Italia medievale

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Template:Storiaitalia Se con storia del medioevo si intende la storia dal 476, anno della deposizione dell'ultimo imperatore d'occidente, al 1492, anno della scoperta dell'America, con Italia medievale dobbiamo forse più precisamente intendere quel periodo della storia d'Italia che va dall'invasione longobarda (568) fino alla discesa in Italia di Carlo VIII, re di Francia (1498).

A sua volta il medioevo tradizionalmente si divide in alto Medioevo (fino all'anno 1000) e basso Medioevo. È bene puntualizzare che tali datazioni sono semplicemente delle convenzioni per riferirsi con maggiore chiarezza ad un periodo tanto lungo quanto complesso. Infatti, spesso, dietro alle nette datazioni ci sono molteplici sfumature tipiche della storia. All'inizio dell'alto medioevo l'Europa e l'Italia romane vengono germanizzate, con la formazione dei regni romano-barbarici. Dopo la sedentarizzazione dei nomadi germanici, è la volta di nuovi nomadi, gli arabi che rompono l'unità del Mediterraneo. Inoltre i continuatori dell'Impero romano d'Oriente, comunemente chiamati bizantini, diventano anch'essi dei nemici da scacciare, per di più divisi anche dal tipo di cristianesimo professato. Il tentativo di unire l'Europa da parte di Carlo Magno (742-814) non avrà fortuna, ma il sistema con cui organizzò la sua società, il feudalesimo, attecchirà un po' dovunque, per breve tempo anche in Italia, dove però le città di origine romana sapranno riprendersi sul fronte economico prima delle altre.

Così all'inizio del basso medioevo, mentre in Europa si diffondono le monarchie feudali, in Italia si sviluppa la civiltà comunale, che si scontrerà politicamente e militarmente con il Sacro Romano Impero tedesco. Successivamente, mentre in Europa si affermano gli stati nazionali, in Italia si sviluppano delle potenze regionali che continuano a guerreggiare fra loro. Così, alla fine del Medioevo e nel Rinascimento - nonostante l'elevato livello culturale di entrambi i periodi– le piccole potenze italiane non saranno in grado di affrontare il pericolo costante di una dominazione straniera.

La prima dominazione germanica (476-568)

Lo stesso argomento in dettaglio: Guerra gotica (535-553).

Nel 476 lo sciro Odoacre, che comandava un’armata di mercenari eruli depose Romolo Augusto, l’ultimo imperatore romano d'Occidente e decise di non nominarne un altro, diversamente da quanto avevano fatto i suoi predecessori con gli ultimi nove imperatori romani. Regnò come rex gentium – una formula del tutto nuova – teoricamente alle dipendenze di Zenone, sovrano d’Oriente. Governò per diciassette anni, servendosi del personale amministrativo romano, e lasciando libertà di culto ai cristiani. Combatté i Vandali che occupavano la Sicilia, nonché altre tribù germaniche che tentavano irruzioni in Italia.

Ma nel 489 Zenone allontanò gli Ostrogoti dalla zona del Danubio e li inviò in Italia. Dopo cinque anni di guerra, il re goto Teodorico riuscì ad uccidere Odoacre. Così agli Eruli succedettero i Goti. Teodorico, che aveva vissuto a lungo a Bisanzio, regnò servendosi anche lui del personale romano. Alla fine della sua vita, dopo trent'anni di regno, lanciò una persecuzione nei confronti dei cristiani facendo condannare a morte anche il filosofo Severino Boezio. Gli succedette il Atalarico (526-534. In questo periodo i bizantini, con l' aiuto dei longobardi, conquistarono le regioni corrispondenti alle attuali Slovenia, Croazia, Bosnia, Italia, Francia meridionale.

Nel 535 il nuovo e ambizioso sovrano bizantino Giustiniano (527-565) prese di mira la penisola nel suo tentativo di ricomporre l’unità dell’impero romano. Da lì iniziò la lunga guerra gotica, che per oltre quindici anni infuriò in Italia, portando ulteriore devastazione dopo le invasioni barbariche. Roma dopo quattro assedi consecutivi era ridotta a poche migliaia di abitanti. Dopo tre secoli la peste fece la sua ricomparsa nella Città Eterna. La situazione era davvero drammatica, ma divenne tragica quando una nuova invasione di un popolo germanico toccò l’Italia intera.

I Longobardi, lo Stato della Chiesa e i Bizantini (568-774)

Lo stesso argomento in dettaglio: Esarcato d'Italia e Regno longobardo.

I goti erano ormai annientati, ma i bizantini non riuscirono a fermare l’avanzata dei Longobardi. Questa tribù germanica, si era stanziata in Pannonia, ma abbandonarono la terra sotto la pressione degli avari, un popolo proveniente dall' Asia. In pochi anni i longobardi scorazzarono per tutto il nord Italia, conquistando anche la Toscana e buona parte del centro-sud. I Longobardi erano di religione ariana, non riconoscevano l’autorità imperiale, saccheggiavano tutto quello che potevano e rendevano schiavi i vinti. I primi due re, Alboino (? -572) e Clefi (572-574) morirono assassinati. Seguirono dieci anni di anarchia, con le varie fazioni in guerra fra loro. La penisola era frazionata in tre zone di influenza: longobarda, romana e bizantina.

Tentò di approfittarne il Papa, alleato con i Franchi. Questi ultimi contavano sull'autorità della Chiesa per legittimare le loro conquiste. I longobardi tuttavia respinsero i tentativi franchi e con i nuovi re Agilulfo (590-616) e Rotari (636-652) ripresero ai bizantini il controllo dell’Emilia, la Liguria e il Veneto interno. In breve dovettero cercare anch’essi una forma di dominio più organizzata: arrivarono le leggi scritte, dei funzionari regi con compiti di giustizia e supervisione (gastaldi), e, nel 603, la conversione al cattolicesimo per opera della regina Teodolinda dopo che un primo tentativo di conversione per opera del Papa Gregorio Magno non aveva avuto successo.

Contemporaneamente però i papi dovettero combattere strenuamente per mantenere l’ortodossia a fronte delle sempre più vigorose eresie orientali e delle decisioni dell’imperatore d’Oriente. Con un editto del 648 Costante II impose il monotelismo e fece deportare il papa Martino I in quanto questi non l’accettava. Nel 726 invece iniziò l’iconoclastia, la lotta alle immagini, da parte dell’imperatore Leone III. Seguì un periodo di alterne vicende che durò poco più di un secolo, durante il quale l'iconoclastia venne alternativamente approvata o bandita. Parallelamente in questo periodo si affermò il fenomeno del monachesimo, grazie anche alle opere di San Benedetto.

Intanto il re longobardo Liutprando (713-744) fece nuove conquiste che furono aumentate dal suo successore Astolfo (749-756) che allontanò i bizantini da Ravenna e si accinse ad unificare l'Italia conquistando il Lazio. Ma il papa Stefano II (752-757) chiamò in suo soccorso il re dei franchi Pipino. Questi sconfisse Astolfo e donò le terre di Ravenna (l'esarcato) al papa. In questo periodo circolò la falsa notizia che lo Stato della Chiesa era in possesso del Papa grazie alla Donazione di Costantino. La storia si ripeté: il nuovo re longobardo Desiderio (756-774) riconquistò Ravenna e il papa Adriano I (772-795) chiamò in soccorso il nuovo re francese Carlo - il futuro Carlo Magno - che sconfisse pesantemente Desiderio ponendo fine alla dinastia longobarda.

I Franchi, il feudalesimo, le ultime invasioni (774-1000)

Nel 774 Carlo, re dei Franchi, vinse i Longobardi grazie all'uso della cavalleria pesante. Assunse il titolo di re dei Longobardi, annettendo al suo dominio tutti i ducati longobardi, escluso quello di Benevento. I gastaldi vennero sostituiti con dei conti, ma in buona parte il personale amministrativo rimase lo stesso. Carlo importò anche il sistema del feudalesimo, le sue grandi ville agricole e l'esigenza di rendere i contadini dei servi della gleba, non più liberi di pagare le tasse, ma costretti a pesanti corvées e legati alla terra ereditariamente.

Nell'800 il papa Leone III (795-816) era accusato dai suoi nemici di essersi insediato sul soglio pontificio illegalmente. Ancora una volta a risolvere la situazione fu Carlo che giunse a Roma e - come giudice supremo - lo dichiarò innocente. Ormai la sua autorità era enorme. Il giorno di Natale dell'anno 800 il natale il papa incoronò Carlo imperatore in nome di Dio. Era il primo imperatore d'Occidente dal 476. L'incoronazione avvenuta per mano del Papa fu vista come un primato della Chiesa nei confronti dell'Imperatore. (1000 anni dopo, memore di ciò, Napoleone, tolse dalle mani del Papa le insegne dell'Imperatore e se le impose da solo). Nel 812 Michele I di Bisanzio riconobbe il titolo di Carlo, in cambio della neonata Venezia, dell'Istria e della Dalmazia.

Il figlio di Carlo, Ludovico il Pio (814-840) accusò ingiustamente Bernardo, suo nipote e re d'Italia, di alto tradimento e lo fece accecare causandone la morte. Dopo vari intrighi di corte e col papa, lasciò il regno ai suoi tre figli, che si fecero guerra accanitamente per arrivare al trattato di Verdun (843). Lotario I ricevette l'Italia e il titolo di imperatore, Carlo il Calvo la Francia e Ludovico la Germania. L'Italia - cui era associato anche il titolo imperiale - passò successivamente a Ludovico II il Germanico (839-875) e a Carlo il Grosso (875-887). Nell'877 Carlo il Calvo emanò il capitolare di Quierzy, col quale si sanciva per legge quella che ormai era diventata una consuetudine: i conti, i duchi, i marchesi avevano il possesso del feudo e potevano trasmetterlo ereditariamente.

Il castello di Fenis

La dissoluzione dell'impero carolingio fu affrettata dalle invasioni normanne e arabe. I vichinghi conquistarono varie zone costiere della Francia e della Germania, colpendo nel secolo IX anche le coste della Penisola Iberica. Gli Arabi, che avevano già conquistato fin dal 711 la Spagna, dettero vita all'emirato di Cordova, del tutto autonomo rispetto al Califfato abbaside di Baghdad.
Longa manus degli Abbasidi, nell'800 erano giunti in Nordafrica (Ifrīqiya) gli Aghlabidi che, a partire dall'827, si impossessarono della Sicilia per dominarla per due secoli, alterando tutti gli equilibri del quadrante centrale del Mar Mediterraneo.
Dall'895 in poi anche gli Ungari fecero incursioni devastanti nella pianura padana. L'autorità regia era del tutto indebolita ed i signori feudali dovettero provvedere in proprio alla difesa. I vescovi facevano ricostruire le mura cittadine, i conti, i marchesi, i duchi si proteggevano in castelli turriti.

Il titolo imperiale era ormai squalificato ma i signori feudali italiani ci tenevano in modo particolare e se lo contesero per ottant'anni (887-962). È l'epoca di Berengario I, marchese del Friuli, Lamberto duca di Spoleto, cui si aggiungono Arnolfo di Carinzia e Ugo di Provenza. Anche l'autorità del papa divenne sempre meno elevata, visto che la sua elezione divenne materia di intrighi politici di bassissimo livello. Protagonisti principali furono papa Formoso e la nobildonna romana Marozia.

Infine la corona imperiale passò alla casa degli Ottoni che aveva unificato la monarchia in Germania. Ottone I venne incoronato nel 962 e stabilì che l'imperatore dovesse avere l'ultima parola sull'elezione del papa. L'impero di Carlo Magno sembrava finalmente restaurato, anche se comprendeva solo Germania e Italia del nord. Ma Ottone II (973-983) e Ottone III (983-1002) morirono in giovane età e non poterono ulteriormente sviluppare l'Impero.

La Chiesa riformata, la lotta per le investiture, la prima crociata (1000-1100)

L'Italia nell'anno 1000

Nell'XI secolo l'ufficio del papa era in piena decadenza, conteso fra le sanguinarie famiglie romane e i tentativi moderati dell'imperatore. Ma si rivelò altrettanto difficile governare le città italiane. Pavia si ribellò ad Enrico II (1002-1024) che fu l'ultimo esponente della casa dei sassoni. A lui succedette Corrado II di Franconia (1027-1039) contro cui si ribellarono i valvassori della Lombardia, guidati dal vescovo Ariberto d'Intimiano. Nel 1037 Corrado fu così costretto a concedere anche ai feudatari minori quello che il Capitolare di Quierzy aveva concesso ai maggiori: l'ereditarietà (Constitutio de feudis).

In questo periodo si levò alta la protesta contro la corruzione e l'abiezione del papato. Se da una parte ci furono movimenti religiosi di stampo pauperistico ed eremita - come quello di San Romualdo - dall'altra ebbe molta fortuna il nuovo monachesimo cluniacense, che si nutriva solo delle donazioni dei feudatari, ma che proponeva uomini di grande autorità morale, di spessa cultura e abili capacità politiche e amministrative. Più tardi nacquero l'ordine dei monaci certosini e quello dei cistercensi, che puntavano l'attenzione alla vita solitaria e contemplativa, e che si diffusero a macchia d'olio. Anche gli abitanti delle città si opponevano alla corruzione del clero, biasimando in particolar modo la simonia, cioè la compravendita delle cariche, e il nicolaismo, cioè la pratica del concubinaggio, dando vita al movimento dei "patari", movimento che fornì alla Chiesa anche il papa Alessandro II (1061-1073).

Mentre la Chiesa si stava rinnovando, si accese la lotta per le investiture fra papa Gregorio VII (1073-1085) e l'imperatore Enrico IV (1056-1105). Il problema erano i vescovi-conti, quei vescovi che possedevano dei feudi, ma che alla morte non potevano tramandarli ereditariamente, cossiché essi tornavano nelle mani dell'imperatore. Sia il papa sia l'imperatore volevano essere gli unici a gestire questi vescovi, ad "investirli" dell'ufficio. Nel 1122 si arrivò al compromesso di Worms, fra il papa Callisto II ed Enrico V, in cui ognuna delle due parti rinunciava ad un pezzo del suo potere, ma essenzialmente - anche in questo caso - si decretò una realtà di fatto.

Nel frattempo un altro monaco di Cluny, Ottone di Lagery, era diventato papa con nome di Urbano II (1088-1099). Egli stimolò gli animi cristiani dei cavalieri affinché la smettessero di farsi guerra fra loro e si dirigessero a Gerusalemme, per salvarla dal dominio islamico dei Fatimidi, mentre nel cuore del Califfato abbaside s'erano fortemente insediati i Turchi Selgiuchidi e alle porte di Costantinopoli altri Turchi, chiamati "di Rūm". Ma l'appello fu colto anche dalla gente comune che entusiasticamente e senza alcuna preparazione partì alla volta dell'Oriente, compiendo saccheggi per tutto il percorso e finendo travolta dai Turchi del Sultanato di Rūm. I re e l'imperatore invece non partirono. La prima crociata fu portata avanti da duchi e da conti, che massacrarono i Turchi e, con un lungo percorso terrestre, giunsero in Siria-Palestina e conquistarono Gerusalemme nel 1099.

I comuni, il Regno di Sicilia (1100-1250)

A causa dell'assenza del potere imperiale, già a metà del XI secolo le famiglie più potenti delle città italiane del nord e del centro estromisero i conti e i vescovi dall'esercizio del potere. Esse si riunivano in associazioni - communes - che governavano su ogni aspetto della vita pubblica cittadina. Nonostante lo sviluppo dell'economia a capo di queste associazioni risiedevano comunque militari e aristocratici di basso livello che avevano lottato per l'ereditarietà dei propri feudi. Da ricordare fra queste città le repubbliche marinare.

Intanto in Germania la corona divenne una carica elettiva. Non solo dunque gli imperatori faticavano a controllare duchi e arcivescovi, ma erano questi a loro volta che eleggevano l'imperatore. Attorno al 1150 si produsse la rivalità fra Welfen e Hohenstaufen, noti in Italia come Guelfi e Ghibellini. Questi ultimi erano fautori della totale indipendenza del potere imperiale dal papa, mentre i guelfi erano più possibilisti.

L'imperatore Federico I Hohenstaufen (1155-1190), detto in Italia il Barbarossa, cercò di ripristinare i suoi diritti sia nei confronti del papa sia dei comuni. Milano venne distrutta nel 1162. Papa Alessandro III (1159-1181) scomunicò Federico che gli aveva opposto un antipapa. Nel 1174 L'esercito imperiale, che aveva stipulato una alleanza con la flotta veneziana, assediò invano Ancona che oltre ad essere un libero comune era invisa al Barbarossa anche perché alleata dell'Impero Romano d'Oriente. Nel 1176 i comuni, alleati nella Lega Lombarda, sconfissero i tedeschi a Legnano. Nel 1183 si firmò la pace di Costanza che sostanzialmente riconobbe le pretese dei comuni.

Contemporanemanete al sud si andava formando il Regno di Sicilia. Nel 1059 in normanno Roberto il Guiscardo strinse un patto con Papa Niccolò II con cui si dichiarava formalmente suo vassallo, ottenendo in cambio il titolo di duca di Puglia (che comprendeva anche la Basilicata), la Calabria, parte della Campania e Sicilia (che era però ancora in mano ai musulmani). I Normanni riuscirono ben presto a cacciare dal Meridione la presenza bizantina e poterono ben presto dedicarsi alla Sicilia.

Ruggero Bosso d'Altavilla, fratello di Roberto, alla testa di un folto gruppo di cavalieri nel 1061 sbarcò a Messina e invase l'isola, riuscendo nel 1072 ad arrivare a Palermo, che venne poi eletta capitale. Solo con suo figlio, Ruggero II, le due corone si unirono per formare il Regno di Sicilia, creando così in Italia uno stato di dimensioni considerevoli: il Regno normanno di Sicilia.

Il dominio dei Normanni nell'Italia meridionale ebbe termine tra il 1194 (morte di Tancredi di Lecce) e il 1198, quando Enrico VI di Svevia, Imperatore del Sacro Romano Impero (morto nel 1197), in virtù del suo matrimonio con Costanza d'Altavilla (morta nel 1198), unì alla corona imperiale quella di re di Sicilia. Il regno subì una svolta accentrativa sotto la direzione di Federico II (1211-1250), il quale fu scomunicato tre volte, partecipò alla sesta crociata e infine tentò nuovamente di estendere la sua egemonia sui comuni dell'Italia del nord, in una lunga guerra senza successo.

In questo periodo si affacciano nel panorama religioso potenti eresie, che infine vengono controllate dall'istituzione del tribunale dell'Inquisizione.

L'apogeo del medioevo, la crisi del '300, le signorie (1250-1492)

L'instabilità dei comuni

Guelfi e Ghibellini

Le prime signorie

I commerci e le banche

Le vere signorie