Giorgio William Vizzardelli

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Giorgio William Vizzardelli
NascitaFrancavilla al Mare, 23 agosto 1922
MorteCarrara, 11 agosto 1973
Vittime accertate5
Periodo omicidi4 gennaio 1937 - 29 dicembre 1938
Luoghi colpitiSarzana
Metodi uccisioneColpi di arma da fuoco o di ascia
Altri criminiTentato omicidio, occultamento di cadavere, detenzione illegale di arma da fuoco, furto
Arresto23 settembre 1940
ProvvedimentiErgastolo
Periodo detenzione23 settembre 1940 - 29 luglio 1968

Giorgio William Vizzardelli (Francavilla al Mare, 23 agosto 1922Carrara, 11 agosto 1973[1]) è stato un serial killer italiano. Noto anche come il mostro di Sarzana, venne condannato, ancora minorenne, all'ergastolo, e viene ricordato come l'autore di uno dei delitti più efferati del Ventennio.[2][3][4] Compì i primi crimini all'età di quattordici anni uccidendo a colpi di pistola il rettore e, nella fuga, il guardiano della scuola che frequentava.[5][6]

Biografia[modifica | modifica wikitesto]

Il rettore del Collegio delle Missioni di Sarzana, don Umberto Bernardelli, la sera del 4 gennaio 1937 si trovava nel suo ufficio quando un uomo dal volto coperto gli si presentò davanti, armato di pistola; il sacerdote prese da un cassetto del denaro per consegnarglielo, ma venne ucciso con tre colpi di pistola; il rumore degli spari fece accorrere due collegiali di quindici anni che si trovavano lì vicino e che incrociarono l'assassino mentre questi fuggiva e che, alla loro vista, sparò riuscendo a ferirne solo uno e riprendendo la fuga fino a quando non incrociò il portiere, Andrea Bruno, che stava andando a controllare cosa succedesse e che venne centrato da alcuni colpi dopo aver intimato all'assassino di fermarsi; questi riuscì a fuggire e Andrea Bruno, prima di morire, poté solo dire ai soccorsi che l'assassino lo conosceva ma non ne ricordava il nome[6][2]. L'assassino tornò a casa e si comportò normalmente, come se non fosse accaduto nulla[2].

Le indagini si concentrano inizialmente sulla vita della prima vittima, sulla quale giravano in paese voci su una presunta passione per le donne; indagando sulla vittima, si giunse a uno studente universitario, Vincenzo Montepagani, che era stato assunto come insegnante da Bernardelli che lo aveva più volte rimproverato per lo scarso impegno; inoltre la corporatura del ragazzo risponde alla descrizione che i testimoni avevano dato dell'assassino in fuga e, essendo privo di un alibi, tre settimane dopo il crimine fu accusato del duplice omicidio; dopo diciotto mesi di detenzione venne prosciolto grazie ad alcuni testimoni e risarcito personalmente da Benito Mussolini[6][5].

Due anni dopo il primo delitto vennero rinvenuti vicino a Sarzana, il 20 agosto 1938, altri due cadaveri, Livio Delfini, un barbiere di vent'anni, e Bruno Veneziani, un tassista trentacinquenne e, pochi mesi dopo, venne commesso un quinto omicidio, avvenuto il 28 dicembre quando venne ucciso con un'ascia il guardiano dell'ufficio del registro, Giuseppe Bernardini[6].

Durante le indagini fu scoperto che la cassaforte nell'ufficio era stata aperta con la chiave che era in possesso solo del direttore, Guido Vizzardelli, il quale la consegnò quindi alla polizia che verificò su di essa la presenza della stessa sostanza appiccicosa trovata sull'ascia. Venne quindi perquisita la casa del direttore dove, in cantina, furono trovate bottiglie vuote e anch'esse appiccicose, che risultarono essere state usate dal figlio del direttore che distillava liquori per hobby[6].

Le indagini sul ragazzo portarono a scoprire che un giorno, alla fine del 1936, era stato sgridato da don Bernardelli e, una volta interrogato, dopo poche ore confessò di avere ucciso don Bernardelli per il rimprovero ricevuto; confessò anche di aver ucciso il barbiere Livio Delfini perché questi, venuto a sapere della sua colpevolezza, lo ricattava[6]; per ucciderlo, gli raccontò di avere del denaro nascosto in una località poco lontano dove i due giunsero noleggiando un'auto guidata da un autista; qui aveva poi ucciso entrambi, il primo per porre termine al ricatto, e il secondo in quanto testimone;[2] confessò anche l'omicidio di Bernardini, ucciso perché lo aveva scoperto a prendere i soldi nella cassaforte con la chiave presa al padre, soldi presi per poter fuggire negli Stati Uniti[6][5][2].

Venne quindi arrestato il 4 gennaio e, dopo il processo, condannato all'ergastolo il 23 settembre 1940[5], evitando la pena di morte perché ancora minorenne[1][5][6]. La sentenza venne confermata in appello a gennaio 1941[7].

Nel 1944 i giornali riportano la fantasiosa notizia della sua avventurosa evasione e del suo arruolamento nelle Brigate nere, con tanto di cattura ed uccisione per mano dei partigiani sul Monte Antola[8].

In carcere studiò diverse lingue e tradusse alcune opere letterarie fino al 29 luglio 1968, quando ottenne la grazia dal Presidente della Repubblica Giuseppe Saragat.

Stabilitosi a Carrara presso l'abitazione della sorella; si suiciderà nel 1973 tagliandosi la gola con un coltello da cucina[1][5][6].

Vittime[modifica | modifica wikitesto]

  • Umberto Bernardelli, 4 gennaio 1937[5][6]
  • Andrea Bruno, 4 gennaio 1937[5][6]
  • Livio Delfini, 1938[5][6]
  • Bruno Veneziani, 1938[5][6]
  • Giuseppe Bernardini, 29 dicembre 1938[5][6]

Note[modifica | modifica wikitesto]

  1. ^ a b c Si uccide il protagonista del giallo degli anni '30 [collegamento interrotto], su archiviostorico.unita.it, L'Unità, 12 agosto 1973.
  2. ^ a b c d e Il mostro di Sarzana 80 anni dopo, su ilGiornale.it, 14 aprile 2013. URL consultato il 19 febbraio 2020.
  3. ^ Emanuele Boccianti e Sabrina Ramacci, Italia giallo e nera, Newton Compton Editori, 2 maggio 2013, ISBN 978-88-541-5324-0. URL consultato il 19 febbraio 2020.
  4. ^ Redazione Algama, "Il serial killer sbagliato" di Rino Casazza: l'altra verità sul " Mostro di Sarzana" | | Algama Editore, su algama.it, 28 novembre 2018. URL consultato il 19 febbraio 2020.
  5. ^ a b c d e f g h i j k (EN) LA NAZIONE 150 anni SARZANA, su Issuu. URL consultato il 19 febbraio 2020.
  6. ^ a b c d e f g h i j k l m n Uccide due preti e fa altre tre vittime il quindicenne che amava Al Capone [collegamento interrotto], su ilgiornale.it.
  7. ^ OMICIDI: caso Vizzardelli, su museocriminologico.it. URL consultato il 19 febbraio 2020.
  8. ^ Il mostro di Sarzana 80 anni dopo, su ilgiornale.it.

Bibliografia[modifica | modifica wikitesto]

  • Delitti di gioventù - Danilo Soragna, Edizioni Punto Rosso, 2009
  • Vanessa Isoppo, Vizzardelli. Analisi psico-criminologica di un serial killer adolescente, Gammarò, 2023

Voci correlate[modifica | modifica wikitesto]

Controllo di autoritàVIAF (EN100469771 · ISNI (EN0000 0000 8008 5155 · LCCN (ENnb2010014813 · GND (DE139169989 · WorldCat Identities (ENlccn-nb2010014813
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