Isma'il Haniyeh

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Ismāʿīl Haniyeh
إسماعيل هنية

Presidente dell'Ufficio Politico di Hamas
In carica
Inizio mandato6 maggio 2017
PredecessoreKhaled Mesh'al

Primo ministro dell'Autorità Nazionale Palestinese
Durata mandato29 marzo 2006 –
14 giugno 2007
PredecessoreAhmed Qurei
SuccessoreSalam Fayyad

Dati generali
Partito politicoHamas
Titolo di studioDiploma in lingua e letteratura araba
ProfessionePolitico

Ismāʿīl Haniyeh, scritto anche Ismail Haniya, in arabo إسماعيل هنية? (Al-Shati, 4 gennaio 1963), è un politico palestinese[1][2].

Capo del Politburo di Hamās dal 2017[3]; dopo varie detenzioni nelle carceri israeliane negli anni 1980 e 1990, è diventato una figura centrale nella scena politica palestinese a partire dal 2006[1], anno nel quale il blocco parlamentare di Hamas da lui guidato si affermò alle elezioni legislative, permettendogli di assumere la carica di Primo ministro dell'Autorità Nazionale Palestinese, finché fu deposto l'anno successivo dal presidente Mahmūd Abbās contemporaneamente all'aggravarsi delle dispute fra Fatah e Hamas[3]. Haniyeh non riconobbe lo scioglimento del suo governo, continuando a esercitare il potere esecutivo nella striscia di Gaza[4]; dal 2019 vive e opera a Doha, in Qatar.[5][6]

Biografia[modifica | modifica wikitesto]

Sposato e padre di tredici figli[7], Haniyeh è diplomato in "Lingua e letteratura araba". All'interno del movimento politico di Hamās è stato il braccio destro del fondatore del movimento, Ahmed Yassin, e rappresenta l'ala cosiddetta "pragmatica" di Hamās (secondo la rete televisiva del Qatar, Al Jazeera, "Haniyeh, a differenza di qualche altro capo di Hamās, ha evitato di suggerire la distruzione di Israele").[senza fonte] Ha conosciuto le carceri israeliane per essere stato arrestato in manifestazioni di protesta nel 1987 e nel 1988 e quindi nuovamente arrestato nel dicembre del 1992 e deportato assieme ad altri 451 componenti di Hamās e della Jihād islamica nel Sud del Libano, tornando poi a Gaza solo a fine 1993, diventando poi preside nell'Università Islamica di Gaza.

Condivide col suo partito la forte avversione verso Israele, dato che Israele, gli Stati Uniti e numerosi altri paesi accusano di terrorismo l'organizzazione di Hamās. Ancora nel corso del 2006 il vice-primo ministro e ministro degli affari strategici israeliano Avigdor Lieberman esortò a liquidare fisicamente Haniyeh qualora il soldato israeliano Gilad Shalit, catturato da palestinesi, non fosse stato rilasciato o, peggio, se fosse stato ucciso.

Nel novembre 2006, dopo mesi di aspre polemiche dovute alle posizioni del governo circa Israele, Haniyeh ha deciso di dimettersi in seguito a colloqui tra il presidente dell'Autorità Nazionale Palestinese Mahmūd Abbās e Hamās, favorendo così la nascita di un governo di unità nazionale. Il candidato più probabile alla successione era l'ex rettore dell'Università Islamica di Gaza, Mohammed Shbair. Nei primi giorni del mese seguente gli accordi tra Hamās e Abū Māzen sono saltati e pertanto Haniyeh non si è dimesso. Inoltre durante una visita al Presidente iraniano Mahmud Ahmadinejad ha avuto modo di rivedere le proprie posizioni sullo Stato di Israele dichiarando che non potrà mai essere riconosciuto da Hamās.

Il 15 febbraio 2007, in seguito ad accordi con Abū Māzen, si dimise ricevendo l'incarico di costituire un governo di unità nazionale, grazie all'intermediazione alla Mecca del re dell'Arabia Saudita ʿAbd Allāh. Il 18 marzo seguente prestò giuramento alla cerimonia di insediamento del nuovo esecutivo di unità nazionale. Nonostante ciò le tensioni tra le due anime del governo divennero sempre più insanabili fino a portare a una situazione di guerra civile a inizio giugno, culminata con la presa della striscia di Gaza da parte di Hamās. Come contromisura, il 14 giugno Abū Māzen considerò decaduto il governo e affidò il giorno seguente l'incarico di formarne uno nuovo a Salam Fayyad, esponente del partito centrista La Terza Via.

Il 6 maggio 2017 è stato eletto presidente dell'Ufficio politico di Hamās al posto di Khaled Mesh'al; nel 2019 ha lasciato Gaza ed è fuggito in Qatar, dove ha ottenuto asilo politico[5].

Affermazioni[modifica | modifica wikitesto]

(EN)

«If Israel declares that it will give the Palestinian people a State and give them back all their rights, then we are ready to recognise them»

(IT)

«Se Israele dichiarasse di dare ai palestinesi uno Stato e ridare loro tutti i loro diritti, allora saremmo pronti a riconoscerli»

Note[modifica | modifica wikitesto]

Voci correlate[modifica | modifica wikitesto]

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Collegamenti esterni[modifica | modifica wikitesto]

Controllo di autoritàVIAF (EN255729056 · ISNI (EN0000 0003 7801 1423 · LCCN (ENn2012053229 · GND (DE1148066233 · J9U (ENHE987007467480905171 · WorldCat Identities (ENlccn-n2012053229