Hanceolinae

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Hanceolinae
Isodon umbrosus
Classificazione APG IV
Dominio Eukaryota
Regno Plantae
(clade) Angiosperme
(clade) Mesangiosperme
(clade) Eudicotiledoni
(clade) Eudicotiledoni centrali
(clade) Asteridi
(clade) Euasteridi I
Ordine Lamiales
Famiglia Lamiaceae
Sottofamiglia Nepetoideae
Tribù Ocimeae
Sottotribù Hanceolinae
A.J. Paton, Ryding & Harley, 2003
Classificazione Cronquist
taxon non contemplato
Generi

Hanceolinae A.J. Paton, Ryding & Harley, 2003 è una sottotribù di piante spermatofite dicotiledoni appartenenti alla famiglia delle Lamiaceae (ordine delle Lamiales).[1]

Etimologia[modifica | modifica wikitesto]

Il nome della sottotribù deriva dal suo genere tipo Hanceola Kudò ed è stato definito scientificamente dai botanici contemporanei Alan James Paton, Per Olof Ryding & Raymond Mervyn Harley nella pubblicazione "Kew Bulletin. Kew, England - 58(2): 487" del 2003.[2]

Descrizione[modifica | modifica wikitesto]

Il portamento
Isodon longitubus
Le foglie
Isodon inflexus
Infiorescenza
Isodon excisus
  • Formula fiorale. Per la famiglia di queste piante viene indicata la seguente formula fiorale:
X, K (5), [C (2+3), A 2+2] G (2), (supero), drupa, 4 nucule[3][5]
  • Calice: il calice è gamosepalo, zigomorfo con base tubulosa, campanulata o a imbuto e terminante con 2 labbra a 5 lobi con struttura 3/2 o 1/4. Talvolta il tubo del calice è ristretto, oppure è incurvato alla gola. In genere il labbro posteriore ha 3 lobi, quello anteriore ha 2 lobi; ma in altri casi il calice è attinomorfo con 5 lobi subuguali. Spesso il lobo posteriore è più grande degli altri. I lobi hanno delle forme da deltoidi a lanceolate e in genere sono glabri. La superficie del calice è percorsa da alcune (8 - 10) venature longitudinali. Alla fruttificazione il calice può dilatarsi alquanto.
  • Corolla: la corolla, gamopetala è zigomorfa, ed ha la forma di un tubo terminante in modo fortemente bilabiato con 4 - 5 lobi e con struttura 3/1 o 4/1. Il tubo della corolla è diritto oppure incurvato. Il labbro anteriore può essere piatto, oppure da concavo a forma di cappuccio con portamento ascendente o riflesso. I colori sono bianco, blu, rosa o porpora, raramente giallo. Non è presente l'anello di peli interno.
  • Androceo: l'androceo possiede quattro stami didinami, declinati e non sporgenti dal labbro anteriore della corolla. I filamenti, spesso pelosi, sono paralleli e complanari. Inoltre sono adnati alla corolla: quelli anteriori nella gola della corolla; quelli posteriori appena sotto la gola o vicino alla base della corolla. Le antere hanno due teche divaricate e confluenti all'apice. I granuli pollinici sono del tipo tricolpato o esacolpato. Il disco nettario è composto da 4 lobi; i lobi sono alternati alle nucule e quello anteriore può essere più grande. Il nettario è ricco di sostanze zuccherine.
  • Gineceo: l'ovario è supero formato da due carpelli saldati (ovario bicarpellare) ed è 4-loculare per la presenza di falsi setti divisori all'interno dei due carpelli. L'ovario è glabro. La placentazione è assile. Gli ovuli sono 4 (uno per ogni presunto loculo), hanno un tegumento e sono tenuinucellati (con la nocella, stadio primordiale dell'ovulo, ridotta a poche cellule).[9] Lo stilo inserito alla base dell'ovario (stilo ginobasico) è del tipo filiforme ed è più lungo degli stami. Lo stigma è bilobo con lobi divergenti.
  • Il frutto è uno schizocarpo composto da 4 nucule. La forma delle nucule è ovoidi, raramente coniche con base piatta. La superficie delle nucole è ricoperta da piccole areole, può essere glabra o pelosa con ghiandole, mucillaginosa oppure no.

Riproduzione[modifica | modifica wikitesto]

  • Impollinazione: l'impollinazione avviene tramite insetti tipo ditteri e imenotteri (impollinazione entomogama).[5][10]
  • Riproduzione: la fecondazione avviene fondamentalmente tramite l'impollinazione dei fiori (vedi sopra).
  • Dispersione: i semi cadendo a terra (dopo essere stati trasportati per alcuni metri dal vento – disseminazione anemocora) sono successivamente dispersi soprattutto da insetti tipo formiche (disseminazione mirmecoria).[11] I semi hanno una appendice oleosa (elaisomi, sostanze ricche di grassi, proteine e zuccheri) che attrae le formiche durante i loro spostamenti alla ricerca di cibo.[12]

Distribuzione e habitat[modifica | modifica wikitesto]

La distribuzione delle specie di questo gruppo è soprattutto asiatica (Cina) e in parte africana (2 specie) con habitat caldi e tropicali.

Tassonomia[modifica | modifica wikitesto]

La famiglia di appartenenza della sottotribù (Lamiaceae), molto numerosa con circa 250 generi e quasi 7000 specie,[3] ha il principale centro di differenziazione nel bacino del Mediterraneo e sono piante per lo più xerofile (in Brasile sono presenti anche specie arboree). Per la presenza di sostanze aromatiche, molte specie di questa famiglia sono usate in cucina come condimento, in profumeria, liquoreria e farmacia. La famiglia è suddivisa in 7 sottofamiglie; la sottotribù Hanceolinae appartiene alla sottofamiglia Nepetoideae (Dumort.) Leurss. (tribù Ocimeae Dumort.).[1]

Filogenesi[modifica | modifica wikitesto]

Studi di tipo filogenetico sono stati concentrati soprattutto sul genere più grande della sottotribù: Isodon. Questo genere risulta monofiletico pur comprendendo le due specie disgiunte africane (Isodon schimperi e Isodon ramosissimus). Queste si sono probabilmente formate attraverso processi allopoliploidi contemporaneamente ad una migrazione via terra dall'Asia all'Africa attraverso l'Arabia durante il Miocene (da 23 a 5 milioni di anni fa). L'apertura del Mar Rosso durante questo periodo, interrompendo il flusso dello scambio genico[13], ha avuto certamente un ruolo importante nella speciazione dei due fiori africani.[14]

Composizione della sottotribù[modifica | modifica wikitesto]

La sottotribù attualmente è formata da 3 generi e circa 100 specie:[1][15][16]

Genere Numero specie Numero Cromosomico Distribuzione Habitat tipico
Hanceola
Kudo, 1929
3-8 Endemismi della Cina Aree sempreverdi e foreste miste
Isodon
(Schrader ex Benth.) Spach, 1840
Circa 100 2n = 24 e 42 Asia e Africa (2 specie) Tropicale
Siphocranion
Kudò, 1929
2 Cina e Indocina Boschi misti e foreste sempreverdi

Note[modifica | modifica wikitesto]

  1. ^ a b c d Kadereit 2004, pag. 256.
  2. ^ The International Plant Names Index, su ipni.org. URL consultato il 5 febbraio 2016.
  3. ^ a b c Judd, pag. 504.
  4. ^ Strasburger, pag. 850.
  5. ^ a b c dipbot.unict.it, https://web.archive.org/web/20160304200501/http://www.dipbot.unict.it/sistematica/Lami_fam.html (archiviato dall'url originale il 4 marzo 2016).
  6. ^ eFloras - Flora of China, su efloras.org. URL consultato l'8 febbraio 2016.
  7. ^ eFloras - Flora of China, su efloras.org. URL consultato l'8 febbraio 2016.
  8. ^ eFloras - Flora of China, su efloras.org. URL consultato l'8 febbraio 2016.
  9. ^ Musmarra 1996.
  10. ^ Pignatti 1982, Vol. 2 - pag. 437.
  11. ^ Kadereit 2004, pag. 181.
  12. ^ Strasburger, pag. 776.
  13. ^ Mayr 1970.
  14. ^ Xiang 2014.
  15. ^ Olmstead 2012.
  16. ^ World Checklist - Royal Botanic Gardens KEW, su kew.org. URL consultato l'8 febbraio 2016 (archiviato dall'url originale il 15 febbraio 2016).

Bibliografia[modifica | modifica wikitesto]

  • Eduard Strasburger, Trattato di Botanica. Volume secondo, Roma, Antonio Delfino Editore, 2007, p. 850, ISBN 88-7287-344-4.
  • Judd S.W. et al, Botanica Sistematica - Un approccio filogenetico, Padova, Piccin Nuova Libraria, 2007, ISBN 978-88-299-1824-9.
  • Alfio Musmarra, Dizionario di botanica, Bologna, Edagricole, 1996.
  • Richard Olmstead, A Synoptical Classification of the Lamiales, 2012.
  • Kadereit J.W, The Families and Genera of Vascular Plants, Volume VII. Lamiales., Berlin, Heidelberg, 2004, p. 248.
  • Xiang-Qin Yua, Masayuki Makic, Bryan T. Drewd, Alan J. Patone, Hsi-Wen Lif, Jian-Li Zhaog, John G. Conranh, Jie Lia, Phylogeny and historical biogeography of Isodon (Lamiaceae): Rapid radiation in south-west China and Miocene overland dispersal into Africa, in Molecular Phylogenetics and Evolution, vol. 77, 2014, pp. 183-194.
  • Ernst Mayr, L'evoluzione delle specie animali, vol. 2, Torino, Einaudi Editore, 1970, p. 566.

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Collegamenti esterni[modifica | modifica wikitesto]

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