Vai al contenuto

L'uccello di fuoco (balletto)

Da Wikipedia, l'enciclopedia libera.
L'uccello di fuoco
Bozzetto per la scenografia di Vladimir Pleshakov, 1923.
CompositoreIgor' Fëdorovič Stravinskij
Tipo di composizioneballetto
Epoca di composizione1910
Prima esecuzione25 giugno 1910, Parigi, Opéra
PubblicazioneJurgenson, Mosca, 1910
AutografoCustodito al Conservatorio di Ginevra, donato nel 1920 da Jean Bartholoni
DedicaAndrej Nikolajevič Rimskij-Korsakov
Durata media45'
Organicovedi sezione
Movimenti
vedi struttura

L'uccello di fuoco (francese: L'Oiseau de feu; russo: Жар-птица, Žar-ptica) è un balletto in due scene su musica di Igor' Fëdorovič Stravinskij del 1910. La coreografia originale era di Michel Fokine; la prima rappresentazione del 25 giugno 1910 ebbe le scene realizzate da Aleksandr Golovin, i costumi di Léon Bakst, la direzione d'orchestra di Gabriel Pierné. Fu uno dei "cavalli di battaglia" dei Balletti Russi di Djaghilev. L'opera è dedicata a Andrej Nikolajevič Rimskij-Korsakov.

L'uccello di fuoco, oltre a essere il primo grande balletto del musicista russo — seguito di lì a poco da Petruška nel 1911 e da La sagra della primavera nel 1913, anch'essi commissionati da Diaghilev — ha un ruolo determinante nella storia del balletto poiché il suo successo e il suo valore musicale, fortemente innovativo, hanno conferito nuovo vigore a un genere che stava perdendo il favore della critica e del pubblico[1] e che sempre più spesso ricorreva a opere non esattamente concepite per la danza, come Shahrazād, o che avevano un carattere prevalentemente folcloristico, come le Danze polovesiane tratte dall'opera Il Principe Igor.

Il successo del balletto portò Stravinskij, da musicista pressoché sconosciuto, ad avere una grande notorietà e contribuì anche a una svolta importante per i Balletti russi e per Djagilev che promuoverà sempre più nuove creazioni in collaborazione con numerosi artisti internazionali.

Disegno di Léon Bakst per il costume di una ballerina ne L'uccello di fuoco.

Dopo il successo della prima stagione di balletti del 1909 realizzata con la sua compagnia, Sergej Djagilev desiderava portare sulle scene parigine uno spettacolo totalmente nuovo,[2] con soggetto, ambientazione e musica di derivazione russa, genere che in Francia stava già ottenendo notevoli riscontri grazie alle composizioni di Borodin, Balakirev e Rimskij-Korsakov.[3] Interpellò per questo progetto il coreografo Michel Fokine che aveva già realizzato per lui quattro coreografie. Fokine riunì un gruppo di alcuni artisti per studiare un argomento adatto allo scopo. Il coreografo, Alexandr Benois e Alexsandr Golovin, su suggerimento del poeta Pyotr Petrovich Potyomkin, proposero a Djagilev un soggetto sull' "Uccello di fuoco"; l'argomento fu tratto da diversi libri di antiche fiabe russe, in particolare dalla raccolta di Afanas'ev.[4] Molti degli elementi che furono poi utilizzati nel balletto si ritrovano proprio in queste fiabe; la più importante era Lo zarevič Ivan, l'uccello di fuoco e il lupo grigio che presentava personaggi che saranno fondamentali per la nuova realizzazione; da Gusli-samogudy (Il gusli che suona da solo) derivano Kasej, la principessa progioniera, il giardino e l'uovo contenente l'anima del mago e da Vasilisa Prekrasnaja (La bella Vasilisa) provengono le due figure del cavaliere nero e del cavaliere bianco. Un'altra fonte da cui gli autori trassero ispirazione fu Konyok-Gorbunok (Il cavallino gobbo) di Pyotr Yershov dove era presente la figura dell'Uccello di fuoco.[5]

Una volta stabilita e definita la sceneggiatura, fu interpellato Nikolaj Čerepnin per la parte musicale; il compositore aveva già lavorato con Djagilev e Fokine ne Le Pavillon d'Armide, ma, dopo aver appena iniziato un abbozzo di partitura, rinunciò all'incarico.[6] Djagilev ne parlò quindi a Ljadov che era stato suo professore di armonia e che si mostrò interessato, ma lavorò con lentezza non rispettando le scadenze e venne esautorato.[7] Dopo aver ancora chiesto a Glazunov senza esito, l'impresario si rivolse infine a Igor' Stravinskij.[4]

Realizzazione

[modifica | modifica wikitesto]

Djagilev aveva intuito molto presto lo straordinario talento del giovane Stravinskij, già dalle primissime opere Scherzo fantastique e Feu d'artifice scritti nel 1908 e che l'impresario ebbe l'occasione di ascoltare nel 1909 ai Concerti Siloti.[8] Avendo deciso di avviare una collaborazione, iniziò con l'affidare al musicista l'orchestrazione di due brani di Chopin per una nuova versione de Les Sylphides, balletto che aveva messo in scena nel 1909. Quando decise di creare il nuovo balletto basato sulla fiaba russa, L'uccello di fuoco, per la stagione dei Balletti russi del 1910, dopo i tentativi falliti con gli altri musicisti, Djagilev pensò di parlare del lavoro a Stravinskij.[9] Il musicista iniziò subito a prendere in considerazione il balletto, prima ancora di averne ufficialmente l'incarico. Dopo aver completato il primo atto dell'opera Le rossignol che aveva iniziato nel 1907, ne abbandonò la composizione e, nel mese di novembre, incominciò a scrivere la nuova partitura mentre si trovava in vacanza in una dacia di proprietà della famiglia Rimskij-Korsakov in compagnia del figlio del maestro, Andrej.[N 1]

Il regno incantato di Kašej. Scena di Golovin, 1910.

A dicembre Djagilev ufficializzò l'incarico rimanendo molto stupito quando seppe che l'opera era già avviata. Il compositore inizialmente si spaventò all'idea di comporre per una scadenza fissa, non conoscendo ancora bene quali fossero le proprie capacità; inoltre il soggetto non lo entusiasmava: essendo un balletto di tipo narrativo richiedeva una musica descrittiva, genere che non era esattamente nelle corde del compositore.[10] Rientrato a San Pietroburgo riprese il lavoro ritrovando sicurezza grazie agli attestati di fiducia che gli diedero Djagilev, Nižinskij, Bakst e Benois, i quali lo visitarono per rassicurarlo.[11] Da allora Stravinskij lavorò intensamente tenendosi in contatto con Fokine, Golovin e Bakst; soprattutto interagì molto con il coreografo e insieme studiarono il libretto minuziosamente seguendo anche i suggerimenti di Djagilev. L'opera fu terminata nel marzo 1910; successivamente il compositore si dedicò all'orchestrazione, completata il 3 aprile. La partitura reca la data definitiva del 18 maggio in quanto comprende anche le ultime rifiniture apportate da Stravinskij.[12]

Djagilev avrebbe voluto che Vrubel' disegnasse la scenografia, ma purtroppo il pittore, già ammalato, morì pochi mesi prima della prevista rappresentazione; l'impresario si rivolse a Golovin che, nelle sue realizzazioni, riuscì a rievocare qualcosa dell'opera di Vrubel, in particolare alcuni fondali sembravano veri e propri arazzi intessuti d'oro, di rosso e d'argento. I costumi disegnati da Golovin non piacquero però a Djagilev che incaricò Bakst per la nuova realizzazione: i suoi si rivelarono più adatti, ricchi e sontuosi come la scenografia.[13]

La prima rappresentazione

[modifica | modifica wikitesto]
Sala prove de L'uccello di fuoco, aprile-maggio 1910. Stravinskij al pianoforte, Tamara Karsavina al centro.

Stravinskij era notevolmente emozionato e lusingato dal fatto che il suo balletto venisse rappresentato a Parigi, città in cui non era mai stato e dove giunse alla fine di maggio direttamente da Ustyluh. Djagilev aveva speso molte energie per creare entusiasmo nei riguardi del giovane compositore, totalmente sconosciuto al grande pubblico.[14] Le grandi aspettative del musicista, però, andarono presto scemando quando si accorse che non tutto si svolgeva come egli avrebbe desiderato. Seguì personalmente ben otto prove dell'orchestra sotto la conduzione di Pierné; il direttore teneva poco conto delle sue annotazioni sulla partitura e molte scene di mimica danzata erano brutali perché così le voleva Fokine e il compositore non poteva ancora permettersi di porre obiezioni.[15] La sera della prima, il 25 giugno, con i Balletti russi per la prima volta all'Opéra, il nuovo balletto si annunciava come il clou della stagione.[16] Il programma della serata prevedeva una replica di Carnaval su musica di Schumann, seguito da L'uccello di fuoco, quindi Les Orientales, serie di schizzi coreografici di autori diversi, e si concludeva con le Danze polovesiane.[17] Stravinskij sedeva nel palco di Djagilev dove vi era un susseguirsi di celebrità; il musicista conobbe così Marcel Proust, Jean Giraudoux, Paul Claudel; incontrò anche Sarah Bernhardt che, nel suo palco, stava su una sedia a rotelle, con il viso velato perché temeva di essere riconosciuta.[18]

Programma della stagione del Balletti russi all'Opéra del 1910.

L'inizio della rappresentazione si svolse quasi come uno spettacolo da circo. Djagilev aveva deciso di far entrare in scena alcuni cavalli bianchi al momento dell'alba e poi dei cavalli neri per farli sfilare a tempo di musica, ma quando i poveri animali si spaventarono e si impennarono, lasciando anche escrementi sul palcoscenico, il pubblico scoppiò in fragorose risate. Ricorda Stravinskij: «I cavalli non potevano essere più sconcertati di quanto lo fossi io».[19] Ovviamente l'infelice idea venne prontamente accantonata nelle repliche successive. L'inconveniente venne subito dimenticato e la rappresentazione si svolse nel migliore dei modi. Al termine dello spettacolo, il musicista fu chiamato diverse volte sul palcoscenico e applaudito.[20]

Fokine, oltre che coreografo, fu anche l'interprete del Principe Ivan, Tamara Karsavina fu perfetta nella parte dell'Uccello di fuoco[N 2] e Enrico Cecchetti diede risalto alla figura di Kašej; completavano il cast Vera Fokina, nella parte della principessa, e Alexei Bulgakov che si alternò a Cecchetti. Tra le altre danzatrici comparivano nomi di rilievo quali Lidija Lopuchova e Bronislava Nižinskaja. Gabriel Pierné, nonostante i timori di Stravinskij, diresse l'orchestra con maestria.[21] Il pubblico decretò un grande successo alla serata e a Stravinskij. Quando calò l'ultimo sipario Djagilev gli presentò Claude Debussy che parlò cortesemente con lui della musica del balletto; fu l'inizio di una cordiale amicizia che durò fino alla morte del compositore francese.[22] Alla rappresentazione fu presente anche Maurice Ravel che fu talmente colpito dalla musica di Stravinskij da affermare che molto presto il giovane compositore sarebbe andato molto più lontano di Rimskij-Korsakov.[23]

La coreografia

[modifica | modifica wikitesto]

Fokine nella sua coreografia aveva rivisitato fortemente lo stile del balletto di stampo ottocentesco, introducendo nuovi passi, elementi folclorici, molte caratterizzazioni e particolari plastici; nelle sue realizzazioni cercava inoltre una forte interazione fra musica e danza. Il personaggio dell'Uccello di fuoco, interpretato da una ballerina, si discostava molto dalle tradizionali interpretazioni femminili. La caratteristica innovativa poneva l'accento sull'aspetto magico di una creatura misteriosa ben lontana da principesse o altre figure aggraziate. Fokine, pur facendo danzare il personaggio in modo classico, volle che apparisse dotato di una forza straordinaria, introducendo passi esagerati e piegamenti con profonde flessioni.[24] Le novità introdotte arrivarono anche a far eseguire a Tamara Karsavina un numero acrobatico appesa a un cavo metallico. Stravinskij però ritenne la coreografia troppo complicata e sovraccarica al punto che i ballerini avevano difficoltà nel coordinare i movimenti con la musica, tanto che tutto questo «produceva spesso un fastidioso disaccordo tra i movimenti della danza e le imperiose esigenze della battuta musicale».[25] Il risultato fu comunque notevole e si può ben dire che allora iniziò quello che oggi si considera il balletto moderno.[26]

La storia, d'argomento fiabesco, vede lo scontro tra due elementi antitetici: un mago immortale di nome Kašej simbolo del male[N 3] e l'Uccello di Fuoco che rappresenta la forza del bene.

Il principe Ivan, girando in una foresta, salta oltre un muro e si ritrova per caso in un bellissimo giardino dove crescono alberi dai frutti d'oro; il giardino è incantato e appartiene all'infernale Kašej, mago che pietrifica gli uomini e imprigiona le donne. Appare all'improvviso il Cavaliere della Notte, vestito di nero e a poco a poco scende l'oscurità. Ivan vede il bagliore di una strana creatura, l'Uccello di fuoco, dal piumaggio rosso-oro che, girando intorno a un albero, coglie un pomo dorato. Il principe lo insegue e riesce a catturarlo, ma poi, ascoltando le sue implorazioni, lo libera ricevendo in cambio del suo gesto una delle penne che ha il potere di proteggere dai malefici di Kašej.

L'Uccello di fuoco si allontana e Ivan rimane nel giardino. Nel suo castello il mago tiene prigioniere tredici principesse che, durante la notte, escono e iniziano a danzare intorno a un albero, colgono le mele d'oro e giocano con esse. Quando si accorgono del principe, subito si spaventano, ma poi prendono coraggio e danzano insieme a lui un Khorovod.[N 4] Ivan si avvicina poi alla più bella che gli narra come il mago trasformi i giovani uomini che giungono nel giardino in statue di pietra. All'alba, mentre il Cavaliere del Mattino, vestito di bianco, galoppa e porta la luce, le giovani devono rientrare nel castello; il principe, ormai innamorato, tenta di seguire la fanciulla e non desiste nemmeno quando lei lo supplica di non procedere oltre. Ivan salta oltre il cancello ma, al suono di un allarme, una piccola schiera di mostri giganti, servitori del mago, cattura Ivan; Kašej inizia un dialogo col principe, diventanto sempre più malevolo e furioso; lancia il suo incantesimo per pietrificare Ivan, ma la penna d'oro, sventolata dal principe davanti al mago, richiama l'Uccello di fuoco che trascina i malvagi in una danza infernale annientandoli. Kašej si affretta a prendere una scatola riposta nella cavità di un albero: dentro è nascosto l'uovo con la sua anima e quindi la sua immortalità. Una ninna nanna magica cantata dall'Uccello di fuoco fa addormentare il mago e in tal modo il principe riesce a trovare il grosso uovo che contiene l'anima del mago e a distruggerlo, ponendo così fine ad ogni incantesimo e alla vita di Kašej; le tenebre avvolgono tutto finché, quando all'alba torna la luce, il giardino, il palazzo e Kašej sono scomparsi, i cavalieri pietrificati tornano in vita. Ivan si riunisce per sempre alla principessa.

(Secondo le prime edizioni Jugenson del 1910-1911)

Tamara Karsavina e Michel Fokine, 1910.
  • 1. Introduzione
  • 2. Scena 1 - Il giardino incantato di Kašej
    • 3. Apparizione dell'Uccello di fuoco inseguito dal principe Ivan
    • 4. Danza dell'Uccello di fuoco
    • 5. Cattura dell'Uccello di fuoco da parte del principe Ivan
    • 6. Supplica dell'Uccello di fuoco (pas de deux)
    • 7. Apparizione delle tredici principesse prigioniere
    • 8. Gioco delle principesse con le mele d'oro (scherzo)
    • 9. Improvvisa apparizione del principe Ivan
    • 10. Khorovod delle principesse (rondò)
    • 11. Alba
    • 12. Ivan entra nel palazzo di Kašej
    • 13. Carillon magico – apparizione dei mostri guardiani di Kašej - cattura del principe Ivan
    • 14. Arrivo di Kašej l'immortale - dialogo col principe Ivan - intercessione delle principesse
    • 15. Dialogo di Kašej con Ivan
    • 16. Intercessione delle principesse
    • 17. Apparizione dell'Uccello di fuoco
    • 18. Danza della scorta di Kašej sotto l'incantesimo dell'Uccello di fuoco
    • 19. Danza infernale di tutti i sudditi di Kašej
    • 20. Ninna-nanna
    • 21. Risveglio di Kašej
    • 22. Morte di Kašej - tenebre
  • 23. Scena 2 - Sparizione del palazzo e dissoluzione delle magie di Kašej - liberazione dei guerrieri pietrificati - ringraziamenti generali

Organico orchestrale

[modifica | modifica wikitesto]

Quattro flauti (3° e 4° anche ottavino), tre oboi, corno inglese, tre clarinetti (3° anche clarinetto piccolo), clarinetto basso, tre fagotti, controfagotto, quattro corni, tre trombe, tre tromboni, basso tuba, timpani, grancassa, piatti, triangolo, tamburello basco, tam-tam, campane tubolari, glockenspiel, xilofono, celesta, tre arpe, pianoforte, archi. Sulla scena sono presenti tre trombe, quattro tube wagneriane e le campane.

L'organico, voluto dall'organizzazione, era di grandissime proporzioni, lo stesso Stravinskij lo definì «prodigalmente numeroso»;[27] l'orchestra comprendeva oltre cento elementi a cui si devono aggiungere quelli presenti sulla scena.[28]

L'uccello di fuoco si può considerare la sintesi di tutta la produzione creativa di Stravinskij fino al 1910 e non solo, tutte le caratteristiche pricipali della sua musica si trovano già in quest'opera.[29] Indubbiamente il compositore deve molto a Čajkovskij e a Rimskij-Korsakov, soprattutto nei brillanti colori orchestrali; anche le atmosfere e gli andamenti fluttuanti della musica di Debussy vi hanno lasciato il segno.[30] Il linguaggio musicale di questo balletto è però fortemente stravinskijano per la potenza e l'arditezza della scrittura, per l'autonomia del dinamismo ritmico, per l'uso particolarissimo del timbro puro degli strumenti; si può senza dubbio dire che «Stravinskij ha acceso la prima esca nella compagine strumentale dell'orchestra ottocentesca».[31]

La contrapposizione di due mondi differenti, quello magico dell'Uccello di fuoco e di Kašej e quello umano di Ivan e delle principesse, è rimarcato nella partitura con modalità parimenti contrapposte; l'aspetto fiabesco ha connotazioni orientaleggianti che risaltano con l'uso di un accentuato cromatismo, mentre il mondo umano ha motivi diatonici legati a suggestioni ciakovskijane.[32]

La novità dell'opera è già presente dall'Introduzione, misteriosa nel suo andamento cadenzato e solenne, sottolineato dagli accordi dei legni e degli ottoni. L'effetto prodotto dai glissando dei corni e dei tromboni e da quello sugli armonici naturali degli archi stupirono non solo il pubblico, ma anche musicisti come Richard Strauss.[27] Questo mondo oscuro e fantastico viene interrotto improvvisamente dall'apparizione dell'Uccello di fuoco, introdotto dalle terzine veloci e violente degli archi; la danza della creatura magica, in 6/8, secondo l'autore, è il pezzo più riuscito di tutta l'opera[33] Ancora i legni, strumenti molto amati dal compositore, sottolineano l'incontro fra il principe Ivan e l'Uccello di fuoco.

Dopo il raffinato Khorovod, dove le principesse danzano in cerchio, un crescendo potente dell'orchestra, con il ritmo che si fa sempre più ossessivo, annuncia l'arrivo di Kašej e dei suoi adepti; la Danza infernale del mago e dei suoi sudditi segna uno dei momenti più significativi dell'opera; la tensione sale, sottolineata dai fagotti e dai tromboni e, quando si scatena la Danza, il ritmo diventa preminente con i suoi ritmi sincopati, rimarcato dallo staccato degli archi e dal grande e sapiente uso delle percussioni. Qui lo stile tipico di Stravinskij diventa evidente e preannuncia alcuni momenti de La sagra della primavera.

A questo momento concitato segue la Berceuse dal lento andamento, suonata con dolcezza dagli archi e appena accompagnata dai legni e dagli ottoni. Il Finale è ancora in contrasto, con il suo tempo veloce sottolineato dai timpani; l'effetto grandioso e luminoso di questa ultima parte è esattamente antitetico a quello dell'Introduzione misteriosa e cupa nel suo carattere solenne.

Le suite orchestrali

[modifica | modifica wikitesto]

Stravinskij realizzò tre suites dalla partitura, una quasi subito, nel 1911, di soli cinque brani; la seconda, del 1919, è la più conosciuta ed eseguita e presenta una leggera modifica nell'orchestrazione; consta in una selezione di sei brani, differenti dalla prima versione. La terza, del 1945, comprende altri sei brani oltre a quelli presenti nella suite precedente.

Altre realizzazioni coreografiche

[modifica | modifica wikitesto]

Il balletto fu riproposto, con la stessa coreografia, dal Balletti russi di Djagilev nel 1926 con le scene e i costumi di Natalja Gončarova, edizione che fu presentata anche a Londra al Lyceum Theatre. In seguito, nonostante la popolarità raggiunta dalla musica di Stravinskij, il balletto nella sua versione originale rimase inutilizzato per parecchi anni. Solo nel 1954, in occasione del venticinquesimo anniversario della morte di Djagilev, il Royal Ballet di Londra realizzò una rappresentazione fedele all'originale, ma con i costumi della Gončarova; la riproposta fu possibile grazie a Sergei Grigoriev che era stato il regista di spettacoli dei Balletti russi per molti anni, e a Tamara Karsavina.[34] La stessa versione fu ripresentata il 23 agosto 1954 a Edimburgo con Margot Fonteyn e Frederick Ashton protagonisti.[35]

George Balanchine realizzò un'importante produzione il 27 novembre 1949 con il New York City Ballet, scene di Marc Chagall e interpreti Maria Tallchief e Francisco Moncion.[36] Lo stesso balletto fu riallestito successivamente in collaborazione con Jerome Robbins il 28 maggio 1970 al New York State Theater.[37]

George Skibine creò nel 1965 una sua realizzazione de L'uccello di fuoco con l'Harkness Ballet al Kennedy Center di New York; la stessa compagnia portò in scena nel 1967 la versione del coreografo Brian Macdonald.[38]

Ancora del 1970 è una versione di John Neumeier col Balletto di Francoforte; la sua è una rivisitazione in stile fantascienza dove Kašej diventa un robot con la testa a forma di televisore e il Principe Ivan un eroe dello spazio.[39]

Maurice Béjart, sempre nel 1970, il 31 ottobre, creò la sua versione con il Ballet du XXe siècle a Parigi al Palais des Sports con Paolo Bortoluzzi nel ruolo principale. Rivisitato in chiave moderna, l'Uccello di fuoco diventa una sorta di apologia della libertà. Un eroe partigiano muore in battaglia con i suoi soldati, ma rinascono tutti simili alla Fenice a simboleggiare l'invincibilità della rivoluzione.[40]

Il coreografo italiano Fredy Franzutti, creò la sua versione nel 2007 per il Balletto del Sud, realizzando lo spettacolo come fosse un racconto di Robert E. Howard in stile fantasy; il Principe Ivan diventò così Conan il barbaro, di stirpe reale, ma guerriero. Il ruolo del mago Kašej era interpretato da Lindsay Kemp.

  1. ^ Andrej, a cui l'opera è dedicata, era il figlio minore di Rimskij-Korsakov e per alcuni anni buon amico di Stravinskij da lui conosciuto all'università; l'amicizia si incrinò quando le composizioni di Stravinskij si distaccarono dal modello di Rimskij diventando troppo "moderne". Cfr. Stravinskij-Craft, Ricordi, p. 133.
  2. ^ Il compositore ammirava moltissimo Anna Pavlova e aveva sperato che potesse danzare nella sua nuova realizzazione; la sua figura slanciata e sinuosa sembrava perfetta per la parte dell'Uccello di fuoco, meglio della Karsavina che il musicista vedeva più adatta all'interpretazione della principessa. Cfr. Stravinskij, p. 31 Anche Djagilev cercò di coinvolgere Anna Pavlova, ma la ballerina riteneva la musica di Stravinskij troppo "moderna" e non adatta ai ruoli da lei solitamente interpretati Cfr. Stravinskij-Craft, Ricordi, p. 115.
  3. ^ Personaggio negativo dei racconti tradizionali russi chiamato "L'immortale"; la sua anima è racchiusa in un uovo a sua volta spesso nascosto in altri oggetti o animali; distruggerlo è l'unico modo per ucciderlo. Cfr. Afanas'ev, p. 490.
  4. ^ Antica danza popolare russa; realizzata principalmente da giovani donne che si tengono per mano in cerchio, muovendosi da destra a sinistra mentre al centro un cantante solista e un coro intonano una canzone.Cfr. Montalembert, p. 543.
  1. ^ Siohan, p. 30.
  2. ^ Merlin, pp. 1118-119.
  3. ^ Taruskin, p. 24.
  4. ^ a b Walsh, p. 133.
  5. ^ Locanto, p. 25.
  6. ^ Taruskin, pp. 574-575.
  7. ^ White, p. 33.
  8. ^ Buckle, p. 129.
  9. ^ White, p. 145.
  10. ^ Stravinsky-Craft, Esposizioni, p. 320.
  11. ^ Stravinsky-Craft, Esposizioni, pp. 320-321.
  12. ^ White, p. 146.
  13. ^ Buckle, p. 175.
  14. ^ Cross, cap. 2.
  15. ^ Stravinsky-Craft, Esposizioni, p. 321.
  16. ^ Merlin, p. 119.
  17. ^ Testi, p. 244.
  18. ^ Stravinsky-Craft, Esposizioni, pp. 321-322.
  19. ^ Stravinsky-Craft, Esposizioni, p. 322.
  20. ^ Buckle, p. 176.
  21. ^ Stravinskij, p. 32.
  22. ^ White, p. 35.
  23. ^ Marnat, p. 288.
  24. ^ Homans, p. 302.
  25. ^ Stravinskij, pp. 31-32.
  26. ^ Pasi, p. 163.
  27. ^ a b Stravinskij-Craft Esposizioni, p. 323.
  28. ^ K Catalog, K10 The Firebird
  29. ^ Philippot, p. 112.
  30. ^ Casella, p. 21.
  31. ^ Vlad, p. 30.
  32. ^ Vlad, pp. 28-29.
  33. ^ Stravinsky-Craft, Esposizioni, p. 324.
  34. ^ Balanchine, p. 171.
  35. ^ Pasi, pp. 163-164.
  36. ^ Balanchine, pp. 171-172.
  37. ^ Balanchine, pp. 177-178.
  38. ^ Foyer della danza, trame de L'uccello di fuoco
  39. ^ Pasi, p. 164.
  40. ^ Balanchine, pp. 178-179.
  • (EN) Alexandr Afanas'ev, Russian Fairy Tales, traduzione di Norbert Guterman, New York, Knopf Doubleday Publishing Group, 1976.
  • (EN) George Balanchine e Francis Mason, 101 Stories if the Great Ballets, New York, Anchor Books, 1989, ISBN 9780385033985.
  • Il Balletto: repertorio del teatro di danza dal 1581, a cura di Mario Pasi con la collaborazione di Alfio Agostini, Milano, Mondadori, 1979, SBN RLZ0151115.
  • (EN) Richard Buckle, Diaghilev, Londra, Hamish Hamilton, 1984 [1979], ISBN 0241112893.
  • Alfredo Casella, Strawinski, con aggiornamento di Guglielmo Barblan, Roma, Castelvecchi, 2016 [1926], ISBN 9788869445651.
  • (EN) Jonathan Cross, Igor Stravinsky, Londra, Reaktion Books, 2015, ISBN 9781780234946.
  • (EN) Jennifer Homans, Apollo's Angels: A History of Ballet, New York, Random House, 2011, ISBN 9780812968743.
  • Horst Koegler, Dizionario Gremese della Danza e del Balletto, traduzione e curatela di Alberto Testa, Roma, Gremese, 2011, ISBN 9788884406545.
  • (FR) André Levinson, Strawinsky et la danse, in «La Revue Musicale», n° spec., dicembre 1923.
  • Massimiliano Locanto, L'uccello di fuoco. Stravinskij fra tradizione e modernità, Lucca, Libreria Musicale Italiana, 2024, ISBN 978-8855433532.
  • (FR) Marcel Marnat, Maurice Ravel, Parigi, Fayard, 1995.
  • (FR) Olivier Merlin, Musiques pour la danse du temps présent, § Igor Stravinsky, Parigi, Hachette, 1968.
  • (FR) Eugène de Montalembert, Guide des genres de la musique occidentale, Parigi, Fayard, 2010, ISBN 9782213634500.
  • (FR) Michel Philippot, Igor Stravinsky, Parigi, Seghers, 1965.
  • (FR) Henri Sauguet, Portrait d'Igor Stravinsky, in AA.VV., Strawinsky, Parigi, Hachette, 1968.
  • (FR) Robert Siohan, Stravinsky, Parigi, Édition du Seuil, 1976 [1959], ISBN 2020002329.
  • Igor Stravinskij, Cronache della mia vita, traduzione di Alberto Mantelli, Milano, Feltrinelli, 1979, SBN RAV0059933.
  • Igor Stravinsky, Poetica della musica, traduzione di Lino Curci, Milano, Curci, 1954, SBN LO10385714.
  • Igor Stravinskij e Robert Craft, Colloqui con Stravinsky, traduzione di Luigi Bonino Savarino, introduzione di Robert Wangermée, Torino, Einaudi, 1977, SBN CSA0003845.
    • Colloqui con Stravinsky, § Esposizioni e sviluppi.
    • Colloqui con Stravinsky, § Ricordi e commenti.
  • (EN) Heinrich Ströbel, Strawinsky: Classic Humanist, New York, Merlin Press, 1955.
  • (EN) Richard Taruskin, Stravinsky and the Russian Traditions, Oxford, Oxford University Press, 1996, ISBN 9780198162506.
  • Flavio Testi, La Parigi musicale del primo Novecento. Cronache e documenti, Torino, EDT, 2003, ISBN 9788870636932.
  • Roman Vlad, Strawinsky, Torino, Einaudi, 1958, SBN SBL0488003.
  • (EN) Stephen Walsh, Stravinsky: A Creative Spring: Russia and France, 1882-1934, Berkeley and Los Angeles, University of California Press, 1999, ISBN 9780520227491.
  • (EN) Eric Walter White, Strawinsky, the Composer and his Works, Londra, Faber and Faber, 1966.

Altri progetti

[modifica | modifica wikitesto]

Collegamenti esterni

[modifica | modifica wikitesto]
Controllo di autoritàVIAF (EN181849232 · GND (DE30015805X · BNF (FRcb13919969z (data)