Dinastia Han

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History of China
History of China
Storia della Cina
Preistoria
Paleolitico c. 500 000 anni fa – c. 8500 a.C.
Neolitico c. 8500 – c. 2070 a.C.
Antica
Dinastia Xia c. 2100-c. 1600 a.C.
Dinastia Shang c. 1600-c. 1046 a.C.
Dinastia Zhou c. 1045-256 a.C.
 Dinastia Zhou occidentale
 Dinastia Zhou orientale
   Periodo delle primavere e degli autunni
   Periodo degli Stati Combattenti
Imperiale
Dinastia Qin 221-206 a.C.
Dinastia Han 206 a.C.-220 d.C.
  Dinastia Han occidentale
  Dinastia Xin
  Dinastia Han orientale
Tre Regni 220-265
  Wei 220-265
  Shu 221-264
  Wu 222–280
Dinastia Jìn 265-420
  Jin occidentale Sedici regni
304–439
  Jin orientale
Dinastie del Nord e del Sud
420-589
Dinastia Sui 581-618
Dinastia Tang 618-907
  (Wu Zetian 690-705)
Cinque dinastie
e dieci regni

907-960
Dinastia Liao
907–1125
Dinastia Song
960–1279
  Song del Nord Xia occ.
  Song del Sud Dinastia Jīn
Dinastia Yuan 1271-1368
Dinastia Ming 1368-1644
Dinastia Qing 1644-1911
Moderna
Repubblica di Cina 1912-1949
Repubblica Popolare
Cinese

1949-oggi
Repubblica di Cina (Taiwan)
1949-oggi

La dinastia Han (漢朝T, 汉朝S, HàncháoP) governò la Cina dal 206 a.C. al 220 d.C. Fu preceduta dalla dinastia Qin e seguita dal periodo dei Tre Regni. La dinastia Han diede in seguito anche il suo nome alla popolazione etnica cinese per differenziarsi dalle numerose altre minoranze etniche presenti in Cina.

Il periodo della dinastia Han è considerato spesso, a livello divulgativo, l'Età Classica cinese[1].

Descrizione[modifica | modifica wikitesto]

La dinastia fondata dalla famiglia Liu (刘), regnò sulla Cina per quattro secoli diffondendo la sua influenza sul Vietnam, l'Asia centrale, la Mongolia e la Corea.

Durante la dominazione Han, il confucianesimo divenne la filosofia ufficiale di stato, l'agricoltura e il commercio prosperarono, tanto che la popolazione raggiunse i 50 milioni di abitanti, di cui tre milioni abitavano la capitale Chang'an 长安, di fatto la più grande metropoli del suo tempo.

La dinastia Han si divide in due periodi: il primo detto "dinastia degli Han anteriori" (Qian Han 前汉) o anche dinastia Han occidentale (Xi Han 西汉) fiorì dal 206 a.C. - al 9 d.C. ed ebbe come capitale Chang'an. Il secondo periodo è definita "dinastia degli Han posteriori" (Hou Han 后汉) o anche "dinastia Han orientale" (Dong Han 东汉) dal 25 d.C. - al 220 d.C. con capitale Luoyang, più a est rispetto a Chang'an, da cui il nome dinastico. Tra il 9 ed il 24 d.C. regnò per breve tempo la dinastia Xin. Attualmente si predilige la distinzione tra orientali-occidentali per evitare confusione con la meno nota dinastia degli "Han posteriori" del periodo delle Cinque Dinastie e dieci Regni, sebbene gli storici cinesi, come Sima Guang, abbiano utilizzato l'altra distinzione.

Durante la dinastia Han si ebbero grandi progressi intellettuali, letterari, artistici e scientifici. Fu perfezionata l'invenzione della carta tanto da poterla utilizzare quale supporto per la scrittura e soppiantare così il precedente sistema su seta o su piccole liste di bambù.
Durante questa dinastia visse il più famoso storico cinese, Sima Qian司马迁 (145 a.C. -87? a.C.), il cui Shiji史记 o Memorie Storiche fornisce tavole genealogiche, biografie e cronache dai tempi dei sovrani leggendari fino ai tempi dell'imperatore Wudi 汉武帝(141 a.C.- 87 a.C.).

L'impero Han nell'87 a.C.

La forza militare della dinastia Han permise all'impero di espandersi a occidente nella pianura desertica del Tarim, dove erano situate le città-stato e i principati dei Tocari, Saci e Sogdiani nella provincia del Sinkiang-Uigur attualmente di etnia prevalentemente uigura. In questo modo la via della seta veniva resa sicura fino al Pamir, ai confini con la Battriana nell'odierno Afghanistan.
Anche il Vietnam settentrionale e la Corea furono invasi dagli eserciti Han. In questo periodo si sviluppa il sistema di tributi in base al quale stati periferici indipendenti o semi-indipendenti pagano una sorta di omaggio formale di sottomissione alla Cina, inviano doni e stabiliscono sistemi di commercio regolato, in cambio della pace e del riconoscimento alla legittimità al governo locale. Anche l'invio di principesse cinesi servì a mantenere l'equilibrio diplomatico con i vicini, soprattutto con le tribù e le confederazioni nomadi del nord, in particolare con i Xiongnu e i Wusun.

La fondazione della dinastia[modifica | modifica wikitesto]

Dopo appena tre mesi dalla morte di Qin Shi Huang si diffusero in tutto l'impero rivolte contadine, ribellioni da parte di prigionieri e di militari e congiure da parte dei discendenti delle famiglie nobili del periodo degli Stati Combattenti. Questi attacchi portarono alla caduta della dinastia Qin nel 206 a.C..

Tra i capi delle rivolte si mise in luce Xiang Yu, già comandante militare oltre che discendente della nobiltà dello stato di Chu, che si appoggiò alle vecchie strutture nobiliari pre-Qin. Mentre al sud Xiang Yu sconfiggeva l'esercito inviato a contrastarlo, Liu Bang a capo di una rivolta contadina entrava nella capitale, deponeva l'ultimo sovrano della dinastia Qin e abrogava tutte le leggi più efferate promulgate contro i contadini.

All'arrivo nella capitale dell'esercito di Xiang Yu la città fu saccheggiata, la biblioteca imperiale bruciata e Xiang Yu si autoproclamò Sovrano egemone di Chu Occidentale (utilizzando una terminologia che si discostava dal titolo imperiale di "huangdi" e riproponeva una terminologia del tardo periodo Zhou) dando a Liu Bang il titolo di Sovrano di Han, dal nome di uno dei diciotto regni in cui intendeva suddividere l'impero. Liu Bang allora raccolse attorno a sé tutti i capi delle rivolte che non accettavano l'egemonia di Xiang Yu e cominciò una guerra civile che si protrasse fino al 202 a.C. quando Xiang Yu, accerchiato nell'attuale provincia dell'Anhui, dopo la battaglia di Gaixia si suicidò.

Alla fondazione dell'impero Han si assistette a un mantenimento dei governatorati e dei distretti di epoca Qin, sotto controllo imperiale, ma anche all'introduzione contemporanea di una serie di stati, detti guo, che ricordavano la ripartizione territoriale del periodo degli Stati Combattenti posti sotto la sovranità ereditaria dei capi delle rivolte anti-Qin.
Già nel 196 a.C. gli stati indipendenti furono ridotti a uno, tre per l'eliminazione del sovrano per mano imperiale, e tre per esautorazione e sostituzione di tutti i sovrani con principi di famiglia imperiale.

Il consolidamento dell'impero[modifica | modifica wikitesto]

Alla morte di Liu Bang, chiamato da allora Gao Zu, l'Imperatrice vedova Lü Zhi sterminò tutte le altre mogli e concubine, oltre che la quasi totalità dei suoi figli avuti con altre donne e mantenne il dominio a corte durante il regno dei due Han Shaodi e di Han Huidi.

Durante i regni di Han Huidi e Han Jingdi si assistette anche a un breve ritorno dell'ideologia legista e ad un rifiorire a corte del Taoismo.

Solo dopo la morte dell'imperatrice vedova, tutti i suoi parenti furono sterminati o sollevati dalle cariche e fu posto sul trono Han Wendi che, come l'imperatore Han Jingdi, si trovò a confrontarsi con sempre crescenti difficoltà causate dagli stati indipendenti in seno all'impero. La situazione esplose nel 154 a.C. quando Liu Pi, sovrano dello stato di Wu, si mise a capo di una ribellione detta la Rivolta dei Sette Regni, presto repressa, da parte degli stati, pur retti da familiari dello stesso clan imperiale, contro l'impero.

Wudi[modifica | modifica wikitesto]

Il regno di Wudi segnò una svolta nell'impero Han: un regno segnato da un forte espansionismo e con imponenti masse di cinesi inviate a popolare la regione dell'Ordos. Tra le conquiste possiamo annoverare: a nord, nel 129 a.C. i Xiongnu, a ovest, nel 101 a.C. l'esercito si spinse fino alla valle del Sir-darya nella regione di Fergana(cavalli), a est nel 106 a.C. la Manciuria meridionale e la Corea, a ovest, nel 109 a.C. i regni di Yelang e Dian (nell'attuale Yunnan), a sud nel 111 a.C. il regno vietnamita di Nan Yue.

Fu intrapresa in aree estese ed aride una grande attività di scavo di canalizzazioni e di irrigazione. Nel 129 a.C. fu completato un canale di più di cento chilometri che dal fiume Wei, su cui sorgeva la capitale, conduceva allo Huang He, il fiume Giallo. Gli stati interni all'impero furono svuotati di potere: i funzionari non furono più scelti dai sovrani locali ma imposti dalla corte imperiale, un nuovo sistema di successione obbligò gli stati a frazionarsi in unità sempre più piccole, mentre molti furono semplicemente sciolti con l'accusa di scarsa lealtà.

Per indebolire la classe dei mercanti, in rapida ascesa, oltre che per incamerare nelle casse imperiali le somme necessarie per l'espansione, Han Wudi trasformò i commerci principali (alcol, sale, ferro e il conio delle monete) in monopoli di Stato. Contemporaneamente vietò la compravendita terriera ai mercanti, senza però riuscire ad impedire l'instaurarsi di una classe di proprietari latifondisti.

Il modello statale e imperiale di Han Wudi divenne la base politica e ideologica fondante di quasi tutta la successiva tradizione cinese, l'impero ora poteva guardare sé stesso non più come a uno stato tra barbari ma come una fonte di ordine e regolamentazione di tutte le terre conosciute e come origine della legittimità di tutti i sovrani cui veniva in contatto.

Fu con Han Wudi che il confucianesimo ottenne la sua definitiva vittoria sulle altre filosofie sociali cinesi e si impose a corte e nel paese.

L'apparato amministrativo[modifica | modifica wikitesto]

Lo stesso argomento in dettaglio: Tre signori e nove ministri.

Dall'imperatore dipendevano i Tre duchi: il Gran Maresciallo, da cui dipendeva l'esercito, il Gran Consigliere, da cui dipendeva l'amministrazione civile e i nove dignitari, e il Gran Censore, da cui dipendevano gli ispettori e il sistema di controllo dell'amministrazione stessa.

Con Han Wudi la Segreteria, organo di palazzo formato da eunuchi, assunse un ruolo sempre più importante nella formulazione delle linee politiche dell'impero. Nessun funzionario a nessun livello poteva operare nella regione di cui era nativo. Han Wudi introdusse l'ulteriore norma per cui nessun funzionario avrebbe mai potuto prestare servizio nella zona d'origine dell'ispettore regionale (dipendente dal censorato) a lui preposto.
I membri dell'amministrazione venivano scelti tra quanti frequentavano l'università imperiale, taixue太学, o per segnalazione o per essere membri influenti di importanti famiglie.

La tassazione era basata su due principali imposte: quella sulla terra, che prevedeva il versamento di un quindicesimo del raccolto, e del testatico, successivamente portato da Han Wudi ad un trentesimo. I funzionari e gli aristocratici erano esentati dalle tasse.

Coll'estendersi delle grandi proprietà fondiarie, spesso di funzionari e aristocratici o di mercanti che con essi si erano imparentati o che in qualche misura riuscivano ad eludere le tasse, il carico fiscale ai danni dei piccoli contadini andò però aggravandosi sempre più. Ciò provocò un aumento del potere reale da parte delle grandi famiglie latifondiste, che sempre più, per mezzo di matrimoni, erano in grado di controllare funzionari e fazioni a corte, talora appoggiando o lottando contro altre fazioni di eunuchi.

La via della seta[modifica | modifica wikitesto]

I traffici lungo la via della seta rappresentarono l'interscambio commerciale tra l'Impero romano e la Cina. I beni scambiati erano seta e pietre preziose dalla Cina e vetro, avorio, argento e incenso dall'Impero romano. Era nota anche una via marittima che portava dal Nilo alla costa africana e, di lì sfruttando gli alisei, in India. Dall'India, circumnavigando la penisola malese, si poteva arrivare alla foce del Zhu Jiang珠江, o Fiume delle Perle. In quell'area sono state trovate monete romane. Nel Hou Hanshu (Storia degli Han Orientali) è registrato l'arrivo di un'ambasciata da Da Qin (come era nota Roma a quel tempo in Cina) da parte del sovrano romano An Dun (Antonius? il candidato più probabile è Marco Aurelio che si fece chiamare anche col nome del suo predecessore Antonino Pio, in forma di rispetto).

L'ambasciata raggiunse Luoyang nel 166 e fu ricevuta alla corte dell'imperatore Han Huandi, ma la sua provenienza fu messa in dubbio a causa dei modesti doni offerti, per lo più di origine indiana e africana. Ovviamente la missione potrebbe essere stata realmente proveniente dall'impero romano, del tutto ignaro dell'uso del sistema di tributo in uso presso la corte cinese.

Sporadici contatti, ancora dubbi, sono segnalati in Afghanistan tra truppe cinesi e truppe romane mercenarie al soldo di signori locali, forse sbandati dopo la sconfitta di Marco Licinio Crasso.

Ulteriori tentativi cinesi di mettersi in contatto con l'impero romano, con ambasciatori che giunsero fino alle sponde del Mar Nero o del Mar Caspio, furono fatti fallire dai Parti che avevano tutto da perdere, dato il loro vantaggioso ruolo di intermediatori nel commercio intercontinentale.

I primi monaci buddhisti raggiunsero la Cina attraverso la via della seta durante questa dinastia, ma il loro impatto fu pressoché nullo. Solo dopo la definitiva caduta dinastica il Buddhismo si sarebbe diffuso compiutamente.

La dinastia Xin[modifica | modifica wikitesto]

Lo stesso argomento in dettaglio: Dinastia Xin.

Una serie di catastrofi naturali segnarono l'ultima parte della dinastia degli Han Occidentali. Questo faceva ritenere che il Mandato del Cielo tian ming potesse essere stato ritirato, e che una nuova dinastia fosse imminente.

Una spaccatura in seno al confucianesimo fu dovuta a un ritrovamento, dietro un muro della casa di Confucio, di suoi testi scritti in grafia antica, guwen, cioè nello stile del piccolo sigillo, precedente alla grafia di epoca Qin. Questi testi differivano lievemente dagli stessi riscritti a memoria dopo il rogo dei libri decretato da Qin Shi Huang.

Liu Xin (32 a.C.-23 d.C.), confuciano e bibliotecario imperiale, sponsorizzò la lettura razionalista dei testi in grafia antica, mentre altri filosofi mantennero la tradizione della grafia nuova e la lettura esoterica. Liu Xin appoggiò Wang Mang il quale riuscì a prendere il potere e a proclamare nel 9 d.C. una nuova dinastia, la dinastia Xin (9 d.C.-24 d.C.), che sarebbe stata sconfessata da tutta la storiografia ufficiale successiva che avrebbe visto in Wang Mang il prototipo dell'avido usurpatore.

Le riforme intraprese da Wang Mang furono radicali: la schiavitù fu abolita, così come il latifondo, le terre statalizzate e distribuite in piccoli appezzamenti secondo il sistema jintian dei Campi a pozzo, la moneta antica fu svalutata, l'oro reso di proprietà statale e distribuite monete di nuovo conio (a imitazione di quelle degli Stati Combattenti) a valore del cambio sopravvalutato. I monopoli di stato furono estesi a includere i prodotti delle montagne e dei fiumi e il controllo dei granai di cereali per la calmierazione dei prezzi changpingcang.

La riforma fu un totale insuccesso: i funzionari che avrebbero dovuto realizzarla erano gli stessi che ne avrebbero patito le maggiori conseguenze.

Con il proseguire delle catastrofi naturali, compresa l'esondazione dello Huang He che si divise in due rami a est dello Shandong andando a sfociare parte nel Golfo di Bohai e parte nel Mar Giallo, si svilupparono anche movimenti di rivolta.

Nello Shandong si formò l'esercito dei Sopraccigli Rossi, Chimei (dal colore con cui si tingevano le sopracciglia per incutere terrore e distinguersi dai soldati di Wang Mang), mentre nel Hubei e nel Henan si organizzò l'"Esercito del Bosco Verde", Lülinjun, comandato da membri del clan imperiale Liu. Nel 23 l'Esercito del Bosco Verde sconfiggeva un'enorme armata di Wang Mang, che fu ucciso, mentre marciava su Chang'an. Liu Xuan fu proclamato imperatore ripristinando la dinastia degli Han Occidentali e scegliendo come nome di era storica Gengshi, ossia Rinascita.

La dinastia degli Han Orientali[modifica | modifica wikitesto]

Lo stesso argomento in dettaglio: Dinastia Han orientale.

Liu Xuan stabilì nel 23 la capitale a Luoyang, a oriente dei valichi che portano a Chang'an. Nel 25 la riportò a Chang'an, ma i Sopraccigli Rossi espugnarono la città, uccisero Liu Xuan e proclamarono un nuovo imperatore. Liu Xiu, parente e compagno di Liu Xuan già entro il 29 sarebbe riuscito a vendicarlo e sconfiggere i Sopraccigli Rossi e, nel 36, a riconquistare tutte le province dell'impero fissando definitivamente la capitale a Luoyang.

Liu Xiu divenne così il primo sovrano degli Han Orientali, passato poi alla storia con il nome di Guangwudi. Le leggi di Wang Meng furono abolite, fu abbandonato il sistema dei monopoli e i latifondisti poterono utilizzare manodopera servile. Alla fine del regno di Guangwudi la popolazione era di appena 21 milioni di persone, poco più di un terzo rispetto al censimento fatto durante l'effimera dinastia Xin. La carestia, le guerre e i disordini avevano causato una spaventosa crisi di popolazione. I Xiongnu si stabilirono dentro l'ansa del Huang He mentre l'Asia centrale riuscì a essere riconquistata e tenuta solo dal 123 al 150.

La crisi[modifica | modifica wikitesto]

A partire da Han Hedi (89-105) ci furono ben otto imperatori che salirono al trono adolescenti o bambini: ciò permetteva alle famiglie delle madri di esercitare il potere, mentre, a corte, vi si contrapposero gli eunuchi. Nel 147, con Han Huandi nominato imperatore, la fazione degli eunuchi prese il potere mandando a morte il reggente Liang Ji e tutta la sua famiglia allargata.

Le famiglie che fino ad allora avevano controllato le successioni imperiali si coalizzarono nella Pura Corrente, qingliu, con lo scopo di rimuovere, declassare o uccidere gli eunuchi. Nel 166 l'imperatore cominciò a punire gli appartenenti alla Pura Corrente, ma la sua morte e la successione di Han Lingdi ancora bambino, impedirono una totale vittoria. Con il nuovo imperatore si preparò la sconfitta degli eunuchi, ma un loro colpo di Stato prevenne la mossa e nel 170 furono in grado di costringere al suicidio il reggente e ad incarcerare funzionari della Pura Corrente e un centinaio di confuciani dell'università imperiale. Da allora il potere degli eunuchi fu incontrastato.

Mentre alle frontiere i Xiongnu, i Xianbei e i proto-tibetani Qiang premevano o insorgevano, nell'impero esplose nel 184 la rivolta dei Turbanti Gialli, huangjin. Questo era un gruppo millenaristico imbevuto di ideali taoisti, che propugnava l'uguaglianza universale, il ritorno alla pace, l'abolizione della ricchezza, si preoccupava per la cura dei malati e annunciava il prossimo realizzarsi di una nuova età.

Per domare la rivolta dei Turbanti Gialli, che arrivarono ad avere un esercito di 350.000 uomini, i latifondisti ricorsero alla mobilitazione di eserciti mercenari. Una volta sconfitti i rivoluzionari i nuovi capi militari passarono a massacrare tutti gli eunuchi nella capitale, deporre l'imperatore Han Shaodi ed a sostituirlo con Han Xiandi. Nel corso di questi eventi nel 190 fu incendiata la biblioteca imperiale.

Con il collasso dell'impero, l'imperatore venne esiliato a Xuchang nello Henan, mentre il potere reale passava a tre capi militari: Cao Cao, nella regione delle capitali Han e nel nord della Cina, Sun Quan nella regione meridionale, mentre il Sichuan passava a Liu Bei.

La dinastia infine cadde nel 220 per dare spazio al periodo dei Tre Regni in cui le tre aree in cui era stato ripartito l'impero Han si sarebbero costituite come tre stati indipendenti e in lotta per la supremazia.

Imperatori della dinastia Han[modifica | modifica wikitesto]

Nomi Postumi Cognomi familiari e nomi Periodo di regno Ere di governo e loro datazione
Per convenzione cinese i sovrani Han portano il nome della dinastia e il nome postumo seguito da di, imperatore: "Han" + nome postumo + "di" con l'eccezione di: Liu Gong, Liu Hong, Liu He, Liu Ying, Liu Yi e Liu Bian
Dinastia Han Occidentali 206 a.C.-9 d.C., 23-25
Gao Zu (高 pinyin: gāo) Liu Bang (刘邦 pinyin: liú bāng) 206 a.C.-195 a.C. non esiste
Hui (惠 pinyin: hùi) Liu Ying (刘盈 pinyin: liú yíng) 195 a.C.-188 a.C. non esiste
Shao (少 pinyin: shào) Liu Gong (刘恭 pinyin: liú gōng) 188 a.C.-184 a.C. non esiste
Nota: reggenza dell'Imperatrice vedova Lü
Shao (少 pinyin: shào) Liu Hong (刘弘 pinyin: liú hóng) 184 a.C.-180 a.C. non esiste
Nota: reggenza dell'Imperatrice vedova Lü
Wen (文 pinyin: wén) Liu Heng (刘恒 pinyin: liú héng) 180 a.C.-157 a.C. Houyuan (后元 pinyin: hòu yúan) 163 a.C.-156 a.C.
Jingdi (景 pinyin: jĭng) Liu Qi (刘启 pinyin: liú qĭ) 157 a.C.-141 a.C.

Zhongyuan (中元 pinyin: zhōng yúan) 149 a.C.-143 a.C.
Houyuan (后元 pinyin: hòu yúan) 143 a.C.-141 a.C.

Wu (武 pinyin: wŭ) Liu Che (刘徹 pinyin: liú chè) 141 a.C.-87 a.C. Jianyuan (建元 pinyin: jìan yúan) 140 a.C.-135 a.C.

Yuanguang (元光 pinyin: yúan gūang) 134 a.C.-129 a.C.
Yuanshuo (元朔 pinyin: yúan shùo) 128 a.C.-123 a.C.
Yuanshou (元狩 pinyin: yúan shòu) 122 a.C.-117 a.C.
Yuanding (元鼎 pinyin: yúan dĭng) 116 a.C.-111 a.C.
Yuanfeng (元封 pinyin: yúan fēng) 110 a.C.-105 a.C.
Taichu (太初 pinyin: tài chū) 104 a.C.-101 a.C.
Tianhan (天汉 pinyin: tīan hàn) 100 a.C.-97 a.C.
Taishi (太始 pinyin: tài shĭ) 96 a.C.-93 a.C.
Zhenghe (征和 pinyin: zhēng hé) 92 a.C.-89 a.C.
Houyuan (后元 pinyin: hòu yúan) 88 a.C.-87 a.C.

Zhao (昭 pinyin: zhāo) Liu Fuling (刘弗陵 pinyin: liú fúlíng) 87 a.C.-74 a.C.

Shiyuan (始元 pinyin: shĭ yúan) 86 a.C.-80 a.C.
Yuanfeng (元凤 pinyin: yúan fèng) 80 a.C.-75 a.C.
Yuanping (元平 pinyin: yúan píng) 74 a.C.

Principe He di Changyi (昌邑王 pinyin: chāng yí) Liu He (刘贺 pinyin: liú hè) 74 a.C. Yuanping (元平 pinyin: yúan píng) 74 a.C.
Xuan (宣 pinyin: xūan) Liu Xun (刘询 pinyin: liú xún)

o Liu Bingyi (刘病已 pinyin: liú bìngyĭ)

74 a.C.-49 a.C. Benshi (本始 pinyin: bĕn shĭ) 73 a.C.-70 a.C.

Dijie (地节 pinyin: dì jíe) 69 a.C.-66 a.C.
Yuankang (元康 pinyin: yúan kāng) 65 a.C.-61 a.C.
Shenjue (神爵 pinyin: shén júe) 61 a.C.-58 a.C.
Wufeng (五凤 pinyin: wŭ fèng) 57 a.C.-54 a.C.
Ganlu (甘露 pinyin: gān lù) 53 a.C.-50 a.C.
Huanglong (黃龙 pinyin: húang lóng) 49 a.C.

Yuan (元 pinyin: yúan) Liu Shi (刘奭 pinyin: liú shì) 49 a.C.-33 a.C. Chuyuan (初元 pinyin: chū yúan) 48 a.C.-44 a.C.

Yongguang (永光 pinyin: yŏng gūang) 43 a.C.-39 a.C.
Jianzhao (建昭 pinyin: jìan zhāo) 38 a.C.-34 a.C.
Jingning (竟宁 pinyin: jìng níng) 33 a.C.

Cheng (成 pinyin: chéng) Liu Ao (刘骜 pinyin: liú áo) 33 a.C.-7 a.C. Jianshi (建始 pinyin: jìan shĭ) 32 a.C.-28 a.C.

Heping (河平 pinyin: hé píng) 28 a.C.-25 a.C.
Yangshuo (陽朔 pinyin: yáng shùo) 24 a.C.-21 a.C.
Hongjia (鸿嘉 pinyin: hóng jīa) 20 a.C.-17 a.C.
Yongshi (永始 pinyin: yŏng shĭ) 16 a.C.-13 a.C.
Yuanyan (元延 pinyin: yúan yán) 12 a.C.-9 a.C.
Suihe (隋和 pinyin: sūi hé) 8 a.C.-7 a.C.

Ai (哀 pinyin: āi) Liu Xin (刘欣 pinyin: liú xīn) 7 a.C.-1 a.C.

Jianping (建平 pinyin: jìan píng) 6 a.C.-3 a.C.
Yuanshou (元寿 pinyin: yúan shòu) 2 a.C.-1 a.C.

Ping (平 pinyin: píng) Liu Kan (刘衎 pinyin: liú kàn) 1 d.C.-6 Yuanshi (元始 pinyin: yúan shĭ) d.C. 1-6
Ruzi (孺子 pinyin: rú zi) Liu Ying (劉婴 pinyin: liú yīng) d.C. 6-9 Jushe (居摄 pinyin: jū shè) febbraio d.C. 6 - ottobre d.C. 8

Chushi (初始 pinyin: chū shĭ) novembre d.C. 8 - gennaio 9

Dinastia Xin (9-23 d.C.)
Continuazione della dinastia Han
Gengshi (更始 pinyin: gèng shĭ) Liu Xuan (刘玄 pinyin: liú xúan) 23-25 Gengshi (更始 pinyin: gèng shĭ) 23-25
Dinastia Han Orientali 25 - 220
Guangwu (光武 pinyin: gūang wŭ) Liu Xiu (刘秀 pinyin: liú xìu) 25-57 Jianwu (建武 pinyin: jìan wŭ) 25-56

Jianwuzhongyuan (建武中元 pinyin: jìan wŭ zhōng yúan) 56-58

Ming (明 pinyin: míng) Liu Zhuang (刘庄 pinyin: liú zhūang) 57-75 Yongping (永平 pinyin: yŏng píng) 58-75
Zhang (章 pinyin: zhāng) Liu Da (刘炟 pinyin: liú dá) 75-88 Jianchu (建初 pinyin: jìan chū) 76-84

Yuanhe (元和 pinyin: yúan hé) 84-87
Zhanghe (章和 pinyin: zhāng hé) 87-88

He (和 pinyin: hé) Liu Zhao (刘肇 pinyin: liú zhào) 88-106 Yongyuan (永元 pinyin: yŏng yúan) 89-105

Yuanxing (元兴 pinyin: yúan xīng) 105-106

Shang (殇 pinyin: shāng) Liu Long (刘隆 pinyin: liú lóng) 106 Yanping (延平 pinyin: yán píng) 106-107
An (安 pinyin: ān) Liu Hu (刘祜 pinyin: liú hù) 106-125 Yongchu (永初 pinyin: yŏng chū) 107-113

Yuanchu (元初 pinyin: yúan chū) 114-120
Yongning (永宁 pinyin: yŏng níng) 120-121
Jianguang (建光 pinyin: jian4 guang1) 121-122
Yanguang (延光 pinyin: yán gūang) 122-125

Shaodi (少帝 pinyin: shào dì) o Marchese di Beixiang (北乡侯 pinyin: bĕi xīang) Liu Yi (刘懿 pinyin: liú yì) 125 Yanguang (延光 pinyin: yán gūang) 125
Shun (顺 pinyin: shùn) Liu Bao (劉保 pinyin: liú báo) 125-144

Yongjian (永建 pinyin: yŏng jìan) 126-132
Yangjia (阳嘉 pinyin: yáng jīa) 132-135
Yonghe (永和 pinyin: yŏng hé) 136-141
Hanan (汉安 pinyin: hàn ān) 142-144
Jiankang (建康 pinyin: jìan kāng) 144

Chong (冲 pinyin: chōng) Liu Bing (刘炳 pinyin: liú bĭng) 144-145 Yongxi (永熹 pinyin: yōng xī) 145
Zhi (质 pinyin: zhí) Liu Zuan (刘缵 pinyin: liú zŭan) 145-146 Benchu (本初 pinyin: bĕn chū) 146
Huan (桓 pinyin: húan) Liu Zhi (刘志 pinyin: liú zhĭ) 146-168

Jianhe (建和 pinyin: jìan hé) 147-149
Heping (和平 pinyin: hé píng) 150
Yuanjia (元嘉 pinyin: yúan jīa) 151-153
Yongxing (永兴 pinyin: yŏng xīng) 153-154
Yongshou (永寿 pinyin: yŏng shòu) 155-158
Yanxi (延熹 pinyin: yán xī) 158-167
Yongkang (永康 pinyin: yŏng kāng) 167

Ling (灵 pinyin: líng) Liu Hong (刘宏 pinyin: liú hóng) 168-189

Jianning (建宁 pinyin: jìan níng) 168-172
Xiping (熹平 pinyin: xī píng) 172-178
Guanghe (光和 pinyin: gūang hé) 178-184
Zhongping (中平 pinyin: zhōng píng) 184-189

Shao Di (少帝 pinyin: shào dì) o re di Hongnong (弘农王 pinyin: hóng nóng) Liu Bian (刘辩 pinyin: liú bìan) 189 Guangxi (光熹 pinyin: gūang xī) 189
Xian (献 pinyin: xìan) Liu Xie (劉协 pinyin: liú xíe) 189-220

Zhaoning (昭宁 pinyin: zhāo níng) 189
Yonghan (永汉 pinyin: yŏng hàn) 189
Chuping (初平 pinyin: chū píng) 190-193
Xingping (兴平 pinyin: xīng píng) 194-195
Jianan (建安 pinyin: jìan ān) 196-220
Yankang (延康 pinyin: yán kāng) 220

Arte della dinastia Han[modifica | modifica wikitesto]

Se l'arte prodotta dalle dinastie Shang e Zhou rappresentò compiutamente gli attributi principali dell'arte cinese, la dinastia Han può essere considerata come la portatrice del periodo classico, capace di delineare quegli elementi stilistici che diventeranno modelli di riferimento nell'età seguenti, dei Tang, Song, Ming.[2]

Questa significativa fertilità culturale ed artistica venne raggiunta grazie alla formazione di un'unità politica, militare ed economica.

L'opera più grandiosa risultò la Grande muraglia, che ebbe il duplice effetto di proteggere i cinesi dai Mongoli e nello stesso tempo di compattarli e di spingerli verso un'espressione artistica omogenea.

Nell'antica capitale Chang'an sono stati rinvenuti, nella seconda metà del Novecento, resti architettonici risalenti al periodo Han, come anche reperti scultorei derivati dai sepolcri a tumulo ricoperti di lastre pietrose ed in terracotta. Questi reperti, per lo più costituiti da tavolette incise oppure a forma di rilievo bassissimo che risolve in effetti pittorici la prospettiva del volume reale dei corpi, descrivono scene di vita di corte, quali dame raffinate e dinamiche mentre cavalcano o conducono carrozze, o ancora contadini a cavallo sullo sfondo di scenari paesaggistici tipici.

Anche la pittura su tavolette, arrivata ai nostri tempi in pochi esemplari ma descritta accuratamente nei documenti storici letterari, ebbe il merito di immortalare le caratteristiche sociali, oltreché gli usi ed i costumi della florida ed erudita collettività aristocratica degli Han.

La tecnica pittorica utilizzata venne riferita dettagliatamente negli ornamenti del sepolcro Wangdu, rinvenuto nel 1952: la composizione per protocolli prevedeva in alternanza temi astratti presi dal mondo animale e temi realistici derivati dall'ambito rurale.

Il corredo funerario è arricchito da statuette in terracotta, i mingqi, che riproducono sia eventi e tipi della società Han sia modellini di casa, oltreché da figure femminili danzanti, vestite in modo raffinato, acconciate da vistose pettinature e manifestanti sguardi gioiosi.

Se i vasi non si discostarono troppo dagli stereotipi degli Shang e dei Zhou, gli specchi si distinsero per incisione e rilievi plastici.[2]

Il gioiello ebbe molta diffusione e popolarità e venne lavorato con tecniche innovative, quali la doratura del bronzo, le niellatura, l'aggiunta di pietre e smalti.

La ceramica, pur seguendo i modelli dei periodi precedenti, sviluppò prodotti aventi una maggiore leggerezza d un cromatismo tendente al chiaro.

Materiale e decorazioni funerarie del periodo Han[modifica | modifica wikitesto]

Note[modifica | modifica wikitesto]

  1. ^ (EN) John Morris Roberts, Odd Arne Westad, The History of the World, capitolo The Classical Age, Oxford University Press, 2013.
  2. ^ a b Le Muse, De Agostini, Novara, 1965, vol. 5 p. 469
  3. ^ Pagina del Museo (archiviato dall'url originale il 23 settembre 2015).

Bibliografia[modifica | modifica wikitesto]

  • Mario Sabattini, Paolo Santangelo, Storia della Cina, Roma-Bari, Laterza, 2005

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