Jean-Pierre Léaud

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Jean-Pierre Léaud alla cerimonia dei premi César 2000.

Jean-Pierre Léaud (Parigi, 28 maggio 1944) è un attore francese.

Raggiunta la celebrità già come attore bambino per la sua interpretazione nel film I 400 colpi (1959) di François Truffaut, nella sua lunga carriera si è affermato come uno dei volti più noti del cinema francese.

Biografia[modifica | modifica wikitesto]

Figlio dell'attrice Jacqueline Pierreux e dello sceneggiatore e assistente alla regia Pierre Léaud, iniziò a recitare come attore bambino a tredici anni nel 1958 con un piccolo ruolo nel film Agli ordini del re di Georges Lampin, e successivamente nel primo lungometraggio di François Truffaut, I 400 colpi (1959), interpretando il ruolo di un adolescente, Antoine Doinel, che si scontra con l'incomprensione degli adulti. La sua matura interpretazione lo proiettò a livello internazionale tra i più celebrati attori bambini del tempo.[1] L'ammirazione fu tale che registi famosi come Jean Cocteau (in Il testamento di Orfeo) e Julien Duvivier (in Boulevard) gli offrirono immediatamente altre parti di rilievo.

Attore caratterizzato da una particolare dizione e da non pochi manierismi, primo tra tutti il suo modo di passarsi la mano tra i capelli, negli anni sessanta divenne uno dei volti più noti, se non il più noto, tra gli attori della cosiddetta Nouvelle Vague francese, utilizzato, in particolare da Truffaut e Jean-Luc Godard (una delle sue interpretazioni più famose sotto la direzione di quest'ultimo è quella di Louis Antoine de Saint-Just in Week End - Una donna e un uomo da sabato a domenica del 1967), come "attore feticcio". Truffaut, che in Léaud riconobbe un vero e proprio alter ego, darà seguito alla saga di Antoine Doinel, dedicandogli altri quattro lavori: Antoine e Colette, episodio de L'amore a vent'anni (1962), e, con Claude Jade nel ruolo di Christine Darbon-Doinel, amante e poi moglie di Antoine, Baci rubati (1968), Non drammatizziamo... è solo questione di corna (1970) e L'amore fugge (1979).

Durante la sua pluridecennale carriera Léaud ha recitato, spesso da protagonista, in molti film di altri registi di elevata caratura tra i quali Jerzy Skolimowski in Il vergine (1967), Pier Paolo Pasolini in Porcile (1969), Agnès Varda in Jane B. par Agnès V. (1988), Aki Kaurismäki in Ho affittato un killer (1990), Vita da bohème (1992) e Miracolo a Le Havre (2011), Olivier Assayas in Contro il destino (1991) e Irma Vep (1996), Bertrand Blier in Mon homme (1996).

Ha interpretato uno dei ruoli principali in Ultimo tango a Parigi (1972) di Bernardo Bertolucci, ma lui e Marlon Brando non si sono mai incontrati di persona: il film non prevedeva infatti scene di compresenza dei due attori, dunque per ottimizzare i tempi le scene di Léaud vennero girate di sabato, giorno in cui Brando rifiutava di lavorare. In The Dreamers - I sognatori (2003), Bertolucci monta le immagini in bianco e nero di un documentario del 1968, che riprende un giovane e veemente Léaud mentre legge la protesta degli intellettuali contro il Governo, reo di avere sollevato dall'incarico il direttore della Cinémathèque française Henri Langlois, con le immagini a colori di un Léaud maturo, ma ancora deciso a urlare al mondo che "la libertà non è un privilegio che si concede, ma che si prende".

Filmografia[modifica | modifica wikitesto]

Riconoscimenti[modifica | modifica wikitesto]

Doppiatori italiani[modifica | modifica wikitesto]

Nelle versioni in lingua italiana dei suoi film, Jean-Pierre Léaud è stato doppiato da:

Note[modifica | modifica wikitesto]

  1. ^ Holmstrom, p. 245.

Bibliografia[modifica | modifica wikitesto]

  • (EN) John Holmstrom, The Moving Picture Boy: An International Encyclopaedia from 1895 to 1995, Norwich, Michael Russell, 1996, pp. 245–246.

Voci correlate[modifica | modifica wikitesto]

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