Guido Gay

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Guido Gay

Guido Gay (Pinerolo, 5 gennaio 1939) è un ingegnere, inventore, imprenditore ed esploratore italiano.

Ha inventato e prodotto imprenditorialmente una nuova tipologia di ROV, robot teleguidati per l'esplorazione delle profondità marine e speciali tipi di sonar. Nel 1993 ha varato il catamarano Daedalus da lui progettato attrezzandolo per l'esplorazione sonar dei fondali e l'azionamento di ROV tramite un unico operatore. Nella sua attività di esplorazione marina ha rinvenuto importanti relitti moderni quali la nave SS Transylvania, affondata nel 1917, il cacciatorpediniere Vincenzo Gioberti, la corazzata Roma, il sommergibile Saracen e il piroscafo Francesco Crispi, tutti affondati nel 1943. Ha individuato, ispezionato e documentato oltre 40 nuovi siti archeologici sommersi risultanti dal naufragio di navi antiche.

Nel 2012 ha ricevuto la medaglia d'argento al Merito di Marina.[1][2]

Biografia[modifica | modifica wikitesto]

Le invenzioni e l'attività imprenditoriale[modifica | modifica wikitesto]

Il ROV sottomarino filoguidato a comando remoto tipo PLUTO, inventato e donato da Guido Gay a HDS Italia. È esposto al Museo Nazionale delle Attività Subacquee MAS a Marina di Ravenna
Il ROV Pluto Palla con Guido Gay a bordo del catamarano Daedalus

Guido Gay si laurea in ingegneria al Politecnico di Milano nel 1964. Nel 1968 è socio in una azienda che si occupa di strumentazione per misurazioni tecniche[3]. Negli anni 1970 approda al settore delle tecnologie sonar per l'esplorazione dei fondali ad alta profondità. Quindi negli anni 1980 si applica alla invenzione e realizzazione, tramite l'azienda Gaymarine di Lomazzo, di una nuova tipologia di robot sottomarini filoguidati. I prototipi vengono testati nel lago di Como. Il primo modello realizzato denominato Filippo, viene sperimentato in mare in collaborazione con la Marina Militare Italiana a bordo della nave cacciamine Lerici, in quanto una delle principali destinazioni d'uso di questi ROV è l'attività di bonifica o contromina di mine e di ordigni sottomarini.

La successiva generazione di robot sottomarini filoguidati ROV inventati da Guido Gay prende il nome di Pluto. Via via perfezionati e potenziati questi robot sono azionabili da un unico operatore da remoto tramite un cavo di ancoraggio e recupero, attraversato da una fibra ottica per la trasmissione dei dati. Sono dotati di batterie elettriche per l'alimentazione, apparati per la navigazione e propulsione sottomarina, di sonar per la ricerca di oggetti anomali sui fondali, di illuminazione e videofotocamere per le riprese e di un accessorio per il rilascio od il recupero di oggetti dal fondo del mare (modello Pluto Palla)[4] o di un braccio meccanico (modello Multipluto) per l'effettuazione di lavorazioni meccaniche. Le versioni dei ROV della classe Pluto del 2022 possono raggiungere la profondità operativa sottomarina di 4 000 metri. I ROV inventati da Guido Gay sono stati adottati dalle marine militari di 18 diverse nazioni e da numerosi corpi di protezione civile che operano anche per via subacquea.

Il catamarano Daedalus[modifica | modifica wikitesto]

Il catamarano Daedalus

Negli anni 1990 Guido Gay iniziò la progettazione di un modello unico di catamarano marino a vela destinato alla esplorazione dei fondali marini e alla guida dei ROV di sua invenzione. Lo denominò Daedalus. La realizzazione si completò nel 1993 e la costruzione avvenne in terraferma. Varato nel fiume Po a Cremona, il catamarano di 21 metri venne trasportatato via fiume fino al mare a Chioggia dove venne montata l'alberatura di 28 metri di altezza. Il Daedalus è dotato di sonar di profondità a scansione laterale che consente la scansione di una fascia di fondale larga 1 km e fino a 1 500 metri di profondità. In navigazione il sistema sonar consente di saggiare anche di 200 km² di fondale al giorno[5]. Il catamarano è dotato di un originale sistema di controllo automatizzato per il mantenimento della posizione in mare aperto sulla verticale dei punti di ricerca prestabiliti. Il sistema è denominato posizionamento dinamico[6]. Il Daedalus è predisposto per la messa in acqua dei ROV Pluto Palla e Multipluto, azionabili da remoto da un unico operatore e dotato di strumentazione per la guida, ricerca sonar di profondità e rilevazioni video. Nella sua funzione di esplorazione il Daedalus durante la navigazione scansiona i fondali marini con il sonar. Alla comparsa di una anomalia sonar sul fondale, arresta la navigazione mantenendo con i suoi automatismi il punto di ricerca in superficie e immerge il ROV per l'ispezione della anomalia rilevata documentandone tramite immagini e video la natura. Con opportune manovre, il ROV può anche provvedere al recupero di oggetti dai fondali.

L'esplorazione delle profondità marine[modifica | modifica wikitesto]

Dal 1993 Guido Gay con il Daedalus dotato di sonar e dei ROV Pluto esplora i fondali marini. Nella sua attività di esplorazione ha ritrovato importanti relitti della storia moderna e ha scoperto fortuitamente siti archeologici sottomarini costituiti dai relitti di antiche navi con i resti del loro carico.

I ritrovamenti di relitti moderni[modifica | modifica wikitesto]

Il piroscafo Transylvania in navigazione

Il Transylvania[modifica | modifica wikitesto]

Il piroscafo SS Transylvania era una nave passeggeri costruita nel 1914 e requisita dalla Royal Navy come piroscafo per il trasporto truppe. Con a bordo circa 3 000 tra soldati, infermiere e membri dell'equipaggio. Il 4 maggio 1917 in navigazione da Marsiglia verso Alessandria D'Egitto venne silurata da un sottomarino tedesco tipo U-63 nei pressi delle coste liguri prospicienti a Bergeggi. Il salvataggio dei naufraghi, trascinati da una forte corrente, venne prestato dai cacciatorpediniere giapponesi di scorta, il Matsu e il Sakaki, da due caccia e due rimorchiatori italiani provenienti dal porto di Savona, da pescatori liguri accorsi da Finale Ligure, da Noli e di altre località limitrofe. L'affondamento della nave provocò 441 vittime, numerose delle quali sono sepolte nei cimiteri di Savona e dintorni[7].

Il relitto spezzato in due dal siluro e adagiato ad una profondità di 630 metri è stato ritrovato il 7 ottobre 2011 dai sommozzatori del Centro Carabinieri Subacquei di Genova coadiuvati dalla ditta Gaymarine di Lomazzo[8] al largo di Bergeggi[9]. Il ritrovamento fu consentito dalla collaborazione con pescatori, appassionati, subacquei e notizie provenienti dagli archivi tedeschi. Per l'occasione Guido Gay predispose un magnetometro in combinazione con il Pluto Palla[10].

La Roma nel porto di La Spezia nel 1943
Certificazione ritrovamento corazzata Roma, presenti TV Alessandro Busonero, Guido Gay, Gabriella Covacci, CF Lamberto Lamberti nel 2012

La corazzata Roma[modifica | modifica wikitesto]

La nave corazzata Roma della classe Littorio[11] fu l'ammiraglia della Regia Marina Militare Italiana. Si trattava di una unità navale modernissima e per molti aspetti innovativa al momento della sua consegna nel 1942, dotata di radar, di tre aeroplani (tra cui 2 Reggiane Re.2000) e di sistemi di puntamento innovativi per i 9 cannoni da 381/50. Il 9 settembre 1943 il convoglio di navi della Reala Marina Italiana, partito da La Spezia con la Roma, era in trasferimento verso La Maddalena, nel frattempo caduta in mano tedesca. Il Convoglio fu ridestinato verso Bona in Algeria per consegnarsi alle forze alleate come da ordini ricevuti in ottemperamento agli accordi di armistizio dell'8 settembre 1943. La Roma affondò dopo essere stata colpita da due bombe a razzo Ruhrstahl SD 1400 radiocomandate lanciate da bombardieri tedeschi. Nella deflagrazione e nel successivo affondamento perirono oltre 1 352 marinai italiani compresi l'ammiraglio di squadra Carlo Bergamini[12] e il comandante della nave Adone Del Cima[13].

I Cannoni 90-50 mod. 1939 della corazzata Roma che hanno consentito la prima identificazione del relitto

Il relitto della Roma fu a lungo cercato dalla Marina Militare Italiana, che lo considera un importante Sacrario del mare[14], e da altri operatori, in numerose spedizioni di esplorazione senza successo. Dopo diversi tentativi a partire dal 1998 e avvalendosi anche di testimonianze oculari che consentirono di circoscrivere il tratto di mare dove avvenne l'affondamento, Guido Gay a bordo del Daedalus, individuata una anomalia sonar nel canalone sottomarino di Castelsardo, dopo averla controllata con il Pluto Palla[15] ha rinvenuto e fotografato il relitto della corazzata Roma[16], identificato alla prima ispezione tramite dei pezzi di artiglieria contraerea 90/50 in dotazione alla nave.

Il Riconoscimento ufficiale avvenne ad una successiva ispezione in presenza di ufficiali della Marina Militare che confermarono l'identificazione del relitto[17]. La RAI ha realizzato diverse trasmissioni televisive dedicate a questo ritrovamento[18]e la Marina Militare Italiana ha pubblicato alcuni video della scoperta[19][20][21][22].

Per questo ritrovamento Guido Gay è stato decorato con la Medaglia d'Argento al Merito di Marina[23] dal ministro protempore Giampaolo Di Paola a bordo della fregata Carlo Bergamini posizionata sulla verticale del relitto ritrovato della Roma[24].

La nave Francesco Crispi ed il sommergibile HMS Saracen[modifica | modifica wikitesto]

Le due navi furono legate da tragici eventi bellici ed affondarono in momenti diversi a distanza di 10 miglia l'una dall'altra.

Il Francesco Crispi[modifica | modifica wikitesto]

Costruita nel 1926 fu una nave mercantile riadattata al trasporto truppe e utilizzata dall'Esercito Italiano[25]. 7 600 tonnellate di stazza lorda era alimentata da sei motori a turbina a vapore che azionavano due alberi di trasmissione e poteva fare 16 nodi[26]. Il 19 aprile 1943 al largo della Punta Nera (Isola d'Elba) il Crespi, in navigazione in convoglio da Livorno a Bastia con altre unità navali, venne silurato dal Saracen. Aveva a bordo 1 300 soldati la maggioranza dei quali Granatieri di Sardegna che venivano trasportati in Corsica ancora occupata da truppe italiane. Nell'affondamento perirono 943 uomini.

Il sommergibile HMS Saracen della Royal Navy
L'HMS Saracen[modifica | modifica wikitesto]

L'HMS Saracen Fu un sommergibile della Marina Reale Britannica varato nel 1942. Ebbe una intensa attività bellica con l'affondamento di numerose unità navali nemiche: il sottomarino tedesco U-335, il sottomarino italiano Granito, le navi Maria Angeletta, Provinciale II, Marsigliese V, Francesco Crispi, Tagliamento, Tripoli e il Tell.

I tragici danni provocati dal Saracen nel Mediterraneo indussero la Marina Militare Italiana ad organizzare una caccia al sommergibile in difesa dei convogli marittimi con il coinvolgimento di due unità le corvette Minerva e Euterpe che scovarono e colpirono ripetutamente il Saracen con bombe di profondità. Il 14 agosto 1943, danneggiato irreparabilmente fu costretto a riemergere e fu auto affondato per non essere catturato. Nell'auto affondamento restarono vittime 2 marinai inglesi[27]. La Minerva e l'Euterpe, salvarono quarantuno uomini dell'equipaggio del Saracen, che a Bastia furono consegnati alle autorità militari italiane.

I ritrovamenti[modifica | modifica wikitesto]

La Marina Reale Inglese incaricò la Francia di ricercare il relitto del Saracen che si supponeva essere su fondali all'interno delle acque francesi ma senza risultato. A partire dal maggio 2013, Guido Gay in collaborazione con il DRASSM, l'equivalente francese della sopraintendenza ai beni culturali italiana, compì 4 missioni di ricerca nelle zone dell'affondamento del Saracen prima e del Crispi poi. Il primo a essere ritrovato in acque francesi fu il Crispi. Successivamente fu rinvenuto il Saracen. A questi ritrovamenti il DRASSM ha dedicato due documentari[28], la RAI italiana altri servizi dedicati[29].

Il Gioberti in navigazione insieme ai cacciatorpediniere gemelli Oriani e Carducci

Il Cacciatorpediniere Vincenzo Gioberti[modifica | modifica wikitesto]

Varato nel 1936 fu uno dei quattro cacciatorpediniere della Regia Marina Italiana appartenenti alla classe Poeti. Dopo il gemello Alfredo Oriani, l'unico sopravvissuto agli eventi bellici, il cacciatorpediniere Vincenzo Gioberti fu una delle unità navali più impiegate dalla marina militare italiana nel secondo conflitto mondiale. Fu coinvolto in molte delle principali battaglie navali del Mediterraneo fino al 1943.

Il 9 agosto 1943 salpato da La Spezia, in scorta a due incrociatori leggeri diretti a Genova. Il convoglio fu attaccato al largo di punta Mesco dal sommergibile britannico Simoom, che lanciò quattro siluri due dei quali centrarono il Gioberti. Il cacciatorpediniere si spezzò in due: la poppa saltò in aria, la prua, spinta dall'abbrivio, proseguì per qualche decina di metri prima di sbandare sulla dritta ed affondare a sua volta, a circa cinque miglia per 210° da punta Mesco. I 171 superstiti del Gioberti furono recuperati da alcuni MAS e da altre unità partite da La Spezia.

Il Gioberti aveva svolto in tutto 216 missioni di guerra (12 con le forze navali, una di posa mine, una di caccia antisommergibile, 3 di bombardamento controcosta, 31 di trasporto, 60 di scorta convogli, 23 addestrative ed 85 di altro tipo), percorrendo complessivamente 74 071 miglia e trascorrendo 197 giorni ai lavori.[30]

Il relitto del cacciatorpediniere Vincenzo Gioberti è stato individuato il 18 dicembre 2015 durante una apposita missione del Daedalus: la prua della nave giace coricata sul fianco destro alla profondità di 595 metri a sud di punta Mesco. La Marina Militare, unitamente all'ingegner Gay[31]invitato a bordo di Nave Gaeta[32], ha riconosciuto ufficialmente il relitto il 7 aprile 2016 impiegando i ROV tipo Pluto Palla e Multipluto[33] in versione per utilizzo militare in dotazione alla nave[34].

Le scoperte di relitti antichi[modifica | modifica wikitesto]

A partire dal 2002 nel corso della navigazione con sonar a scansione laterale attivo, Guido Gay, ha rilevato anomalie su fondali e crinali sottomarini. Alla ispezione con ROV molte di queste si sono rivelate essere i resti di naufragi di navi antiche il cui carico in parte ancora emerge dal fondo. La rilevazione videofotografica di questi giacimenti archeologici ha consentito di riconoscere il tipo di carco il più delle volte costituito di anfore la cui provenienza ed il tipo di contenuto è noto agli archeologi sottomarini individuando anche alcune rare tipologie. I siti archeologici presentano anche altri tipi di materiali, tegole e altri materiali per l'edilizia antica, suppellettili in terracotta, vasellame, ancore in piombo, minerali, metalli, marmi e pietre di pregio ed altro. La posizione dei relitti antichi ed il loro carico hanno consentito di tracciare o confermare le rotte delle antiche navi naufragate. La tipologia dei materiali ed in particolare delle anfore ha consentito di dare una prima datazione ai relitti antichi: dalla età repubblicana quarto secolo aventi Cristo fino al periodo tardo antico. Non mancano numerosi rinvenimenti databili ad altre epoche dalla medioevale a ai giorni nostri[35].

Ogni ritrovamento è stato segnalato alle autorità competenti per lo specifico tratto di mare. Sotto la direzione degli enti di ricerca autorizzati sono stati fatti anche dei prelievi di anfore e altri oggetti antichi, dai fondali per motivi di studio.

Un importante rilievo denunciato da Guido Gay alle autorità competenti riguarda lo stato di danneggiamento della maggior parte dei siti archeologici sottomarini provocato dalla pesca a strascico. Il passaggio delle reti sul fondale con lo scopo di catturare crostacei e pesci da fondo danneggia le anfore e scompagina i carichi. La raccomandazione dell'esploratore è stata quella di segnalare agli operatori le esatte posizioni di questi siti archeologici sia per prevenire ulteriori danneggiamenti sia per monitorare eventuali tentativi di saccheggio dei beni culturali presenti sui fondale[36].

Fino al 2021 Guido Gay ha rinvenuto e segnalato 43 siti archeologici sottomarini denominati con la sigla Daedalus da 1 a 43. Di ciascuno ha reso disponibile una descrizione e documentazione videofotografica[37].

Le osservazioni di biologia marina[modifica | modifica wikitesto]

Sia nelle indagini su relitti antichi e moderni, che in altri studi dedicati non sono mancati interessanti documentazioni del contesto biologico sottomarino. In alcune occasioni nell'ambito di specifici progetti di studio[38].

Opere[modifica | modifica wikitesto]

Ugo Gerini, Corazzata Roma : una storia per immagini; prefazione di S.A.R. Principe Vittorio Emanuele; consulenza storica e fotografica di Fulvio Petronio; immagini subacquee di Guido Gay e Guido Gay-Navigea Inc, San Dorligo della Valle, 2017, ISBN 978-88-96940-98-3

Onorificenze e riconoscimenti[modifica | modifica wikitesto]

1985 Tridente d'Oro della Accademia Internazionale di Scienze e Tecniche Subacquee[39]

2012 Medaglia d'argento al Merito di Marina[23][1]

2013 Premio Internazionale Artiglio[40][41]

2015 Vessillo della Libera Provincia dell’Istria[42]

2016 Premio Atlantide[43]

2016 Premio “Una vita dedicata al mare” Istituzione dei Cavalieri di Santo Stefano

2017 Medaglia bronzea del Comune di Trieste[44]

2018 Membro onorario dell'Accademia di marina dei Cavalieri di Santo Stefano[45]

Note[modifica | modifica wikitesto]

  1. ^ a b Filmato audio MEDAGLIA D'ARGENTO AL MERITO DI MARINA A GUIDO GAY, su YouTube. URL consultato il 2 gennaio 2022.
  2. ^ Le onorificenze della Repubblica Italiana, su quirinale.it. URL consultato il 9 gennaio 2022.
    «Gay Guido Medaglia d'argento al merito di Marina»
  3. ^ Protagonisti del mare: Guido Gay, l'uomo che ha ritrovato la corazzata Roma, su ocean4future.org, 12 gennaio 2021. URL consultato il 6 gennaio 2022.
  4. ^ SeaFuture 2012: il 'Pluto Palla' di Guido Gay. URL consultato il 6 gennaio 2022.
  5. ^ Linea Blu 2019 - A bordo del Dedalus - 22/06/2019 - Video, su RaiPlay. URL consultato il 6 gennaio 2022.
  6. ^ Guido Gay: vi porto alla scoperta del mio Dedalus., su D'Imporzano, 11 ottobre 2015. URL consultato il 6 gennaio 2022.
  7. ^ Trovato al largo di Bergeggi il relitto della SS Transylvania, su Il Secolo XIX, 7 ottobre 2011. URL consultato il 4 gennaio 2022.
  8. ^ Stefano Pezzini, Affondate il Transylvania, la più drammatica tragedia del Mar Ligure, su LIGURIA E DINTORNI, 26 gennaio 2017. URL consultato il 6 gennaio 2022.
  9. ^ Affondamento Transylvania, su Area Marina Protetta - Isola Bergeggi, 8 maggio 2018. URL consultato il 6 gennaio 2022.
  10. ^ «Trovare il Transylvania emozione impagabile», su Il Secolo XIX, 21 maggio 2019. URL consultato il 4 gennaio 2022.
    «In verità, ha sottolineato Gay, il ritrovamento è un successo di squadra, partito dalle testimonianze dei pescatori su quel punto del mare in cui sparivano riti e ami e dalle ricerche negli archivi della marina tedesca di uno storico, di un avvocato appassionato di storie di mare e di un subacqueo stregato dai relitti. Il mistero l'ha svelato un robot chiamato PlutoPalla ideato da Guido Gay, che dal suo catamarano Dedalus lo ha guidato a profondità proibite. «Pensavo a un lavoretto facile - ha confessato - invece ho dovuto inventarmi un magnetometro che sembra un grosso cotton fioc per scandagliare i materiali ferrosi». E mentre Pluto scendeva sul relitto, Gay scopriva che il Transylvania era stato spezzato in due dal siluro»
  11. ^ Sestri Ponente.Costruzione della corazzata 'Littorio' nei cantieri navali., su Archivio Storico Luce. URL consultato il 5 gennaio 2022.
  12. ^ "Il Ministro della Marina, Ammiraglio De Courten ispeziona alcune unità della nostra flotta." - Archivio storico Istituto Luce, su Archivio Storico Luce. URL consultato il 6 gennaio 2022.
    «Nel filmato è inquadrato più volte l'ammiraglio Carlo Bergamini a lato del ministro.»
  13. ^ Arrigo Petacco, La nostra guerra : 1940-1945 : l'avventura bellica tra bugie e verità, Mondadori, 1996, ISBN 88-04-41325-5, OCLC 797346375. URL consultato il 5 gennaio 2022.
  14. ^ Ritrovata la Corazzata Roma, su difesa.it. URL consultato il 6 gennaio 2022.
  15. ^ Ritrovata dopo 69 anni la Corazzata Roma, su Repubblica TV - Repubblica, 4 luglio 2012. URL consultato il 5 gennaio 2022.
  16. ^ Roma, un mistero sepoltoda mille metri e 69 anni, su lastampa.it, 29 giugno 2012. URL consultato il 6 gennaio 2022.
  17. ^ Marco Nese, Trovata la corazzata Roma, l'orgoglio della Marina, su Corriere della Sera. URL consultato il 5 gennaio 2022.
  18. ^ Marina Militare - A "Porta a Porta" il ritrovamento della Corazzata Roma. URL consultato il 6 gennaio 2022.
  19. ^ Regia Marina - L'affondamento della Corazzata Roma - parte 2. URL consultato il 6 gennaio 2022.
  20. ^ Marina Militare - Relitto della Corazzata Roma. URL consultato il 6 gennaio 2022.
  21. ^ Marina Militare - Artiglieria antiaerea della Corazzata Roma ripresa a 1.000 metri di profondità. URL consultato il 6 gennaio 2022.
  22. ^ Marina Militare - Corazzata Roma: Commemorazione sul punto dell'affondamento. URL consultato il 6 gennaio 2022.
  23. ^ a b MINISTERO DELLA DIFESA. COMUNICATO. Concessione di ricompense al valore e al merito delle Forze armate. (12A13271) (GU Serie Generale n.298 del 22-12-2012), su gazzettaufficiale.it, 22 dicembre 2012. URL consultato il 5 gennaio 2022.
    «Con il decreto del Ministro della difesa n. 109 in data 2 agosto 2012, è stata concessa la medaglia d'argento al merito di Marina al sig. Gay Guido, nato il 5 gennaio 1939 a Pinerolo (Torino), con la seguente motivazione: «Illustre ingegnere specializzato nello studio progettazione e sviluppo di tecnologie, utili alla salvaguardia dell'ambiente marino, che hanno riscosso ammirazione e successo. Profondamente legato al mare ha ripetutamente collaborato con la Marina militare nelle operazioni di contro minamento e ritrovamento

    di reperti. In tale contesto, con straordinario impegno, determinazione, abnegazione ed efficacia, ha condotto e guidato tutte le attività afferenti al ritrovamento della corazzata Roma, restituendo all'intero Paese un frammento di storia nazionale.

    Brillante esempio di eccezionali capacità tecniche e organizzative che, con la sua attività, ha contribuito sensibilmente a dare lustro ed accrescere il prestigio della Marineria italiana nel mondo». Golfo dell'Asinara, 28 giugno 2012.»
  24. ^ Lacrime e fiori sul relitto della “Roma”, su La Nuova Sardegna, 12 settembre 2012. URL consultato il 5 gennaio 2022.
  25. ^ Il relitto del Crispi al largo dell'Elba, su Il Tirreno, 30 giugno 2015. URL consultato il 5 gennaio 2022.
  26. ^ (EN) The wreck of Italian troopship Francesco Crispi sunk by HMS Saracen discovered 72 years later, su World War II Social Place, 29 giugno 2016. URL consultato il 5 gennaio 2022.
  27. ^ (EN) The wreck of submarine HMS Saracen discovered 72 years later, su World War II Social Place, 29 giugno 2016. URL consultato il 5 gennaio 2022.
  28. ^ Piroscafo Crispi e Sommergibile Saracen - ritrovamento, su azionemare.org. URL consultato il 5 gennaio 2022.
  29. ^ Linea Blu 2019 - Il relitto del Saracen - 22/06/2019 - Video, su RaiPlay. URL consultato il 6 gennaio 2022.
  30. ^ Cacciatorpediniere Vincenzo Gioberti suTrentoincina, su trentoincina.it. URL consultato il 5 gennaio 2022.
  31. ^ Trovato il cacciatorpediniere Gioberti, su la Repubblica, 7 aprile 2016. URL consultato il 5 gennaio 2022.
  32. ^ Riemerge dal buio il cacciatorpediniere “Gioberti”, su La Stampa, 7 aprile 2016. URL consultato il 5 gennaio 2022.
  33. ^ Marina Militare - Il ritrovamento del cacciatorpediniere Gioberti. URL consultato il 5 gennaio 2022.
  34. ^ Ugo Gerini, Regio Cacciatorpediniere Vincenzo Gioberti. La storia operativa, la tragica fine ed il ritrovamento della gloriosa unità sfuggita alla battaglia di Capo Matapan, Luglio (Trieste), 2016, ISBN 978-88-6803-164-0. URL consultato il 5 gennaio 2022.
  35. ^ La Nazione, "Vi svelo i tesori in fondo al mare. Tre navi romane al largo di Pisa" / VIDEO, su La Nazione, 12 agosto 2017. URL consultato il 6 gennaio 2022.
  36. ^ Il ritrovamento di un relitto romano nelle acque di Portofino, su TWebNews, 16 ottobre 2016. URL consultato il 6 gennaio 2022.
  37. ^ Relitti Antichi - Azionemare, su azionemare.org. URL consultato il 6 gennaio 2022.
  38. ^ In missione sui monti, 2000 metri sotto i mari, su la Repubblica, 13 giugno 2018. URL consultato il 6 gennaio 2022.
  39. ^ Tridenti 1980-1989 – Accademia Internazionale di Scienze e Tecniche Subacquee, su underwateracademy.org. URL consultato il 6 febbraio 2022.
    «1985, Gay Guido, Nazione Italia, Attività Progettista e costruttore di ROV subacquei, Categoria Attività scientifiche ed iperbariche»
  40. ^ Ro.Can., Un premio al cacciatore di relitti per aver trovato la corazzata Roma, su Il Giorno, 25 maggio 2013. URL consultato il 6 gennaio 2022.
    «oggi l'ingegner Guido Gay, 74 anni e una grande passione per il mare e la ricerca, sarà premiato a Viareggio con il Premio Internazionale Artiglio, giunto alla sua VII Edizione, al Museo della Marineria, per le «Tecnologie avanzate per l'esplorazione sottomarina» uscite dai laboratori della sua azienda di Lomazzo e per aver localizzato il relitto della corazzata Roma, affondata il 9 settembre 1943.»
  41. ^ luca del soldato, Guido Gay, vincitore della VII Edizione del Premio Internazionale Artiglio, su fondazioneartiglio.it. URL consultato il 6 gennaio 2022.
  42. ^ www.communicationcare.it, 15 DIC 2015: assegnazione VESSILLO DELLA LIBERA PROVINCIA DELL’ISTRIA, su azionemare.org. URL consultato il 14 marzo 2022.
  43. ^ Premio Atlantide 2016, su Premio Atlantide, 2 gennaio 2019. URL consultato il 14 marzo 2022 (archiviato dall'url originale il 2 luglio 2022).
  44. ^ Roberto Toffolutti, A Muggia la presentazione del libro: Corazzata Roma, una storia per immagini, in triesteallnews.it, 30 marzo 2017.
    «il sindaco Roberto Dipiazza – nel corso di un semplice e significativo incontro, svoltosi nel salotto azzurro del municipio, ha conferito all’ing. Gay la medaglia ufficiale del Comune di Trieste»
  45. ^ www.communicationcare.it, La Istituzione Cavalieri di Santo Stefano di Pisa ha nominato Guido Gay “Accademico di Marina”., su azionemare.org. URL consultato il 14 marzo 2022.

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