Greci di Messina

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Greci di Messina
Greci di Messina
 
Nomi alternativiΈλληνες της Μεσσήνας[senza fonte]
Luogo d'origineBandiera della Grecia Grecia, Bandiera della Sicilia Sicilia
Linguaitaliano, siciliano, neogreco
Religioneortodossia[senza fonte]
Gruppi correlatiGreci, Siciliani

I greci di Messina (Έλληνες της Μεσσήνας in greco), o greco-siculi[1], sono una comunità linguistica presente nel territorio di Messina, comune italiano capoluogo di provincia in Sicilia. Nel 2012 Messina è stata riconosciuta - non con poche polemiche - come "comune di minoranza greca" (Δήμος Ελληνικής Μειονότητας)[2]; tuttavia, l'attuale comunità greca di Messina non è autoctona, essendo composta da ellenofoni originari della Grecia e della Calabria meridionale.[3]

In città sarebbe da qualche decennio parlato il neogreco e il grecanico dagli immigrati della Grecia e dai calabresi della Bovesia residenti a Messina per motivi di studio o di lavoro.

Storia[modifica | modifica wikitesto]

Età antica[modifica | modifica wikitesto]

Lo stesso argomento in dettaglio: Zancle e Storia della Sicilia greca.

Da Zancle a Messana[modifica | modifica wikitesto]

La presenza di greci nel territorio messinese è ininterrotta a partire dalla metà dell'VIII secolo a.C.[senza fonte], periodo in cui venne fondata la città di Zancle, talvolta ritenuta la più antica colonia ellenica di Sicilia.

Studi moderni ipotizzano che la fondazione di Zancle sia avvenuta intorno al 730 a.C., nello stesso periodo in cui venne fondata Naxos, anch'essa sulla costa ionica della Sicilia[4].

Età medievale[modifica | modifica wikitesto]

Lo stesso argomento in dettaglio: Val Demone.

Periodo bizantino[modifica | modifica wikitesto]

L'assedio di Messina da parte dei musulmani nel 1040

Fonti storiche greche medievali attestano una massiccia immigrazione[senza fonte] a partire dal VII secolo da parte di greci spartani, detti Lacedemoni, da cui deriverebbe il coronimo Val Demone che fino al XVIII secolo designò il territorio dell'attuale provincia di Messina[5].

L'elemento greco si rafforzò ancor più proprio durante il periodo bizantino, quando nella Sicilia orientale vennero fondati numerosi ricchi monasteri, in cui continuò a fiorire la letteratura religiosa in lingua greca[6].

Periodo islamico[modifica | modifica wikitesto]

La presenza greca a Messina e nel territorio circostante sopravvisse alla grande invasione islamica dell'isola[senza fonte]: le ultime città a cadere in mano ai musulmani furono Taormina e Rometta.

La cuspide messinese costituì il cuore della grecità siciliana[senza fonte], come dimostrano anche i toponimi e i cognomi d'origine greca presenti nella città peloritana e in provincia.

Età moderna[modifica | modifica wikitesto]

La diaspora greco-bizantina[modifica | modifica wikitesto]

La caduta di Costantinopoli contribuì notevolmente alla diaspora dei greci (ovvero gli orientali a-latini) in tutta l'Europa cristiana, in particolare verso quei centri dell'Italia in cui, grazie al consenso del Papa, i 'greci' avrebbero potuto disporre di privilegi di casamenti e chiese: le principali comunità diasporiche furono quelle di Barletta, Livorno, Messina, Napoli, Roma e Venezia[7].

Il futuro cardinale Pietro Bembo, umanista veneziano, studiò greco a Messina dal 1492 al 1494

Questo fenomeno provocò una vera e propria fuga di cervelli dai territori dell'ex impero bizantino verso l'Italia e il resto d'Europa: alla fine del XV secolo fu istituita a Messina la cattedra di lingua greca, diretta dal filologo e umanista Costantino Lascaris, maestro di personalità come Pietro Bembo, Angelo Gabriele, Urbano Bolzanio, Francesco Maurolico e Ippolita Maria Sforza, a cui dedicò la sua Grammatica, il primo libro interamente in greco stampato in Occidente.

Anche il XVI secolo fu caratterizzato da continui flussi migratori dalla Grecia: tra il 1533 e il 1534 vi fu un notevole flusso migratorio da parte di abitanti di Corone, cittadina greca del Peloponneso finita in mano agli invasori ottomani[8]; l'accrescere della comunità greca e la politica di protezione spagnola e pontificia fecero sì che venisse concessa la chiesa di Santa Maria degli Innocenti[9] a un sacerdote greco.

Il luogo di culto venne dedicato a san Nicola di Mira, di cui venne posta un'icona all'interno della chiesa, per tal motivo ribattezzata "chiesa di San Nicola dei Greci"; all'icona del santo furono affiancate quelle della Madonna Odigitria e molte altre portate durante la fuga dalla Morea.

L'Universitas Graecorum[modifica | modifica wikitesto]

Nello stesso periodo fu istituita una φρατρία (phratria) per gestire la chiesa di rito greco e la locale Universitas Graecorum, costituita probabilmente nel 1535 e garantita dal re di Spagna e dal Papa: la città dello Stretto divenne una sicura meta per migliaia orientali di rito greco che, lasciando la propria patria in seguito all'invasione ottomana, migravano in Italia nei territori del regno d'Aragona, e quindi anche in Sicilia.[senza fonte].

In ambito religioso, i seguaci del rito greco a Messina vivevano nel pieno godimento di privilegi civili e religiosi, seppure i vescovi romani locali fossero perplessi per l'ospitalità concessa agli "scismatici"[senza fonte].

Età contemporanea[modifica | modifica wikitesto]

I greci e l'unità d'Italia[modifica | modifica wikitesto]

Re Giorgio I a Messina[modifica | modifica wikitesto]

Nell'ottobre 1863, giungendo da Tolosa nel corso di una crociera, fece visita alla città di Messina il diciottenne Giorgio I, nuovo re di Grecia.

Il sovrano trascorse un intero pomeriggio nella città dello Stretto, passeggiando, scortato, tra i luoghi cittadini più ragguardevoli; da lì, in seguito, riprese la navigazione per il Pireo.

Segnalò il settimanale messinese Don Marzio che

«la Colonia Greca residente in Messina appena sentì che il legno ov'era imbarcato S.M. compariva dal Faro si imbarcò su di un vapore e corse ad incontrarlo»

Nell'occasione, il poeta Felice Bisazza realizzò un componimento dedicato al giovane sovrano greco, intitolato A Giorgio I re di Ellene. I Greci.

La legge sulle chiese "greche"[modifica | modifica wikitesto]

«Il Governo del Re è autorizzato ad applicare con Regi decreti le stesse norme, e nei modi opportuni, alle chiese greche di Messina ed altre città del Regno, e ad emanare le occorrenti disposizioni transitorie e quelle richieste per l'esecuzione della presente legge.»

Con la legge del Regno d'Italia n. 3942 del 13 luglio 1877 furono sanciti i diritti delle chiese di rito greco di Messina. Quest'ultima era in stretta relazione con la comunità greco-cattolica di Napoli e partecipava attivamente alla vita sociale, civile e culturale della città: in via Garibaldi vi era il Caffè Greco, con la propria insegna in caratteri greci, e un sindaco, Mauromati, era di famiglia greca.

Il terremoto del 1908[modifica | modifica wikitesto]

Lo stesso argomento in dettaglio: Terremoto di Messina del 1908.

«La Grecia prima tra tutte le nazioni europee ha mandato alimenti e medicine per le vittime. La gratitudine delle sfortunate vittime, ma anche dell'Italia ufficiale, verso la piccola, ma dal cuore grande, Grecia sarà eterna»

[senza fonte]

Il terremoto del 28 dicembre 1908 fece scomparire quasi del tutto la comunità di rito greco-bizantino: alla sciagura sopravvissero alcune famiglie ancora presenti in città, come i Pallios (Παλλιός), i Kondaxìs (Κονταξής) e gli Stathopoulos (Σταθόπουλος).[senza fonte]

Dagli anni '70 a Messina si sono trasferiti studenti dallo Stato greco che, successivamente, restarono definitivamente nella città siciliana.

Edicola commemorativa della chiesa di San Nicola dei Greci

L'arcivescovo di Messina mantiene ancora il titolo di archimandrita del Santissimo Salvatore, il cui nome deriva dall'omonimo cenobio del monachesimo italo-greco in Sicilia, un tempo sito sulla penisola di San Raineri.

Il 4 agosto 2012 è stata inaugurata un'edicoletta votiva nel luogo dove sorgeva la chiesa greco-cattolica di San Nicola detta "dei Greci", distrutta dal terremoto del 1908; nell'occasione sono state commemorate le figure di due preti messinesi, uno cattolico e l'altro ortodosso, vittime del terremoto e successivamente seppelliti in una fossa comune.

Il tempietto è in architettura bizantina ed è corredato da una didascalia trilingue.

Società[modifica | modifica wikitesto]

Evoluzione demografica[modifica | modifica wikitesto]

Nel 1533-34 la comunità di rito greco di Messina aumentò di numero grazie all'esodo di fuggiaschi peloponnesiaci, specialmente da Corone. Un secolo dopo vi fu un ulteriore incremento dovuto all'arrivo (o al ritorno) di gente sempre di rito orientale, in buona parte proveniente dalle isole occupate dagli ottomani.

L'attuale comunità greca messinese conta circa 500 persone.[senza fonte]

Religione[modifica | modifica wikitesto]

La comunità greca di Messina professa la religione cristiana, sia cattolico che ortodosso.[senza fonte] Nel 2012[10] è stata concessa al rito greco-cattolico la chiesa dei Santi Cosma e Damiano, nuova sede della Parrocchia di Santa Maria del Graffeo.

Nel 1418 vi erano in città 50 chiese di rito greco-cattolico (rette da soli 9 preti)[11] e fino al 1783 ve ne erano ancora almeno 20, escludendo dal novero quelle presenti nei casali.

La bolla apostolica di papa Innocenzo VIII del 1484 cita i seguenti 28 edifici religiosi di rito greco a Messina:

  • S. Maria del Grafeo
  • S. Pietro alla Zecca
  • S. Giorgio
  • S. Domenica
  • S. Nicolò di Galterio
  • S. Anastasio
  • S. Agata
  • S. Giovanni
  • Tutti i Santi
  • S. Ippolito
  • S. Maria degli Scolari o del Dromo
  • S. Bartolomeo
  • S. Pelagia
  • S. Basilio
  • S. Pancrazio
  • S. Nicolò la Montagna
  • S. Marina
  • S. Silvestro
  • S. Teodoro
  • S. Pantaleone
  • SS. Trinità
  • SS. Costantino e Elena
  • SS. Quaranta Martiri
  • S. Maria di Goffredo chiamata l'Agonia nel quartiere della Grecìa
  • S. Stefano in Campo Santo (extra moenia)
  • S. Lucia in Terranova delle Moselle (extra moenia)
  • S. Martino (extra moenia)
  • S. Biagio Martire (extra moenia)

Il primo patrono della città fu San Nicola di Mira, successivamente sostituito dai Normanni con la Madonna della Lettera: il culto del santo, tuttavia, è ampiamente diffuso in tutto il territorio della Val Demone.

Confraternite:

  • San Nicola
  • Santa Marina
  • Disciplinati

Tradizioni e folclore[modifica | modifica wikitesto]

La tradizionale pesca del pesce spada a Messina

Antichi rituali e proverbi di chiara matrice greca risuonano ancora all'interno della città di Messina, permeata di grecità anche in ambito folcloristico[senza fonte].

Si narra, ad esempio, che nella tradizionale pesca al pesce spada, che da aprile a ottobre attraversa lo stretto di Messina, il momento di silenzio durante il quale il lanciatore scaglia l'arpione per catturare la preda è preceduto da un susseguirsi di urla in un dialetto contaminato da antiche parole di discendenza greca[12], come manosso, stinghela, manano e mancato.

Fino agli anni sessanta, inoltre, non era raro udire i bambini che, correndo lungo le marine tra Ganzirri e Faro nell'intento di acchiappare le farfalle appena uscite dopo la schiusa, intonavano una sorta di filastrocca magica affinché i parpaglioni si lasciassero catturare abbassando il volo:

(EL)

«Gialò, gialò, ala abbasciati pappagliòn»

(IT)

«Sulla spiaggia, vieni, abbassati pappaglione»

Si tratta di una cantilena in cui evidenti elementi greci (γιαλό, έλα) sono commisti a termini siciliani (abbasciati) e italiani ormai disueti (pappaglione).

L'attuale comunità greca mantiene vive, inoltre, tradizioni elleniche di lunga data, come il taglio della Vassilopita di inizio anno[14] o la celebrazione di alcune date importanti, come il 25 marzo, anniversario della guerra d'indipendenza greca nei confronti dell'impero ottomano[15] e festa religiosa dell'Annunciazione, già festeggiata nei secoli precedenti, quando veniva portata in processione per le vie della città l'icona di Maria Odigitria.

Istituzioni, enti e associazioni[modifica | modifica wikitesto]

Comunità Ellenica dello Stretto[modifica | modifica wikitesto]

Nel 2003 venne fondata la Comunità Ellenica dello Stretto (CEDS, Ελληνική Κοινότητα του Στενού in greco), con sede a Messina, che riunisce le famiglie greche (o di origini elleniche) residenti nella città peloritana[16] e che si configura come "erede e continuatrice" dell'Universitas Graecorum del XVI secolo.

Cultura[modifica | modifica wikitesto]

Media[modifica | modifica wikitesto]

Stampa[modifica | modifica wikitesto]

Dal marzo 2012 la Comunità Ellenica dello Stretto pubblica un periodico culturale, o Gialòs (in greco γιαλός significa 'riva del mare'). Si tratta di un periodico trilingue, essendo pubblicato in italiano, neogreco e grecanico[17].

Arte[modifica | modifica wikitesto]

Madonna Odigitria, tempera su legno verosimilmente eseguita dal pittore cretese Michele Damasceno nella seconda metà del XVI secolo per l'iconostasi della chiesa greco-cattolica di Messina

Michele Damasceno operò a Messina dal 1569 al 1573, su commissione del mercante Girolamo Romano, con due giovani di bottega: la città peloritana custodiva almeno tre icone principali di Damasceno, oggi esposte ad Atene[18].

Nel 1912 le 43 icone della chiesa greco-cattolica di San Nicola detta "dei Greci", datate tra il 1600 e il 1800, furono sottratte a Messina e portate ad Atene da una nave da guerra greca intervenuta per prestare soccorso ai terremotati dello Stretto e dal 1916, dopo un periodo di sosta in un deposito di navi da guerra sull'isola di Salamina, sono esposte presso il museo bizantino e cristiano della capitale greca.

Geografia antropica[modifica | modifica wikitesto]

Suddivisioni storiche[modifica | modifica wikitesto]

Dal periodo bizantino fino almeno alla fine del Quattrocento la comunità di rito greco di Messina risiedeva soprattutto in un quartiere a ridosso del porto[senza fonte], nella città vecchia, detto appunto Grecìa[senza fonte]:

«[La Grecìa] cominciava dalla cantonata, ove ora esiste la Cattolica, e si estendeva per lungo sino alla cinta littorale del piano di Terranova, e per largo saliva per la Giudeca, e di là estendendosi sempre per la volta di Terranova[senza fonte]»

«in Messina fin à nostri tempi v'è la contrada de' Greci […]. Era la città di Messina in quattro parti divisa, nella contrada de' Greci, che cominciava dal Palazzo Reale, e si chiamava la Grecìa, e fin à nostri tempi la Porta della Marina vicina al nuovo Seminario, la Porta de' Greci s'appellava, ove habitavano Greci, così paesani, come levantini […][senza fonte]»

Dal XVI secolo in poi la popolazione si trasferisce nell'area intra moenia del borgo San Giovanni: la cinquecentesca universitas Graecorum non viveva all'interno di un solo quartiere, ma si era ben integreata nel tessuto urbano in simbiosi con la popolazione locale.

Fino al 1908[senza fonte], nei pressi di piazza Unità d'Italia (dove oggi sorge il palazzo della Prefettura) vi era una via denominata strada dei Greci (ovvero degli orientali, appartenenti al rito greco-bizantino).

Note[modifica | modifica wikitesto]

  1. ^ Cfr. delibera della giunta comunale di Messina n. 339 del 27/04/2012 avente come oggetto: «Progetto "Mazì" finalizzato al mantenimento identità linguistica della comunità minoritaria greco-sicula sul terr. com. L.N. 482 del 15.12.99 a tutela delle minoranze linguistiche. Approv. progetto, della scheda identificativa, dell'autocerti. e delle schede relative al quadro economico». Organizzata dall'Ass. Comunità ellenica dello Stretto, istituita nel 2003.
  2. ^ Delimitazione ambito territoriale della minoranza linguistica greca di Messina (PDF), su provincia.messina.it. URL consultato il 2 marzo 2012 (archiviato dall'url originale il 3 settembre 2013). (PDF)
  3. ^ Edoardo Chiti, Gianluca Gardini e Aldo Sandulli, A 150 anni dall’unificazione amministrativa italiana: Unità e pluralismo culturale. Vol. VI, Firenze University Press, 20 marzo 2017, ISBN 978-88-6453-444-2. URL consultato il 4 marzo 2023.
  4. ^ Dreher, 2008, 16.
  5. ^ Le ipotesi sulle origini del nome, tuttavia, sono varie; vedi anche la voce Val Demone, sezione "Etimologia".
  6. ^ Rohlfs, 1975, 24-25.
  7. ^ Kalonaros, 1944, 15.
  8. ^ Kalonaros, 1944, 15-16: «Οἱ κάτοικοι τῆς Κορώνης ἠναγκάσθησαν νὰ ἐγκαταλείψουν τὴν πατρίδα τους τὸ 1533 καὶ να φθάσουν στὴ Μεσσήνη πανωλόβλητοι, πειναλέοι, σκελετοὶ κι'ἀληθινὰ σκιάχτρα. Καὶ ὅμως οἱ Ἕλληνες αυτοὶ δὲν παρέλειψαν νὰ πάρουν μαζί τους τὰ ὀστᾶ τῶν πατέρων τους καὶ τὶς ἅγιές των εἰκόνες [Gli abitanti di Corone furono costretti ad abbandonare la loro patria nel 1533 e a raggiungere Messina distrutti, affamati, debolissimi e veramente spaventosi. Eppure questi greci non rinunciarono a portare seco le ossa dei loro padri e le loro icone sacre]».
  9. ^ O "dei Santi Innocenti".
  10. ^ Steps to Getting the Most Reliable Arizona Auto Insurance Quotes • Diocesimessina[collegamento interrotto]
  11. ^ Vincenzo Schirò, ultimo sacerdote greco-cattolico albanese, 1908, morto nel terremoto nella sua chiesa.
  12. ^ Pesca al pescespada, su comune.messina.it. URL consultato il 1º dicembre 2012.
  13. ^ O Gialòs, anno I n. 1 (PDF), su comunitaellenicadellostretto.files.wordpress.com. URL consultato il 1º dicembre 2012. (PDF)
  14. ^ Taglio della "vassilopita" 2011, su comunitaellenicadellostretto.wordpress.com. URL consultato il 2 dicembre 2012.
  15. ^ 25 marzo 2012 a Bova Marina, su comunitaellenicadellostretto.wordpress.com. URL consultato il 2 dicembre 2012.
  16. ^ La CEDS include anche tutti coloro che hanno origine ellenica residenti stabilmente o provvisoriamente nelle province di Messina, Reggio Calabria, Vibo Valentia, Catanzaro e Crotone; cfr. Statuto della Comunità Ellenica dello Stretto, art. 1 (PDF), su comunitaellenicadellostretto.files.wordpress.com. URL consultato il 28 novembre 2012. (PDF)
  17. ^ O Gialòs, periodico della CEDS, su comunitaellenicadellostretto.wordpress.com. URL consultato il 1º dicembre 2012.
  18. ^ Recenti attività della CEDS, su comunitaellenicadellostretto.wordpress.com. URL consultato il 6 dicembre 2012.

Bibliografia[modifica | modifica wikitesto]

  • AA VV, Immagine e scrittura. Presenza greca a Messina dal Medioevo all'età Moderna, Palermo, Fondazione Federico II Editore, 2013, ISBN 978-88-96-72934-2.
  • Martin Dreher, La Sicilia antica, Bologna, il Mulino, 2008, ISBN 978-88-15-13824-8.
  • (EL) Petros Kalonaros, Μεγάλη Ἑλλάς, Atene, 1944.ISBN non esistente
  • Gerhard Rohlfs, La Sicilia nei secoli, Palermo, Sellerio editore, 1975.ISBN non esistente

Voci correlate[modifica | modifica wikitesto]

Altri progetti[modifica | modifica wikitesto]

Collegamenti esterni[modifica | modifica wikitesto]