Jacopo IV Appiano

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Jacopo IV
Signore di Piombino
Stemma
Stemma
In carica1474 -
1510
PredecessoreJacopo III
SuccessoreJacopo V
Nome completoJacopo di Jacopo Appiano
NascitaPiombino, 1459
MortePiombino, 10 aprile 1510
DinastiaAppiano
PadreJacopo III Appiano
MadreBattistina Fregoso
ConsorteVittoria Todeschini Piccolomini d'Aragona
FigliJacopo V
Beatrice
Gerolamo
Battistina
Fiammetta
ReligioneCattolicesimo

Jacopo IV Appiano (Piombino, 1459Piombino, 10 aprile 1510) fu settimo Signore di Piombino, Scarlino, Populonia, Suvereto, Buriano, Badia al Fango e delle isole d'Elba, Montecristo e Pianosa; anche Conte palatino e dal 1509 Principe del Sacro Romano Impero.

Biografia[modifica | modifica wikitesto]

Alla morte di Jacopo III prese il potere il giovane figlio Jacopo IV, in un primo tempo sotto la reggenza materna che pilotò il matrimonio del figlio: questi nel 1476 sposò Vittoria Todeschini Piccolomini d'Aragona (Napoli, 1460 - Piombino, 1518), figlia di Antonio Todeschini Piccolomini d'Aragona e di Maria d'Aragona, seguendo la tradizionale alleanza familiare con la corte napoletana.

Come molti altri principi minori, per vivere si mise al servizio degli stati italiani più potenti. Fu così Capitano delle Armate del Re di Napoli dal 1479 al 1483, di quelle dei Marchesi d’Este fino al 1485, di quelle della Repubblica di Firenze nel 1485, di quelle della Repubblica di Siena fino al 1498, Governatore d'Armi delle Armate della Repubblica di Firenze fino al 1501, nello stesso anno fu anche Capitano delle Armate del Re di Francia, e infine Generale delle Armate del Re d'Aragona nel 1507.

Dopo quasi trent'anni di regno tranquillo e senza scosse, in linea con gli avvenimenti italiani, lo stesso trono degli Appiano vacillò: Jacopo IV perse lo stato ad opera di Cesare Borgia. Avvisato dell'arrivo del Borgia (1501), Jacopo si rifugiò a Genova, dando disposizioni al fratello Gherardo di proteggere la città. Cesare Borgia conquistò senza troppa difficoltà tutti i paesi e i castelli dello Stato per poi sferrare l'assalto alla Capitale: le cronache riportano di un assedio di circa tre mesi, al termine dei quali la città, carente di viveri, si arrese. Il 3 settembre Cesare Borgia, con i suoi Vitellozzo Vitelli e Gianpaolo Baglione entrano trionfanti dalla Porta a Terra. Il 21 febbraio 1502 Papa Alessandro VI (padre di Cesare Borgia) e la sua Corte visitarono Piombino, intrattenendovisi due settimane. Grandi feste e banchetti in una città che ancora portava i segni del duro assedio di pochi mesi prima, furono a carico della Comunità. Il Papa, che volle invitare nel Palazzo di Cittadella le più belle ragazze piombinesi, vi tenne in compagnia di suo figlio Cesare ed alcuni cardinali una sfarzosa festa privata. In questo periodo, il pontefice tenne una messa solenne nella chiesa di Sant'Antimo, riconsacrandola ed attribuendovi una seconda intitolazione, a Sant'Agostino, in onore dei padri agostiniani che vi officiavano. In questa ricorrenza, il papa donò anche alla chiesa una pisside d'oro, andata dispersa. Alla morte di Alessandro VI, nel 1503 (18 agosto), Cesare Borgia dovette abbandonare la Signoria di Piombino e l'anno seguente Iacopo IV rientrò in possesso del suo Stato con grande giubilo del popolo.

Memore dello smacco ricevuto, per avere una base più stabile al proprio potere politico, Jacopo IV si avvicinò alla Corte Imperiale divenendo, per volere di Massimiliano I, Principe del Sacro Romano Impero con diploma imperiale dell'8 novembre 1509 e quindi, per estensione del titolo principesco sul cognome, primo Appiano principe in Piombino. Questo titolo non va confuso con quello di Principe di Piombino, che fa riferimento al feudo.

Sotto la Signoria di Iacopo IV si ha più volte nella città di Piombino il soggiorno di Niccolò Machiavelli, negli anni 1498, 1500, 1504, 1507, che lavorò per ragioni diplomatiche tra gli Stati di Piombino e Firenze e di Leonardo da Vinci nel 1502 e 1504; il genio di Vinci soggiornò alla corte dell'Appiani e fu molto laborioso, progettando opere e scrivendo trattati di varia natura, nei campi dell'ingegneria militare, idraulica, civile, come si può tuttora leggere nel testo Codice di Madrid II. Sono da attribuire a Leonardo i bastioni semicircolari a difesa esterna della Cittadella (ancora esistenti); sempre nel campo difensivo apportò modifiche alle fortificazioni del Castello. In materia idraulica progettò un sistema di dighe, mai realizzato, per la bonifica del lago di Piombino e il riutilizzo dell'acqua del fiume Cornia. Nel 1504 dipinse un'opera ad olio presso lo Scalo della Tarsinata al Porticciolo di Marina intitolata Ombre Verdi, andata perduta.

Ascendenza[modifica | modifica wikitesto]

Genitori Nonni Bisnonni Trisnonni
Jacopo I Appiano Vanni Appiano  
 
 
Emanuele Appiano  
Polissena Pannocchieschi Emanuele Pannocchieschi  
 
Adelasia della Gherardesca  
Jacopo III Appiano  
Alfonso V d'Aragona Ferdinando I d'Aragona  
 
Eleonora d'Alburquerque  
Colia de' Giudici  
Ippolita  
 
 
Jacopo IV Appiano  
Bartolomeo Fregoso Pietro Fregoso  
 
Benedetta Doria  
Giano Fregoso  
Caterina Ordelaffi  
 
 
Battistina Fregoso  
Francesco Gentile  
 
 
Violante Gentile  
 
 
 
 

Matrimonio e discendenza[modifica | modifica wikitesto]

Jacopo IV nel 1476 sposò per questioni dinastiche Vittoria Todeschini Piccolomini d'Aragona (Napoli, 1460 – Piombino, 1518), figlia di Antonio Todeschini Piccolomini d'Aragona e di Maria d'Aragona, seguendo la tradizionale alleanza familiare con la corte napoletana. I due ebbero in tutto cinque figli.

Bibliografia[modifica | modifica wikitesto]

Altri progetti[modifica | modifica wikitesto]

Collegamenti esterni[modifica | modifica wikitesto]

  • Genealogia, su genealogy.euweb.cz.
  • Geni, su geni.com. URL consultato il 9 maggio 2016.
Predecessore Signore di Piombino Successore
Jacopo III 1474-1501 Cesare Borgia
Predecessore Signore di Piombino Successore
Cesare Borgia 1503-1510 Jacopo V