Guido Fontana

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Guido Fontana (Urbania, 1490Urbino, 1576) è stato un ceramista italiano.

Guido Fontana, Il sogno di Giacobbe[1]

Biografia[modifica | modifica wikitesto]

Guido (conosciuto anche Guido Durantino) era figlio di Vittoria Costanzi da Fossombrone e di Niccolò Schippe, commerciante di pellami e poi decoratore di ceramiche, noto col nome di Niccolò Pellipario, oppure come Nicola da Urbino. Guido mutò il suo cognome in Fontana e seguì la strada paterna, specializzandosi nell'arte di dipingere su maiolica. Appartiene alla dinastia di ceramisti Fontana.

A Casteldurante (oggi Urbania), visse nella casa paterna, posta nel quartiere di Ponte Vecchio, dove era la bottega e tre fornaci, a fuoco diretto e a riverbero.[2] Benedetto Bernardi da Siena dal 1462 aveva operato per la rinascita di una scuola di ceramisti a Casteldurante, insieme a Giovan Maria da Casteldurante. Guido ebbe come lavoranti i suoi figli Orazio, Nicola I e Camillo.

Trasferimento ad Urbino[modifica | modifica wikitesto]

In un atto notarile del 9 maggio 1516, Guido risulta dimorare ad Urbino,[3] dove, intorno al 1520, sposò Giovanna, figlia di Bernardino Vici. A marzo 1523 il duca di Urbino Francesco Maria Della Rovere commissionò a Guido Fontana la fornitura di migliaia di mattoni, smaltati, in bianco o in bleu, destinati a pavimentare a scacchiera ambienti della villa imperiale di Pesaro.[4] Per la Confraternita di San Giovanni Battista Decollato, o della Morte, nel 1528 Guido Fontana realizzò l'opera San Giovanni Battista predica davanti a Erode e dal 1540 al 1546 ricoprì la carica di priore della stessa Confraternita.[5]

Urbino, bottega di Guido Fontana (Guido Durantino), candelabro con Vulcano forgia l'armatura di Enea, 1535

Ormai noto come decoratore di maioliche, assunse il cognome Fontana nel 1553, o forse anche prima, perché Fontana appare nel verso di due piatti, databili in un periodo antecedente.[6]

Si divise dal figlio Orazio, anch'egli ceramista, trattenendo per sé la casa e la vaseria, i lavori in stile compendiario e alla veneziana, i lavori cotti e da cuocere, la rena, la feccia e l'argilla, più due quadri grandi e due piccoli, tra cui una Maddalena di Raffaello. Il 16 ottobre 1576 fece testamento, nominando eredi suo figlio Camillo, i due nipoti Virginia e Flaminio, figli rispettivamente dei defunti suoi figli Orazio e Nicola I, e il quarto suo figlio Nicola II, avuto da Elisabetta da Cagli, sua seconda moglie.

Opere[modifica | modifica wikitesto]

L'attribuzione delle maioliche decorate a Guido, o a suo figlio Orazio, oppure ad altri artisti della stessa bottega è stata materia di attento studio da parte degli esperti.

Ballardini (1938) assegna a Guido gli otto pezzi rimasti del servizio del connestabile Anne de Montmorency, duca e maresciallo di Francia e il piatto del cardinale Antonio Duprat, conservato al Museo nazionale di Ceramica di Sèvres, che sono firmati "In Botega de Mº Guido durantino, in Urbino 1535". Sono a lui attribuibili inoltre le due saliere con Diana e Atteone e con Diana iraconda e un piatto, ora conservato a Monaco, con La dea Latona: tutti recano al verso l'insegna memento mori che Guido prese dal 1540, quando fu eletto priore della Confraternita della Morte di Urbino.[7]

Mallet in alcune maioliche datate dal 1528 al 1542, identifica la mano di maiolicari della vaseria di Guido: oltre a lui, altri sei pittori, fra cui Nicola di Gabriele, autore del piatto con la Santa Cecilia, ora a Firenze al Museo del Bargello.

Urbino, Guido Fontana (Guido Durantino), frammento di cisterna, 1545-50 circa

Un gruppo di altri pittori della stessa bottega dipinsero i servizi Montmorency e Duprat, con decori influenzati da Nicola di Gabriele Sbraghe. In una serie di altri piatti è riconoscibile il cosiddetto "Milan Marsyas Painter", della cerchia di Niccolò Pellipario, padre di Guido, che firmò il piatto, che è al Museo Museo Antoine Vivenel a Compiègne, su cui è dipinto il Monte Parnaso, una immagine tratta da una incisione di Marcantonio Raimondi.

Due pezzi istoriati furono realizzati "in Urbino in Botega de Mº Guido fontana Vasaro": il primo, che è al Museo civico di Modena e porta il decoro con Le Muse e le Meridi è attribuito ad Orazio Fontana; il secondo invece, che è al Metropolitan Museum di New York e presenta L'assedio di Roma del 1527, sembra non essere di Orazio.

Urbino, bottega di Guido Fontana (Guido Durantino), piatto con Giove e Leda, 1530-40 circa

Note[modifica | modifica wikitesto]

  1. ^ Misure: 3,8× 23,8 cm, 1550 circa, numero d'inventario: 32.100.382.
  2. ^ Raffaelli,  p.140.
  3. ^ Urbino, Biblioteca Universitaria, busta 46, fasc. 2, cc. 80 s.
  4. ^ Mallet,  p. 287.
  5. ^ Mallet,  p. 286.
  6. ^ Mallet,  p. 294.
  7. ^ Leonardi,  tavv. 64 s.

Bibliografia[modifica | modifica wikitesto]

  • Giuseppe Raffaelli, Memorie istoriche delle maioliche lavorate in Castel Durante o sia Urbania. II ed., Pesaro, Stab. Annesio Nobili, 1879, SBN IT\ICCU\RML\0058800. Alle pagine 127 s., 140-43 e 201.
  • Gaetano Ballardini, Corpus della maiolica italiana, vol. II, Roma, La libreria dello Stato, 1938, SBN IT\ICCU\RAV\0089387.
  • (EN) J. V. G. Mallet, B. Franco as a designer for Italian Maiolica, in The Burlington magazine, CXVIII, London, The Burlington magazine publications, 1976, pp. 399 s., SBN IT\ICCU\PUV\0072546.
  • C. Leonardi, La ceramica, in Ancona e le Marche nel Cinquecento: economia, società, istituzioni, cultura: Ancona, Palazzo Bosdari, 9 gennaio-21 marzo 1982, Recanati, Tecnostampa, 1982, pp. 403-445, passim, SBN IT\ICCU\UMC\0980623.
  • C. Ravanelli Guidotti, La svolta fondamentale dell'"istoriato" nella ceramica delle Marche (1520-1550 c.), in Urbino e le Marche prima e dopo Raffaello, Firenze, Salani, 1983, pp. 448-473, SBN IT\ICCU\CFI\0000070. Pubblicazione a cura di Maria Grazia Ciardi Duprè Dal Poggetto e Paolo Dal Poggetto.
  • (FR) C. Dupont-Logiè (a cura di), Richesses de la ceramique dans les musées de Picardie, Paris, Ministere de la culture, 1985, SBN IT\ICCU\RAV\1570488. Nota 21 e figure 5 e 6a.
  • (EN) J. V. G. Mallet, In Botega di Maestro Guido Durantino in Urbino, in The Burlington magazine, CXXIX, London, The Burlington magazine publications, 1987, pp. 284-298.

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