Bruno Amadio

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Bruno Amadio, noto anche con gli pseudonimi di Giovanni Bragolin o solo Bragolin (Venezia, 9 novembre 19111981), è stato un pittore italiano, noto principalmente per i suoi quadri raffiguranti bambini piangenti e per la leggenda metropolitana secondo cui porterebbero sfortuna[1][2][3][4][5][6].

Biografia[modifica | modifica wikitesto]

Le informazioni sulla sua vita sono molto scarse[5]. Si sa che era un pittore di formazione accademica, che insegnava all'accademia di belle arti di Venezia[7]. Secondo alcune fonti fu sostenitore del fascismo e di Mussolini[5]. Non è chiaro cosa abbia fatto nel periodo bellico e post-bellico; secondo alcune ricostruzioni lavorò a Venezia come pittore e restauratore, vendendo i suoi quadri ai turisti[1]; per altre, visse in Spagna, dapprima a Siviglia e poi a Madrid, ritornando in Italia negli anni '60[1][5].

Amadio realizzò diverse opere, incluse nature morte, ritratti femminili e soggetti religiosi[5]. Le più famose però sono una serie di 27 dipinti raffiguranti bambini dall'espressione piangente o imbronciata[1][5]. Stando ai suoi parenti e conoscenti, Amadio non apprezzava questi quadri, per cui li firmava con lo pseudonimo di "Bragolin", che era il nome di un suo zio cabarettista; tuttavia, riusciva a commercializzarli bene, anche grazie ad una società inglese che aveva acquistato i diritti per riprodurli e venderli, in particolare negli Stati Uniti[2][7]. Per i suoi soggetti, prendeva spunto dalle foto di bambini che vedeva sui giornali (cambiandone, naturalmente, l'espressione)[2].

Trascorse l'ultimo periodo di vita nel padovano, a Trebaseleghe[8] e morì nel 1981 per una malattia all'esofago[2][7].

Partecipazioni al Premio Cremona[modifica | modifica wikitesto]

Amadio partecipò a tutte e tre le edizioni del Premio Cremona.

Nel 1939 espose (come prima opera della prima sala) L'Italia ha creato col suo sangue l'Impero. L'anno seguente partecipò con La nazione è poggiata sulla terra, una tela di notevoli dimensioni, dal taglio compositivo fotografico e dalle luminosità e cromaticità quasi divisioniste; il dipinto venne quindi esposto alla riproposizione dell'evento ad Hannover (Ausstellung italianischer Bilder aus dem II Wettbewerb in Cremona, 1940) e infine alla mostra Il regime dell'arte, tenuta nella città lombarda tra il 2018 e il 2019. L'opera è di proprietà del consorzio agrario provinciale. Nel 1941, anno dell'ultima edizione effettivamente realizzata (quella prevista per il 1942 non si tenne a causa del conflitto) presentò Artemide mussoliniana, un dipinto utilizzato nel 2004 come copertina del libro di Gigliola Gori Italian fascism and the Female Body[9].

La leggenda sui bambini piangenti[modifica | modifica wikitesto]

Il pittore e i quadri dei bambini piangenti sono noti al grande pubblico per via di una leggenda metropolitana che li riguarda, secondo cui i dipinti sarebbero maledetti e condannerebbero le case in cui vengono appesi a finire incendiate[2][10]. I dettagli sull'origine della maledizione variano di versione in versione: secondo alcune, Bragolin aveva fatto un patto col diavolo perché non riusciva a vendere le proprie opere, ottenendo così il successo, ma, per contro, i suoi quadri sarebbero stati maledetti[2][4]; oppure Bragolin, che in realtà sarebbe stato un belga residente a Madrid di nome Franchot Seville, avrebbe utilizzato come modelli degli orfani di guerra, fra cui un bambino soprannominato "El Diablo", la cui sofferenza o cattiveria si sarebbe riversata sugli acquirenti dei dipinti[2][3][7][4][6]; o ancora, che Bragolin maltrattasse i bambini di un orfanotrofio per farli piangere e avere così soggetti per le sue tele, bambini che sarebbero in seguito periti nell'incendio del loro orfanotrofio[4][5]; fra gli altri dettagli esoterici, è stato affermato che i quadri sarebbero stati completamente ignifughi, o che avrebbero dondolato appesi ai muri senza un chiodo[3][4] o che, se trattati in un certo modo, avrebbero invece portato fortuna[7].

La leggenda cominciò a circolare nel Regno Unito quando, il 3 settembre 1985, una casa venne distrutta da un incendio a Rotherham, e dalle macerie venne recuperato intatto un quadro di Bragolin. I tabloid locali riportarono che questo tipo di ritrovamento era frequente, soprattutto nello Yorkshire, e quindi, il 4 settembre, The Sun uscì con un articolo allarmante intitolato Blazing Curse of the Crying Boy! ("La maledizione fiammeggiante del bambino che piange!")[2][7][4][6]. Si scatenò una specie di panico collettivo e i vigili del fuoco furono costretti a rilasciare una dichiarazione ufficiale, specificando che il fatto che le opere sopravvivessero al fuoco era dovuto al loro essere stampate su pannelli di legno duro e trattato, difficilmente combustibile[7][6], e che, durante gli incendi, i quadri tendono a cadere dai muri atterrando sulla faccia, che viene così riparata dalle fiamme[4]; inoltre, nel solo Yorkshire, tra gli anni '50 e '70, i dipinti di Bragolin si trovavano nei negozi per pochi spiccioli e ne erano state vendute centinaia di migliaia di copie, il che spiegava la frequenza dei loro ritrovamenti[7][6].

The Sun approfittò della cosa con un'ulteriore trovata pubblicitaria, invitando i propri lettori ad inviare in redazione i "dipinti maledetti": ne arrivarono oltre 2.500, prontamente dati alle fiamme in una "cerimonia" ben documentata, e la faccenda venne dimenticata[3][7][4][6]. La storia ha avuto una certa eco anche in Spagna[5] nonché, nel 2009, in Italia, dove è stata ripescata da alcuni blog[3].

Note[modifica | modifica wikitesto]

  1. ^ a b c d Giovanni Bragolin, su Galleria Ducale. URL consultato il 24 settembre 2017 (archiviato dall'url originale il 25 settembre 2017).
  2. ^ a b c d e f g h Andrea Priante, Bimbi piangenti e strani incendi - La «leggenda nera» di Bragolin, su Corriere del Veneto, 28 dicembre 2009. URL consultato il 24 settembre 2017.
  3. ^ a b c d e Il quadro del bambino che piange, su Gialli.it, 27 settembre 2009. URL consultato il 24 settembre 2017.
  4. ^ a b c d e f g h Quadri maledetti: I bambini che piangono, su La tela nera, 22 agosto 2011. URL consultato il 24 settembre 2017.
  5. ^ a b c d e f g h Ramirez, pp. 83-8.
  6. ^ a b c d e f (EN) Natalie Zarrelli, A Painting of a Crying Boy Was Blamed for a Series of Fires in the ’80s, su Atlas Obscura, 21 aprile 2017. URL consultato il 25 settembre 2017.
  7. ^ a b c d e f g h i Polidoro
  8. ^ Il pittore «maledetto» viveva a Trebaseleghe: Giovanni Bragolin, al secolo Amadio, in Corriere del Veneto (Padova e Rovigo), 8 gennaio 2010.
  9. ^ Vittorio Sgarbi, Rodolfo Bona e Sara Pallavicini (a cura di), Il regime dell'arte. Premio Cremona 1939 - 1941, Contemplazioni, 2018, p. 20, 230 - 231, ISBN 978-88-943133-7-6.
  10. ^ Storie di immaginaria realtà - Il quadro del bambino che piange, su gdrzine.com, 4 giugno 2014. URL consultato il 7 agosto 2018.

Bibliografia[modifica | modifica wikitesto]

Controllo di autoritàVIAF (EN10736999 · ISNI (EN0000 0000 1099 1320 · Europeana agent/base/115245 · GND (DE122798376 · WorldCat Identities (ENviaf-10736999