L'uomo che piantava gli alberi
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L'uomo che piantava gli alberi | |
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Titolo originale | L'homme qui plantait des arbres |
Autore | Jean Giono |
1ª ed. originale | 1953 |
1ª ed. italiana | 1958 |
Genere | Racconto |
Lingua originale | francese |
Protagonisti | Elzéard Bouffier |
L'uomo che piantava gli alberi (titolo originale: L'homme qui plantait des arbres), conosciuto anche come La storia di Elzéard Bouffier è un racconto allegorico di Jean Giono, pubblicato nel 1953.
È la storia di un pastore (poi apicoltore) che, con impegno costante, riesce a riforestare da solo un'arida vallata ai piedi delle Alpi francesi (vicino alla Provenza, nei pressi del villaggio di Vergons) nella prima metà del XX secolo.
Trama[modifica | modifica wikitesto]
La storia ha inizio nel 1913, quando il giovane narratore intraprende un'escursione a piedi sulle pendici provenzali delle Alpi. Il narratore finisce le scorte d'acqua mentre si trova in una vallata deserta e senza alberi, dove cresce solo lavanda selvatica, senza alcun segno di civilizzazione, eccetto un villaggio ormai abbandonato, con strutture diroccate e la fonte secca. Il ragazzo incontra un pastore assieme al suo gregge di pecore, che gli offre l'acqua della sua borraccia. Tale pastore viene descritto come un individuo piuttosto silenzioso, e ospita il giovane narratore nella sua casa. Nella giornata successiva il narratore lo segue nelle sue attività. Scopre che egli pianta ogni giorno 100 ghiande e ne ascolta la storia: divenuto vedovo, ha deciso di migliorare il luogo desolato in cui vive facendovi crescere una foresta, un albero per volta. Il suo nome è Elzéard Bouffier, ha cinquantacinque anni, si è ritirato sui monti e ha piantato in tre anni 100.000 ghiande. Si aspetta che ne nascano 10.000 querce.
Dopo questo incontro, il narratore combatte come soldato di fanteria nella prima guerra mondiale.
Dopo il congedo, torna negli stessi luoghi nel 1920, sorprendendosi alla vista della trasformazione del paesaggio, con alberi ormai alti, non solo querce ma anche faggi e betulle, nelle zone più umide. L'acqua scorre nuovamente nei ruscelli una volta secchi, e la foresta raggiunge ormai un'estensione di 11 km. Ritrova anche Elzéard Bouffier, divenuto apicoltore, che continua a visitare ogni anno.
Elzéard Bouffier continua a piantare alberi e la foresta continua negli anni successivi ad estendersi. Le popolazioni vicine si accorgono della trasformazione, ma la attribuiscono a fattori naturali. Nel 1935 la nuova foresta viene visitata da una delegazione governativa e viene messa sotto la protezione dello Stato. Dopo la seconda guerra mondiale, in seguito alla trasformazione del paesaggio, anche il villaggio abbandonato viene nuovamente popolato e sorgono nuove fattorie e coltivazioni nei dintorni, e la gente in zona deve gran parte della sua felicità a Elzéard Bouffier. Il racconto si conclude con la notazione della morte serena in una casa di riposo di Elzéard Bouffier nel 1947.
Una storia vera?[modifica | modifica wikitesto]
Il racconto è così toccante che molti lettori hanno creduto che Elzéard Bouffier fosse un personaggio realmente esistito e che il narratore fosse Jean Giono stesso, e che quindi la storia fosse in parte autobiografica. Infatti si suppone che l'autore abbia vissuto proprio nel periodo in cui è ambientata la narrazione. L'autore ha spiegato, in una lettera del 1957 a un rappresentante della città di Digne: «Mi dispiace deludervi, ma Elzéard Bouffier è un personaggio inventato. L'obiettivo era quello di rendere piacevoli gli alberi, o meglio, rendere piacevole piantare gli alberi.» Nella lettera descriveva come il libro fosse stato tradotto in una moltitudine di lingue, distribuito gratuitamente e divenuto un successo. Aggiunse anche che, sebbene non gli avesse fatto guadagnare nemmeno un centesimo, era stato uno dei testi di cui andava maggiormente fiero.
È simile il caso di Ambroz Haračić che, da pensionato, piantò nelle pietraie tutti i pini marittimi dell'isola di Lussino, trasformandola nel luogo turistico attuale[1]. I concittadini riconoscenti gli dedicarono una statua ora posta nella baia di Cikat.
Produzioni teatrali e cinematografiche[modifica | modifica wikitesto]
Nel 1987, Frédéric Back adattò la trama del racconto creandone un cortometraggio. L'uomo che piantava gli alberi vinse numerosi premi, fra cui il Premio Oscar per il miglior cortometraggio d'animazione.[2][3]
Nel 2006 invece, il racconto fu adattato per il teatro da Richard Medrington, e venne poi messo in scena nei teatri di Edimburgo, in Scozia.
Musica[modifica | modifica wikitesto]
Nel 2003 I ratti della Sabina hanno tratto una canzone dal racconto di Jean Giono, chiamata appunto L'uomo che piantava alberi come il titolo del libro.
Nel 1990 il sassofonista Paul Winter ha pubblicato il lavoro The Man Who Planted Trees col gruppo Paul Winter Consort.
Edizioni[modifica | modifica wikitesto]
- Jean Giono, L'uomo che piantò la speranza e crebbe la felicità, Milano, Scheiwiller, 1958.
- Jean Giono, L'uomo che piantava gli alberi, traduzione di L. Spagnol, Milano, Salani, 1996, ISBN 88-7782-479-4.
Note[modifica | modifica wikitesto]
- ^ Sentieri e Passeggiate di Lussino | Lussino Croazia, su www.losinj-hotels.com. URL consultato il 13 aprile 2017.
- ^ Frédéric Back (1924–2013), su imdb.com. URL consultato il 26 luglio 2014.
- ^ L'uomo che piantava gli alberi (1987), su imdb.com. URL consultato il 26 luglio 2014.
Collegamenti esterni[modifica | modifica wikitesto]
- (EN) L'uomo che piantava gli alberi, su Goodreads.
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