Imposta

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L'imposta è un tributo, ovvero una delle voci di entrata del bilancio dello Stato, consistente in un prelievo coattivo di ricchezza dal cittadino contribuente.

Non è connesso ad una prestazione da parte dello Stato o degli altri enti pubblici per servizi resi al cittadino ed è destinata alla copertura della spesa pubblica. Nei paesi eredi del diritto romano è distinto dalla tassa, che è invece legata ad una prestazione.

La parte delle entrate statali costituita dalle imposte è detta gettito fiscale. Il livello di imposizione fiscale medio di un paese si chiama pressione fiscale apparente. Il livello di imposizione e la ripartizione delle imposte tra le fasce della popolazione sono oggetto di studio della scienza delle finanze e sono attuati mediante misure di politica fiscale.

Descrizione

Concetti generali

Sul piano della scienza delle finanze, l'imposta si caratterizza per il fatto di essere espressione del potere d'imperio attribuito agli enti che operano il prelievo e per il fatto di essere finalizzata a finanziare pubblici servizi indivisibili.

Gli elementi costitutivi delle imposte sono:

  • il presupposto: fatto giuridico che determina, in modo diretto o indiretto, il sorgere dell'obbligazione tributaria
  • la base imponibile: espressione quantitativa del presupposto (può coincidere o meno col presupposto stesso)
  • l'aliquota: tasso applicato alla base imponibile per liquidare l'imposta.

Elementi dell'imposta

L'imposta si basa sui seguenti elementi:

  • il presupposto d'imposta, che consiste nel fatto economico, o fattispecie imponibile, il cui verificarsi fa sorgere obblighi tributari formali e sostanziali.
  • il soggetto attivo è lo Stato o altro Ente pubblico che, in base alla legge, ha la possibilità di istituire tributi e riscuoterli;
  • il soggetto passivo è la persona fisica o giuridica ovvero l'Ente che si trova in condizione di dover pagare l'imposta;
  • l'oggetto è la ricchezza colpita dall'imposta;
  • la base imponibile è la quantità di ricchezza, espressa in denaro (imposta ad valorem) o in termini fisici (imposta specifica), su cui viene calcolata l'imposta;
  • l'aliquota è la percentuale della base imponibile che con la base imponibile stessa determina l'imposta;
  • la fonte è la risorsa alla quale il contribuente attinge per pagare l'imposta. Normalmente l'imposta, sia che colpisca il reddito, sia che colpisca il patrimonio, viene pagata con il reddito.

Classificazione

Imposte dirette e indirette

La principale classificazione delle imposte è quella tra le imposte dirette e le imposte indirette.

Sono dirette le imposte che sono correlate alla ricchezza, sia quando esiste già come un bene (es. il patrimonio) sia quando viene prodotta svolgendo un servizio o una prestazione (il reddito). Le imposte dirette non si trasferiscono, ovvero rimangono a carico di chi è obbligato a pagarle (ad es., quelle che colpiscono il reddito o il patrimonio); quindi non provocano una variazione dei prezzi dei prodotti o dei fattori, ovvero non vi è divario fra prezzi netti per il produttore e prezzi pagati dal consumatore[1]. Rientrano in questa categoria:

Sono indirette le imposte che sono correlate alla ricchezza nel momento in cui viene trasferita (es. la vendita di un bene) o viene consumata (es. fruizione di un servizio o di una prestazione): le imposte indirette pertanto si trasferiscono da chi è tenuto a pagarle ad altri soggetti. Tali imposte possono portare ad un divario tra prezzi netti per il produttore e prezzi pagati dal consumatore[2]. Esse colpiscono la ricchezza nel momento in cui si manifesta in maniera indiretta, ossia quando essa viene o consumata oppure trasferita. Difatti si parla di imposte sui consumi (es. IVA) o sui trasferimenti (imposta di registro). Tra le imposte indirette troviamo:

Le imposte dirette hanno un maggior effetto ridistributivo del reddito, assicurano una continuità del gettito e sono economiche da riscuotere; tuttavia esse stimolano l'evasione fiscale, sono rigide e il contribuente le sente in modo marcato, soprattutto sul lato psicologico. Le imposte indirette, invece, sono elastiche, divisibili e, essendo incluse nel prezzo dei beni acquistati, sono meno sentite dai contribuenti; d'altra parte non assicurano una continuità del gettito fiscale.

Sul reddito o sul patrimonio

  • sul reddito quando hanno per oggetto il flusso della produzione annuale (es. IRPEF, IRES, IRAP)
  • sul patrimonio (o patrimoniali) quando l'importo è correlato alla ricchezza posseduta (es. IMU) o trasferita (es. IVA, Imposta di registro, Imposta catastale).

Mentre la tassazione sul reddito garantisce una omogeneità tra oggetto e fonte (l'imposta viene pagata versando una parte del reddito ricevuto), la tassazione sul patrimonio comporta invece una stridente disomogeneità tra oggetto (il patrimonio) e fonte (il reddito mediante il quale l'imposta viene corrisposta). Conseguenza di tale disomogeneità può essere un vero e proprio esproprio nei confronti del contribuente qualora il reddito non sia tale da coprire gli oneri derivanti dalla tassazione del patrimonio.

Imposte proporzionali, progressive, regressive

In relazione alla misura e al modo di determinarne l'ammontare, le imposte si dividono in fisse, proporzionali, progressive e regressive.

L'imposta è:

  • proporzionale quando l'aliquota è costante, ovvero l'imposta è direttamente proporzionale all'imponibile;
  • regressive quando, all'aumentare dell'imponibile, l'aliquota media decresce (ovvero l'imposta aumenta in misura meno che proporzionale rispetto all'imponibile);
  • progressiva quando, all'aumentare dell'imponibile, l'aliquota media aumenta (ovvero l'imposta aumenta in misura più che proporzionale rispetto all'imponibile). L'IRPEF appartiene a quest'ultima categoria.

Imposte progressive

Esistono quattro tipi di progressività: per detrazione, per classi, continua e per scaglioni:

  • progressività per deduzione o detrazione: si ha o quando si colpisce con un'aliquota costante la base imponibile, dopo aver dedotto da questa un ammontare fisso (T = t * (Y - D)), o attraverso la detrazione di una somma fissa dall'imposta calcolata applicando l'aliquota nominale al reddito imponibile (T = t * Y - d).
  • progressività per classi: si ha quando ad ogni classe di imponibile corrisponde un'aliquota costante, che cresce passando da una classe ad un'altra più alta;
  • progressività per scaglioni: si ha quando per ogni classe di imponibile, l'imponibile viene suddiviso in parti dette scaglioni a ciascuna delle quali viene associata un'aliquota che cresce passando da uno scaglione a quello successivo: questo criterio è stato adottato per l'IRPEF.
  • progressività continua: si ha quando l'aliquota varia in maniera continua al variare della base imponibile (in tal caso, il rapporto tra variazione di aliquota e variazione dell'imponibile è espresso mediante una funzione matematica). Tale tipo di progressività, applicato in Italia fino al 1973 nell'ambito dell'Imposizione Reddito PErsone Fisiche, è stato abbandonato sia per la difficoltà del calcolo, sia perché la crescita dell'aliquota al progredire del reddito veniva ritenuto un disincentivo all'incremento di reddito del contribuente.

Esempio di progressività per scaglioni:

Scaglioni (in migliaia di euro) Aliquote
da 0 fino a 10 10%
oltre 10 sino a 20 20%
ecc.

Un reddito pari a 15.000 euro sarà così suddiviso:

  • 10.000 euro, per il primo scaglione, a cui corrisponde un'imposta pari a 1.000 euro
  • 5.000 euro, per il secondo scaglione, a cui corrisponde un'imposta pari a 1.000 euro.

L'imposta sarà pari a 2.000 euro.

Imposte reali e personali

Le imposte possono anche dividersi in:

  • reali (dal latino res = cosa) quando si applicano su un singolo reddito o patrimonio. Esempi sono l'IMU o l'IVA che vengono applicate distintamente su ogni immobile o ogni acquisto effettuato.
  • personali quando si calcolano sul reddito complessivo di una persona. Tipica imposta personale è l'IRPEF.

La distinzione ha particolare rilievo nel caso di imposte progressive, in quanto la somma di redditi relativamente modesti di una persona potrebbe dare un importo totale soggetto ad un'imposta elevata.

No tax area

La no tax area è un sistema per aumentare l'effetto di progressività delle imposte sul reddito personale. Si stabilisce di non applicare le imposte sino ad un certo livello di reddito, in modo da "schiacciare" la parte iniziale della tassazione.

Può essere sia una manovra di sostegno sociale sia di incentivo economico come possibile strumento di politica economica per incrementare il PIL. In un semplicistico esempio di scuola: in caso di vincolo di bilancio, ovverosia senza aumento del debito pubblico, la manovra di introduzione della no tax area può essere accompagnata da un inasprimento delle aliquote per i redditi più alti in modo da compensare le perdite in termini di debito pubblico. Se, come normalmente accade:

  • la propensione al consumo dei ceti più poveri è più alta di quella dei ceti più ricchi;
  • la misura di tale livelli di propensione è nota;
  • la manovra è ben calibrata in modo da non spiazzare il livello degli investimenti,

l'effetto sul PIL può essere positivo.

La no tax area viene normalmente adottata quando non vi sia già un sistema di sovvenzioni o rimborsi per i titolari di redditi bassi ed il regime fiscale preveda solo un numero limitato di spese detraibili, perché in caso di un numero elevato di detrazioni possibili si ottiene comunque un effetto di tassazione limitata o nulla per i redditi inferiori.

Non viene adottata, al contrario, quando, per esempio, in fase di espansione economica si preferisce alzare il livello della tassazione, oppure, in presenza di vincoli di bilancio, quando si preferisce favorire determinate fasce sociali (chi ha famiglia o chi è in affitto o chi sostiene molte spese mediche...) adottando delle detrazioni specifiche, che abbattono comunque la tassazione nelle tipologie di soggetti agevolate.

Incidenza

Nell'ambito delle imposte e quindi del sistema tributario, si va a delineare la differenza tra incidenza legale ed incidenza fiscale. La prima indica chi sia giuridicamente tenuto a pagare un'imposta, la seconda indica chi sopporti effettivamente l'onere dell'imposta. L'incidenza globale dipende dai modi in cui vengono colpite le fonti e gli impieghi del reddito, dalle modalità di determinazione dei prezzi e dalla destinazione del gettito fiscale.

Evasione fiscale

Lo stesso argomento in dettaglio: Evasione ed elusione fiscale.

In Italia negli ultimi anni tutti i Governi succedutisi in Italia hanno introdotto misure contro l'evasione fiscale.

In particolare si è provveduto a introdurre:

  1. Strumenti di accertamento che prescindono dalle risultanze contabili (Studi di Settore, parametri presuntivi, cosiddetto "redditometro");
  2. Divieto di utilizzo del contante per importi pari o superiori a una certa soglia (attualmente 3.000,00 euro[3]);
  3. Diritto di accesso semplificato da parte del Fisco ai movimenti bancari (articolo 51, secondo comma, numero 7), del Decreto del Presidente della Repubblica del 26 ottobre 1972 n. 633, articolo 32, primo comma, numero 7), del Decreto del Presidente della Repubblica del 29 settembre 1973 n. 600).

Nella stessa ottica è stata introdotta una norma (art. 29 del decreto legge 31 maggio 2010, n. 78, cosiddetto “Manovra correttiva 2010”, convertito dalla legge 30 luglio 2010 n. 122) che facilita l'incasso da parte del Fisco delle somme contestate come evasione anche se i contribuenti hanno impugnato gli atti davanti alle Commissioni Tributarie. Tale nuova norma comporta, in caso di impugantiva da parte del Contribuente, il pagamento entro 60 giorni dalla notifica dell'avviso di accertamento della somma corrispondente al 50% delle maggiori imposte accertate. L'Agente della riscossione (normalmente Equitalia), passati ulteriori 30 giorni, potrà procedere con l'esecuzione forzata e l'espropriazione dei beni del debitore senza dover notificare nessun atto. Conseguentemente il contribuente decorsi al massimo 90 giorni potrà essere assoggettato a procedura esecutiva (iscrizione di ipoteca, pignoramento, fermo amministrativo dei veicoli ecc.) senza alcuna comunicazione.

In Italia l'evasione fiscale è considerata reato (decreto legislativo 10 marzo 2000, n. 74), ed è quindi penalmente rilevante, in alcuni casi specifici i più comuni dei quali si verificano:

  1. Quando viene omesso il versamento di somme superiori a 50.000 euro (per ogni anno e per ciascuna imposta);
  2. Quando vengono usati documenti contraffatti (tipicamente fatture false o relative a operazioni inesistenti).

Ripartizione delle imposte in Italia

Il bilancio dello stato del 2012, riporta per l'anno 2011, entrate tributarie per 396.641M EUR, divise in 214.201M di imposte dirette e 182.440M di imposte indirette. Le altre entrate (35999M) sono meno del 10% del totale (432.640M). [4]

Se ne deduce che, nel 2011, le imposte indirette costituivano il 46% delle entrate tributarie, e il 42% delle entrate totali dello stato. Dato che le imposte indirette tassano la popolazione generale e sono ripartite fra circa 60 milioni di italiani, in media ogni cittadino ha contribuito alle casse dello stato per circa 3000 EUR, indipendentemente dall'età o dal lavoro svolto, escluse le tasse sul reddito.

In maniera ancora più grossolana, le imposte dirette sono state frutto del lavoro di circa 23 milioni di italiani (occupati 2011, ISTAT), che avrebbero contribuito in media per oltre 9000 EUR a testa alle casse dello stato.

Note

  1. ^ Lezioni di Scienza delle Finanze (pag. 186), Di Majo, ECIG, 2003
  2. ^ ibidem
  3. ^ Legge 28 dicembre 2015, n. 208, art. 1, comma 898 (cosiddetta "legge di stabilità 2016")
  4. ^ Bilancio dello stato, anno 2012 (PDF), su rgs.mef.gov.it.

Bibliografia

  • Paolo Bosi (a cura di), (1996) Corso di scienza delle finanze, Il Mulino

Voci correlate

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Collegamenti esterni

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