Giovanni Battista Vaccarini

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Busto di Giovanni Battista Vaccarini nel monastero di San Nicolò l'Arena, Catania

Giovanni Battista Vaccarini (Palermo, 3 febbraio 1702Milazzo, 11 marzo 1768) è stato un architetto italiano.

Biografia[modifica | modifica wikitesto]

Architetto primario del senato di Palermo, completò poi a Roma la sua educazione alla scuola di Carlo Fontana. Influenzato dall’architettura locale di Palermo, in particolare da Tommaso Maria Napoli, architetto di formazione austriaca e quindi della scuola del barocco austriaco. Vaccarini entrò a far parte dell'entourage del cardinale Pietro Ottoboni, mecenate di Händel, Corelli e Juvarra. A Roma studiò con Carlo Fontana[1] che proponeva l'arte di Bernini e Borromini, secondo l'idea di una sintesi tra le opposte maniere dei due architetti. Per la sua formazione furono assai importanti anche gli esempi di Nicola Michetti, Alessandro Specchi, Francesco de Sanctis e Filippo Raguzzini.

Tornato in Sicilia intorno al 1730, Vaccarini lavorò principalmente a Catania[2], dando un importante contributo alla ricostruzione dell'impianto urbanistico dopo il devastante terremoto del 1693. Nella piazza del Duomo, in cui è collocato il palazzo comunale (Palazzo senatorio), anch'esso opera di Vaccarini (costruito tra il 1732 e il 1750), l'architetto fece collocare anche un obelisco egittizzante, appoggiato sulla statua tardoantica di un elefante in pietra lavica. L'iconografia dell'elefante che sostiene l'obelisco presenta reminiscenze dell'Hypnerotomachia Poliphili, da cui trasse ispirazione anche Gian Lorenzo Bernini per il celebre Pulcin della Minerva.

Palazzo San Giuliano
Cucine settecentesche del Monastero di San Nicolò l'Arena, progettate da Vaccarini.

Nel restauro della cattedrale di Sant'Agata (1732-1768) la parte che meglio mostra lo stile di Vaccarini, che contribuì all'esuberante tardo barocco siciliano, è la facciata, movimentata da colonne e specchiature alternate di marmo bianco e pietra lavica.

Nella più piccola chiesa della Badia di Sant'Agata, adiacente alla cattedrale (1735), l'architetto svolse il suo capolavoro con molta originalità. La Sant'Agnese in Agone, a pianta centrale sormontata da un'alta cupola e nella delicata fronte, mossa da leggere increspature concave e convesse e caratterizzata da paraste con originalissimi capitelli. Proprio la finezza dei dettagli (cornici, balaustre, finestre) fu una caratteristica sempre presente nelle sue opere. Nel 1756 Vaccarini soggiornò brevemente a Napoli, dove collaborò con Luigi Vanvitelli alla scelta dei marmi per la Reggia di Caserta e poté aggiornarsi studiando le opere dello stesso Vanvitelli e di Ferdinando Fuga.

Gli esiti di questo aggiornamento sono visibili nelle sue ultime architetture catanesi con influenze neoclassiche vanvitelliane, come il Collegio Cutelli (1754) e la collaborazione al progetto di San Nicolò l'Arena.

Lavorando al progetto urbanistico a Catania, dopo il catastrofico terremoto del 1693 che aveva distrutto la città, egli progettò alcuni celebri monumenti del centro storico come il palazzo dell'Università, palazzo San Giuliano, palazzo Gioeni, palazzo Valle e intervenne anche nel completamento della chiesa di San Benedetto in via dei Crociferi.

Vaccarini morì a Milazzo nel 1768.

Chiesa della Badia di Sant'Agata (1767)

Opere[modifica | modifica wikitesto]

a Catania:

Facciata barocca della Cattedrale di Sant'Agata e Fontana dell'Elefante

a Palermo:

a Milazzo:

a Pettineo

Galleria d'immagini[modifica | modifica wikitesto]

Note[modifica | modifica wikitesto]

  1. ^ Nikolaus Pevsner, John Fleming e Hugh Honour, Vaccarini, Giovanni Battista, in Dizionario di architettura, Torino, Einaudi, 1981, ISBN 88-06-51961-1.
  2. ^ N. Pevsner, J. Fleming, H. Honour, op. cit., 1981.
  3. ^ Luigi Santagati, Viabilità e topografia della Sicilia antica. La Sicilia del 1720 secondo Samuel von Schmettau ed altri geografi e storici del suo tempo (PDF), vol. 1, Palermo, Regione Siciliana, Assessorato regionale dei Beni Culturali Ambientali e della Pubblica Istruzione, 2006, p. 54, ISBN 88-88559-96-5.

Bibliografia[modifica | modifica wikitesto]

  • Francesco Fichera, G.B. Vaccarini e il Settecento in Sicilia, Roma 1934.
  • Francesco Fichera, VACCARINI, Giovanni Battista, in Enciclopedia Italiana, XXXIV volume, Roma, Istituto dell'Enciclopedia Italiana, 1937.
  • Salvatore Boscarino, Sicilia Barocca. Architettura e città 1610-1760, Roma, Officina Edizioni, 1986.
  • Santo Daniele Spina, L'obelisco “egittizzante” di Catania in Agorà, n. 13/15, aprile-dicembre 2003, pp. 12–23.
  • Spina, Santo Daniele, Der rätselhafte Obelisk in Catania in Kemet, n. 3, Berlin, Juli 2007, pp. 64–67.
  • Santo Daniele Spina, L'obelisco "egittizzante" dell'elefante di Catania. Storia degli studi e nuove prospettive di ricerca in Memorie e Rendiconti dell'Accademia di Scienze lettere e belle arti degli Zelanti e dei Dafnici, serie V, vol. V, (2006), Acireale, dicembre 2007, pp. 191–270.
  • Eugenio Magnano di San Lio, Giovan Battista Vaccarini, architetto siciliano del Settecento, Lombardi Editori, 2010.
  • Santo Daniele Spina, Il misterioso obelisco dell'elefante di Catania, Catalogo della mostra, Biblioteche Riunite «Civica e A. Ursino Recupero», refettorio piccolo, 11 aprile-31 luglio 2012, Lulu edizioni, ottobre 2012.

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