Caso Fritzl

Da Wikipedia, l'enciclopedia libera.
(Reindirizzamento da Josef Fritzl)
Vai alla navigazione Vai alla ricerca
Giornalisti fuori dalla casa dei Fritzl poco dopo la fine del sequestro

Il termine caso Fritzl si riferisce al sequestro di Elisabeth Fritzl, una donna austriaca imprigionata per 24 anni (dal 1984 al 2008) dal padre, l'ingegnere Josef Fritzl, nella cantina della casa di famiglia ad Amstetten, nella Bassa Austria.

Durante tutto il periodo della prigionia, iniziato quando Elisabeth aveva 18 anni, il padre compì sistematicamente violenze e abusi sessuali nei confronti della figlia, dai quali nacquero sette figli.[1]

Fritzl è anche noto col soprannome di mostro di Amstetten.

Storia[modifica | modifica wikitesto]

Josef Fritzl[modifica | modifica wikitesto]

Posizione della città di Amstetten in Austria

Nato ad Amstetten il 9 aprile 1935, figlio unico di Maria Nenning e Josef senior, Fritzl venne cresciuto dalla sola madre. Suo padre, che aveva abbandonato la famiglia quando il figlio aveva quattro anni, in seguito si arruolò nella Wehrmacht e combattè durante la seconda guerra mondiale, rimanendo ucciso in azione nel 1944. Durante l'infanzia subì continuamente maltrattamenti e umiliazioni da parte della madre, che gli manifestava quale unica forma d'affetto il recarsi in chiesa assieme la domenica. Le angherie subìte gli causarono dei disturbi della personalità e — come emergerà in seguito durante il processo a suo carico — lo resero incapace di comprendere appieno la gravità e le conseguenze di determinate azioni.

Dopo aver completato i suoi studi in ingegneria elettrica, Fritzl ottenne un lavoro a Linz e nel 1956, all'età di 21 anni, sposò la diciassettenne Rosemarie, che lo rese padre di due figli e cinque figlie. Amici e parenti della coppia (che era rimasta a risiedere nella città natale, al civico 40 di Ybbsstrasse) dichiararono che il clima familiare era pessimo: Fritzl era estremamente violento, sia a livello verbale sia nelle vie di fatto, nei confronti della moglie e dei figli, sei dei quali (eccetto Elisabeth) non appena maggiorenni ruppero ogni rapporto con il genitore.

Nel 1967 si rese responsabile dello stupro nei confronti di una donna di 24 anni residente nella città di Linz: Fritzl irruppe nella casa della donna e, approfittando dell'assenza del marito assente per lavoro, la violentò sessualmente, minacciandola con un coltello puntato alla gola. Arrestato poco dopo, fu condannato alla pena di diciotto mesi di reclusione: ne scontò dodici. Fu anche indagato per un crimine analogo compiuto a danno di una ragazza ventunenne e ripetutamente denunciato per atti osceni in luogo pubblico. Anni dopo gli furono contestati anche tre omicidi: quello della diciassettenne Anna Neumayer, uccisa a Linz il 17 agosto 1966[2], quello della coetanea Martina Claudia Posch di Vöcklabruck, rinvenuta cadavere nel lago Mondsee nel novembre 1986[3][4], e quello della prostituta quarantenne Gabriela Supeková[5] avvenuto nel 2007 presso il confine tra Austria e Repubblica Ceca[6]; da queste ultime accuse fu però scagionato per assenza di prove.

Dopo il suo rilascio Fritzl trovò lavoro in una ditta di materiali edili, dopodiché passò al settore delle attrezzature tecniche, operando come progettista di macchine utensili e rivenditore in tutta l'Austria. Nel 1995, compiuti i 60 anni d'età, andò in pensione, ma continuò a lavorare in autonomia, facendo anche alcuni investimenti immobiliari e gestendo una casa vacanze presso il lago Mondsee.

Elisabeth Fritzl[modifica | modifica wikitesto]

Figlia minore dei coniugi Fritzl, Elisabeth nacque il 6 aprile 1966. Concluso il ciclo della scuola dell'obbligo, a 15 anni intraprese un corso professionale per lavorare come cameriera. Insofferente verso la violenza del padre, che era iniziata attorno al 1977, quando aveva 11 anni, nel 1983 scappò una prima volta da casa e si nascose a Vienna da un'amica; i genitori sporsero denuncia di scomparsa e la polizia la ritrovò dopo 3 settimane, riconducendola a casa nonostante lei avesse provato a denunciare le angherie che già subiva tra le mura domestiche.[7] Elisabeth riuscì poi a finire il corso e trovò lavoro in un locale di Linz.

Il finto allontanamento e la prigionia[modifica | modifica wikitesto]

Il 24 agosto 1984 i coniugi Fritzl denunciarono alla polizia la scomparsa di Elisabeth, che aveva appena compiuto 18 anni, sostenendo che si fosse allontanata volontariamente da casa al seguito di una setta religiosa. Gli inquirenti ritennero plausibile la storia, per via dei precedenti tentativi di fuga della ragazza.[7]

In realtà fin dal 1981 Josef Fritzl si era messo segretamente al lavoro per ricavare nello scantinato di casa un vero e proprio bunker, dalla superficie calpestabile iniziale di 35 m², suddiviso in alcune stanze tutte prive di finestre, col soffitto a 170 cm da terra e accessibili attraverso una doppia porta blindata (le ante pesavano circa 300 chilogrammi e consistevano in un telaio ricoperto di lamiera d'acciaio e riempito di cemento), nascosta da uno scaffale appoggiato a una parete del suo laboratorio; per aprire le elettroserrature occorreva un apposito codice di cui solo lui era a conoscenza. I locali non erano disposti immediatamente dietro la parete: dalla porta d'ingresso uno stretto corridoio lungo circa cinque metri conduceva ai locali abitabili, che includevano una stanza dotata di angolo cottura, lavandino, doccia, wc e tavolino, oltre a due camere da letto. Gli arredi comprendevano anche un frigorifero e un congelatore per conservare il cibo, una lavatrice, un televisore con videoregistratore e una radio. L'aerazione era garantita da un pozzo di ventilazione, le stanze erano insonorizzate mediante tappetini di gomma fissati per terra e sui muri.[8]

Negli stessi giorni della denuncia di scomparsa, Josef Fritzl rinchiuse Elisabeth contro la sua volontà nel bunker, legandola a un letto e somministrandole farmaci e stupefacenti per stordirla. Per rafforzare la veridicità della versione fornita agli inquirenti, la costrinse altresì a scrivere una lettera (che poi spedì a casa sua imbucandola da Braunau am Inn) nella quale affermava di esser scappata all'estero e chiedeva ai genitori di non cercarla[9].

Per i primi mesi Elisabeth fu quindi lasciata incatenata al letto, in un ambiente umido e malsano, non riscaldato né termoisolato, che era quindi gelido o caldissimo a seconda del clima. Il padre entrava nel bunker non sempre quotidianamente, ma in genere mai a distanza di più tre giorni dalla volta precedente: per la continua alternanza tra luci accese e spente, la figlia perdette presto la cognizione del tempo. Talora si limitava a portarle viveri, ma il più delle volte la seviziava e violentava: ad esempio la tenne legata a un palo per 9 mesi, oppure la ammanettò durante le molestie, o ancora la obbligò a guardare film pornografici per poi costringerla a ripeterne le scene.[10]

Fritzl riuscì per 24 anni a mantenere la massima segretezza sulla segregazione di Elisabeth: alla moglie diceva che in cantina si dedicava alla progettazione di nuove macchine da vendere alle imprese; quando vi scendeva (spesso di prima mattina) le proibiva di seguirlo o di venirlo a trovare, anche solo per portargli il caffè. Allorché un inquilino, affittuario per 12 anni di una camera al piano terra dello stesso stabile dei Fritzl, sentì dei rumori provenire dal piano interrato e ne chiese ragione a Josef, questi affermò che si trattava di un malfunzionamento dell'impianto di riscaldamento a gas.

I figli[modifica | modifica wikitesto]

A causa delle violenze incestuose perpetrate dal padre, Elisabeth diede alla luce sette figli nella cantina, senza alcuna assistenza. Dopo aver subìto un aborto nel 1986, nel 1988 nacque la primogenita, Kerstin; due anni dopo fu la volta di Stefan. Entrambi i primi due figli condivisero la prigionia nel bunker insieme a Elisabeth, senza mai avere la possibilità di vedere l'esterno e la luce del sole.

Sorte diversa ebbe Lisa (nata nel 1992), che nel 1993 fu tolta della cantina e portata dal padre/nonno a vivere con lui: Fritzl informò le autorità e i servizi sociali di averla trovata sulla porta di casa insieme a un biglietto scritto dalla figlia, nel quale si supplicavano i genitori di adottare la bimba. Nessuno fece ulteriori accertamenti e dal momento che i coniugi Fritzl risultavano incensurati (la fedina penale del capofamiglia era stata espurgata dei crimini da lui commessi anni addietro, dichiarati estinti dopo 15 anni ai sensi della legge austriaca del tempo) l'affido fu concesso. Una "manovra" analoga interessò la quarta figlia, Monika, nata nel 1994: Fritzl la fece trovare alla moglie in un passeggino davanti a casa, dopodiché nel giro di pochi minuti la donna ricevette una telefonata nella quale una voce riconducibile a quella di Elisabeth (probabilmente registrata dal marito) chiedeva ai genitori di curarsi anche della seconda bimba. La moglie, allibita dal fatto (l'utenza telefonica di famiglia aveva da poco cambiato numero e le parve strano che Elisabeth potesse esserselo procurato), riferì la circostanza alla polizia, che però non ritenne di attuare verifiche.

A seguito della nascita di Monika, Fritzl decise di ampliare il bunker a 55 m² di superficie: per fare ciò, i prigionieri dovettero scavare a mani nude per mesi per allargare le stanze.[11][12][13]

Nel 1996 si compì un'ulteriore gravidanza, stavolta gemellare, da cui nacquero due maschi, Michael ed Alexander: il primo morì solo tre giorni dopo il parto a causa di problemi respiratori. Come emerso successivamente, il padre era presente quando il volto del bambino iniziò a diventare viola (sintomo evidente dell'ipossia), ma si rifiutò di chiedere aiuto a un medico, probabilmente temendo che venisse scoperta la situazione. In seguito Fritzl fece scomparire il corpo del neonato, bruciandolo nella caldaia di casa e gettando le ceneri in giardino, all'interno della sua proprietà. Alexander, invece, fu "adottato" dal padre/nonno replicando le dinamiche già applicate con Lisa e Monika.

L'ultimo nato, Felix, venuto alla luce nel 2002, fu invece lasciato con la madre e i due primi fratelli nel bunker, in quanto Fritzl non volle che la moglie se ne facesse carico. Elisabeth si sforzò per quanto possibile (non aveva infatti a disposizione di che leggere e scrivere) di insegnare un minimo di rudimenti linguistici ai figli che erano rimasti con lei.

I figli nati e vissuti nel bunker non vennero mai visitati da un medico fino alla loro liberazione: ad esempio Kerstin perse quasi tutti i denti, mentre Stefan sviluppò una postura curva a causa dei bassi soffitti dello scantinato. Tutti e tre manifestarono problemi al sistema immunitario, soffrirono di anemia, di mancanza di vitamina D e (non avendo visto per anni la luce del sole) di disfunzioni alla vista. Sembra inoltre che Josef Fritzl avesse praticato abusi quantomeno sulla primogenita Kerstin.

La scoperta del crimine[modifica | modifica wikitesto]

Il 19 aprile 2008 la primogenita dell'incesto, Kerstin, allora diciannovenne, venne ricoverata all'ospedale di Amstetten in stato comatoso a causa di un'insufficienza multiorgano. La ragazza fino ad allora non era mai uscita dalla cantina, non era stata formalmente adottata dai coniugi Fritzl e aveva vissuto in totale segregazione con la mamma e due fratelli.[14]

A chiamare l'ambulanza era stato lo stesso Josef Fritzl, che aveva consegnato ai medici una lettera a firma di Elisabeth, affermando di aver cresciuto la ragazza dopo il suo abbandono da parte della madre. I medici, insospettiti anche dall'aspetto della giovane (molto pallida e con i denti consumati), allertarono la polizia: venne quindi pubblicato un appello affinché la madre si mettesse in contatto con loro e raggiungesse la figlia in ospedale.[15] Gli inquirenti al contempo riaprirono il fascicolo sulla scomparsa di Elisabeth e interrogarono Josef Fritzl, il quale ripetè loro la storia della fuga della figlia al seguito di una setta religiosa; consegnò altresì quella che definì la "lettera più recente" ricevuta da Elisabeth, datata gennaio 2008 e spedita dalla città di Kematen an der Ybbs. Le dichiarazioni di Fritzl e le presunte lettere della figlia furono sottoposte al consulente forense Manfred Wohlfahrt, studioso di sette religiose, il quale sollevò dubbi sull'esistenza del gruppo descritto da Fritzl e notò come le missive a firma Elisabeth avessero espressioni e incongruenze ricorrenti, ipotizzando che fossero state dettate o artefatte.

Fritzl, sentendosi messo alle strette, decise di condurre Elisabeth all'ospedale: il 26 aprile la liberò dalla cantina insieme ai figli Stefan e Felix e li presentò alla moglie Rosmarie, facendole credere che la figlia fosse ritornata spontaneamente dalla "fuga" di 24 anni prima con i due bambini. Quindi portò con sé Elisabeth all'ospedale, non prima di averla minacciata di uccidere tutti i figli qualora avesse tentato la fuga o provato a rivelare la sua storia. Non appena i due giunsero alla struttura sanitaria, la polizia provvide a fermarli e a tradurli al più vicino commissariato per un interrogatorio.

Per un giorno intero sia il padre che la figlia rifiutarono di rispondere alle domande degli inquirenti; l'indomani, rassicurata riguardo alla sua futura protezione nei confronti del padre, la donna rivelò la storia dei suoi 24 anni in prigionia, accusando il genitore di tutte le nefandezze subite in quel periodo di tempo. A seguito della confessione di Elisabeth, poco dopo la mezzanotte di quello stesso giorno, gli agenti di polizia arrestarono Josef Fritzl con l'accusa di sequestro di persona, stupro, omicidio colposo per negligenza (in relazione alla morte di Michael) e incesto.

L'uomo venne ulteriormente interrogato, ma per altre 24 ore rifiutò di collaborare. La polizia quindi lo tradusse a casa e lo minacciò di sfondare muri e pavimento qualora non avesse indicato l'ubicazione della "prigione" improvvisata; solo a quel punto Fritzl accondiscese ad aprire il bunker, che fu descritto dagli agenti come abbastanza ben arredato, ma con molti aspetti di degrado, dalla scarsa ventilazione alla presenza di muffa sui sanitari.

Elisabeth e i figli vennero condotti in una clinica psichiatrica, dove trascorsero diversi mesi.

Fritzl, posto in stato di fermo, fu ulteriormente interrogato: agli inquirenti disse di non considerare Elisabeth come una figlia, ma come una compagna; in un primo tempo negò le accuse di violenza, sostenendo che il rapporto incestuoso fosse consenziente. Dichiarò anche di provare affetto nei confronti dei figli nati dall'incesto: disse in particolare che, poco dopo la nascita di Kerstin, avrebbe donato un libro di puericultura a Elisabeth e cercato di rendere la vita dei figli il più felice possibile, tenendo conto delle condizioni imposte dalla cantina, rifornendo il congelatore di cibo sufficiente e curando il sistema di aerazione. Secondo gli psichiatri, Fritzl avrebbe dimostrato verso i famigliari "un amore infinito e un odio spietato"[7].

Non del tutto chiaro all'interno della vicenda risultò il ruolo di Rosemarie, madre di Elisabeth e moglie di Fritzl: il suo silenzio nei 24 anni del sequestro rimase uno dei punti oscuri del caso. La donna dichiarò sempre di non essersi mai resa conto dell'esistenza di un bunker, né tanto meno della presenza al suo interno di sua figlia e dei suoi nipoti, ma di aver anzi sempre creduto alla versione del marito quando sosteneva che Elisabeth fosse fuggita di casa per aggregarsi a una setta religiosa.

Il processo e la condanna[modifica | modifica wikitesto]

Il 13 novembre 2008 Fritzl, 73 anni, venne incriminato per riduzione in schiavitù, sequestro di persona, stupro, coercizione, incesto e per l'omicidio colposo del neonato Michael. La perizia psichiatrica attestò la capacità di intendere dell'uomo, pur riscontrando gravi disturbi di personalità.

Il processo a suo carico si aprì il 16 marzo 2009 a Sankt Pölten, dinnanzi alla corte distrettuale presieduta dal giudice Andrea Humer; Fritzl si dichiarò colpevole di tutte le accuse a lui ascritte, con l'eccezione dell'omicidio colposo del neonato Michael e delle minacce di morte rivolte ai prigionieri, ai quali aveva fatto credere di essere in grado di asfissiarli col gas o di folgorarli. Disse altresì di aver iniziato a molestare Elisabeth dal 1985; fu però smentito da una testimonianza videoregistrata della figlia, della durata di alcune ore, trasmessa durante il processo, nella quale Elisabeth dichiarò di aver subito violenze sessuali da parte del genitore almeno dall'età di dodici anni. Amici ed ex compagni di scuola della ragazza dichiararono che Elisabeth aveva più volte confidato loro che il padre la picchiava, mostrando anche i lividi delle percosse subite, senza però mai accennare a violenze sessuali. Fritzl fu smentito anche quando sostenne di aver cercato di prendersi cura dei prigionieri in maniera adeguata: la figlia evidenziò infatti come lui talora si assentasse anche per diversi giorni, lasciando lei e i bambini senza cibo, col rischio concreto di morire d'inedia[7].

Il 19 marzo 2009 Fritzl venne condannato al carcere a vita, senza possibilità di libertà condizionale per i seguenti 15 anni. L'uomo accettò la sentenza senza ricorrere in appello e andò a scontare la sua pena a Stift Garsten, un ex-monastero dell'Alta Austria trasformato in prigione, in una sezione speciale del carcere per malati psichiatrici.[16] Trascorsi 15 anni di detenzione, nel maggio 2024 un tribunale austriaco autorizzò il trasferimento di Fritzl (che stando alle informazioni disponibili avrebbe cambiato legalmente cognome in Mayrhoff e soffrirebbe di demenza senile) in un carcere ordinario, precisando però come la decisione non sia propedeutica a una possibile scarcerazione.[17]

Dopo la liberazione[modifica | modifica wikitesto]

Dopo il processo e il periodo di riabilitazione in clinica, Elisabeth e tutti i sei figli assunsero una nuova identità e si trasferirono in Alta Austria, in una casa offerta dallo Stato austriaco insieme a una pensione. Nel 2009 un fotografo risalì all'indirizzo e scattò alcune immagini a Elisabeth e a sua figlia Lisa durante una passeggiata; gli scatti, pur se pubblicati oscurando il viso delle due donne, causarono una crisi nervosa a Elisabeth, che decise quindi di tornare per qualche tempo alla clinica psichiatrica che l'aveva aiutata in precedenza, anche per sottrarsi ai tentativi di intrusione attuati da altri fotografi.[18][19]

I figli Kerstin e Stefan assolsero la scuola dell'obbligo grazie a insegnanti privati; il secondogenito disse di voler intraprendere una carriera nella marina. Felix iniziò la scuola elementare con la sua nuova identità, dovendo però superare iniziali problemi di apprendimento. Elisabeth rifiutò di scrivere un libro sulla sua vita e tagliò i rapporti con la madre Rosemarie, pur permettendole di vedere i nipoti.[20]

Nel 2015 la casa di Fritzl ad Amstetten, valutata 200000 euro circa, venne posta in vendita senza ricevere alcuna offerta d'acquisto: il Comune ipotizzò anche di riconvertirla in un ostello per profughi.[21] La vendita fu poi perfezionata nel 2016, per 160000 euro, all'albergatore Herbert Hauska, che la convertì in appartamenti residenziali.[22] Il bunker venne riempito di cemento e reso inaccessibile.

Influenza culturale[modifica | modifica wikitesto]

Se da una parte lo stesso Fritzl ha tentato di trarre profitto dalla storia della sua relazione incestuosa con la figlia prendendo, attraverso un intermediatore, contatti con alcune riviste scandalistiche britanniche per vendere al miglior offerente i verbali degli interrogatori e i resoconti dell'inchiesta per una cifra attorno ai 4000000 di euro, d'altro canto il grande risalto mediatico del suo caso, nel corso degli anni, è stato spesso citato in opere letterarie e nei testi di canzoni da parte di band che hanno rivolto lo sguardo alla vicenda giudiziaria e al profilo criminale dell'imputato, traendone diretta ispirazione.[23]

  • Il testo della canzone Wiener Blut (sangue viennese) inclusa nell'album Liebe ist für alle da del gruppo Industrial metal tedesco Rammstein, è liberamente ispirato alla vicenda di Fritzl che, dopo il caso di Armin Meiwes, descritto in Mein Teil, è il secondo famoso criminale ad apparire in un loro pezzo.
  • I Benighted, band d'ispirazione deathgrind hanno composto il brano intitolato semplicemente Fritzl, dichiarando poi di aver tratto ispirazione dal suo profilo criminale e dalla sua perversione.
  • La canzone Trapped in the Basement, contenuta nell'album 200 Million Thousand (2009) della band statunitense Black Lips è dedicata alla vicenda.
  • Nel 2009 la Back2back Productions ha realizzato il documentario Josef Fritzl: storia di un mostro per Sky One. Utilizzando filmati personali e foto, e con interviste esclusive ai familiari, amici ed ex colleghi di Fritzl.
  • Lo scrittore Paolo Sortino ha pubblicato nell'aprile 2011 il romanzo Elisabeth ispirato al caso Fritzl, uscito per Einaudi. Dello stesso romanzo sono stati acquisisti i diritti per la trasposizione cinematografica da parte della casa di produzione Lotus.
  • Il gruppo melodic death metal svizzero Dreamshade ha dedicato il brano Elisabeth (contenuto nell'album The Gift Of Life del 2013) alla ragazza vittima degli abusi.
  • Nel 2010 viene edito il romanzo di Emma Donoghue Stanza, letto, armadio, specchio (Room) ispirato a Felix, il bambino più piccolo di Elisabeth.
  • Nel 2015 esce al cinema Room, diretto dal regista irlandese Lenny Abrahamson e basato sul romanzo di Emma Donoughe. Il film verrà poi candidato a quattro Premi Oscar, vincendo quello per la miglior attrice protagonista (Brie Larson).
  • Nel 2021 esce il film Girl in the Basement, diretto da Elisabeth Röhm.

Note[modifica | modifica wikitesto]

  1. ^ Il padre stupratore ha confessato, su corriere.it, 28 aprile 2008. URL consultato il 7 aprile 2014.
  2. ^ Josef Fritzl to be questioned over string of unsolved murders
  3. ^ Mordfall Posch: Planen verschlampt, Akten nicht übermittelt, OÖN.at
  4. ^ OÖ: Vater versuchte, Tochter zu vergewaltigen, Krone.at
  5. ^ Jihočeské pomníčky - vraždy - Policie České republiky, su policie.cz.
  6. ^ Fritzl – riddle of victim's silent mother
  7. ^ a b c d Giampaolo Visetti, Austria, i verbali dell'orrore "Per 24 anni prigioniera nel bunker", su repubblica.it, 6 maggio 2008. URL consultato il 6 settembre 2015.
  8. ^ (EN) Inside Josef Fritzl's cellar dungeon, 16 marzo 2009. URL consultato il 27 novembre 2023.
  9. ^ Donna segregata per 24 anni in Austria (le foto) - Il Corriere della Sera (4 aprile, 2008)
  10. ^ Fritzl jurors wince at stench of the dungeon where rapist monster kept his secret family locked away for 24 years
  11. ^ Eben Harrell, Austria's Sex-Slave Father Tells His Side of the Story Archiviato il 26 October 2008 Data nell'URL non combaciante: 26 ottobre 2008 in Internet Archive., 23 October 2008, Time.
  12. ^ Adreas Sam, Josef Fritzl's threats to gas family were a bluff, in Daily Telegraph, 16 May 2008.
  13. ^ Elizabeth Stewart and agencies, The urge to taste forbidden fruit was too strong, in The Guardian, 9 May 2008.
  14. ^ Austria, incastrato dal Dna il padre aguzzino rischia l'ergastolo, su corriere.it, 29 aprile 2008. URL consultato il 7 aprile 2014.
  15. ^ (EN) Incest Child Awake After 7-Week Coma, su ABC News. URL consultato il 27 novembre 2023.
  16. ^ Elisabeth Fritzl, segregata dal padre per 24 anni e madre di 7 figli incestuosi -, su Cronaca-Nera.it, 3 dicembre 2010. URL consultato il 27 novembre 2023.
  17. ^ Josef Fritzl, l’uomo austriaco che tenne sua figlia prigioniera in casa per 24 anni, potrà essere trasferito in un carcere ordinario, su ilpost.it, 14 maggio 2024. URL consultato il 15 maggio 2024.
  18. ^ Elisabeth Fritzl på flugt igen
  19. ^ (DA) Fritzls ofre fanget af fotografer - TV 2, su nyheder.tv2.dk, 19 febbraio 2009. URL consultato il 27 novembre 2023.
  20. ^ Stefan dreams of being a ship's captain ...and seeing a world that was once confined to a stinking room
  21. ^ Austria, la casa degli orrori diventa un ostello per i profughi, su repubblica.it, 29 dicembre 2023.
  22. ^ (EN) Josef Fritzl house sold for €160,000, su irishexaminer.com, 31 dicembre 2023.
  23. ^ Il padre-mostro tenta l'affare: quattro milioni per tutti i verbali, su www.corriere.it. URL consultato il 27 novembre 2023.

Voci correlate[modifica | modifica wikitesto]

Altri progetti[modifica | modifica wikitesto]

  Portale Diritto: accedi alle voci di Wikipedia che trattano di diritto