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Giustizia climatica

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Bambini marciano in nome della giustizia climatica (2017).

La giustizia climatica è un approccio all’azione per il clima che si concentra sugli impatti ineguali dei cambiamenti climatici sulle popolazioni emarginate o altrimenti vulnerabili.  La giustizia climatica vuole raggiungere un’equa distribuzione sia degli oneri dei cambiamenti climatici sia degli sforzi per mitigarli. La giustizia climatica è un tipo di giustizia ambientale e di giustizia sociale, che esamina questioni quali l'uguaglianza, i diritti umani, i diritti collettivi e le responsabilità storiche per il cambiamento climatico.

Questione fondamentale secondo la giustizia climatica è che coloro che subiscono le conseguenze più gravi del cambiamento climatico sono coloro che hanno contribuito in misura minore a crearlo.[1][2][3] Occasionalmente, il termine è usato anche per indicare un'azione legale su questioni relative al cambiamento climatico.

Storia del termine

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Nel 2000, in concomitanza con la Sesta Conferenza delle Parti (COP 6), si è svolto a L'Aia il primo vertice sulla giustizia climatica. Questo vertice ha voluto "affermare che il cambiamento climatico è una questione di diritti" e "costruire alleanze tra Stati e confini" contro il cambiamento climatico e a favore dello sviluppo sostenibile.[4]

Successivamente, in agosto e settembre 2002, i gruppi ambientalisti internazionali si sono incontrati a Johannesburg per il Summit mondiale sullo sviluppo sostenibile.[5] In occasione di questo vertice, noto anche come Rio+10, tenutosi dieci anni dopo il Summit della Terra del 1992, sono stati adottati i Principi di Bali in materia di giustizia climatica.[6] In occasione della riunione internazionale tenutasi a Durban nel 2004, è stato costituito il Gruppo di Durban per la giustizia climatica. Qui i rappresentanti delle ONG e dei movimenti popolari hanno discusso le possibili politiche per affrontare il cambiamento climatico.[7]

Alla Conferenza di Bali del 2007, la coalizione globale Climate Justice Now! e, nel 2008, il Forum globale umanitario si è concentrato sulla giustizia climatica in occasione della sua riunione inaugurale a Ginevra.

Decine di migliaia di persone marciano a Copenhagen in nome della giustizia climatica (2009).[8]

Nel 2009, in vista del vertice di Copenaghen, è stata istituita la Climate Justice Action. Essa ha proposto la disobbedienza civile e l'azione diretta durante il vertice e molti attivisti per il clima hanno usato lo slogan "cambiamento di sistema non cambiamento climatico" per manifestare.[9]

Nell'aprile 2010 si è svolta a Tiquipaya, in Bolivia, la Conferenza mondiale dei popoli sui cambiamenti climatici e i diritti della madre Terra, un incontro globale della società civile e dei governi. La conferenza ha pubblicato un "accordo popolare" in cui si chiede, tra l'altro, una maggiore giustizia climatica.[10]

Una questione controversa nei dibattiti sulla ingiustizia climatica è la misura in cui il capitalismo è considerato la sua causa principale. Questa domanda porta spesso a disaccordi fondamentali tra, da un lato, i gruppi ambientalisti liberali e conservatori e, dall'altro, le organizzazioni di sinistra e radicali. Mentre i primi tendono spesso ad incolpare gli abusi del neoliberismo per il cambiamento climatico e a sostenere una riforma basata sul libero mercato, i secondi considerano il capitalismo stesso, con i suoi tratti di sfruttamento, la questione causa di fondo.[11][12]

Vittime dell'ingiustizia climatica

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La capacità delle popolazioni di mitigare le conseguenze negative dei cambiamenti climatici e di adattarvisi, è influenzata da fattori quali il reddito, il gruppo etnico, la classe, il genere e la rappresentanza politica. Poiché le comunità a basso reddito e quelle di colore possiedono poche risorse adattive, sono particolarmente vulnerabili ai cambiamenti climatici. Le persone che vivono in povertà o in condizioni precarie tendono a non avere né le risorse né la copertura assicurativa necessarie per riprendersi dai disastri ambientali. Inoltre, tali popolazioni spesso ricevono una quota disuguale di aiuti in caso di calamità.[13][14]

Caso di studio sull'Uragano Katrina

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Secondo alcuni studi, l'Uragano Katrina ha fornito informazioni su come i disastri dovuti ai cambiamenti climatici colpiscono in modo diverso persone con diverse caratteristiche, poiché tale evento ha avuto un effetto sproporzionato sui gruppi a basso reddito e sulle minoranze.[13] Gli studi sulle caratteristiche di gruppo etnico e classe dell'uragano Katrina suggeriscono che i più colpiti da tale evento sono stati i più poveri, gli afroamericani, gli ispano-americani, gli anziani, i malati e i senzatetto.[15] Le comunità a basso reddito e nere disponevano, infatti, di scarse risorse e di una mobilità limitata per l'evacuazione prima della tempesta.[16][17]

Azioni legali

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Contro gli Stati

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Nel 2012, l'avvocato olandese Roger Cox suggerì un intervento giudiziario contro il governo per forzare l'azione contro il cambiamento climatico.[18] Nel 2013, la Fondazione Urgenda, con 900 co-presentanti, ha intentato una causa contro il Governo dei Paesi Bassi "per non aver adottato misure sufficienti per ridurre le emissioni di gas serra che causano pericolosi cambiamenti climatici".[19] Nel 2015, la Corte distrettuale dell'Aia ha stabilito che il governo dei Paesi Bassi deve fare di più per ridurre le emissioni di gas serra per proteggere i suoi cittadini dai cambiamenti climatici (causa clima Urgenda). Tale novità è stata descritta come una "sentenza che ha stabilito un precedente" e come la "prima causa al mondo per responsabilità climatica".[20][21]

Dopo la storica sentenza dei Paesi Bassi del 2015, gruppi di altri paesi hanno tentato lo stesso approccio giudiziario.[22][23] Ad esempio, alcuni gruppi si sono rivolti alla giustizia per proteggere le persone dai cambiamenti climatici in Belgio[20], India[24], Norvegia[25], Sudafrica[26], Svizzera[27] e Stati Uniti.[28]

Contro le aziende

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Manifestazione per la giustizia climatica (2009).

Negli Stati Uniti, Friends of the Earth, Greenpeace e le città di Boulder, Arcata e Oakland hanno vinto contro la Export-Import Bank of the United States e l'Overseas Private Investment Corporation (imprese statali del governo degli Stati Uniti), accusate di finanziare progetti relativi ai combustibili fossili e quindi dannosi per il clima, in violazione del National Environmental Policy Act, ossia la legge sulla politica ambientale (caso depositato nel 2002 e risolto nel 2009).[29]

Nel 2016, un organismo governativo delle Filippine (la Commissione per i diritti umani) ha avviato un'indagine ufficiale sui cambiamenti climatici nei confronti di 47 dei maggiori produttori mondiali di emissioni di anidride carbonica.[30]

Nel 2017, San Francisco, Oakland e altre comunità costiere californiane hanno citato in giudizio diverse compagnie di combustibili fossili per l'innalzamento del livello del mare.[28]

Nel 2018, la città di New York ha annunciato che porterà cinque aziende di combustibili fossili (BP, ExxonMobil, Chevron, ConocoPhillips e Shell) dinanzi alla corte federale a causa del loro contributo al cambiamento climatico.[31]

  1. ^ (EN) Global Humanitarian Forum | Kofi Annan launches climate justice campaign track, in RealWire, 1º ottobre 2009. URL consultato il 19 marzo 2018.
  2. ^ Study: Climate change affects those least responsible, in USATODAY.COM. URL consultato il 19 marzo 2018.
  3. ^ (DE) Africa Speaks up on Climate Change | Heinrich-Böll-Stiftung, in Heinrich-Böll-Stiftung. URL consultato il 19 marzo 2018 (archiviato dall'url originale il 19 dicembre 2018).
  4. ^ CorpWatch : Alternative Summit Opens with Call for Climate Justice, su corpwatch.org. URL consultato il 19 marzo 2018 (archiviato dall'url originale il 19 aprile 2016).
  5. ^ World Summit on Sustainable Development, su worldsummit2002.org, 30 settembre 2002. URL consultato il 19 marzo 2018 (archiviato dall'url originale il 30 settembre 2002).
  6. ^ Bali Principles of Climate Justice (PDF), su ejnet.org.
  7. ^ (EN) Durban Group for Climate Justice, in Transnational Institute, 6 luglio 2009. URL consultato il 19 marzo 2018.
  8. ^ (EN) Bibi van der Zee, David Batty, Copenhagen climate protesters rally, su the Guardian, 12 dicembre 2009. URL consultato il 19 marzo 2018.
  9. ^ Independent Media Center | www.indymedia.org | ((( i ))), su indymedia.org. URL consultato il 19 marzo 2018.
  10. ^ (EN) Peoples Agreement, in World People's Conference on Climate Change and the Rights of Mother Earth, 5 gennaio 2010. URL consultato il 19 marzo 2018.
  11. ^ Space for Movement? Reflections from Bolivia on climate justice, social movements and the state (PDF), su spaceformovement.files.wordpress.com.
  12. ^ (DE) Is a Successful Ecological Turnaround of Capitalism Possible? | Heinrich-Böll-Stiftung, in Heinrich-Böll-Stiftung. URL consultato il 19 marzo 2018 (archiviato dall'url originale il 17 dicembre 2018).
  13. ^ a b Gleick, Peter H. e Cooley, Heather., A twenty-first century US water policy, Oxford University Press, 2012, ISBN 9780199859443, OCLC 796804029.
  14. ^ Paul Mohai, David Pellow e J. Timmons Roberts, Environmental Justice, in Annual Review of Environment and Resources, vol. 34, n. 1, 15 ottobre 2009, pp. 405–430, DOI:10.1146/annurev-environ-082508-094348. URL consultato il 19 marzo 2018 (archiviato dall'url originale il 28 febbraio 2020).
  15. ^ (EN) Henry A. Giroux, Reading Hurricane Katrina: Race, Class, and the Biopolitics of Disposability, in College Literature, vol. 33, n. 3, 13 luglio 2006, pp. 171–196, DOI:10.1353/lit.2006.0037. URL consultato il 19 marzo 2018.
  16. ^ (EN) Race, class, and Hurricane Katrina: Social differences in human responses to disaster, in Social Science Research, vol. 35, n. 2, 1º giugno 2006, pp. 295–321, DOI:10.1016/j.ssresearch.2006.02.003. URL consultato il 19 marzo 2018.
  17. ^ (EN) Distribution of impacts of natural disasters across income groups: A case study of New Orleans, in Ecological Economics, vol. 63, n. 2-3, 1º agosto 2007, pp. 299–306, DOI:10.1016/j.ecolecon.2006.06.013. URL consultato il 19 marzo 2018.
  18. ^ (EN) Roger Cox, It is time for the judiciary to step in and avert climate catastrophe | Roger Cox, su the Guardian, 14 novembre 2012. URL consultato il 19 marzo 2018.
  19. ^ (EN) Climate Case - Urgenda, in Urgenda. URL consultato il 19 marzo 2018.
  20. ^ a b (EN) Quirin Schiermeier, Landmark court ruling tells Dutch government to do more on climate change, in Nature, DOI:10.1038/nature.2015.17841. URL consultato il 19 marzo 2018.
  21. ^ (EN) Arthur Neslen, Dutch government ordered to cut carbon emissions in landmark ruling, su the Guardian, 24 giugno 2015. URL consultato il 19 marzo 2018.
  22. ^ (EN) The Climate Justice movement across the globe, in Greenpeace Philippines. URL consultato il 19 marzo 2018 (archiviato dall'url originale il 6 novembre 2016).
  23. ^ (EN) Jonathan Watts, 'We should be on the offensive' – James Hansen calls for wave of climate lawsuits, su the Guardian, 17 novembre 2017. URL consultato il 19 marzo 2018.
  24. ^ (EN) Reuters, Nine-year-old sues Indian government over climate change inaction, su the Guardian, 7 aprile 2017. URL consultato il 19 marzo 2018.
  25. ^ (EN) Tone Sutterud, Elisabeth Ulven, Norway sued over Arctic oil exploration plans, su the Guardian, 14 novembre 2017. URL consultato il 19 marzo 2018.
  26. ^ (EN) Tessa Khan, Climate change battles are increasingly being fought, and won, in court | Tessa Khan, su the Guardian, 8 marzo 2017. URL consultato il 19 marzo 2018.
  27. ^ (FR) A propos - Aînées pour la protection du climat, in Aînées pour la protection du climat. URL consultato il 19 marzo 2018.
  28. ^ a b (EN) Venue of last resort: the climate lawsuits threatening the future of big oil, in The Guardian, 17 dicembre 2017. URL consultato il 19 marzo 2018.
  29. ^ Summary Judment (PDF), su greenpeace.org. URL consultato il 19 marzo 2018 (archiviato dall'url originale il 1º dicembre 2016).
  30. ^ (EN) John Vidal, World's largest carbon producers face landmark human rights case, su the Guardian, 27 luglio 2016. URL consultato il 19 marzo 2018.
  31. ^ (EN) Oliver Milman, New York City plans to divest $5bn from fossil fuels and sue oil companies, su the Guardian, 10 gennaio 2018. URL consultato il 19 marzo 2018.

Voci correlate

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Collegamenti esterni

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