La vita semplice
La vita semplice è un film del 1946 diretto da Francesco De Robertis.
Il regista pugliese, che aveva aderito alla Repubblica Sociale Italiana (RSI)[1], aveva lavorato - nel periodo dall'8 settembre 1943 al 29 aprile 1945 - per il Cinevillaggio.
Trama[modifica | modifica wikitesto]
Produzione[modifica | modifica wikitesto]
La vita semplice è l'ultimo dei sei film prodotti dalla Scalera con la regia di De Robertis. Segue i moduli del cinema spettacolare americano, ma utilizza volti anonimi e attori non professionisti per conferire maggiore verosimiglianza e un tono documentario alle vicende narrate.
Il primo ciak risale a pochi giorni prima del tracollo della RSI, il 20 aprile 1945, tanto è vero che Piero Costa dovette interrompere i lavori. Il titolo del film doveva originariamente essere I figli della laguna.
Il film venne poi recuperato ed ultimato nel 1945 da Francesco De Robertis, che sostituì Piero Costa e cambiò il titolo nel definitivo La vita semplice.[2]
Nel cast De Robertis inserisce (nel ruolo di Migia), per la seconda volta Anna Bianchi, una delle due attrici che il regista riconfermò dopo un'altra pellicola.
Il film fu completamente doppiato a Roma nell'estate del 1946 presso gli studi della Fono Roma dalla neonata CDC, uscendo nelle sale alla fine dell'anno.
Critica[modifica | modifica wikitesto]
«Merita un posto d'onore tra i predecessori del cinema neorealistico per la sobrietà del suo approccio semi documentaristico, la rinuncia alla retorica militare, l'uso espressivo del montaggio, cui probabilmente non fu estranea la lezione del cinema sovietico muto e del documentarismo britannico degli anni '30.» |
(Filippo Sacchi, Il Corriere della Sera) |
Note[modifica | modifica wikitesto]
- ^ Sull'adesione alla R.S.I. del De Robertis le fonti sono contrastanti: mentre il Dizionario Biografico degli Italiani Treccani la conferma, Ernesto G. Laura afferma: «[...] Francesco De Robertis [...] non aveva aderito a Salò , era ricercato perciò come ufficiale di marina "disertore" e tuttavia aveva potuto lavorare indisturbato a Venezia, senza dubbio con documenti di identità falsi, grazie al produttore Michele Scalera che lo aveva voluto come suo uomo di fiducia [...]» Ernesto G. Laura, I reduci del cinema di Salò, in Callisto Cosulich (a cura di), Storia del cinema italiano, vol.7 - 1945/1948, Marsilio, Venezia 2003.
- ^ Alberto Rosselli, Il Cinema della Repubblica Sociale Italiana.
Bibliografia[modifica | modifica wikitesto]
- Roberto Chiti, Enrico Lancia (a cura di), Dizionario del Cinema Italiano - i film vol.I, Gremese, Roma 2005.
Voci correlate[modifica | modifica wikitesto]
Collegamenti esterni[modifica | modifica wikitesto]
- La vita semplice, su CineDataBase, Rivista del cinematografo.
- La vita semplice, su ANICA, Archiviodelcinemaitaliano.it.
- (EN) La vita semplice, su Internet Movie Database, IMDb.com.