Il riposo del guerriero

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Il riposo del guerriero
Brigitte Bardot e Robert Hossein in una scena
Titolo originaleLe Repos du guerrier
Paese di produzioneFrancia, Italia
Anno1962
Durata101 min (edizione originale)
93 min (edizione italiana)
Generedrammatico
RegiaRoger Vadim
SoggettoIl riposo del guerriero di Christiane Rochefort
FotografiaArmand Thirard
MusicheMichel Magne
Interpreti e personaggi
Doppiatori italiani

Direttore di doppiaggio: Mario Maldesi

Il riposo del guerriero (Le Repos du guerrier) è un film del 1962 diretto da Roger Vadim.

Il soggetto è tratto dal romanzo omonimo di Christiane Rochefort del 1958. Nel titolo si può leggere un richiamo ad una frase di Friedrich Nietzsche contenuta in Così parlò Zarathustra: "L'uomo deve essere addestrato alla guerra. La donna al riposo del guerriero" .

Trama[modifica | modifica wikitesto]

Una giovane e ricca ragazza borghese salva per caso la vita a un giovane scrittore in procinto di suicidarsi. Rotti i legami con il suo ambiente di provenienza, diventa l'amante dell'intellettuale, e lo segue nonostante le umiliazioni e le infedeltà che questi le infligge.

Produzione[modifica | modifica wikitesto]

Riprese[modifica | modifica wikitesto]

Alcune scene sono state girate in Toscana, tra cui la scena finale girata all'interno dell'abbazia di San Galgano.

Accoglienza[modifica | modifica wikitesto]

Critica[modifica | modifica wikitesto]

«[...] Conscio della difficoltà, il regista ha cercato di inserire nell'intreccio dei corpi una purcheffosse vicenda di anime. E c'è riuscito, sul piano dello spettacolo, con quella ingegnosità artigiana, con quella sua vocazione di fotografo estetizzante (ma sui nudi, che sono il suo forte, ha infierito la nostra censura), che gli stessi denigratori gli riconoscono. I film di Vadim non reggono all'esame ma lusingano la vista; e anche questo, prima di lasciare lo schermo e di sfarinarsi nel ricordo, ha una sua presa figurativa. Geneviève non è dunque semplice materia nelle mani di Renaud; conserva nell'ostinata passione un filo di rimorso e di volontà riscattatrice. E dal suo canto Renaud non è il cinico che si compiace di sembrare, ma nasconde in petto la sua brava inarcatura romantica che alla fine sfolgorerà. Di qui una sorda lotta tra questi perfetti amanti, che contrariamente al romanzo si conclude con la vittoria della borghese sul ribelle. E la scena in cui l'anarcoide si reca a Canossa, e gettatosi ai piedi di Genoveffa le chiede la mano, quella mano che dovrà ravviare la sua vita, rappresenta il trionfo dell'ordine e insieme fa precipitare il film nella sua vera natura di fumetto rosa. [...] Tra molta paccottiglia e con la grossa falla del personaggio maschile, così complicatamente fasullo che Robert Hossein è scusato se lo porta più di una volta al ridicolo, il film ha poi una sicura presenza, quella della Bardot. Una Bardot non meno affascinante della solita, ma più rincagnata, più aspra, con la grinta della donna d'ordine e della francese avara. Il che sta benissimo a quella Geneviève che pur fra i marosi della sensualità non perde la bussola, e conta le bottiglie che il funesto compagno le va asciugando. La sofferta sincerità del personaggio, che dà forza al romanzo della Rochefort, è passata nella sua interpretazione, che se anche non superlativa, ci è parsa la cosa più meritevole di questo film appariscente e mediocre. [...]»

Note[modifica | modifica wikitesto]

Collegamenti esterni[modifica | modifica wikitesto]

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