Guido Slataper

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Guido Slataper
NascitaTrieste, 28 ottobre 1897
MorteTrieste, 4 ottobre 1969
Dati militari
Paese servitoBandiera dell'Italia Italia
Forza armataRegio Esercito
ArmaFanteria
GradoTenente Colonnello
GuerrePrima guerra mondiale
Guerra d'Etiopia
BattaglieQuarta battaglia dell'Isonzo
Decima battaglia dell'Isonzo
Comandante diIII Battaglione
230º Reggimento
Brigata fanteria "Campobasso"
Decorazionivedi qui
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Guido Slataper (Trieste, 28 ottobre 1897Trieste, 4 ottobre 1969) è stato un militare italiano. Ufficiale di fanteria pluridecorato del Regio Esercito, prese parte alla prima guerra mondiale e alla guerra d'Etiopia. Decorato con la medaglia d'oro al valor militare a vivente per la conquista del Monte Santo avvenuta il 14 maggio 1917.

Biografia[modifica | modifica wikitesto]

Nacque a Trieste il 28 ottobre 1897,[1] fratello di Scipio. Con l'entrata in guerra del Regno d'Italia, il 24 maggio 1915,[2] si arruolò[N 1] volontario nel Regio Esercito insieme al fratello. Ottenuta la nomina a sottotenente di complemento i due fratelli si arruolarono nel 1º Reggimento fanteria "Re" della Brigata più antica e prestigiosa della fanteria, la Brigata "Re", ed entrambi combatterono sul monte Podgora[3] rimanendo gravemente feriti. Scipio, il cantore del Carso, perse la vita mentre egli sopravvisse, e per il loro eroico comportamento i due fratelli furono entrambi decorati con la Medaglia d’argento al valor militare.

Ritornato ben presto al fronte, fu assegnato al 230º Reggimento fanteria "Campobasso" e combatté valorosamente a Salcano (1916), distinguendosi successivamente nella conquista del Monte Santo[4] (14 maggio 1917), conquistando una seconda Medaglia d'argento al valor militare, successivamente commutata in Medaglia d'oro al valor militare.[1]

La decima battaglia dell'Isonzo[modifica | modifica wikitesto]

Tra il 12 maggio e il 5 giugno 1917 il Comando Supremo italiano scatenò una grande offensiva[5] contro le posizioni austroungariche lungo il corso del fiume Isonzo.[5] Dopo un bombardamento a tappeto sulle posizioni nemiche lungo tutta la linea del fronte da Tolmino[6] al mare, con l'obiettivo di giungere alla rottura del fronte e conquistare Trieste, gli italiani giunsero quasi a raggiungere l'obiettivo. L'esercito imperiale riuscì a riorganizzarsi e a lanciare una controffensiva che tolse all'esercito italiano quasi tutte le zone conquistate.

Il 14 maggio le unità della Brigata "Campobasso", operante in seno alla 3ª Armata,[6] riuscirono a impadronirsi della vetta del Monte Santo,[4] ma furono successivamente costrette a ritirarsi a causa del violento contrattacco sferrato dagli austriaci durante la notte successiva.[4] Tenente in servizio permanente effettivo per meriti di guerra (S.P.E.) del 230º Reggimento fanteria, di cui era comandante del III Battaglione, rimase con pochi compagni a difendere le posizioni, e dopo aver lottato con coraggio contro i nemici, rimasto senza munizioni, fu fatto prigioniero.

La guerra d'Etiopia[modifica | modifica wikitesto]

Rientrato in Italia dopo la fine della guerra, ritornò alla vita civile aderendo poi al Partito Nazionale Fascista quando fu nominato consigliere delegato dell’Opera Nazionale Invalidi di Guerra. Nel corso del 1935 partì volontario[7] per la guerra d'Etiopia con il grado di capitano, raggiungendo la Somalia[8] in forza alla 6ª Divisione CC.NN. "Tevere".[9] Sul fronte dell'Ogaden[8] si distinse nuovamente meritandosi la Croce di guerra al valor militare e la promozione a maggiore per meriti eccezionali. Il 7 agosto 1938 fu promosso al grado di tenente colonnello per merito di guerra.

Dopo l'armistizio dell'8 settembre 1943 fu nominato commissario straordinario di Trieste in sostituzione del Podestà Cesare Pagnini.[10] Con l'occupazione nazista fu deportato nel Campo di concentramento di Mauthausen, ma sopravvisse e ritornò in Patria alla fine della seconda guerra mondiale.

Nel 1949 fondò a Trieste la “Federazione Grigioverde”, un sodalizio che riuniva l'azione delle Associazioni Combattentistiche e d'Arma presenti in città, contribuendo a conservare l'attaccamento della città alla Patria Italiana. Divenne poi agente di zona dell'AGIP e fu collaboratore di Enrico Mattei.[11] Si spense a Trieste il 4 ottobre 1969.[1]

Nel 1934 il pittore triestino Dyalma Stultus (Trieste 1901-Darfo/Brescia 1977) eseguì un dipinto ad olio su compensato che raffigura Guido Slataper mentre è in procinto di conquistare la vetta del Monte Santo il 14 maggio 1917.[N 2]

Onorificenze[modifica | modifica wikitesto]

Medaglia d'oro al valor militare - nastrino per uniforme ordinaria
«Volontario irredento, rinunciava ad essere inviato nelle retrovie e, benché in menomate condizioni fisiche per precedente ferita, partecipava volontariamente al comando della sua compagnia a un’azione di particolare importanza, trasfondendo, col suo esempio, entusiasmo, slancio ed ardimento nei dipendenti, trascinandolo sotto violento fuoco d’artiglieria, mitragliatrici e fucileria, alla conquista di forte e ben munita posizione, il cui possesso avrebbe avuto conseguenze decisive in quel tratto del fronte. Oltrepassate le trincee avversarie, catturava numerosi nemici, organizzava la difesa sul rovescio della posizione, e su questa resisteva ad oltranza, quantunque conscio del grave pericolo che affrontava, come irredento, qualora fosse stato fatto prigioniero. Rimasto con pochi superstiti, esaurito ogni genere di munizioni ed accerchiato, dopo aspra lotta corpo a corpo cadeva in mano al nemico. Fulgido esempio di amor di Patria, di cosciente valore e spirito sublime di sacrificio. Monte Santo, 14 maggio 1917.[12]
— R.D. del 7 febbraio 1924
Medaglia d'argento al valor militare - nastrino per uniforme ordinaria
«Trasfondeva entusiasmo, slancio e ardimento nel suo reparto e con esso, sotto il violento fuoco di artiglieria e mitragliatrici avversarie, raggiungeva una assai contrastata posizione, irrompendo nelle trincee nemiche, oltrepassando e catturando numerosi avversari. Contrattaccato da forze soverchianti incorava e incitava i suoi soldati ad una tenace difesa, impegnandoli in lotta corpo a corpo dopo aver esaurito tutte le munizioni disponibili. Monte Santo (Gorizia), 14 settembre 1917
Medaglia d'argento al valor militare - nastrino per uniforme ordinaria
«Dando mirabile esempio di coraggio ed arditezza, spingevasi oltre i reticolati nemici, impegnando, con una pattuglia ivi appostata, una lotta a colpi di pistola, finché, ferito gravemente, dovette rititarsi. Mentre veniva trasportato indietro incitava i compagni al grido di "Avanti, Viva l'Italia!". Podgora, 3 dicembre 1915
— Decreto Luogotenenziale del 1º ottobre 1916.
Croce di guerra al valor militare - nastrino per uniforme ordinaria
«Addetto ad un raggruppamento arabo somalo incaricato di azione aggirante, inviato a ricercare il collegamento con la colonna principale, assolveva il proprio compito attraversando zona battuta dal nemico e dando al proprio comandante informazioni che gli permettevano di ben valutare la situazione, concorrendo così efficacemente al risultato vittorioso dell'azione. Birgot (Ogaden), 24-25 aprile 1936-XIV
— Regio Decreto 15 ottobre 1936[13]
avanzamento per merito di guerra - nastrino per uniforme ordinaria
avanzamento per merito di guerra
«Volontario di guerra. Fulgido esempio di eroismo. Più volte ferito. Decorato di medaglia d'oro e d'argento al valor militare. Nella vita civile organizzatore ed animatore
— Regio Decreto 30 gennaio 1936
avanzamento per merito di guerra - nastrino per uniforme ordinaria
avanzamento per merito di guerra
«Combattente della Grande Guerra e volontario in A.O.I. Comandante di battaglione, nelle azioni di guerra e nelle operazioni di rastrellamento durante la campagna Etiopica ha dato prova di avveduta azione di comando contribuendo col suo reparto a raggiungere tutti gli obiettivi. Campagna Etiopica gennaio 1936-XIV – dicembre 1936-XV
— Regio Decreto 7 agosto 1938

Note[modifica | modifica wikitesto]

Annotazioni[modifica | modifica wikitesto]

  1. ^ Sotto il falso nome di Guido Sandri.
  2. ^ Tale dipinto venne poi acquistato dai Civici Musei di Storia ed Arte il 9 aprile 1968, e attualmente si trova presso tale collezione.

Fonti[modifica | modifica wikitesto]

  1. ^ a b c Pagnini 1974, p. 275.
  2. ^ Cavaciocchi, Ungari 2014, p. 53.
  3. ^ Cavaciocchi, Ungari 2014, p. 73.
  4. ^ a b c Cavaciocchi, Ungari 2014, p. 172.
  5. ^ a b Cavaciocchi, Ungari 2014, p. 170.
  6. ^ a b Cavaciocchi, Ungari 2014, p. 171.
  7. ^ Del Boca 2001, p. 459.
  8. ^ a b Del Boca 2001, p. 501.
  9. ^ Pettibone 2010, p. 167.
  10. ^ Coen 1995, p. 35.
  11. ^ Accorinti 2007, p. 209.
  12. ^ [1] Quirinale - scheda - visto 13 giugno 2015
  13. ^ Gazzetta Ufficiale del Regno d'Italia n.61 del 17 marzo 1937.

Bibliografia[modifica | modifica wikitesto]

  • Giuseppe Accorinti, Quando Mattei era l'impresa eneregetica. Io c'ero, Matelica, Halley Editrice srl, 2007, ISBN 88-89920-08-4.
  • Luigi Cadorna, La guerra alla fronte italiana. Vol. 1, Milano, Fratelli Treves editori, 1921.
  • Luigi Cadorna, La guerra alla fronte italiana. Vol. 2, Milano, Fratelli Treves editori, 1921.
  • Alberto Cavaciocchi e Andrea Ungari, Gli italiani in guerra, Milano, Ugo Mursia Editore s.r.l., 2014.
  • Miriam Coen, Bruno Pincherle, Pordenone, Edizioni Studio Tesi srl, 1995, ISBN 88-7692-495-7.
  • Angelo Del Boca, Gli italiani in Africa Orientale Vol.3, Milano, A. Mondadori Editore s.r.l., 2001.
  • Cesare Pagnini, Atti e memorie della Società istriana di archeologia e storia patria Vol.22, Trieste, Società istriana di archeologia e storia patria, 1974.
  • (EN) Charles D. Pettibone, The Organization and Order of Battle of Militaries in World War II. Vol.VI, Trafford Publishing, 2010, ISBN 1-4269-4633-3.

Voci correlate[modifica | modifica wikitesto]