Kefir

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Grani di kefir.
Kefir al microscopio.

Il kefir o chefir (IPA: /'kɛfir/ o /ke'fir/[1], dal turco keyif che significa delizia[2]) è una bevanda ricca di fermenti lattici ottenuta dalla fermentazione del latte: originario del Caucaso, è tuttora molto popolare nell'ex Unione Sovietica; contiene circa lo 0,8% di acido lattico ed ha un gusto fresco; a seconda delle diverse modalità di fermentazione il kefir può avere un piccolo contenuto di CO2 e di alcol dovuti entrambi ai processi fermentativi dei lieviti; viene preparato utilizzando latte fresco (di pecora, capra o vacca) e i fermenti o granuli di kefir, formati da un polisaccaride chiamato kefiran che ospita colonie di batteri in prevalenza mesofili e lieviti in associazione simbiotica; i fermenti del kefir di latte non sono adattabili per fermentare gli zuccheri contenuti in altre sospensioni liquide, come le bevande di soia e riso o soluzioni di acqua e zucchero, mentre sono adatti a fermentare questo tipo di soluzioni i grani di kefir d'acqua.

Storia[modifica | modifica wikitesto]

Secondo la leggenda, Maometto avrebbe donato i primi grani di kefir agli avi dei montanari del Caucaso, che per questa ragione lo chiamarono “miglio del profeta”. In realtà è difficile stabilire in che modo si sia ottenuta la miscela di microorganismi che compone i granuli di kefir. L'uso di consumare latte fermentato è estremamente antico, ve ne sono testimonianze nel Libro della Genesi, ma non risultano fonti che parlino esplicitamente del kefir. Una testimonianza di una bevanda simile si ha ne Il Milione di Marco Polo che afferma di aver incontrato durante il suo viaggio verso la Cina popolazioni caucasiche che consumavano Chemmisi, una bevanda originata dalla fermentazione di latte di giumenta, dal leggero tasso alcolico.

Recenti studi hanno dimostrato che è possibile ottenere i kefiran (grani di kefir) inoculando flora batterica dello stomaco di capra nel latte contenuto in un otre di cuoio e sostituendo giornalmente metà del latte con latte fresco; dopo una decina di settimane si formano granuli di kefir[3].

Il kefir veniva preparato con il latte di vacca, pecora o capra. Tradizionalmente si metteva in otri di pelle e lo si rimpiazzava con latte fresco per cui la fermentazione avveniva continuamente.

Secondo la tradizione il kefir si usa per curare le enteriti e, a volte, la tubercolosi. In epoca moderna fu il Premio Nobel per la medicina Il'ja Il'ič Mečnikov ad interessarsi al kefir e a studiarne i ceppi batterici, convinto che fosse uno dei motivi della longevità delle popolazioni caucasiche grazie alla presenza di acido lattico che terrebbe a bada la proliferazione batterica nell'intestino[4].

Descrizione[modifica | modifica wikitesto]

Preparazione[modifica | modifica wikitesto]

Preparazione del kefir: kefiran pronto per una nuova fermentazione e kefir appena filtrato

La preparazione del kefir necessita dell'inoculazione del latte con i fermenti omonimi, un'associazione di batteri e di lieviti residenti in strutture costituite da un polisaccaride, il kefiran, prodotto dai batteri stessi. I microorganismi si moltiplicheranno nel latte portando a compimento il processo fermentativo. Nella fermentazione intervengono diverse specie di lieviti e di fermenti lattici. Si tratta di una fermentazione prevalentemente lattica, ma in parte anche alcolica (presenza di lieviti che trasformano lo zucchero in alcool e in anidride carbonica).

Nella preparazione domestica tradizionale i granuli vengono recuperati e riutilizzati per le successive fermentazioni. Si aggiungono i fermenti al latte (deve essere freddo o a temperatura ambiente, comunque non eccessivamente caldo) e si lascia fermentare da 24 a 48 ore a circa 20 °C mescolandolo di tanto in tanto (si può usare il latte fresco pastorizzato o il latte a lunga conservazione). Il kefir ottenuto nella produzione domestica può avere una leggera gradazione alcolica (fino a 1 grado) mentre alcuni prodotti industriali non presentano questa caratteristica grazie a specifici metodi produttivi. Se non viene consumato subito, il kefir deve essere messo in frigorifero, dove si conserva senza problemi per oltre una settimana: nel caso si lasci fermentare oltre diventa troppo acido e prende un gusto piccante.

Benefici per la salute[modifica | modifica wikitesto]

Il kefir manifesta numerose qualità[2], grazie all'attività dei batteri probiotici:

  • Contribuisce a promuovere la formazione di anticorpi.
  • Riequilibra il microbiota.
  • Può essere consumato dalle persone con bassa tolleranza al lattosio in quanto il kefiran, cibandosene, ne riduce il contenuto[5][6][7]. Il contenuto di lattosio è tuttavia ancora significativo, e inferiore solo del 20–30% rispetto al contenuto di lattosio nel latte di partenza[8]. I latticini fermentati, tra cui il kefir, hanno un transito più lungo nell'apparato digerente rispetto al latte, il che può migliorare ulteriormente la digestione del lattosio[9].

Note[modifica | modifica wikitesto]

  1. ^ DOP, «chefir»
  2. ^ a b de Oliveira Leite AM, Miguel MA, Peixoto RS, Rosado AS, Silva JT, Paschoalin VM, Microbiological, technological and therapeutic properties of kefir: a natural probiotic beverage, in Braz J Microbiol, vol. 44, n. 2, ottobre 2013, pp. 341–9, DOI:10.1590/S1517-83822013000200001, PMC 3833126, PMID 24294220.
  3. ^ M. Motaghi, M. Mazaheri, N. Moazami, A. Farkhondeh, M.H. Fooladi e E.M. Goltapeh, Kefir production in Iran, World Journal of Microbiology & Biotechnology 13(5), pagine 579--581, 1997
  4. ^ (EN) The Nobel Prize in Physiology or Medicine 1908, su NobelPrize.org. URL consultato il 27 maggio 2021.
  5. ^ Per saperne di più...il Kefir, su glocaltaste.com. URL consultato il 14 dicembre 2019 (archiviato il 14 dicembre 2019).
  6. ^ Il kefir: composizione e proprietà, su associazioneaili.it. URL consultato il 14 dicembre 2019 (archiviato dall'url originale il 14 dicembre 2019).
  7. ^ Beatrice Salvioli, “Kefir, sostituisce i benefici dello yogurt per gli intolleranti al lattosio”, vero o falso?, su humanitasalute.it, 12 luglio 2017. URL consultato il 14 dicembre 2019 (archiviato il 14 dicembre 2019).
  8. ^ (EN) A. Irigoyen, I. Arana e M. Castiella, Microbiological, physicochemical, and sensory characteristics of kefir during storage, in Food Chemistry, vol. 90, n. 4, 1º maggio 2005, pp. 613–620, DOI:10.1016/j.foodchem.2004.04.021. URL consultato il 4 maggio 2023.
  9. ^ Farnworth ER (2005). "Kefir – a complex probiotic". Food Science and Technology Bulletin: Functional Foods. 2 (1): 1–17. CiteSeerX 10.1.1.583.6014. doi:10.1616/1476-2137.13938. Archiviato dall'originale il 29 ottobre 2013.

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