Huberopappus maigualidae

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Huberopappus maigualidae
Immagine di Huberopappus maigualidae mancante
Classificazione APG IV
Dominio Eukaryota
Regno Plantae
(clade) Angiosperme
(clade) Mesangiosperme
(clade) Eudicotiledoni
(clade) Eudicotiledoni centrali
(clade) Superasteridi
(clade) Asteridi
(clade) Euasteridi
(clade) Campanulidi
Ordine Asterales
Famiglia Asteraceae
Sottofamiglia Vernonioideae
Tribù Vernonieae
Sottotribù Piptocarphinae
Genere Huberopappus
John Francis Pruski, 1992
Specie H. maigualidae
Classificazione Cronquist
taxon non contemplato
Nomenclatura binomiale
Huberopappus maigualidae
John Francis Pruski, 1992

Huberopappus maigualidae John Francis Pruski, 1992 è una specie di pianta angiosperma dicotiledone della famiglia delle Asteraceae. Huberopappus maigualidae è anche l'unica specie del genere Huberopappus John Francis Pruski, 1992.[1][2][3]

Etimologia[modifica | modifica wikitesto]

Il nome scientifico della specie è stato definito per la prima volta dal botanico John Francis Pruski (1955-) nella pubblicazione " Novon; a Journal for Botanical Nomenclature. St. Louis, MO" ( Novon 2: 19, figs. 1,2) del 1992.[4] Il nome scientifico del genere è stato definito per la prima volta nella stessa pubblicazione.

Descrizione[modifica | modifica wikitesto]

L'habitus di queste piante è di tipo arbustivo con fusti eretti e poche ramificazioni (altezza massima 1 - 2 metri). In queste specie è presente una pubescenza per peli di tipo stellato. Gli organi interni contengono lattoni sesquiterpenici.[5][6][7][8][9][10]

Le foglie lungo il caule sono picciolate e disposte in modo alternato. La forma della lamina è semplice da ellittica a obovata con base cuneata e apici da acuti a rotondi. I margini sono interi; la consistenza varia da subcoriacea a coriacea. Le venature della pagina fogliare sono di tipo pennato. La superficie è ghiandolosa e pubescente. Dimensione delle foglie: larghezza 1,7 - 3,6 cm; lunghezza 3 – 6 cm.

Le infiorescenza, cimose, sono composte da pochi capolini. Le infiorescenze sono sottese da alcune (3 - 11) piccole brattee filiformi. I capolini, omogami, discoidi e peduncolati, sono composti da un involucro campanulato formato da 14 - 17 brattee embricate in 3 - 4 serie che fanno da protezione al ricettacolo sul quale s'inseriscono i fiori tubulosi. Le brattee dell'involucro sono per lo più decidue. Il ricettacolo, piatto (diametro di circa 2 mm) e faveolato, è privo di pagliette.

I fiori, da 19 a 22 per capolino, sono tetra-ciclici (ossia sono presenti 4 verticilli: calicecorollaandroceogineceo) e pentameri (ogni verticillo ha in genere 5 elementi). I fiori sono inoltre ermafroditi e actinomorfi (raramente possono essere zigomorfi).

*/x K , [C (5), A (5)], G 2 (infero), achenio[11]
  • Calice: i sepali del calice sono ridotti ad una coroncina di squame.
  • Corolla: le corolle sono formate da un tubo terminante in 5 lobi a volte fortemente ricurvi; la gola a volte è poco evidente, in altri casi è allargata; il colore varia da lavanda a bianco; la superficie può essere sia pubescente che glabra.
  • Androceo: gli stami sono 5 con filamenti liberi e distinti, mentre le antere sono saldate in un manicotto (o tubo) circondante lo stilo.[12] Le antere, sagittate, sono caudate con base arrotondata. Le appendici delle antere sono sclerificate e glabre. Il polline è tricolporato (con tre aperture sia di tipo a fessura che tipo isodiametrica o poro), è echinato (con punte) ma non "lophato".[13]
  • Gineceo: lo stilo è filiforme e privo di nodi. Gli stigmi dello stilo sono due divergenti e smussati con la superficie stigmatica posizionata internamente (vicino alla base). La pubescenza è del tipo a spazzola con peli ottusi e settati.[14] L'ovario è infero uniloculare formato da 2 carpelli.

I frutti sono degli acheni con pappo. Gli acheni dimorfici, a forma cilindrica e prismatica e con 3 - 5 angoli/coste (non sono bicornuti), hanno la superficie 10-striata e glabra. Il "carpopodium" (carpoforo) è leggermente stipitato. All'interno si può trovare del tessuto di tipo idioblasto e rafidi allungati (o possono mancare); non è presente il tessuto tipo fitomelanina. Il pappo è collariforme con singole punte.

Biologia[modifica | modifica wikitesto]

  • Impollinazione: l'impollinazione avviene tramite insetti (impollinazione entomogama tramite farfalle diurne e notturne).
  • Riproduzione: la fecondazione avviene fondamentalmente tramite l'impollinazione dei fiori (vedi sopra).
  • Dispersione: i semi (gli acheni) cadendo a terra sono successivamente dispersi soprattutto da insetti tipo formiche (disseminazione mirmecoria). In questo tipo di piante avviene anche un altro tipo di dispersione: zoocoria. Infatti gli uncini delle brattee dell'involucro si agganciano ai peli degli animali di passaggio disperdendo così anche su lunghe distanze i semi della pianta.

Distribuzione e habitat[modifica | modifica wikitesto]

Le piante di questo gruppo sono distribuite in Venezuela.[2]

Tassonomia[modifica | modifica wikitesto]

La famiglia di appartenenza di questa voce (Asteraceae o Compositae, nomen conservandum) probabilmente originaria del Sud America, è la più numerosa del mondo vegetale, comprende oltre 23.000 specie distribuite su 1.535 generi[15], oppure 22.750 specie e 1.530 generi secondo altre fonti[16] (una delle checklist più aggiornata elenca fino a 1.679 generi)[17]. La famiglia attualmente (2021) è divisa in 16 sottofamiglie.[1][8][9]

Filogenesi[modifica | modifica wikitesto]

Le piante di questo gruppo appartengono alla sottotribù Piptocarphinae descritta all'interno della tribù Vernonieae Cass. della sottofamiglia Vernonioideae Lindl.. Questa classificazione è stata ottenuta ultimamente con le analisi del DNA delle varie specie del gruppo.[18] Da un punto di vista filogenetico in base alle ultime analisi sul DNA la tribù Vernonieae è risultata divisa in due grandi cladi: Muovo Mondo e Vecchio Mondo. I generi di Piptocarphinae appartengono al clade relativo all'America.[19]

La sottotribù, e quindi i suoi generi, si distingue per i seguenti caratteri:[8]

  • le foglie basali non sono né di tipo ericoide e neppure embricate;
  • la disposizione delle foglie lungo il caule è sia opposta che alternata;
  • i capolini in genere hanno pochi fiori (meno di 20).

Altre caratteristiche, ritenute in passato più significative, come le punte smussate dei peli dello stilo e i peli stellati, ora sono considerate caratteristiche secondarie o “deboli”.[20]

In precedenza la tribù Vernonieae, e quindi la sottotribù (Piptocarphinae) di questo genere, era descritta all'interno della sottofamiglia Cichorioideae.[9] Alle analisi del DNA la sottotribù appare parafiletica e con le sottotribù Vernoniinae, Lepidaploinae e Elephantopinae forma un "gruppo fratello".[19]

I caratteri distintivi per le specie di questo genere ( Huberopappus) sono:[8][10]

  • l'habitus è subarbustivo;
  • la superficie delle foglie è ghiandolosa (ghiandole puntate) e tomentosa;
  • l'infiorescenza è terminale e cimosa;
  • il pappo ha un collare senza setole o scaglie.

Note[modifica | modifica wikitesto]

  1. ^ a b (EN) The Angiosperm Phylogeny Group, An update of the Angiosperm Phylogeny Group classification for the ordines and families of flowering plants: APG IV, in Botanical Journal of the Linnean Society, vol. 181, n. 1, 2016, pp. 1–20.
  2. ^ a b World Checklist - Royal Botanic Gardens KEW, su powo.science.kew.org. URL consultato il 16 novembre 2021.
  3. ^ World Checklist - Royal Botanic Gardens KEW, su powo.science.kew.org. URL consultato il 16 novembre 2021.
  4. ^ The International Plant Names Index, su ipni.org. URL consultato il 16 novembre 2021.
  5. ^ Pignatti 1982, vol.3 pag.1.
  6. ^ Strasburger 2007, pag. 860.
  7. ^ Judd 2007, pag.517.
  8. ^ a b c d Kadereit & Jeffrey 2007, pag. 159.
  9. ^ a b c Funk & Susanna 2009, pag. 443.
  10. ^ a b Pruski 1992.
  11. ^ Judd-Campbell-Kellogg-Stevens-Donoghue, Botanica Sistematica - Un approccio filogenetico, Padova, Piccin Nuova Libraria, 2007, p. 520, ISBN 978-88-299-1824-9.
  12. ^ Pignatti 1982, Vol. 3 - pag. 1.
  13. ^ Strasburger 2007, Vol. 2 - pag. 760.
  14. ^ Judd 2007, pag. 523.
  15. ^ Judd 2007, pag. 520.
  16. ^ Strasburger 2007, pag. 858.
  17. ^ World Checklist - Royal Botanic Gardens KEW, su powo.science.kew.org. URL consultato il 18 marzo 2021.
  18. ^ Susanna et al. 2020.
  19. ^ a b Siniscalchi et al. 2019.
  20. ^ Robinson 1999, pag.11.

Bibliografia[modifica | modifica wikitesto]

Voci correlate[modifica | modifica wikitesto]

Altri progetti[modifica | modifica wikitesto]

Collegamenti esterni[modifica | modifica wikitesto]

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