Giovan Battista Pastine
Giovanni Battista Pastine | |
---|---|
Nascita | La Spezia, 2 settembre 1874 |
Morte | Gorizia, 4 maggio 1916 |
Cause della morte | caduto in combattimento |
Dati militari | |
Paese servito | Regno d'Italia |
Forza armata | Regio Esercito |
Arma | Genio |
Grado | Maggiore |
Guerre | Guerra italo-turca Prima guerra mondiale |
Comandante di | dirigibile M.4 |
Decorazioni | vedi qui |
Studi militari | Regia Accademia di Artiglieria e Genio di Torino |
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Giovanni Battista Pastine (La Spezia, 2 settembre 1874 – Gorizia, 4 maggio 1916) è stato un militare italiano, veterano della guerra italo-turca, dove comandò il Parco aerostatico impiegato in ascensioni per scoprire le posizioni avversarie e guidare il tiro delle artiglierie. Durante la prima guerra mondiale fu comandante di dirigibili.
Biografia
[modifica | modifica wikitesto]Nacque a La Spezia il 2 settembre 1874. Frequentò la Regia Accademia di Artiglieria e Genio di Torino, al termine della quale fu assegnato come sottotenente all'arma del genio. In seguito venne assegnato alla neocostituita Brigata Specialisti del Genio specializzandosi nell'uso degli aerostati. Partecipò a due edizioni della Coppa Gordon Bennett: nel 1908 a Berlino con il pallone Aetos e nel 1913 a Parigi con il pallone Roma. Con lo scoppio della guerra italo-turca fu disposto l'invio, a seguito del Corpo di spedizione del generale Carlo Caneva, di un apposito parco aerostatico che fu mobilitato tra il 29 e il 31 ottobre presso il Battaglione Specialisti.[1] Questo reparto, di cui assunse il comando con il grado di capitano, si imbarcò sul piroscafo Siracusa, sbarcando a Tripoli il 5 novembre.[2] Egli disponeva ai suoi ordini di due palloni frenati (drachen),[N 1] degli aerostieri tenenti Ferrari, Marenghi e Giovanni Pastrovich, 6 sottufficiali e 80 uomini di truppa.[1] L'attività bellica iniziò il 10 novembre quando fu gonfiato il primo di essi e portato alla quota di 550 m, da cui iniziò ad osservare le postazioni nemiche ad Ain Zara.[2] Quello stesso giorno, tramite l'uso di bandierine, venne diretto il tiro delle artiglierie dell'incrociatore corazzato Carlo Alberto contro le posizioni nemiche, consentendone l'aggiustamento delle salve.[2]
Il reparto continuò ad operare per tutta la durata del conflitto, e dopo qualche altra ascensione, rientrò in Italia nei primi giorni del gennaio 1913.[3]
Il 16 gennaio 1915, poco prima dell'entrata in guerra del Regno d'Italia, fu trasferito in forza al Corpo Aeronautico Militare.[4] Dopo lo scoppio della guerra con l'Austria-Ungheria fu assegnato al comando del dirigibile M.4, entrato in servizio verso la fine del 1915, ma per quattro mesi svolse solo attività addestrativa.[5] Verso la fine di aprile decollò con l'aeronave per la prima missione bellica, che abortì subito, e l'aeronave dovette rientrare alla base.[5] Nella notte tra il 3 e il 4 maggio 1916 l'M.4 partì da Casarsa della Delizia per bombardare con circa 1.000 kg di bombe gli accampamenti nemici nella zona Rubbia-Merna e il campo d'aviazione di Aisovizza.[5] Vittima probabilmente di un'avaria[N 2] il dirigibile rimase immobilizzato in zona d'operazione, e alle ore 4 del 4 maggio fu avvistato a una quota di 900 m mentre proveniva da Aidussina-Cernizza, e procedeva lentamente direzione di Gorizia.[6] Secondo la testimonianza dell'asso tenente Benno Fiala von Fernbrugg alle 4:10 partirono due caccia della Flik 19, un Hansa-Brandenburg C.I (61.55) con a bordo lui e il capitano Adolf Heyrowsky, e un Fokker monoposto pilotato del tenente Ludwig Hautzmayer.[6] Allorché il dirigibile giunse nella regione a sud di Schonpass, si accorse dell’imminente attacco e sganciò la zavorra portandosi a una quota di 1.400 metri.[6] L'attacco congiunto portato dai due velivoli, con il Brandenburg che sparò anche proiettili incendiari, danneggiò l'aeronave, che rispose al fuoco colpendo entrambi gli aerei austro-ungarici.[6] Nonostante le intimazioni di resa portate dai piloti austriaci,[N 3] il combattimento proseguì verso est, fino alla strada Gorizia-Merna, dove intervenne anche l'artiglieria contraerea.[6] Nei pressi di Vertoiba il dirigibile si incendiò ed esplose, sprigionando una fiammata alta circa 200 metri.[6] L'armatura metallica si piego e precipitò, avvolta dalle fiamme dei serbatoi della benzina, nei pressi della strada, poco distante dal campo di aviazione di Gorizia.[6] Nel combattimento trovò la morte l'intero equipaggio dell'M.4, composto dal comandante, maggiore Giovan Battista Pastine, dai capitani Giorgio Coturri, Umberto Casella e Giovanni Pasquali, e dai sergenti maggiori Aristide Berardis e Riziero Rapanelli.[6] Tutti i caduti furono sepolti dagli austriaci, con gli onori miliari, nel cimitero militare di Ranziano.[5][N 4]
Decorato con la Medaglia d'argento al valor militare alla memoria, nel 1916 gli fu intitolato l'aeroporto di Ciampino, fondato due anni prima e all'epoca principalmente utilizzato proprio per i dirigibili.
Onorificenze
[modifica | modifica wikitesto]— Decreto Luogotenenziale 7 febbraio 1918.[7]
Note
[modifica | modifica wikitesto]Annotazioni
[modifica | modifica wikitesto]- ^ La dotazione per i due palloni comprendeva 150 cilindri di idrogeno compresso.
- ^ Secondo alcune ipotesi l'aeronave aveva esaurito il carburante.
- ^ L'epopea del dirigibile M.4 apparve sulla copertina illustrata a colori in fascicolo originale completo de "La Domenica del Corriere" del 13 maggio 1917, disegnata da Achille Beltrame.
- ^ Le sue spoglie mortali si trovano ora presso l'Ossario di Oslavia.
Fonti
[modifica | modifica wikitesto]- ^ a b Lioy 1964, p. 10.
- ^ a b c Cappellano 2005, p. 119.
- ^ Lioy 1964, p. 39.
- ^ Con Regio Decreto 25 febbraio 1915, apparso sulla Gazzetta ufficiale del Regno d'Italia n.106 del 28 aprile 1915, p. 2688.
- ^ a b c d Il Piccolo-Trieste.
- ^ a b c d e f g h Umbriasud.
- ^ Bollettino Ufficiale 1918, disp.10, p. 699.
Bibliografia
[modifica | modifica wikitesto]- Commissione per l'Assistenza Morale del Gruppo Aerostieri, Il libro d'oro dell'aerostiere, Roma, Tipografia Editrice Marte, 1922.
- Alessandro Fraschetti, La prima organizzazione dell'Aeronautica Militare in Italia 1884-1925, Roma, Ufficio Storico dell'Aeronautica Militare, 1986.
- Vincenzo Lioy, L'Italia in Africa. L'opera dell'Aeronautica. Eritrea Libia (1888-1927) Vol.1, Roma, Istituto Poligrafico dello Stato, 1964.
- Luigi Mancini (a cura di), Grande Enciclopedia Aeronautica, Milano, Edizioni Aeronautica, 1936.
- Giuseppe Pesce, I dirigibili italiani, Modena, Mucchi Editore, 1982.
- Periodici
- Filippo Cappellano, Le ali delle forze di terra, in Rivista Militare, n. 3, Roma, Stato Maggiore dell'Esercito, giugno 2005, pp. 112-.
Collegamenti esterni
[modifica | modifica wikitesto]- Stefano Bizzi, Cento anni fa abbattuto un dirigibile a Merna, su Il Piccolo-Trieste, https://ilpiccolo.gelocal.it, 6 maggio 2016. URL consultato il 4 maggio 2019.
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