b c (EN) Roger Boyes, New leader finds demons lurking at home and abroad, in The Times, 23 dicembre 2005. URL consultato il 12 maggio 2010.
  5. ^ (EN) Gay marchers ignore ban in Warsaw, su news.bbc.co.uk, BBC News, 11 giugno 2005. URL consultato il 12 maggio 2010.
  6. ^ (EN) Polish gay activists win human rights case, su poland.pl, 4 maggio 2007. URL consultato il 12 maggio 2010 (archiviato dall'url originale il 6 febbraio 2012).
  7. ^ (EN) Case of Bączkowski and others v. Poland, Verdict (PDF), su cmiskp.echr.coe.int, p. 31. URL consultato il 12 maggio 2010 (archiviato dall'url originale il 7 marzo 2012).
  8. ^ (EN) Testo completo del verdetto, su cmiskp.echr.coe.int. URL consultato il 24 luglio 2009.
  9. ^ Speech Discorso del Presidente eletto sulla pagina web ufficiale, su president.pl.
  10. ^ (EN) Vanessa Gera, Polish president makes historic synagogue visit, in The Huffington Post, 21 dicembre 2008. URL consultato il 12 maggio 2010 (archiviato dall'url originale il 6 luglio 2015).
  11. ^ Russia: cade l'aereo del presidente polacco durante l'atterraggio: nessun superstite, in la Repubblica, 10 aprile 2010. URL consultato il 12 maggio 2010.
  12. ^ (ENITPL) L'ultimo discorso mai pronunciato, su europarussia.com, 13 aprile 2010. URL consultato il 12 maggio 2010.
  13. ^ (EN) Camera ardente del Presidente polacco e della moglie, su cbsnews.com, 13 aprile 2010. URL consultato il 12 maggio 2010.
  14. ^ (EN) Poland's President Will Be Buried in State Funeral on Sunday, su foxnews.com, 13 aprile 2010. URL consultato il 12 maggio 2010 (archiviato dall'url originale il 16 aprile 2010).
  15. ^ (EN) State funeral for Polish president Lech Kaczynski and wife, in The Guardian, 13 aprile 2010. URL consultato il 12 maggio 2010.
  16. ^ (EN) Linda Evans, Lech Kaczynski Plane Crash – Polish President Dies, Controversy over Burial, su cnmnewsnetwork.com, 14 aprile 2010. URL consultato il 12 maggio 2010 (archiviato dall'url originale il 19 aprile 2010).
  17. ^ (HR) Odluka o odlikovanju Lecha Kaczynskog, su nn.hr, Narodne novine, 21 marzo 2008. URL consultato il 6 novembre 2010.
  18. ^ Dal sito della Presidenza della Repubblica.
  19. ^ Tabella degli insigniti.

Voci correlate[modifica | modifica wikitesto]

Altri progetti[modifica | modifica wikitesto]

Collegamenti esterni[modifica | modifica wikitesto]


Predecessore Presidente della Polonia Successore
Aleksander Kwaśniewski 23 dicembre 2005 - 10 aprile 2010 Bronisław Komorowski
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