Giovanni Broglio

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Giovanni Broglio

Giovanni Broglio (Airolo, 18 aprile 1874Milano, 1956) è stato un architetto italiano, noto per aver progettato i maggiori quartieri operai di Milano fra l'inizio del Novecento e gli anni trenta.

Biografia[modifica | modifica wikitesto]

Nacque nel 1876 ad Airolo, nel Canton Ticino, da una famiglia italiana originaria di Trarego; il padre Carlo, operaio impegnato nel cantiere del traforo del Gottardo, morì nel 1889, e il giovane Giovanni si trasferì a Milano per lavorare come manovale[1].

Nonostante la situazione di grave ristrettezza economica, con notevole impegno si iscrisse a vari corsi di studio serali, acquisendo progressivamente le nozioni tecniche necessarie nel campo dell'architettura e laureandosi infine presso il Regio Istituto Tecnico Superiore (odierno Politecnico) nel 1900[1]. Contemporaneamente, grazie alle sue abilità tecniche, migliorò rapidamente la propria posizione professionale fino a diventare vice-direttore della Cooperativa Lavoranti Muratori, attiva nel settore delle opere pubbliche[1].

Nel 1901 venne incaricato dalla Camera del Lavoro di svolgere un'indagine sulle condizioni abitative della classe operaia, che rivelò una situazione gravemente deficitaria[1]. I risultati dell'indagine spinsero la Società Umanitaria, attiva nel campo assistenziale, a intraprendere la costruzione di due quartieri di case operaie, i primi a Milano, incaricando della progettazione lo stesso Broglio[2]. I due quartieri vennero quindi realizzati nel 1905 in zona Macello,[3] oggi via Solari 40, e nel 1908 in zona Rottole, oggi viale Lombardia: il quartiere di via Solari, denominato Primo quartiere popolare della Società Umanitaria, era costituito di 240 appartamenti fra monolocali, bilocali e trilocali e fu consegnato nel marzo 1906, quando i primi mille occupanti poterono insediarvisi.

L'ingresso del Primo quartiere popolare di via Solari

La costruzione del secondo quartiere di viale Lombardia ebbe inizio nell'ottobre 1908 e fu terminata nel 1909 con l'erezione di dodici fabbricati su due e tre piani.[4]

Ai due quartieri fece seguito una serie di altri incarichi simili, ad opera di committenti privati e pubblici[2]. Nel 1912 Broglio venne quindi assunto dall'Istituto Case Popolari (ICP), fondato nel 1908, con l'incarico di dirigere l'ufficio interno di progettazione che si stava costituendo; in tale veste, negli anni successivi progettò un gran numero di quartieri e villaggi di edilizia popolare[2].

All'attività progettuale Broglio affiancò anche lo studio teorico, presentando con mostre e pubblicazioni gli esempi esteri del nascente Movimento Moderno, a partire dai progetti di Ernst May a Francoforte sul Meno; restò tuttavia scettico sulla possibilità di adottare in Italia gli aspetti formali del razionalismo, che reputava inadatti alle condizioni climatiche dell'Europa meridionale[5].

Negli anni trenta l'Istituto, ormai divenuto "Fascista e Autonomo" (IFACP), mutò indirizzo e abbracciò con decisione il movimento razionalista; Broglio, ormai sessantenne, fu posto a riposo nel 1934, ma continuò a lavorare come libero professionista, anche presso l'Istituto stesso[6].

Nel 1943 il suo studio di via Sant'Andrea fu distrutto dai bombardamenti, e andò perduto il suo vasto archivio personale. Ritiratosi a vita privata, si spense a Milano nel 1956[6]; poco dopo la sua scomparsa, il Comune di Milano lo insignì di una Medaglia d'oro alla memoria. Della sua prolifica attività rimangono migliaia di locali di abitazione e più di quaranta quartieri popolari che hanno delineato la storia dell'edilizia popolare milanese.[7]

Opere principali[modifica | modifica wikitesto]

Scorcio del quartiere Villapizzone

Note[modifica | modifica wikitesto]

  1. ^ a b c d Pugliese, op. cit., p. 41
  2. ^ a b c d Pugliese, op. cit., p. 42
  3. ^ Il Macello era situato lungo l'attuale viale Papiniano, fra il carcere di San Vittore e l'odierna piazza Sant'Agostino, e fu demolito nel 1931.
  4. ^ 1905-1909. Due moderni quartieri operai, su Società Umanitaria, http://www.umanitaria.it. URL consultato il 7 agosto 2014 (archiviato dall'url originale l'11 agosto 2014).
  5. ^ Pugliese, op. cit., p. 43
  6. ^ a b Pugliese, op. cit., p. 44
  7. ^ Giovanni Broglio, l'architetto dei poveri (PDF), su Società Umanitaria, http://www.umanitaria.it. URL consultato il 7 agosto 2014 (archiviato dall'url originale l'11 agosto 2014).
  8. ^ Grandi, Pracchi, op. cit., p. 132
  9. ^ a b Grandi, Pracchi, op. cit., p. 133
  10. ^ a b c d Grandi, Pracchi, op. cit., p. 134
  11. ^ a b c d Grandi, Pracchi, op. cit., p. 135
  12. ^ Grandi, Pracchi, op. cit., p. 204
  13. ^ Grandi, Pracchi, op. cit., p. 205

Bibliografia[modifica | modifica wikitesto]

  • Ornella Selvafolta, La Società Umanitaria e le case popolari a Milano, 1900-1910, in "Storia Urbana", a.IV, n.11, 1980, pp.29-65.
  • Maurizio Grandi e Attilio Pracchi, Milano. Guida all'architettura moderna, Bologna, Zanichelli, 1998 [1980], ISBN 88-08-05210-9.
  • Ornella Selvafolta, “100.000 locali di abitazione”: profilo biografico di Giovanni Broglio, architetto delle case popolari in La casa popolare in Lombardia 1903-2003, a cura di Raffaele Pugliese, Edizioni Unicopli, Milano 2005, pp.41-45, ISBN 88-400-1068-8.
  • Marco Andreula, Giovanni Broglio e l’edilizia popolare a Milano, 1905-1930 (PDF), Milano, Milano città delle scienze, 2010. URL consultato il 9 agosto 2014 (archiviato dall'url originale il 10 agosto 2014).
  • Giovanni Broglio, L'Istituto per le case popolari di Milano e la sua opera tecnica dal 1909 al 1929, Milano, Coi tipi del Bertieri, 1929. URL consultato il 9 agosto 2014.

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