Vai al contenuto

Jaish-e-Mohammad

Da Wikipedia, l'enciclopedia libera.
Jaish-e-Mohammad (urdu: جيش محمد, letteralmente l'esercito di Maometto)
La bandiera del gruppo terroristico
Attiva2000 – in attività
NazionePakistan (bandiera) Pakistan
ContestoPakistan (bandiera) Pakistan
Afghanistan (bandiera) Afghanistan
India (bandiera) India
Ideologiafondamentalismo islamico sunnita deobandi
Affinità politichePakistan
Componenti
FondatoriMassud Azar
Attività
Azioni principaliattentati terroristici a Mumbai del 2011
Attacchi in Afghanistan e India
Fonti nel testo
Voci su organizzazioni terroristiche in Wikipedia

Jaish-e-Mohammad (urdu: جيش محمد, letteralmente l'esercito di Maometto) è un gruppo terrorista islamista Deobandi del Pakistan ed attivo nella regione contesa del Kashmir.[1][2][3] L'obiettivo principale del gruppo è separare il territorio di Jammu e Kashmir dall'India e fonderlo con il Pakistan.[4]

Dalla sua nascita nel 2000, il gruppo ha compiuto diversi attacchi terroristici contro obiettivi civili, economici e militari in India.[5][6] Ritrae il Kashmir come una "porta" per l'intera India, i cui musulmani ritiene abbiano bisogno di essere liberati. Mantiene strette relazioni con i talebani, Al-Qaida, Lashkar-e Taiba, Hizbul Mujahidin, Harkat ul-Mujahidin, Ansar Ghazwat-ul-Hind, Indian Mujahidin e continua ad essere alleato con loro.[7][8][9]

Il suo leader è ritenuto Massud Azar, responsabile dell'organizzazione degli attentati terroristici a Mumbai del 2011 (tre attacchi coordinati che provocarono 26 morti e 130 feriti[10]) e di un attentato che nel febbraio 2011 in Kashmir ha ucciso quaranta poliziotti indiani[11].

Il gruppo opera con la sponsorizzazione e la copertura politica della Inter-Services Intelligence pakistana[12], l'intelligence militare, e viene utilizzato per compiere attentati contro indiani, forze occidentali in Afghanistan o altri posti sensibili senza compromettere le forze armate o il governo pakistani[12].

  1. ^ The Terrorist Who Got Away - The New York Times, su web.archive.org, 21 ottobre 2020. URL consultato il 18 maggio 2025 (archiviato dall'url originale il 21 ottobre 2020).
  2. ^ (EN) Christophe Jaffrelot, The Pakistan Paradox: Instability and Resilience, Oxford University Press, 2015, p. 520, ISBN 978-0-19-023518-5. URL consultato il 18 maggio 2025.
  3. ^ Foreign Terrorist Organizations (PDF), su fas.org, pp. 40-43.
  4. ^ (EN) Al Jazeera Staff, Who are the armed groups India accuses Pakistan of backing?, su Al Jazeera. URL consultato il 18 maggio 2025.
  5. ^ BBC News | SOUTH ASIA | Jaish-e-Mohammad: A profile, su web.archive.org, 28 aprile 2022. URL consultato il 18 maggio 2025 (archiviato dall'url originale il 28 aprile 2022).
  6. ^ Attack May Spoil Kashmir Summit, su web.archive.org, 11 febbraio 2021. URL consultato il 18 maggio 2025 (archiviato dall'url originale l'11 febbraio 2021).
  7. ^ (EN) Muhammad Moj, The Deoband Madrassah Movement: Countercultural Trends and Tendencies, Anthem Press, 1º marzo 2015, ISBN 978-1-78308-389-3. URL consultato il 18 maggio 2025.
  8. ^ Popovic, Milos (2015), "The Perils of Weak Organization: Explaining Loyalty and Defection of Militant Organizations Toward Pakistan", Studies in Conflict & Terrorism, 38 (11): 919–937, doi:10.1080/1057610X.2015.1063838, ISSN 1057-610X, S2CID 108668097.
  9. ^ (EN) Bruce O. Riedel, Deadly Embrace: Pakistan, America, and the Future of the Global Jihad, Brookings Institution Press, 2012, p. 69, ISBN 978-0-8157-2274-8. URL consultato il 18 maggio 2025.
  10. ^ Three blasts in Mumbai, su ndtv.com, NDTV 24x7. URL consultato il 13 luglio 2011 (archiviato dall'url originale il 16 luglio 2011).
  11. ^ Afghanistan: The North Does Not Forget, su strategypage.com. URL consultato il accesso 16 lug 2019.
  12. ^ a b Template:Harvp: "Deobandis like Masood Azhar, a graduate of Jamia Binouria who later set up a jihadist outfit named Jaish-e-Muhammad (JeM) in 2000, reportedly at the behest of Pakistan's military establishment."

Voci correlate

[modifica | modifica wikitesto]
  Portale Guerra: accedi alle voci di Wikipedia che trattano di guerra