Ḥisbah

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La ḥisbah (in arabo حسبة?, in italiano: verifica) è la dottrina della religione islamica di mantenere tutto in ordine all'interno delle leggi di Allah.

Questa dottrina è basata sull'espressione del Corano «giova di ciò che è buono e proibisci ciò che è sbagliato» (sūra III:āyāt 110 e 114).

Dottrina[modifica | modifica wikitesto]

La dottrina è caratterizzata dai seguenti aspetti principali.

  • Obbligatorietà per ogni musulmano, in quanto funzione religiosa.
  • Obbligatorietà che una comunità statuale controlli che i suoi sudditi osservino la ḥisbah e la Shari'a.
  • In un senso più ampio, la ḥisbah riguarda anche la pratica del controllo in campo commerciale, corporativo e dei contratti di compravendita. Tradizionalmente un muḥtasib era nominato dal Califfo o da un'autorità provinciale da lui nominata, per garantire il corretto e onesto ordine commerciale, calmierando i prezzi delle corporazioni di arti e mestieri (sinf, tawa'if) e sorvegliando la correttezza dei pesi e delle misure, la libera circolazione di uomini e merci, l'eccessivo sfruttamento dei lavoratori, i maltrattamenti degli alunni più giovani nelle scuole e la corretta condotta morale all'interno dei mercati, dei centri commerciali o delle strutture mediche. Deve inoltre garantire l'agibilità degli edifici che incombano sulle aree destinate al commercio, ordinando l'abbattimento o il restauro degli edifici pericolanti.[1]

La posizione del muḥtasib può essere approssimativamente considerata come quella di un "ispettore" dell'annona e - come il censore romano - della moralità pubblica.

Note[modifica | modifica wikitesto]

  1. ^ Ibn Khaldun, Muqaddima, vers. di V. Monteil, 3 voll., Beyrouth, Commission Internationale pour la traduction des chefs-d'oeuvre, 1967, I, p. 448.

Bibliografia[modifica | modifica wikitesto]

  • Michael Cook, Commanding right and forbidding wrong in Islamic thought, Cambridge, Cambridge University Press, 2000. ISBN 0-521-66174-9
  • Michael Cook, Forbidding Wrong in Islam, Cambridge, Cambridge University Press, 2003. ISBN 0-521-82913-5

Voci correlate[modifica | modifica wikitesto]

Collegamenti esterni[modifica | modifica wikitesto]

  • Hisbah institution, su islamic-world.net. URL consultato il 28 settembre 2008 (archiviato dall'url originale il 6 febbraio 2007).
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