Larcio (o Spurio) Erminio Coritinesano Aquilino
| Larcio (o Spurio) Erminio Coritinesano Aquilino | |
|---|---|
| Console della Repubblica romana | |
| Nome originale | Lars (Spurius) Herminius Coritinesanus Aquilinus |
| Gens | Gens Herminia |
| Consolato | 448 a.C. |
Larcio (o Spurio) Erminio Coritinesano Aquilino, in latino Lars (Spurius) Herminius Coritinesanus Aquilinus (fl. V secolo a.C.), è stato un politico romano del V secolo a.C.
Biografia
[modifica | modifica wikitesto]Larcio (o Spurio) Erminio Coritinesano Aquilino (Tito Livio indica Spurius mentre Diodoro Siculo, Dionigi di Alicarnasso e Valerio Massimo riportano rispettivamente "Λαρινος", "Λαρος" e Lar, entrambi nomi tipicamente etruschi; Cassiodoro indica invece Lucius) fu eletto con console nel 448 a.C. insieme al collega Tito Verginio Tricosto Celiomontano.[1][2] Appartenente al ramo Coritinesano della Gens Herminia, figlio di un Titus e probabilmente parente di Tito Erminio Aquilino, console nel 506 a.C..
La storiografia romana ci informa che sotto il suo consolato non si verificarono eventi importanti.
«[I due consoli], privi di particolari inclinazioni nei confronti della plebe o del patriziato, mantennero la pace in Patria e all'estero»
Fu durante il suo consolato che il tribuno della plebe Lucio Trebonio Aspro propose al Senato la Lex Trebonia: dopo che erano stati eletti solo cinque dei dieci tribuni previsti, per legge sarebbero stati i primi cinque a dover nominare i colleghi, dopo che furono scelti due patrizi (Spurio Tarpeio Montano Capitolino e Aulo Aternio Varo Fontinale, consoli nel 454 a.C.), temendo che ciò fosse usato dal Senato come strumento per controllare i tribuni, la Lex Trebonia stabilì che l'assemblea dovesse continuare ad oltranza fino all'elezione di tutti e dieci i tribuni. Fu dalla sua fiera opposizione ai patrizi che Lucio Trebonio guadagnò il soprannome di Aspro.[3]
Note
[modifica | modifica wikitesto]