Grande pellegrinaggio tedesco del 1064-1065

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Il Grande pellegrinaggio tedesco del 1064-1065 fu un imponente pellegrinaggio verso Gerusalemme organizzato da alcuni vescovi tedeschi circa venticinque anni prima della Prima Crociata.

Origine[modifica | modifica wikitesto]

Fu l'arcivescovo di Magonza, Sigfrido I, che prese l'iniziativa, accompagnato da Guglielmo I di Utrecht, vescovo di Utrecht, Otto di Riedenburg, vescovo di Ratisbona, Gunther, vescovo di Bamberga e Eccardo I, conte di Scheyern.

Vi furono tra 7 000 e 12 000 pellegrini partecipanti a questa spedizione[1].

Peripezie[modifica | modifica wikitesto]

I pellegrini attraversarono l'Ungheria, la Bulgaria, i territori dei Peceneghi, e raggiunsero infine Costantinopoli, in condizioni che lasciavano presagire quelle della Prima Crociata un quarto di secolo più tardi: i pellegrini erano considerati con diffidenza, e venivano spinti ad avanzare più velocemente verso l'Anatolia[2].

Passarono in Anatolia, non ancora conquistata dai Turchi Selgiuchidi, ciò che sarebbe avvenuto circa dieci anni più tardi. Le loro difficoltà maggiori cominciaronono a Laodicea (attualmente Lattakia), dove incrociarono i pellegrini superstiti di spedizioni precedenti, che annunciarono loro i pericoli che li attendevano al sud. Difatti quando arrivarono a Tripoli, l'emiro della città li voleva massacrare, ma gli Annales riportano che una tempesta miracolosa glielo impedì[3].

Il giovedì 24 marzo 1065, giunsero a Cesarea; il venerdì santo, furono attaccati da beduini. Secondo gli Annales Altahenses Maiores Guglielmo di Utrecht fu allora ferito a morte (in realtà sopravvisse fino al 1076):

«Ibi ergo episcopus Traiectensis Wilelmus graviter vulneratur, et vestibus cunctis exutus cum multis aliis, miserabili modo caesis, in terra iacens dimittitur (traduzione: Là, Guglielmo, vescovo di Utrecht, è gravemente ferito e, spogliato di tutti i suoi paramenti come molti altri, miserabilmente feriti, è abbandonato mentre giace al suolo

I pellegrini si rifugiarono allora in un forte vicino. Il giorno di Pasqua, il capo dei beduini s'intrattenne con Gunther di Bamberga, e una tregua sembrava ottenuta, ma ciò non impedì ai beduini di continuare a taglieggiare i pellegrini; fu soltanto con l'intervento del governatore fatimide di Ramla.[4] che i beduini scomparvero e lasciarono i pellegrini, dopo un periodo di riposo a Ramla, giungere a Gerusalemme il 12 aprile 1065

Dopo tredici giorni sul posto, ritornarono a Ramla, poi presero il mare a Lattakia per ritornare in Germania, passando per l'Ungheria. Sempre secondo gli Annales, fu quando giunsero sulle rive del Danubio, nel mese di luglio, che morì Gunther di Bamberga, il cui corpo fu portato con rispetto fino alla sua cattedrale, nella cui cripta sarebbe stato inumato.[5]

Secondo il cronista irlandese Mariano Scoto, i superstiti di questo pellegrinaggio furono appena 2 000 soltanto[6].

Note[modifica | modifica wikitesto]

  1. ^ « Plus 7 milibus » secondo Mariano Scoto nelle sue Chronica § 1086, p. 558-559 (LA) Lettura in linea del Chronikon, p. 559, su dmgh.de. URL consultato il 5 marzo 2013 (archiviato dall'url originale il 23 febbraio 2015). Gli Annales altahenses maiores dicono « multitudo (...) quae videtur excedere numerum duodecim millium », cfr. (LA) Lettura in linea degli Annales, p. 66, su archive.org. URL consultato il 5 marzo 2013.
  2. ^ Qui il cronista degli Annales Altahenses Maiores abbellisce la storia,(LA) Lettura in linea degli Annales, nell'edizione digitalizzata dall'Università del Michigan, p. 67, su archive.org. URL consultato il 5 marzo 2013. «Illic ergo tam honorifice se agebant in cunctis, ut ipsa graeca et imperialis arrogantia nimium miraretur super his.» e la traduzione inglese, (EN) Medieval Sourcebook: Annalist of Nieder-Altaich: The Great German Pilgrimage of 1064-65 alla fine del #3, su fordham.edu. URL consultato il 5 marzo 2013.
  3. ^ Annales, p. 67: «ipsi pagani necessitate constricti vociferabant inter se, civitatem ipsam simul cum plebe quantocius in abissum dimergendam fore, Deo christianorum pro suis pugnante».
  4. ^ (LA) Edizione in linea degli Annales, p. 69, su archive.org. URL consultato il 5 maggio 2013: "(...) dux regis Babyloniorum, qui praeerat in civitate Ramula (...) cum magna multitudine veniebat. (...) Cuius aventu cognito, Arabes undique diffugere..."
  5. ^ (LA) Edizione in linea degli Annales, p. 70, su archive.org. URL consultato il 5 marzo 2013.
  6. ^ (LA) Lettura in linea delle Chronica, §1087, p. 559, su dmgh.de. URL consultato il 5 marzo 2013 (archiviato dall'url originale il 23 febbraio 2015): «nec duo milia de septem milibus reversi sunt (traduzione: non sono tornati neanche 2000 dei 7000 partiti)».

Bibliografia[modifica | modifica wikitesto]