La Gorgona (film 1942)

Da Wikipedia, l'enciclopedia libera.
Vai alla navigazione Vai alla ricerca
La Gorgona
Rossano Brazzi e Mariella Lotti in una sequenza del film
Lingua originaleitaliana
Paese di produzioneItalia
Anno1942
Durata85 min
Dati tecniciB/N
Generedrammatico, storico, epico
RegiaGuido Brignone
SoggettoSem Benelli
SceneggiaturaGuido Brignone, Tomaso Smith
ProduttoreMario Zama
Produttore esecutivoGiovanni Germani
Casa di produzioneArtisti Associati, Florentia
Distribuzione in italianoArtisti Associati
FotografiaOtello Martelli
MontaggioDolores Tamburini
MusicheEnzo Masetti
ScenografiaEnrico Miniati
CostumiRosi Gori, Domenico Gaido
Interpreti e personaggi
Doppiatori originali

La Gorgona è un film del 1942 diretto da Guido Brignone.

Trama[modifica | modifica wikitesto]

Repubblica di Pisa, XI secolo. La giovane nobildonna Gorgona, discendente di una grande famiglia pisana, riceve l'incarico di tenere accesa perpetuamente una lampada votiva, durante la guerra contro i Saraceni, in modo che questo sia di buon auspicio per la vittoria. Lamberto Fiquinaldo il nobile pisano che aspirava al comando dell'armata inviata contro gli invasori, viene allontanato dal comando, dopodiché, decide di vendicarsi aggredendo la giovane vergine Gorgona, accorgendosi però che costei si è innamorata di lui, pentito decide di suicidarsi prima dell'arrivo dei pisani. Anche Gorgona ritenendosi colpevole per aver mancato all'incarico avuto decide di lanciarsi dalle mura della città, mentre l'armata vittoriosa dei pisani sta arrivando al porto.

Produzione[modifica | modifica wikitesto]

Il film è stato tratto dall'omonimo dramma teatrale di Sem Benelli, venne girato negli Stabilimenti della Scalera Film della Circonvallazione Appia di Roma.

Da segnalare la curiosità riguardante l'attore Emilio Cigoli: presente nel film con un ruolo, è doppiato da Gualtiero De Angelis, in quanto lui a sua volta doppia uno degli attori principali, Piero Carnabuci.

Distribuzione[modifica | modifica wikitesto]

Il film è stato presentato nelle sale cinematografiche italiane il 12 ottobre del 1942.

Critica[modifica | modifica wikitesto]

«È di moda Sem Benelli, ancora una volta scontiamo le colpe dei padri! Mai spettacolo ci è sembrato più pacchiano e più brutale di questo. Neanche il più piccolo segno di una liberazione dagli schemi teatrali. La trasposizione del dramma non deve essere costata gran che agli sceneggiatori...»

Manifesti e locandine[modifica | modifica wikitesto]

La realizzazione dei manifesti fu affidata al pittore cartellonista Anselmo Ballester[1]

Note[modifica | modifica wikitesto]

Bibliografia[modifica | modifica wikitesto]

  • AA.VV. La città del cinema, Napoleone editore Roma 1979.
  • Francesco Savio, Ma l'amore no, Sonzogno Milano 1975.

Collegamenti esterni[modifica | modifica wikitesto]

  Portale Cinema: accedi alle voci di Wikipedia che trattano di cinema