Isabella Sforza (1503-1561)

Da Wikipedia, l'enciclopedia libera.
Vai alla navigazione Vai alla ricerca
Signoria di Pesaro
Sforza

Alessandro
Figli
Costanzo I
Figli
Giovanni
Figli
Costanzo II
Galeazzo
Modifica

Isabella Sforza (Mantova, 19 giugno 1503Roma, 22 gennaio 1561) è stata una letterata italiana.

Biografia[modifica | modifica wikitesto]

Figlia naturale riconosciuta di Giovanni Sforza, signore di Pesaro, nacque a Mantova ed ebbe come madrina al battesimo Cecilia Gallerani, la donna ritratta da Leonardo da Vinci nella Dama con l'ermellino.

Alla morte di Galeazzo Sforza di Pesaro nel 1515, la vedova Ginevra Bentivoglio concesse a Isabella una rendita annuale.

Si distinse nel 1526 come staffetta al servizio della sua famiglia contro gli imperiali che occupavano il Ducato di Milano[1]

Spesso afflitta da problemi finanziari[1], visse parte della sua vita a Piacenza e nel 1548 ritornò a Pesaro, che lasciò nel 1550 per risiedere a Roma, dove morì il 22 gennaio 1561 all'età di 57 anni, sette mesi e tre giorni, come si evince dalla lapide a lei dedicata in San Giovanni in Laterano[2]

Discendenza[modifica | modifica wikitesto]

Isabella sposò il 18 agosto 1520 Cipriano Sernigi, ricco mercante fiorentino amico dei Medici, che morì assassinato da Ottaviano Lampugnani nel 1532 dopo una lite. La stessa Isabella fu brevemente detenuta con l'accusa di aver istigato l'assassinio del marito[1]. Nel 1534 sposò in seconde nozze Francesco Carminati di Brembilla, figlio del conte Ludovico Carminati di Brembilla e della madrina Cecilia Gallerani, ma il matrimonio venne annullato a causa della loro parentela spirituale[1].

Opere[modifica | modifica wikitesto]

Isabella Sforza, Della vera tranquillità dell’animo, 1544
  • Della vera tranquillità dell’animo, Venezia, 1544
  • Lettere di molte valorose donne nelle quali chiaramente appare non esser né di eloquentia né di dottrina alli huomini inferiori, Venezia, 1548

Note[modifica | modifica wikitesto]

  1. ^ a b c d Francine Daenens, Debiti e crediti di una gentildonna: Isabella Sforza. In Letizia Arcangeli, Susanna Peyronel Rambaldi, Donne di potere nel Rinascimento, Viella, 2016.
  2. ^ Isabella Sforza, signora delle lettere

Bibliografia[modifica | modifica wikitesto]

Collegamenti esterni[modifica | modifica wikitesto]

Controllo di autoritàVIAF (EN23235638 · ISNI (EN0000 0000 7729 1142 · SBN RMLV032809 · BAV 495/256214 · CERL cnp01239982 · LCCN (ENnr94036778 · GND (DE130030376 · BNE (ESXX4886125 (data) · WorldCat Identities (ENlccn-nr94036778