Grotta Azzurra

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Disambiguazione – Se stai cercando la grotta nel parco del Cardeto presso Ancona, vedi Grotta Azzurra (Ancona).
Disambiguazione – Se stai cercando la grotta di Castelrosso, vedi Grotta Azzurra (Castelrosso).
Grotta Azzurra
L'interno della grotta
StatoBandiera dell'Italia Italia
Regione  Campania
Provincia  Napoli
Comune  Anacapri
Altitudinem s.l.m.
Profondità14-22 m
Lunghezza54 m
Altri nomiGrotta di Gradola
Coordinate40°33′39.67″N 14°12′19.51″E / 40.56102°N 14.205419°E40.56102; 14.205419
Mappa di localizzazione: Campania
Grotta Azzurra
Grotta Azzurra

«Vicino alla superficie dell'acqua, non lontano da me, vidi una stella azzurra, che proiettava un lungo raggio di luce, puro come l'etere, sullo specchio d'acqua …»

La Grotta Azzurra è una cavità carsica che si apre nel versante nord-occidentale dell'isola di Capri. Amministrativamente afferisce al comune di Anacapri, nella città metropolitana di Napoli.

Prestigioso ninfeo dell'età romana, dopo un lungo declino la grotta divenne conosciuta a partire dal 1826, quando fu visitata dall'artista tedesco August Kopisch.

La grotta Azzurra ha una apertura parzialmente sommersa dal mare, dalla quale filtra la luce esterna che - in questo modo - crea un'intensa tonalità del colore blu, che rappresenta la caratteristica peculiare dell'antro.

Geologia[modifica | modifica wikitesto]

Planimetria e sezioni della grotta Azzurra
Sezione trasversale della grotta Azzurra; si osservi la soglia subacquea attraverso la quale penetra la luce che conferisce all'antro la sua caratteristica colorazione blu
L'ingresso alla Grotta avviene a mezzo di piccole imbarcazioni.

La Grotta Azzurra è articolata in un sistema sotterraneo carsico costituito da più ambienti, sconosciuti ai visitatori che vedono solamente quello più ampio, universalmente noto come Duomo Azzurro.[1]

L'ingresso è una fenditura nella roccia alta due metri e lunga altrettanto, che si trova - quando il mare non è mosso - a un solo metro dal livello del mare. Di conseguenza, quando si entra nella cavità, bisogna adagiarsi sulla barca che richiede la presenza di un barcaiolo esperto. Questo, abbandonati i remi, spinge la barca appigliandosi ad una catena di ferro che è murata sull'ingresso.[1]

Una volta entrati, si è al cospetto del Duomo Azzurro. Questa grande cavità di erosione è profonda 22 metri (14 nell'interno), larga 25 e lunga circa 60; l'altezza media della volta è pari a 7 metri, aumentando fino a 14 nelle zone interne. Considerando anche la soglia subacquea, l'altezza totale (che va fino al soffitto) è pari addirittura a 36 metri.[1]

Spingendosi verso il fondo, sulla sinistra si notano diversi cunicoli (sia sotto che sopra il velo d'acqua) che dovrebbero continuare con la vicina Grotta Guarracini. Sulla destra invece si apre un'altra cavità, la cui formazione è dovuta all'umidità dell'aria, allo stillicidio ed alle continue variazioni termiche, che tra l'altro fanno sì che le pareti continuino a frantumarsi.[2]

Jakob Alt, Die Blaue Grotte auf der Insel Capri (1835-36); acquerello

Nell'angolo sud-occidentale si trova una piattaforma tombata a mare dai Romani, che per la sua livellazione utilizzarono detriti di mattoni (signino). A fianco di quest'area si aprono tre rami di galleria, che prendono il nome di «Galleria dei Pilastri», che continuano fino alla cosiddetta «Sala dei Nomi» così chiamata per le varie firme lasciate dai visitatori otto-novecenteschi sulle pareti. Superata la Sala dei Nomi l'antro va restringendosi fino alla «Sala della Corrosione», situata nelle più recondite viscere della montagna - qui termina la parte esplorabile della grotta, che continua attraverso vari cunicoli che non si possono percorrere a causa delle condizioni irrespirabili dell'aria. Pare tuttavia che questi cunicoli non comunichino con l'esterno, bensì siano un tentativo vano da parte dei Romani di cercare acqua dolce.[2]

La luce blu[modifica | modifica wikitesto]

La colorazione blu della grotta è dovuta alla presenza della soglia sottomarina (che si apre esattamente sotto l'ingresso) attraverso cui penetra la luce. La finestra subacquea agisce da filtrante, assorbendo i colori rossi e lasciando passare quelli blu. Curioso notare che, a causa del fenomeno della riflessione totale, la soglia non riesce ad illuminare l'antro se il mare è completamente calmo - quindi c'è bisogno di un movimento dell'acqua, per quanto questo possa essere minimo.[2]

Lo sfolgorio color argento degli oggetti immersi, invece, è riconducibile ad un altro fenomeno: sulla superficie dell'oggetto aderiscono diverse bolle d'aria che, avendo un indice di rifrazione differente da quello dell'acqua, lasciano uscire la luce.[2]

«Una volta entrati, si presenta l'immensa straordinaria grotta con la sua vòlta, e si può remare tutt'intorno, come sotto una cupola. La luce del sole, che vi può entrare soltanto attraverso l'apertura sotto l'acqua, si rifrange e si oscura attraverso l'acqua verde del mare e ne vengono fuori magiche apparizioni. Tutti gli alti scogli al crepuscolo sono azzurri e verdastri, quasi come al chiaro di luna; tuttavia si vedono chiaramente tutti gli angoli e le profondità; il mare è illuminato e rischiarato da una parte e dall'altra dalla luce del sole, così che la nera barchetta scivola sulla luminosa superficie; il colore è di un azzurro splendente, il più bello che abbia visto, senza ombre, senza oscurità, come una lastra del più limpido vetro smerigliato [...] Vorrei che poteste vederla, perché è assolutamente magica e incantevole»

Storia[modifica | modifica wikitesto]

Jean Benner, La Nymphe de la Grotte d'Azur, 1892

Età romana: il ninfeo tiberiano[modifica | modifica wikitesto]

In età romana, ai tempi di Tiberio, la Grotta era utilizzata come un ninfeo marittimo. L'antro, infatti, costituiva una vera e propria appendice subacquea ad una villa augusto-tiberiana detta di Gradola, oggi ridotta a pochi ruderi. Testimoni di quest'utilizzo sono le numerose statue romane, rappresentanti Poseidone, un tritone ed altre creature marine che in origine dovevano esser state disposte lungo le pareti della caverna.[3] Le statue, trovate nel 1963 dopo alcune indagini archeologiche, sono oggi custodite nel Museo della Casa Rossa.[4]

Fu l'archeologo Amedeo Maiuri, impegnato in diverse indagini archeologiche a Capri nel Novecento, ad intuire il carattere di ninfeo marittimo della grotta Azzurra:[5]

«Penetrandovi [nella grotta Azzurra] a fatica con una cymba piscatoria, e meravigliato dalla luce azzurra di quell'antro, parvemi d'essere entrato nella casa di Glauco e del suo ceruleo corteo di Nereidi, e che nessun artificioso Ninfeo Marittimo rivestito di marmi e d'opera musiva potesse eguagliarlo in bellezza»

L'antro maledetto[modifica | modifica wikitesto]

Ivan Konstantinovič Ajvazovskij, La grotta Azzurra (1841); olio su tela

Dopo il tramonto dell'Impero romano, la Grotta fu condannata ad un lungo ed inesorabile declino. Non fu completamente dimenticata, tanto che il nome di «Gradola», per esempio, figurava già nel 1696 in una carta geografica dell'Isolario di Vincenzo Coronelli; ciò malgrado, nessuno osava avventurarsi al suo interno, poiché alcune antiche leggende capresi volevano la grotta abitata da spiriti e diavoli. Chi avesse visitato l'«antro maledetto», come i due preti del racconto che segue, avrebbe perso il senno.[6]

Questo è quanto disse Giuseppe Pagano a Kopisch:[4]

«Or son circa trent'anni seppi da un vecchissimo pescatore che duecento anni prima due preti vollero affrontare gli spiriti. Essi nuotarono anche per un tratto nella grotta, ma subito tornarono indietro, assaliti da terribile paura.»

Anche Giuseppe Orbitano attestò che:[7]

«[prima che Kopisch e Frisi [vi] entrassero a nuoto e scovrissero lo strano fenomeno dell'azzurro, essa era tenuta da quell'isolani come il ricetto delle streghe che ivi avevano conciliabolo»

La fenditura che dà accesso alla grotta fotografata da Giorgio Sommer (numero di catalogo dello scatto: 2148)

Ottocento: Kopisch e la riscoperta[modifica | modifica wikitesto]

Il 17 agosto 1826 il poeta prussiano August Kopisch, il pittore Ernesto Fries, il marinaio caprese Angelo Ferraro, il locandiere Pagano (che li sollecitò nell'impresa) e l'asinaro Michele Federico[6] decisero di esplorare un antro ubicato nel versante nord-occidentale dell'Isola, non tenendo fede ad antiche leggende che volevano la grotta infestata da spiriti maligni e demoni.[4] Di ritorno dall'avventura, Kopisch assegnò anche una precisa identità toponimica alla grotta, definendola «Azzurra»: né «grotta Pagano» né «grotta Glauca» (toponimo proposto dall'esule russo Apostol Mouravieff poiché «Glauco» era sia sinonimo d'«azzurro» sia una divinità marina della mitologia greca), come nomi, ebbero lo stesso successo.[6]

La cronaca della giornata fu riportata da Kopisch nel 1838 nell'annuario «Italia», sotto il titolo La scoperta della Grotta Azzurra. Naturalmente Kopisch contribuì ad estendere universalmente la fama della cavità, venendo addirittura citato come lo «scopritore» della Grotta; ciononostante, la Grotta Azzurra era già nota prima della redazione del racconto, grazie alle infuocate descrizioni di molti scrittori romantici. Fra questi, vanno citati Wilhelm Waiblinger con la sua Leggenda nella Grotta Azzurra (1828), ma soprattutto Hans Christian Andersen, con L'improvvisatore (1835), che al contrario dei precedenti scritti ebbe una vera risonanza europea.[4]

La riscoperta della Grotta Azzurra, insomma, definì nuove coordinate negli itinerari italiani del Grand Tour, persuadendo i ricchi viaggiatori europei ad avventurarsi in quell'isola che sino ad allora, per usare le funeste parole del padre Daniello Bartoli, era considerata una «Rupe de' Disperati».

Visitatori[modifica | modifica wikitesto]

Biglietti del 1973 per la Grotta. L'ingresso, che nel 2023 costa 18€,[8] all'epoca costava 350 lire.

Di seguito viene riportata una tabella sui visitatori (paganti e non paganti) e sugli introiti lordi ottenuti.

Anno Visitatori paganti Visitatori non paganti Totale Introiti lordi[9]
2009[10]
207 658
35 721
243 379
€ 830 320,00
2010[11]
195 691
21 225
216 916
€ 776 808,00
2011[12]
235 193
34 760
269 953
€ 940 062,00
2012[13]
259 425
22 869
282 294
€ 1 031 752,00
2013[14]
253 116
26 360
279 476
€ 1 012 170,00
2014[15]
229 335
25 473
254 808
€ 911 936,00
2015[16]
-
-
274 288
€ 967 190,00
2016[17]
-
-
238 589
-
2017[18]
236 291
27 450
263 741
€ 944 904,00
2018[19]
185 440
35 303
220 743
€ 741 464,00
2019[20]
191 271
45 193
236 464
€ 764 948,00
2020[21]
30 541
5 129
35 670
€ 122 054,00
2021[22]
79 344
9 696
89 030
€ 317 026,00

Note[modifica | modifica wikitesto]

  1. ^ a b c De Angelis Bertolotti, p. 276.
  2. ^ a b c d De Angelis Bertolotti, p. 277.
  3. ^ Sette statue Romane nella Grotta Azzurra?, su ilfattostorico.com, Il Fatto Storico, 30 settembre 2009. URL consultato il 9 novembre 2014.
  4. ^ a b c d De Angelis Bertolotti, p. 51.
  5. ^ Lucia Amalia Scatozza Höricht, Amedeo Maiuri a Capri, in Almanacco Caprese, n. 5, Edizioni La Conchiglia, p. 77.
  6. ^ a b c Carlo Knight, Grotte di Capri, in Almanacco Caprese, n. 5, Edizioni La Conchiglia, pp. 58-60.
  7. ^ Gaetano Amalfi, Tiberio a Capri secondo la tradizione popolare, in Almanacco Caprese, n. 1, Edizioni La Conchiglia, p. 35.
  8. ^ La Grotta Azzurra, su capri.it. URL consultato il 9 novembre 2014.
  9. ^ Al lordo della quota spettante al concessionario del servizio biglietteria.
  10. ^ Tavola 7 - Visitatori e Introiti di Musei Monumenti e Aree Archeologiche Statali - ANNO 2009 (PDF), su statistica.beniculturali.it, Ministero dei beni e delle attività culturali e del turismo.
  11. ^ Tavola 7 - Visitatori e Introiti di Musei Monumenti e Aree Archeologiche Statali - ANNO 2010 (PDF), su statistica.beniculturali.it, Ministero dei beni e delle attività culturali e del turismo.
  12. ^ Tavola 7 - Visitatori e Introiti di Musei Monumenti e Aree Archeologiche Statali - ANNO 2011 (PDF), su statistica.beniculturali.it, Ministero dei beni e delle attività culturali e del turismo.
  13. ^ Tavola 7 - Visitatori e Introiti di Musei Monumenti e Aree Archeologiche Statali - ANNO 2012 (PDF), su statistica.beniculturali.it, Ministero dei beni e delle attività culturali e del turismo.
  14. ^ Tavola 7 - Visitatori e Introiti di Musei Monumenti e Aree Archeologiche Statali - ANNO 2013 (PDF), su statistica.beniculturali.it, Ministero dei beni e delle attività culturali e del turismo.
  15. ^ Tavola 7 - Visitatori e Introiti di Musei Monumenti e Aree Archeologiche Statali - ANNO 2014 (PDF), su statistica.beniculturali.it, Ministero dei beni e delle attività culturali e del turismo.
  16. ^ Dati visitatori dei siti museali italiani statali nel 2015 (PDF), su beniculturali.it. URL consultato il 17 gennaio 2017 (archiviato dall'url originale il 10 gennaio 2017).
  17. ^ Dati visitatori dei siti museali italiani statali nel 2016 (PDF), su beniculturali.it. URL consultato il 17 gennaio 2017 (archiviato dall'url originale il 10 gennaio 2017).
  18. ^ Tavola 7 - Visitatori e Introiti di Musei Monumenti e Aree Archeologiche Statali - ANNO 2017 (PDF), su statistica.beniculturali.it. URL consultato l'8 dicembre 2018.
  19. ^ Tavola 7 - Visitatori e Introiti di Musei Monumenti e Aree Archeologiche Statali - ANNO 2018 (PDF), su statistica.beniculturali.it. URL consultato il 17 settembre 2022.
  20. ^ Tavola 7 - Visitatori e Introiti di Musei Monumenti e Aree Archeologiche Statali - ANNO 2019 (PDF), su statistica.beniculturali.it. URL consultato il 17 settembre 2022.
  21. ^ Tavola 7 - Visitatori e Introiti di Musei Monumenti e Aree Archeologiche Statali - ANNO 2020 (PDF), su statistica.beniculturali.it. URL consultato il 17 settembre 2022.
  22. ^ Tavola 7 - Visitatori e Introiti di Musei Monumenti e Aree Archeologiche Statali - ANNO 2021 (PDF), su statistica.beniculturali.it. URL consultato il 17 settembre 2022.

Bibliografia[modifica | modifica wikitesto]

  • Romana De Angelis Bertolotti, Capri. La natura e la storia, Bologna, Zanichelli, 1990, ISBN 88-08-09123-6.
  • Salvatore Borà, Itinerari storici e monumentali di Capri ed Anacapri, Capri, la Conchiglia, 2002, ISBN 88-86443-52-8.

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