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Il pianista (film)

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Il pianista
La famiglia Szpilman in una scena del film
Titolo originaleThe Pianist
Lingua originaleinglese, polacco, tedesco, russo, francese
Paese di produzioneRegno Unito, Francia, Polonia, Germania
Anno2002
Durata150 min
Rapporto1,85 : 1
Generebiografico, drammatico, storico
RegiaRoman Polański
Soggettodall'autobiografia Il pianista di Władysław Szpilman
SceneggiaturaRonald Harwood
ProduttoreRoman Polański, Robert Benmussa, Alain Sarde
Produttore esecutivoHenning Molfenter, Timothy Burrill, Lew Rywin
Casa di produzioneR.P. Productions, StudioCanal, Beverly Detroit, Interscope Communications, Mainstream S.A., Meespierso Film CV
Distribuzione in italiano01 Distribution
FotografiaPaweł Edelman
MontaggioHervé de Luze
Effetti specialiKazimierz Wróblewski, Hans Seck, Alister Mazzotti, Christian Künstler
MusicheWojciech Kilar
ScenografiaAllan Starski
CostumiAnna B. Sheppard
TruccoDidier Lavergne, Waldemar Pokromsky
Interpreti e personaggi
Doppiatori italiani

Il pianista (The Pianist) è un film del 2002 diretto da Roman Polański, tratto dal romanzo autobiografico omonimo di Władysław Szpilman.[1] Il film ha vinto la Palma d'oro al Festival di Cannes nel 2002 e 3 Premi Oscar nel 2003.

La trama è tratta dal racconto di quanto vissuto da Szpilman dallo scoppio della seconda guerra mondiale, con l'invasione della Polonia da parte delle truppe tedesche, l'occupazione di Varsavia, la creazione del ghetto cittadino, la fuga e la sopravvivenza del protagonista fuori dal ghetto, fino alla liberazione della città da parte dell'Armata Rossa. Nel film i brani al pianoforte sono stati eseguiti dal pianista polacco Janusz Olejniczak.

Polonia, settembre 1939. Il pianista polacco di origine ebraica Władysław Szpilman sta eseguendo il Notturno n. 20 in do diesis minore di Fryderyk Chopin alla radio di Varsavia, dove lavora, quando sente delle esplosioni che rapidamente si avvicinano e gli viene detto di smettere, ma lui continua fino a quando una bomba esplode nello studio di registrazione: la nazione è stata invasa dalla Germania nazista, dando inizio alla seconda guerra mondiale. Władysław ritorna a casa e apprende con la sua famiglia (composta dai genitori, dal fratello Henryk e dalle sorelle Regina e Halina) dell'annuncio della dichiarazione di guerra alla Germania di Hitler da parte di Francia e Gran Bretagna ascoltando la radio, ma nonostante l'entusiasmo Varsavia verrà occupata dopo pochi giorni.[2] Immediatamente dopo l'occupazione, viene emanata una serie di restrizioni alla popolazione, rese ancora più pesanti per la numerosa comunità ebraica,[3] che riguardano la limitazione del possesso di denaro (massimo 2.000 złoty polacchi),[4] l'estromissione dal lavoro, il divieto di accesso a locali e luoghi pubblici e l'obbligo di indossare una fascia bianca con la stella di David.[5] Władysław di conseguenza viene licenziato dalla radio di Varsavia e, dopo che la famiglia ha esaurito gli ultimi risparmi, è costretto a vendere il suo pianoforte, prima di trasferirsi nel nuovo ghetto di Varsavia in seguito ad un nuovo decreto nazionalsocialista.[6]

Foto del ponte costruito dai nazisti che collegava il ghetto piccolo con il ghetto grande, ricostruito fedelmente dal regista Roman Polański durante la lavorazione del film

Una volta trasferitisi, gli Szpilman iniziano a vivere una realtà di miseria, umiliazioni, fame e morte: Władysław cerca inutilmente di salvare un bambino che tenta di rientrare nel ghetto con del cibo rubato e una sera la famiglia guarda impotente le SS che irrompono nel palazzo di fronte al loro uccidendo gli abitanti degli appartamenti, tra cui anche un anziano in sedia a rotelle: eventi come questi accadono mentre ogni giorno le persone muoiono di stenti. Tutti cercano di sopravvivere: Władysław trova lavoro come pianista in un locale; Henryk, dopo che lui e il fratello hanno rifiutato l'invito del gendarme Jerzy Lewinski ad arruolarsi nella polizia ebraica, cerca di vendere libri; gli altri, grazie all'interessamento di alcuni amici che stanno cercando di organizzare una resistenza, vengono assunti in una sartoria. Il 16 agosto 1942 Władysław, insieme ai familiari e ad altre migliaia di persone, viene avviato alla deportazione verso il campo di sterminio di Treblinka, ma prima di salire sul treno viene tirato fuori dalla fila proprio da Lewinski.

Władysław ora è solo; grazie all'interessamento ed a volte alla corruzione dei pochi amici rimasti vivi, riesce a trovare lavoro come carpentiere, ma il pericolo di essere uccisi è costante e contemporaneamente iniziano a circolare delle voci sulla reale sorte degli ebrei trasferiti da Varsavia. I pochi rimasti vivi, sfruttando il permesso di uscire dal ghetto, riescono ad introdurvi delle armi e, dopo che Władysław è stato fatto fuggire e rifugiare in una casa sicura da una vecchia amica (una cantante conosciuta in tempo di pace), inizia una rivolta.[7]

Foto raffigurante l'SS- und Polizeiführer Jürgen Stroop durante la distruzione del ghetto di Varsavia, che il regista ha utilizzato per ricostruire la scena

Costretto ad abbandonare l'abitazione a causa di una vicina che lo ha scoperto, Władysław, disponendo di un indirizzo fornitogli dalla resistenza, ripara in casa di Dorota, una violoncellista che aveva conosciuto il giorno dello scoppio della guerra, il cui marito riesce a trovargli un altro nascondiglio presso un'abitazione nel settore tedesco; qui troverà conforto in un vecchio pianoforte che fingerà di suonare nelle lunghe giornate vissute in solitudine. Durante la permanenza nel settore tedesco conosce Antek, un ex-tecnico della radio di Varsavia incaricato dal marito di Dorota di prendersi cura di lui, che userà il suo nome solo per raccogliere soldi in tutta la città e tenersene una parte. Con l'approssimarsi delle truppe sovietiche Varsavia insorge.[8] Władysław, scampato miracolosamente alla distruzione della città, rientra in ciò che resta delle macerie di un quartiere e, ormai allo stremo delle forze, va alla ricerca di cibo.

Trovato riparo in una soffitta in una delle poche case rimaste ancora in piedi, trova una latta di cetrioli, ma incapace di aprirla la porta nel suo nascondiglio. Il giorno dopo, mentre cerca ancora di aprire la latta con mezzi di fortuna, viene scoperto da un ufficiale tedesco che, venuto a conoscenza della sua antica professione, lo conduce in una stanza dove c'è un pianoforte e lo invita a suonare. Władysław esegue quindi la Ballata n. 1 in Sol minore di Chopin;[9] l'ufficiale, positivamente colpito dall'interpretazione, decide di aiutarlo e lo nutre per i mesi successivi, fino a quando i tedeschi, sotto la spinta dell'attacco sovietico, non abbandoneranno la città.[10] L'ufficiale si congeda da Władysław donandogli il suo cappotto e chiedendogli il suo nome, ma senza dirgli il proprio.

Una mattina Władysław sente risuonare le note dell'inno nazionale della Polonia dall'altoparlante di un camion di passaggio nelle rovine coperte di neve: esce dal nascondiglio con indosso il cappotto e corre incontro ai soldati polacchi, ma viene scambiato per un tedesco e rischia di essere ucciso, riuscendo però a salvarsi. L'ufficiale, nel frattempo catturato e portato in un campo di prigionia in attesa di essere trasferito in Unione Sovietica, incontra un ex-deportato polacco che sta facendo ritorno a casa e, dopo avergli riferito di aver aiutato Wladysław durante l'ultimo periodo di occupazione, gli chiede di informarlo che lui si trova lì, ma mentre dice il suo nome viene zittito da un soldato sovietico. Tempo dopo, con ormai la guerra finita da tempo, Władysław, che nel frattempo ha ripreso la sua vita normale, ricominciando a suonare ed a lavorare alla radio di Varsavia, torna con l'amico nel luogo indicatogli, scoprendo che il campo è stato smantellato e che non vi è più traccia dei prigionieri tedeschi; solo dopo la sua morte si scoprirà che l'ufficiale si chiamava Wilm Hosenfeld[11].

Distribuzione

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La prima visione del film si è tenuta al Festival di Cannes il 24 maggio 2002, mentre la prima si è tenuta a Varsavia il 6 settembre 2002[12].

Date di uscita

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Riconoscimenti

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  1. ^ Władysław Szpilman, Il pianista, Varsavia, 1946.
  2. ^ L'attacco alla Polonia avviene il 1º settembre 1939, Varsavia sarà occupata il 27, mentre la Polonia ufficializza la resa il 6 ottobre. V. Enzo Biagi, La seconda guerra mondiale, Vol. I, pag. 59
  3. ^ Al 1º settembre 1939 la popolazione di religione ebraica nel distretto di Varsavia era di circa quattrocentomila unità
  4. ^ Massimo di duemila Złoty polacchi per famiglia
  5. ^ Decreto del 1º dicembre 1939, v. Il Terzo Reich, Macchina di morte, pag. 51
  6. ^ Il "trasferimento" iniziò il 31 ottobre 1940 e fu completato il 16 novembre quando fu eretto un muro che separava il ghetto dalle altre zone della città
  7. ^ Il 19 aprile 1943 Heinrich Himmler dette ordine di eliminare gli ultimi sessantamila ebrei rimasti nel ghetto, l'operazione doveva durare tre giorni ma, a causa della disperata resistenza, durò circa un mese, con l'annientamento, il 16 maggio, delle ultime sacche, v. AA. VV. op. cit. pagg. 132-139
  8. ^ L'insurrezione iniziò il 1º agosto 1944 per terminare il 6 ottobre, nella rivolta duecentocinquantamila polacchi vi trovarono la morte; v. Enzo Biagi, op. cit., vol. VII, pagg. 2185-02
  9. ^ L'esecuzione della Ballata nel film è parziale
  10. ^ Gli ultimi reparti tedeschi deporranno le armi il 18 gennaio 1945
  11. ^ Notizie ufficiali lo diedero morto in prigionia in Unione Sovietica nel 1952
  12. ^ Date di uscita Il pianista
  • Enzo Biagi, La seconda guerra mondiale, 1995, Fabbri Editori
  • AA. VV., Il Terzo Reich, Volume: Macchina di morte, 1993, Milano.

Voci correlate

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Altri progetti

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Collegamenti esterni

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