Lando Buzzanca

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Lando Buzzanca
Lando Buzzanca nel 2009 al Roma Fiction Fest
NazionalitàBandiera dell'Italia Italia
Generecommedia brillante
commedia all'italiana
umoristico
Periodo di attività musicale1959 – 2021
EtichettaOdeon, Cinevox, Carosello, Yep

Gerlando Buzzanca, detto Lando (Palermo, 24 agosto 1935[1]Roma, 18 dicembre 2022), è stato un attore e cantante italiano.

Biografia[modifica | modifica wikitesto]

Nasce a Palermo in una famiglia di attori: lo zio Gino è attore e, in seguito, lo diviene anche il padre, Empedocle (1910-1987), il quale in origine era proiezionista.[2] Compie i suoi studi nella città natale e a diciassette anni si trasferisce a Roma dove, mentre frequenta corsi di recitazione all'Accademia Sharoff (di cui è divenuto poi presidente onorario), inizialmente si adatta a lavori precari e poi esordisce come attore, dapprima in teatro e poi per il cinema.

Dopo alcuni film girati come comparsa, tra cui Ben-Hur in cui interpretava uno degli schiavi della galea, l'esordio ufficiale arriva nel 1961 con Pietro Germi, che lo sceglie per il ruolo di Rosario Mulè in Divorzio all'italiana e, successivamente, per quello di Antonio in Sedotta e abbandonata. Nel 1964 partecipa, come attore non protagonista, al film di Luciano Ricci Senza sole né luna[3], un film drammatico che racconta la dura vita da minatori durante gli ultimi mesi di scavo per il traforo del Monte Bianco e affianca Ugo Tognazzi e Claudia Cardinale nel film Il magnifico cornuto.

La scelta dei successivi copioni non sarà sempre fortunata, ritrovandosi Buzzanca spesso a interpretare ruoli stereotipati di maschio siciliano amante delle donne ma un po' sciocco, tanto che la critica cinematografica lo relega inizialmente alla schiera dei caratteristi e degli interpreti del cinema di serie B, con l'eccezione del ruolo da protagonista nel 1967 di Don Giovanni in Sicilia, diretto da Alberto Lattuada.

Anni settanta[modifica | modifica wikitesto]

Lando Buzzanca (secondo da sinistra) negli anni '50 con Aldo Rendine (al centro con la pipa) tra gli allievi dell'Accademia Sharoff di Roma

Anche se la critica continua a non essere benevola, la sua vena comica e la sua recitazione spontanea incontrano un vasto consenso di pubblico. Nel 1970 interpreta in televisione Signore e signora, in coppia con Delia Scala, che riscuote enorme successo. La sua battuta "mi vien che ridere" rimarrà un tormentone ricordato e ripetuto dal pubblico per anni.

Anche sull'onda del grande consenso televisivo, i suoi film cominciano a riscuotere un rilevante successo commerciale. La notorietà internazionale gli arriva con Il merlo maschio, commedia sexy all'italiana del 1971 diretta da Pasquale Festa Campanile. Negli anni seguenti si trova così a recitare al fianco di famose attrici di quel periodo, come Claudia Cardinale, Catherine Spaak, Barbara Bouchet, Senta Berger e Joan Collins.

Forte del suo successo commerciale, comincia anche a scegliere da solo i ruoli da interpretare: sue sono ad esempio le idee di film come L'arbitro, Il sindacalista e All'onorevole piacciono le donne, in cui tratteggia parodie di personaggi realmente esistenti e facilmente riconoscibili.

Lando Buzzanca e Delia Scala nel varietà televisivo Signore e signora (1970)

A metà degli anni settanta cala l'interesse per questo tipo di film e, inevitabilmente, diminuiscono gli impegni cinematografici di Buzzanca, che non si adatta alla moda della commedia sexy all'italiana, rifiutandosi di comparire in pellicole quali quelle che renderanno famosi attori come Alvaro Vitali ed Edwige Fenech, Gloria Guida e Gianfranco D'Angelo, preferendo lavorare in radio, dove per qualche anno sarà protagonista di Gran varietà con il grottesco "Buzzanco", erede del personaggio televisivo inventato per la serie Signore e signora.

Anni ottanta[modifica | modifica wikitesto]

Gli anni ottanta vedono Buzzanca intensificare l'attività teatrale, dove tra le altre cose è protagonista della commedia di Alberto Silvestri In quel posto là, per la regia di Aldo Trionfo (1981-1982),[4] dello Stratagemma del bellimbusto di George Farquhar per la regia di Gianfranco de Bosio (1983-1984),[5] delle commedie di Georges Feydeau La pulce nell'orecchio (1983) e Sarto per signora (1984-1985), entrambe per la regia di Tonino Pulci.[6][5][7] Buzzanca è anche protagonista in televisione del varietà di Rai 2 Vanità al fianco di Agostina Belli (1984), e insieme a Bruno Gambarotta e Johara prende parte alla riproposizione dello storico quiz Lascia o raddoppia? (1989).[8]

Anni novanta e duemila[modifica | modifica wikitesto]

Dopo alcuni anni di attività in teatro, torna nel 2005 a lavorare per la televisione con la fiction Mio figlio, nel ruolo del padre di un ragazzo omosessuale (interpretato da Giovanni Scifoni), ottenendo uno straordinario successo di pubblico, tanto che cinque anni più tardi verrà prodotto un sequel, Io e mio figlio - Nuove storie per il commissario Vivaldi, con gli stessi attori, andato in onda nel 2010, anno in cui Buzzanca compare anche nelle miniserie Lo scandalo della Banca Romana e Capri 3.

Nel 2007 recita nel lungometraggio cinematografico I Viceré di Roberto Faenza, per il quale viene candidato al David di Donatello per il miglior attore protagonista e vince il Globo d'oro al miglior attore.

Anni duemiladieci[modifica | modifica wikitesto]

Nel 2012 realizza la serie televisiva Il restauratore, che ottiene un grande successo - con più di sei milioni di spettatori - replicato dalla seconda stagione due anni dopo. Il 7 agosto 2013 viene ritrovato in casa privo di sensi e con tagli alle vene dei polsi. Il tentato suicidio, inizialmente smentito, viene poi confermato dall'attore a un anno di distanza[9]. Partecipa al video musicale Amo Milano (2014) di Dargen D'Amico, nel quale assume la parte di un siculo naturalizzato a Milano.

Nel 2016 prende parte all'undicesima edizione di Ballando con le stelle, danzando in coppia con Sara Mardegan e l'anno successivo compare in alcune scene del film Chi salverà le rose? di Cesare Furesi[10], al fianco di Carlo Delle Piane, nel quale i due interpretano una coppia di anziani omosessuali; è stata l'ultima apparizione al cinema sia per Delle Piane, sia per Buzzanca.

Malattia e morte[modifica | modifica wikitesto]

Ritiratosi a vita privata, nell'aprile 2021, dopo una caduta, subisce le conseguenze di una malattia invalidante che distrugge le sue facoltà cognitive e fisiche, determinandogli un'afasia e venendo ricoverato in una RSA per oltre un anno. Dopo il trasferimento a Roma nella clinica Villa Speranza dopo accuse incrociate tra i figli e la compagna Francesca Della Valle, vi muore il 18 dicembre del 2022, all'età di 87 anni.[11] I funerali sono stati celebrati il 21 dicembre a Roma, nella basilica di Santa Maria in Montesanto, chiamata con la popolare definizione di "Chiesa degli artisti".[12]

Prese di posizione[modifica | modifica wikitesto]

Durante la Prima Repubblica, Lando Buzzanca era simpatizzante del Movimento Sociale Italiano (era anche amico personale di Giorgio Almirante); in un'intervista si dichiarò "socialista di destra". In seguito aderì ad Alleanza Nazionale (partito erede del MSI), divenendo consulente culturale del segretario Gianfranco Fini. Nei primi anni 2000 sostenne, anche attivamente, l'operato di Silvio Berlusconi, ma in seguito se ne distanziò.[13]

In occasione della prima messa in onda della miniserie televisiva Mio figlio, nella primavera del 2005, all'interno della quale veniva anche trattato il tema dell'omosessualitá, l'attore è stato invece oggetto di critiche da parte del centrodestra[14].

Filmografia[modifica | modifica wikitesto]

Cinema[modifica | modifica wikitesto]

Lando Buzzanca e Aldo Puglisi in Sedotta e abbandonata (1964)
Lando Buzzanca e Barbara Bouchet ne Il prete sposato (1970)
Lando Buzzanca ne Il merlo maschio (1971)
Lando Buzzanca in Homo Eroticus (1971)
Lando Buzzanca in Quando le donne persero la coda (1972)
Antonia Santilli e Lando Buzzanca in Io e lui (1973)
Lando Buzzanca con Ciccio Ingrassia in Il cav. Costante Nicosia demoniaco ovvero: Dracula in Brianza (1975)
Gloria Guida e Lando Buzzanca ne Il gatto mammone (1975)

Televisione[modifica | modifica wikitesto]

Prosa televisiva Rai[modifica | modifica wikitesto]

Programmi televisivi[modifica | modifica wikitesto]

Discografia[modifica | modifica wikitesto]

Singoli[modifica | modifica wikitesto]

  • 1971 – Il bello/Vado bene per Parigi (Odeon, 3C-006-17748)
  • 1974 – Canzuncella cafona/La vita che d'è (Cinevox, MDF-067)
  • 1978 – L'uomo oggetto/L'uomo oggetto (strumentale) (Carosello, CI-20463)
  • 1981 – Ma che sei stata tu/Canzone contro (Yep, YEP 00739)

Riconoscimenti[modifica | modifica wikitesto]

  • Magna Graecia Film Festival
    • 2014 – Colonna d'oro alla carriera

Doppiatori italiani[modifica | modifica wikitesto]

Note[modifica | modifica wikitesto]

  1. ^ Secondo la pubblicazione di matrimonio affissa all'Albo Pretorio del Comune di Canosa di Puglia, la data di nascita è il 25/08/1935, mentre, secondo l'elenco artisti settore audiovisivo rappresentati da nuovo IMAIE, è il 24/08
  2. ^ Maddalena Menza intervista Lando Buzzanca - You Tube, su youtube.com. URL consultato il 4 gennaio 2017.
  3. ^ davinotti.com, https://www.davinotti.com/film/senza-sole-nè-luna/49840.
  4. ^ Renato Palazzi, E Buzzanca resta chiuso in «quel posto là», in Corriere della Sera, 15 dicembre 1981, p. 19.
  5. ^ a b Renato Palazzi, Molti «big » più Abatantuono con Molière, in Corriere della Sera, 20 agosto 1983, p. 17.
  6. ^ Quella molesta Pulce di Feydeau, in Corriere della Sera, 11 giugno 1983, p. 19.
  7. ^ Renato Palazzi, Buzzanca sarto scuce Feydeau, in Corriere della Sera, 20 dicembre 1984, p. 23.
  8. ^ Oreste Del Buono, Italia di ieri in bianco e nero, in Corriere della Sera, 22 gennaio 1989, p. 27.
  9. ^ Lando Buzzanca si confessa: «È vero, ho tentato il suicidio», in Il Mattino di Napoli, 8 agosto 2014.
  10. ^ Chi salverà le rose? | Film Chi Salverà le rose Cinema 2017 [Sito ufficiale], su www.chisalveralerose.it. URL consultato il 23 maggio 2019.
  11. ^ Addio a Lando Buzzanca, il 'Merlo maschio' tra luci e ombre, su ansa.it, 18 dicembre 2022.
  12. ^ Folla ai funerali di Lando Buzzanca. Il figlio: "Voglio ricordarlo col sorriso sulle labbra". Della Valle diserta. "Ipocriti", su roma.repubblica.it, 21 dicembre 2022.
  13. ^ Anche Lando lasciò la destra «E voterei Veltroni premier», Corriere della Sera, 29 marzo 2006, p.15
  14. ^ Christian Uva, Michele Picchi, Destra e sinistra nel cinema italiano, su books.google.com. URL consultato il 7 novembre 2008.
  15. ^ Gianfranco Gramola, Intervista a Lando Buzzanca, su intervisteromane.net. URL consultato il 6 gennaio 2023.

Bibliografia[modifica | modifica wikitesto]

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