Essa è il primo tratto della progettata linea ferrata Canitattì-Caltagirone mai completata; per questo motivo venne chiamata la Ferrovia mai nata[da chi?].
Il primo tratto, completato a scartamento ridotto, negli anni '20, fu quello che partiva da Canicattì per arrivare a Sommatino; successivamente negli anni '30 fu completato il tratto Sommatino Riesi, a scartamento ordinario, per un totale di 41,474 km.[1]
Il tratto Riesi-Mazzarino-San Cono-San Michele di Ganzaria rimase incompiuto. La successiva entrata in guerra dell'Italia fece sì che i lavori fossero abbandonati, con un riutilizzo, a fini bellici, di parte del materiale ferroso impiegato.[3]
Le stazioni costruite sulla linea erano: Canicattì, Corrice, Delia, Marcato Bianco, Sommatino, Trabia Miniera, Riesi.[1]
Il 21 aprile 1950 il senatore nisseno Angelo Di Rocco, durante una seduta del Senato della Repubblica, chiese la ripresa dei lavori sulla ferrovia Canicattì-Riesi.[4]
Il tracciato ferroviario di 41 km su cui insiste il percorso della greenway delle zolfare si caratterizza per la particolare geomorfologia con il notevole dislivelloaltimetrico tra la valle del Salso (o Imera meridionale) e gli altopiani di Sommatino e Riesi. Un tratto del fiume, infatti, scorre a cavallo tra i territori dei comuni di Riesi, Sommatino e della confinante Ravanusa.
La ferrovia fu concepita per il trasporto del materiale del grande bacino minerario che comprendeva le Miniere Trabia Tallarita, Grasta e Gallitano.[1]Queste miniere sfruttavano un giacimento solfifero incassato fra i sedimenti della cosiddetta Formazione gessoso-solfifera del Miocene superiore, che iniziò 23,03 milioni di anni fa (Ma) e terminò 5,332 Ma.[6][7] Periodo in cui si ebbe crisi di salinità del Messiniano che portò alla genesi della Formazione gessoso-solfifera.[8]
Resti dell'attività mineraria svoltasi nei decenni passati si possono vedere presso le rovine della Trabia-Tallarita.
Paesaggisticamente il percorso si snoda in un territorio a bassissima antropizzazione con un ambiente rurale incontaminato, essendo praticata solo una cerealicoltura estensiva. Lungo il percorso si riscontrano sorgenti sulfuree e un'avifauna di alto pregio naturalistico.
Il percorso costruito in attesa di essere armato fu quello tra Canicattì e Riesi; il restante tratto da Riesi a San Michele di Ganzaria rimase allo stadio progettuale. Nel percorso v'è la galleria sotterranea elicoidale di 1.091 metri pensata per consentire ai treni un notevole salto di quota; inoltre, in soli 21 km da Sommatino a Riesi la ferrovia attraversava 15 gallerie e 11 viadotti, scavalcava 6 valloni, supera il fiume Salso, descriveva una spirale su sé stessa (galleria elicoidale) e copriva un dislivello complessivo di quasi 500 metri.[1][3]
Nico Molino e Italia. Azienda Autonoma delle Ferrovie dello Stato, La Rete FS a scartamento ridotto della Sicilia, Torino, Elledi, 1985, ISBN88-7649-037-X, OCLC635655164.
Calogero Luigi Ferraro, Percorso fotografico di un treno che non arrivò mai. Edizioni Silele, 2020 ISBN 9788833481197
Albano Marcarini e Roberto Rovelli, Atlante italiano delle ferrovie in disuso, Firenze, Istituto geografico militare, 2018, ISBN978-88-523-9096-8, OCLC1090182151.