Lajolo

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Stemma della
famiglia Lajolo
Blasonatura
D'argento, al palo di rosso, accostato da sei ramarri di verde, tre per parte uno sull'altro, quelli di destra in banda gli altri in sbarra[1]

«Sebbene siano sempre stati popolari
furono però in tutti i tempi
dei principali del popolo.»

La famiglia Lajolo o Laiolo, fu una delle famiglie ghibelline più antiche di Asti, appartenente alle "casane", quel gruppo cioè di famiglie che ottennero la loro ascesa sociale non per discendenza patrizia, ma in seguito al prestito della valuta ed al commercio. Consignori di S. Michele d'Asti e Soglio furono insigniti nel 1829 del titolo comitale da re Carlo Felice.

Origini e storia[modifica | modifica wikitesto]

Le prime notizie della famiglia risalgono al XII secolo. Raimondo fu console del Comune di Asti nel 1190, ed Uberto decurione. Rolando e Guglielmo furono "chiavari" della città nel 1218 e 1220. Tra il 1275 ed il 1300, ben 18 membri della famiglia rivestirono cariche importanti nell'amministrazione del comune di Asti.

Mercanti di stoffe e lane, come tutti i casanieri astigiani, svilupparono l'attività feneratizia già all'inizio del Duecento attraverso l'apertura di alcuni banchi a Tournai, Bouvignes, Courtrai e Grammont.[2]

Sul finire del secolo l'attività si ampliò in Savoia, in particolare a Chambéry e Conthey ed in Svizzera, a Lucerna, erano in società con i potenti Guttuari.

A Lucerna, Galvano Lajolo era il banchiere della famiglia Asburgo e si insigniva del titolo onorifico di "dominus". Alla sua morte (1308), lasciò una cospicua eredità al duomo della città.[3]

Nel 1304 subirono l'esilio con le altre famiglie ghibelline per opera dei Solaro. Tra il XV e XIX secolo le notizie della famiglia sono scarse e frammentarie; degno di nota è un Gerolamo Lajolo giureconsulto, vissuto ad Asti nel XVI secolo e Giuseppe Tommaso consigliere del duca di Mantova nel 1675.

Carlo Lajolo († Torino, 1829), fu vicepresidente del tribunale di Torino ed in seguito giudice della Corte d'Appello nel 1808. Scrisse le memorie della famiglia nel libro Notizie storiche sull'antichità della famiglia Lajolo.

Giambattista Lajolo, il 27 marzo 1829, riceveva dal Carlo Felice re di Sardegna il titolo trasmissibile di conte; i suoi figli avuti con la contessa Mestiatis di Graglia, combatterono come ufficiali nelle guerre d'Indipendenza.

Le abitazioni dei Lajolo[modifica | modifica wikitesto]

Essendo il numero delle linee famigliari dei Lajolo molto esteso, anche il numero delle residenze nella città di Asti lo era. Le dimore coprivano una superficie che partiva dalla zona dei Varroni nel rione Cattedrale, raggiungendo la piazza del duomo percorrendo l'odierna via Carducci.[2]

Lo stesso argomento in dettaglio: Mura di Asti.

Nella zona del duomo verso il lato occidentale, si apriva la "platea Layoliorum", uno spazio privato ad uso pubblico, collegato alla piazza del duomo e delimitato tra le vie Borgnini, Milliavacca, Cattedrale e Carducci ben visibile nella pianta di Asti del Theatrum Sabaudiae del XVII secolo.

Stemma[modifica | modifica wikitesto]

Essendo l'araldica astigiana frutto di un'aristocrazia prettamente urbana e mercantile, molti stemmi come quello dei Lajolo si rifanno all'arma parlante, quell'arma cioè che fa derivare il simbolo del proprio casato direttamente dal nome (talora la funzione) del possessore di tale arma.

Laieul, in dialetto astigiano significa appunto ramarro. La dicromia argento e rosso è la tipica colorazione degli stemmi delle antiche famiglie legate all'impero.[4]

Scudo: d'argento al palo di rosso, accostato da sei ramarri di verde, tre per parte, uno sull'altro

Motto: Fidus Custos ("Fedele custode").

Note[modifica | modifica wikitesto]

  1. ^ Piero Guelfi Camajani, Dizionario araldico, Milano, Ulrico Hoepli, 1940, p. 348.
  2. ^ a b Bera 2004, p. 600.
  3. ^ Luisa Castellani, Le famiglie del patriziato astigiano, da Araldica astigiana, Allemandi (a cura di Bordone R.), C.R.A. 2001, p. 120.
  4. ^ Natta-Soleri C., Fe' D'Ostani B., Adozione e diffusione dell'arma gentilizia presso il patriziato astigiano, da Araldica astigiana, Allemandi (a cura di Bordone R.), C.R.A. 2001, p. 67.

Bibliografia[modifica | modifica wikitesto]

  • Gianluigi Bera, Asti edifici e palazzi nel Medioevo, Edizioni Gribaudo, 2004, ISBN 88-8058-886-9.
  • Bianco A.Asti Medievale, Ed CRA 1960
    • Asti ai tempi della rivoluzione. Ed CRA 1960
  • Bordone R., Araldica astigiana, Allemandi C.R.A. 2001
    • Dalla carità al credito. C.R.A. 2005
  • Castellani L., Gli uomini d'affari astigiani. Politica e denaro fra il Piemonte e l'Europa (1270 - 1312). Dipartimento di Storia dell'Università di Torino 1998 ISBN 88-395-6160-9
  • Ferro, Arleri, Campassi, Antichi Cronisti Astesi, ed. dell'Orso 1990 ISBN 88-7649-061-2
  • Gabiani Nicola, Asti nei principali suoi ricordi storici vol 1, 2,3. Tip. Vinassa 1927-1934
    • Le torri le case-forti ed i palazzi nobili medievali in Asti,A.Forni ed. 1978
  • Incisa S.G., Asti nelle sue chiese ed iscrizioni C. R.A. 1974
  • Malfatto V., Asti antiche e nobili casate. Il Portichetto 1982
  • A.M. Patrone, Le Casane astigiane in Savoia, Dep. Subalpina di storia patria, Torino 1959
  • Peyrot A., Asti e l'Astigiano ,tip. Torinese Ed. 1983
  • Sella Q., Codex Astensis qui De Malabayla comuniter nuncupatur, del Codice detto De Malabayla, memoria di Quintino Sella, Accademia dei Lincei, Roma 1887.
  • S.G. Incisa, Asti nelle sue chiese ed iscrizioni C.R.A. 1974.

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