Basilica della Santissima Trinità del Cancelliere

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Basilica della Santissima Trinità del Cancelliere
La facciata della chiesa
StatoBandiera dell'Italia Italia
RegioneSicilia
LocalitàPalermo
Coordinate38°06′49″N 13°22′08″E / 38.113611°N 13.368889°E38.113611; 13.368889
Religionecattolica di rito romano
TitolareSantissima Trinità
Arcidiocesi Palermo
Stile architettoniconormanno
Completamento1191
Sito webSito della basilica

La Basilica Collegiata della Santissima Trinità del Cancelliere, comunemente conosciuta come basilica La Magione, è una delle più antiche chiese della città di Palermo, sita nei pressi del quartiere della Kalsa, di fronte all'omonima piazza.[1][2][3][4][5]

Ha la dignità di basilica minore.[6]

Storia[modifica | modifica wikitesto]

Portale barocco.
Esterno Absidi.
Madonna con bambino.
Sarcofago Perdicaro.
Cristo benedicente.
Trittico.
Absidiola destra.
Tabernacolo.
Navata centrale.

Fondata nel 1191 dal cancelliere del regno normanno Matteo d'Aiello[5][7] successore di Stefano di Perché al servizio di Guglielmo II d'Altavilla, annessa alla contigua abbazia dell'Ordine cistercense, filiazione di Santo Spirito del Vespro, linea Clairvaux, e affidata ai seguaci di Bernardo di Chiaravalle.[8]

Ultima delle chiese edificate durante la dinastia normanna degli Altavilla: Tancredi vi seppellì il figlio Ruggero e lui stesso volle essere sepolto nella Basilica. Enrico VI di Svevia nel 1197 cacciò i cistercensi, che gli erano stati ostili, e favorì l'“ordo hospitalis Sanctae Mariae theutonicorum Jerusalem” che annoverava lo stesso imperatore tra i suoi confratelli.[7] (I Cavalieri Teutonici) in seguito a donazioni, ne aumentarono la proprietà e il prestigio. Divenuta la "Casa dei Cavalieri Teutonici", era così la magione, da cui il nome della chiesa del precettore generale dell'ordine.

Restauri[modifica | modifica wikitesto]

  • XIX secolo, Un primo restauro volto al ripristino delle originarie linee arabo - normanne fu diretto da Giuseppe Patricolo negli ultimi decenni del secolo.

Il sacro recinto ha subito varie trasformazioni nel tempo. Nel 1717 è documentata l'edificazione del portale barocco[13] e l'integrazione di un loggiato in stile neoclassico su tutta la facciata, manufatto demolito durante il restauro condotto nel 1920 da Francesco Valenti.

Nel secondo dopoguerra seguirono alcuni restauri a causa dei bombardamenti del 1943.

Esterno[modifica | modifica wikitesto]

Il recinto consacrato accoglieva la primitiva Moschea, l'Ospedale per pellegrini, il chiostro col monastero - convento[15], l'Antioratorio di Santa Cecilia che costituisce l'accesso al settecentesco Oratorio del Santissimo Crocifisso alla Magione.

Facciata[modifica | modifica wikitesto]

La facciata è caratterizzata da tre portali a sesto acuto, più piccoli i due laterali, strombati e incorniciati da bugne. Nel secondo ordine è presente una teoria di cinque monofore, delle quali tre cieche quelle centrali. Nel frontone che chiude il prospetto, tre monofore, quella centrale è posta in asse con il portale principale.

Il motivo delle monofore con ghiere si ripropone sui fianchi laterali e nelle absidi, delle quali, quella centrale è disegnata da archi intrecciati ben sporgenti mentre nelle minori, recanti slanciati archi a sesto acuto, sono appena accennati.

Interno[modifica | modifica wikitesto]

Controfacciata: Il soppalco ligneo sopra l'ingresso accoglie il maestoso organo.

La chiesa si presenta come un particolare esempio di arte arabo - normanna con le finestre ogivali incassate e il motivo delle arcate intrecciate riprodotto nell'abside tipico del periodo. Otto colonne, sei archi e vari livelli calpestabili conducono nel presbiterio.[13]

Un dipinto su tavola proveniente da questa chiesa si conserva nel Museo Diocesano di Palermo.

Navata destra[modifica | modifica wikitesto]

  • Pietà, scultura marmorea, opera di Archimede Campini del 1953. In epoca rinascimentale nella primitiva Cappella della Pietà è documentata l'opera omonima commissionata ad Antonello Gagini nel 1513 e realizzata in seguito dal figlio Vincenzo Gagini,[14][16] manufatto in mistura di stucco su basamento marmoreo.[17] Distrutta dai bombardamenti della seconda guerra mondiale, dell'opera sono conservati dei frammenti.
  • Acquasantiera, manufatto marmoreo del XVI secolo.
  • Cristo benedicente, scultura marmorea, opera della bottega dei Gagini.
  • Trittico, manufatto in marmo bianco. Le figure maggiori rappresentano la Santa Vergine con Bambino e Santa Caterina d'Alessandria con la ruota dentata simbolo del martirio. Due santi, verosimilmente San Nicola e San Bernardo da Chiaravalle o San Domenico ai lati. In alto la raffigurazione dell'Annunciazione con il Padreterno, Maria e l'arcangelo Gabriele. Nella predella in basso Crocifissione: Cristo in croce affiancato da Apostoli e Santi. Opera documentata dietro l'altare maggiore, verosimilmente costituiva la primitiva Cappella del Rosario costruita dai Domenicani.[18]
  • Cappella di Santo Stefano, altare documentato con quadro di Santo Stefano Protomartire.[17]

Navata sinistra[modifica | modifica wikitesto]

  • Croce, manufatto in pietra raffigurante l'emblema dei Cavalieri Teutonici del XV secolo.
  • Sarcofago, monumento funebre di Francesco Perdicaro, Maestro Razionale del Regno, opera di Vincenzo Gagini. Reca la data del 9 dicembre 1567, all'interno del sarcofago è stata tumulata, per precisa volontà del committente, anche la salma della moglie Eleonora.
  • Madonna col Bambino, statua marmorea, della bottega dei Gagini del XVI secolo.
  • Portale, manufatto rinascimentale attribuito a Francesco Laurana. Il varco introduce alla sacrestia.

Presbiterio[modifica | modifica wikitesto]

  • Cappella di San Luca.[17] Mirabile tabernacolo di scuola gaginiana datato 1528. Sulla parete della calotta la lavagna raffigurante la Madonna delle Grazie del XV secolo.
  • Cappella di Santa Apollonia.[17] Sull'altare l'Immacolata Concezione.
  • Cappellone ornato da 16 colonnette marmoree. Nel catino dell'abside il dipinto Vergine Incoronata. Il quadro documentato della Santissima Trinità[13] raffigurante i tre angeli e Abramo adorante "tres vidit et unum adoravit", e poi temporaneamente collocato in sacrestia, opera del cosiddetto Maestro delle Incoronazioni degli inizi XV secolo, è custodito presso il Museo Diocesano.[19]

Al centro della navata Crocifisso sospeso del XII secolo.

Commenda della Magione[modifica | modifica wikitesto]

La Commenda[5] comprende i territori del casale Risalaime Misilmeri[7], le dipendenze e le pertinenze della chiesa di San Giovanni dei Lebbrosi.[11]

Nel 1787 la Real Corte di Ferdinando IV di Napoli incamerò le terre di Villa di Adriano fino allora amministrate dagli abati di Fossanova. Le terre appartenevano a Matteo Bonello che le ripartì tra i monasteri di Sant'Angelo e San Cristoforo. Federico II confermò la donazione di Matteo Bonello concedendo l'area e le due istituzioni religiose, fino ad allora di pertinenza del demanio della Corte Imperiale, all'abbazia di Fossanova. Risale al 1273 l'atto di divisione tra i monasteri di Sant'Angelo e San Cristoforo.

Gli archivi custodivano il Tabulario della Commenda della Magione.

Ospedale per pellegrini[modifica | modifica wikitesto]

  • 1197, Sede dell'“ordo hospitalis Sanctae Mariae theutonicorum Jerusalem” altrimenti noto come Ospedale di Santa Maria dei Teutonici o Ospedale della Santissima Trinità di Gerusalemme, struttura fondata nel 1160 da Matteo d'Ajello, gestito dai Cistercensi, poi dai Teutonici.[15][20]

Monastero - convento - chiostro[modifica | modifica wikitesto]

  • Portale rinascimentale, portico del chiostro.
  • Madonna delle Grazie, affresco rinascimentale, mura portico del chiostro.

Antioratorio di Santa Cecilia[modifica | modifica wikitesto]

Oratorio del Santissimo Crocifisso alla Magione[modifica | modifica wikitesto]

Oratorio del Santissimo Crocifisso

La Congregazione del Santissimo Crocifisso, dedita alle pratiche di pietà e di assistenza agli ammalati, ebbe in dotazione nel XVIII secolo dal cardinale Antonio Branciforte Colonna la concessione di un locale ricavato nel primitivo refettorio della Magione.

Nel tempo molti affreschi dei medaglioni si sono deteriorati. L'addobbo in stucco della fascia che raccorda le pareti con la volta a botte, sopra l'altare maggiore la raffigurazione dello Spirito Santo con cherubini disposti su raggiera. Due putti disposti sul cornicione. Un affresco quattrocentesco (1472) raffigura Gesù Crocifisso ritratto con la Vergine Maria e San Giovanni Evangelista, ubicato sull'altare, che da restauri recenti ha svelato un ulteriore frammento d'affresco d'epoca anteriore.[22]

L'altare in marmi mischi accoglie un Crocifisso del XVII secolo, sotto la mensa la teca contenente il Cristo morto.

Un Cuore di Gesù domina l'aula da una mensola della controfacciata, una statua in gesso rappresenta i pellegrini che presso la Magione trovarono accoglienza e conforto.

Chiesa dei Santi Euno e Giuliano[modifica | modifica wikitesto]

La Chiesa dei Santi Euno e Giuliano fu voluta nella seconda metà del XVII secolo dalla Confraternita dei Seggettieri o "Vastasi di cinga" o portantini,[23] ossia i costruttori o conduttori di portantine. I lavori iniziarono nel 1651 e terminarono nel 1658.

Collegio di Santa Maria della Sapienza[modifica | modifica wikitesto]

  • 1740, Istituzione sorta per accogliere, educare ed istruire le ragazze povere del rione. Ospitò le Suore di Madre Teresa di Calcutta.[24]

Collegio della Vitrera[modifica | modifica wikitesto]

  • 1592, Collegio della Vitrera o Conservatorio di Santa Maria Maggiore detto delle «Male Maritate alla Vetraia».[25]

Feste religiose[modifica | modifica wikitesto]

OESSH[modifica | modifica wikitesto]

Luoghi sacri di Sicilia custoditi dall'Ordine dei Cavalieri del Santo Sepolcro di Gerusalemme:[27]

Chiese a vario titolo correlate all'Ordo Equestris Sancti Sepulcri Hierosolymitani (OESSH):

Note[modifica | modifica wikitesto]

  1. ^ Pagina 482, Tommaso Fazello, "Della Storia di Sicilia - Deche Due" [1] Archiviato il 29 novembre 2015 in Internet Archive., Volume uno, Palermo, Giuseppe Assenzio - Traduzione in lingua toscana, 1817.
  2. ^ Pagina 103, Abate Francesco Sacco, "Dizionario geografico del Regno di Sicilia", [2] Archiviato il 25 settembre 2015 in Internet Archive., Palermo, Reale Stamperia, 1800
  3. ^ Gaspare Palermo Volume secondo, pp. da 273 a 290.
  4. ^ Pagina 39, Antonio Mongitore, "Palermo divoto di Maria Vergine e Maria Vergine protettrice di Palermo ..." [3] Archiviato il 16 ottobre 2017 in Internet Archive., Tomo primo, Palermo, Gaspare Bayona, 1719, pp. 697.
  5. ^ a b c Vincenzo Mortillaro, pp. 24.
  6. ^ (EN) Catholic.org Basilicas in Italy
  7. ^ a b c Gaspare Palermo Volume secondo, pp. 275.
  8. ^ Gaspare Palermo Volume secondo, pp. 274.
  9. ^ Gaspare Palermo Volume secondo, pp. 276.
  10. ^ Gaspare Palermo Volume secondo, pp. 279.
  11. ^ a b Gaspare Palermo Volume secondo, pp. 277.
  12. ^ Gaspare Palermo Volume secondo, pp. 284.
  13. ^ a b c d e Gaspare Palermo Volume secondo, pp. 281.
  14. ^ a b c d Vincenzo Mortillaro, pp. 25.
  15. ^ a b Gaspare Palermo Volume secondo, pp. 288.
  16. ^ Gioacchino di Marzo, pp. 266 e 267.
  17. ^ a b c d Gaspare Palermo Volume secondo, pp. 283.
  18. ^ Gaspare Palermo Volume secondo, pp. 279 e 280.
  19. ^ Gaspare Palermo Volume secondo, pp. 282.
  20. ^ Pagina 363, "Opere storiche inedite sulla città di Palermo pubblicate su' manoscritti della Biblioteca comunale precedute da prefazioni e corredate di note per cura di Gioacchino Di Marzo" [4], Volume 5, nello specifico la parte tratta da Francesco Maria Emanuele Gaetani, marchese di Villabianca, "Il Palermo d'oggigiorno", 5 maggio 1874, Palermo.
  21. ^ Pagina 72, Agostino Gallo, "Elogio storico di Pietro Novelli da Morreale in Sicilia, pittore, architetto e incisore" [5], Terza edizione, Palermo, Reale Stamperia, 1830.
  22. ^ Pagina 126, Gioacchino Di Marzo, "Delle Belle arti in Sicilia: dal sorgere del secolo XV alla fine del XVI" [6], Volume III, Palermo, Salvatore di Marzo editore, Francesco Lao tipografo, 1862.
  23. ^ Gaspare Palermo Volume secondo, pp. 315.
  24. ^ Gaspare Palermo Volume secondo, pp. 317.
  25. ^ Gaspare Palermo Volume secondo, pp. 315.
  26. ^ Gaspare Palermo Volume secondo, pp. 285.
  27. ^ Chiese affidate all'Ordine in Sicilia [7].

Bibliografia[modifica | modifica wikitesto]

Voci correlate[modifica | modifica wikitesto]

Chiese cistercensi:

Altri progetti[modifica | modifica wikitesto]

Collegamenti esterni[modifica | modifica wikitesto]

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