Giuseppe Cantafio

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Giuseppe Cantafio
NascitaGimigliano, 1920
Morteregione di Brumbulliment, 8 aprile 1941
Cause della morteMorto in combattimento
Dati militari
Paese servitoBandiera dell'Italia Italia
Forza armataRegio Esercito
ArmaFanteria
Reparto208º Reggimento fanteria
Anni di servizio1936-1941
GradoSoldato
GuerreSeconda guerra mondiale
CampagneCampagna italiana di Grecia
BattaglieBattaglia delle Alpi Occidentali
Decorazionivedi qui
dati tratti da Le medaglie d'oro al valor militare volume primo (1929-1941)[1]
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Giuseppe Cantafio (Gimigliano, 1920regione di Brumbulliment, 8 aprile 1941) è stato un militare italiano insignito della medaglia d'oro al valor militare alla memoria nel corso della seconda guerra mondiale.

Biografia[modifica | modifica wikitesto]

Nacque a Gimigliano, provincia di Catanzaro, nel 1920, figlio di Pietro e Donata Caveria.[2] Orfano di padre, decorato al valor militare, morto nella guerra italo-etiopica, veniva chiamato a prestare servizio militare di leva nel Regio Esercito il 20 marzo 1940 assegnato al 35º Reggimento fanteria "Pistoia".[2] Trasferito al 3º Reggimento fanteria "Piemonte" mobilitato, dal giugno successivo partecipò alle operazioni di guerra sul fronte occidentale.[2] Assegnato al 208º Reggimento fanteria della 48ª Divisione fanteria "Taro" il 28 ottobre, un mese dopo partì con il reggimento per l'Albania.[2] Cadde in combattimento l'8 aprile 1941, a quota 1143 della regione di Brumbulliment, e venne insignito della medaglia d'oro al valor militare alla memoria.[2]

Onorificenze[modifica | modifica wikitesto]

Medaglia d'oro al valor militare - nastrino per uniforme ordinaria
«Porta arma tiratore di una squadra mitraglieri, decentrata presso un caposaldo di compagnia fucilieri, durante irruento ed improvviso attacco nemico, accompagnato da intenso martellante fuoco di mortai, sereno ed impavido, si prodigava incessantemente nel battere con raffiche micidiali l’attaccante. Ferito ad un braccio da scheggia di mortaio, non desisteva dal combattimento ed all’invito del caposquadra di recarsi al posto di medicazione, con esemplare stoicismo rispondeva: « Devo rimanere alla mia arma, perché il mio comandante mi ha insegnato a non abbandonarla mai ». Accortosi che elementi avversari stavano penetrando nel caposaldo, attraverso una breccia del reticolato, divelto dai colpi di mortaio, sprezzante di tutto, difendeva la sua mitragliatrice con lancio di bombe e mano, opponendo al nemico, giunto ormai a pochi metri, l’eroismo del suo nobile ardire, finché, colpito nuovamente e mortalmente, cadeva sull’arma già bagnata del suo sangue. Mirabile esempio di spirito di sacrificio e di attaccamento al dovere. Quota 1143 regione Brumbulliment (Fronte greco), 8 aprile 1941.[3]»
— Regio Decreto 2 ottobre 1942.[4]

Note[modifica | modifica wikitesto]

  1. ^ Gruppo Medaglie d'Oro al Valore Militare 1965, p.642.
  2. ^ a b c d e Combattenti Liberazione.
  3. ^ Quirinale - scheda - visto 3 marzo 2023
  4. ^ Registrato alla Corte dei Conti il 4 novembre 1942, guerra registro 41, foglio 208.

Bibliografia[modifica | modifica wikitesto]

  • Antonio Fazio, Un santo, un soldato, uno scrittore. Figli generosi della Calabria, Catanzaro, La Rondine Edizioni, 2014.
  • Gruppo Medaglie d'Oro al Valore Militare, Le medaglie d'oro al valor militare volume primo (1929-1941), Roma, Tipografia regionale, 1965, p. 654.

Voci correlate[modifica | modifica wikitesto]

Collegamenti esterni[modifica | modifica wikitesto]